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La Consulta boccia il Lodo Alfano

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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty La Consulta boccia il Lodo Alfano

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 12:17 pm

Fonte: La Stampa
Bocciato. L’altolà della Corte Costituzionale al lodo Alfano arriva nella forma più temuta dal governo Berlusconi: serviva una legge costituzionale e non ordinaria per sospendere i processi nei confronti delle più alte cariche dello Stato.

Una decisione deflagrante presa a maggioranza (9 voti contro 6) dai 15 giudici della Consulta che hanno così determinato la ripresa dei due processi milanesi in cui Berlusconi è imputato per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato inglese David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset. Contro quel verdetto emesso da «giudici di sinistra» il premier ha iniziato a sparare ad alzo zero, fino ad arrivare a coinvolgere il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. La Corte tace e non replica agli attacchi, lascia che a farlo sia il vicino palazzo del Quirinale che invoca «rispetto» per le decisioni della Consulta.

Le motivazioni della decisione si sapranno solo tra qualche settimana, quando il giudice relatore Franco Gallo le avrà messe nero su bianco. Ma già dal dispositivo del verdetto si comprende che la Corte ha dato ragione appieno ai giudici di Milano dei processi Mills e Mediaset (ma non al gip di Roma che dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione per Berlusconi, indagato per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all’estero durante la scorsa legislatura): il ’lodo Alfanò ha creato una differenziazione di trattamento tra cittadini (violazione art.3 della Costituzione) che può essere compiuta solo con una legge costituzionale (art.138). Che andasse a finire così sera erano in pochi ad aspettarselo. Almeno fino a ieri sera, quando negli ambienti della maggioranza di governo era circolata la voce di una bocciatura "soft", e dunque della possibilità di correggere con una "leggina" le parti del "lodo" su cui la Corte sarebbe intervenuta. Ma il vento ha cambiato direzione stamattina, quando la camera di consiglio è stata sospesa alle 13.00 per la pausa pranzo.

È a quell’ora che sono cominciati i "rumors" di un’imminente bocciatura, netta, del lodo Alfano. I giudici non avevano ancora formalmente votato, ma già si erano capiti gli schieramenti e dunque il precipitare degli eventi. È verso quell’ora che il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, poco prima di pranzare con il presidente della Camera Gianfranco Fini minaccia di portare i «vecchi Galli» del suo popolo in piazza in caso di bocciatura del Lodo Alfano. Ma la Consulta - aggiungeva Bossi terminato il pranzo - «non sfiderà l’ira del popolo». Tutte dichiarazioni, queste, che arrivano sul tavolo del presidente della Consulta, Amirante, poco prima delle 16, quando i giudici tornano a riunirsi in camera di consiglio. Dopo poco meno di due ore di discussione che - secondo alcune fonti - avrebbe riservato anche attimi di tensione, i giudici sono passati al momento della verità: il voto. Nove a favore della bocciatura e sei contro. Il presidente Amirante ha quindi avvertito il Quirinale. Fuori palazzo della Consulta una ridda di tv italiane e straniere in attesa. Il verdetto è arrivato a Berlusconi mentre era a Palazzo Grazioli con i suoi, giunti alla spicciolata nel pomeriggio quando era cominciata a circolare insistentemente la voce di una bocciatura.

Tra gli ultimi ad arrivare il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Strenuo difensore della legittimità della legge che porta il suo nome, il Guardasigilli è incredulo: «Noi abbiamo fatto tutto ciò che la Corte Costituzionale suggerì nel 2004 a proposito del Lodo Schifani, da cui si evinceva che non servisse una legge costituzionale». E aggiunge: «Se questo argomento, che non condividiamo, fosse stato usato a tempo debito, avrebbe evitato al parlamento di essere oggettivamente indotto a utilizzare lo strumento della legge ordinaria e al Capo dello Stato una promulgazione munita di pubbliche motivazioni con una nota del luglio 2008». Alfano esclude poi che il lodo venga riproposto con legge costituzionale (per la quale servirebbero una doppia lettura da entrambi i rami del Parlamento e una maggioranza qualificata dei due terzi se si vuole evitare il referendum confermativo). Ma ci tiene a far sapere che la maggioranza e il governo ora andranno avanti a tambur battente sulla giustizia (intercettazioni, modifiche al processo penale, Csm etc). Per i magistrati sono venti di guerra. Per la Corte Costituzionale, autonomo giudice delle leggi per definizione, meno. Domani pomeriggio il presidente della Consulta, Amirante, il relatore della contestata sentenza, Gallo, assieme ad altri tre giudici, andranno a Lisbona per un incontro trilaterale con i colleghi spagnoli e portoghesi. Gli echi della bufera italiana saranno lontani.
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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty La reazione di Berlusconi

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 12:18 pm

Fonte: La Stampa
«Il Capo dello Stato è di sinistra, la Corte Costituzionale è un organo politico. Nonostante questo io vado avanti con grinta. E gli italiani vedranno di che pasta sono fatto». Il giorno dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta, il premier Berlusconi torna ad attaccare giudici e Quirinale.

