Discorso di fine anno del Presidente Napolitano
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Discorso di fine anno del Presidente Napolitano
Fonte: LA STAMPA.it
L’Italia non è ancora fuori dalla crisi economica. Ha fatto tanto ma non abbastanza per trasformare le difficoltà in una occasione per creare un paese più forte e più giusto. Per questo, occorrono coraggio, riforme economiche e sociali, equità, più cura per chi subisce i danni più gravi: i ceti deboli e il Mezzogiorno. Ma servono anche le altre riforme: quelle istituzionali e della giustizia «non possono essere ancora tenute in sospeso, bloccate da un clima di sospetto» e da pregiudiziali. Ed occorre riformare anche il fisco e gli ammortizzatori sociali.
Sono questi i richiami più forti del messaggio di fine anno di Giorgio Napolitano, il quarto del Settennato. Il presidente della Repubblica ha parlato 19 minuti, 4 più dell’anno scorso, con severità. Ha invitato ad avere fiducia e speranza nelle capacità del paese di mostrasi più unito, di reagire alle difficoltà. Grande attenzione alle difficoltà dei giovani, dei ricercatori, di quelli che cercano lavoro o occasioni formative, perchè «non possiamo permetterci - dice- che si scoraggino». Una sottolineatura del disagio sociale vissuto da famiglie, donne e lavoratori. Occorre sostenerli. Nel 2010, ha detto, è a rischio soprattutto l’occupazione, e già centinaia di migliaia di lavoratori con «tutele deboli o inesistenti» hanno perso l’occupazione perchè i loro contratti non sono stati rinnovati.
Napolitano ha denunciato le condizioni dei detenuti che vivono «in carceri terribilmente sovraffollate, nelle quali non si vive decentemente, si è esposti ad abusi e rischi, e di certo non si rieduca». Un passaggio che rimanda al caso Cucchi. «Solidarietà» è stata una delle parole chiave del discorso. L’Italia ne è ricca, ha affermato Napolitano. S’è visto nell’assistenza ai terremotati abruzzesi, nella vicinanza ai familiari dei caduti in Afghanistan, nel volontariato. La solidarietà deve ispirare anche l’accoglienza ai lavoratori immigrati e ai rifugiati che scappano da guerre e persecuzioni. Le esigenze di maggior sicurezza «non possono far abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia, nè possono esser fraintese e prese a pretesto da chi nega ogni spirito di accoglienza con odiose preclusioni» . Ne va della «qualità civile della vita» nel nostro paese. Non è solo questione di benessere materiale, «è necessario che si riscoprano e riaffermino» valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi: rispetto dei propri doveri, sobrietà negli stili di vita, attenzione e fraternità verso gli altri, rifiuto intransigente della violenza«.
I temi sociali non hanno messo in secondo piano la politica. »Abbiamo vissuto mesi molto agitati sul pian politico« ha ricordato il presidente, ma non è stata la paralisi, la società ha reagito e perciò «guardiamo con più fiducia di un anno fa» alla crisi e alla possibilità di realizzare le riforme non più rinviabili. Quella del fisco è «assolutamente cruciale, non si può fare con rattoppi, ma con analisi e una proposta d’insieme» e insieme si deve affrontare «il problema durissimo del debito pubblico».
Quelle della seconda parte della Costituzione e della giustizia occorrono per «un più efficace funzionamento dello Stato e non possono essere bloccate da un clima di sospetto fra le forze politiche e da opposte pregiudiziali». Occorre seguire le procedure previste dalla stessa Costituzione, ma è «essenziale» che ci sia un «rinnovato ancoraggio» ai principi nazionali e che «siano sempre garantiti equilibri fondamentali tra governo e Parlamento , tra potere esecutivo e legislativo e istituzioni di garanzia, e che ci siano regole in cui debbano riconoscersi gli schieramenti sia di governo sia di opposizione». Insomma, riforme largamente condivise.
Napolitano è convinto che gli spiragli di dialogo che si sono aperti si consolideranno, che «si andrà avanti, non ci si bloccherà in sterili recriminazioni e contrapposizioni». Napolitano ha rinnovato la condanna dell’aggressione a Silvio Berlusconi e l’impegno ad operare per «attenuare le tensioni». »È mio dovere«, ha detto. Come lo è, ha aggiunto, realizzare «una maggiore unità della nazione: un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò». «I cittadini italiani in tempi difficili come quelli attuali - ha concluso - hanno bisogno di maggiore serenità e a questo bisogno devono corrispondere tutti coloro che hanno responsabilità elevate nella politica e nella società. Serenità e speranza che sento di potervi trasmettere oggi con il mio augurio per il 2010».
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