Il premier mostra i muscoli in una intervista al Gr1: «Il Presidente della Repubblica è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel Paese, una maggioranza di sinistra, ed ha le radici totali della sua storia nella sinistra. Credo che anche l’ultimo atto di nomina di un magistrato della Corte dimostri da che parte sta». Berlusconi conferma che «il governo va avanti tranquillamente, serenamente, se possibile con più grinta di prima, perchè si sente assolutamente necessario, indispensabile, alla democrazia, alla libertà, al benessere di questo Paese. Abbiamo governato senza questo Lodo per cinque anni, dal 2001 al 2006. Continueremo a governare senza questo Lodo».

Berlusconi tira dritto anche di fonte ai procedimenti che si riaprono a suo carico. «Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi, che illustrerò agli italiani, anche andando in tv. Mi difenderò più spesso nelle aule dei tribunali facendo esporre al ridicolo gli accusatori, mostrando a tutti gli italiani di che pasta sono fatti loro e di che pasta sono fatto io». Berlusconi riprende le stesse parole pronunciate ieri a caldo dopo la sentenza della Consulta: «Per fortuna che Silvio c’è, altrimenti il Paese sarebbe nelle mani della sinistra che ha una organizzazione di una minoranza della magistratura che usa il potere giudiziario ai fini di lotta politica, ha più del 70% della stampa che è tutta di sinistra con in testa "Repubblica" e gli altri giornali, ha tutti i programmi di cosiddetto approfondimento politico con la tv pubblica pagata con i soldi di tutti».

Nello scontro tra Palazzo Chigi e il Quirinale interviene il presidente della Camera Gianfranco Fini secondo cui «l’incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato».
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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty Napolitano: "Si profilano conflitti istituzionali"

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 12:19 pm

Fonte: La Stampa
E adesso? «E adesso, purtroppo, si profilano gravi conflitti politici. E - temiamo - anche istituzionali». Poche parole, scandite con lentezza. La fonte del Quirinale sintetizza così l’umore del Colle, chiarendo subito - a scanso di ulteriori equivoci - che quelle parole non rappresentano nè una minaccia nè un avvertimento: quanto - piuttosto - la preoccupatissima constatazione della via che rischia di imboccare il confronto politico-istituzionale, dopo il pesante attacco mosso dal presidente del Consiglio al presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale.

Onestà vuole che si dica che nessuno, al Quirinale, è rimasto sorpreso dalla violenta reazione del capo del governo e dagli argomenti utilizzati. Anzi. In fondo, l’accusa rivolta a Napolitano («Si sa da che parte sta...») è perfino meno greve di quella mossagli in altre occasioni: di essere, cioè, «un comunista». In ogni caso, la replica del presidente è stata secca e immediata: «Sto dalla parte della Costituzione».

Dicevamo nessuna sorpresa. Al Colle, infatti, temevano da tempo che in caso di accoglimento del ricorso contro il lodo Alfano, la reazione sarebbe stata durissima e incurante delle regole che hanno sempre caratterizzato i rapporti tra le alte cariche dello Stato. E lo temevano sulla base di molti e convergenti segnali. A cominciare da alcuni degli argomenti spesi di fronte alla Corte in difesa del lodo. «Si è sostenuto, per esempio - spiega la fonte - che in Italia è in atto una rivoluzione nella Costituzione materiale del Paese, e che questa rivoluzione sarebbe stata determinata dalla nuova legge elettorale.

Un argomento non solo incondivisibile sul piano politico ma anche irricevibile su quello costituzionale, visto che la carta - finchè non la si cambia: e non è cambiata - detta precise regole per una democrazia parlamentare, quale l’Italia ancora è». Nessuna sopresa, ma forti timori che la situazione possa ulteriormente degradare stringendo il sistema politico (e il Quirinale prima di tutto) nella micidiale tenaglia le cui leve sono azionate da una parte dal Pdl e dall’altra da Antonio Di Pietro, che anche dopo il pronunciamento dell’Alta Corte è tornato ad attaccare pesantemente il capo dello Stato («Spero che il presidente della Repubblica, d’ora in poi, non sia così frettoloso nel firmare provvedimenti incostituzionali e immorali»).

Si teme l’uso della piazza contro organi dello Stato (Cicchitto: «In questa vicenda dovrà far sentire la sua voce quella che sappiamo essere la maggioranza del popolo italiano»), la delegittimazione di tutti gli istituti di garanzia (Gasparri: «La Corte non è più un organo di garanzia... assistiamo al tramonto di una istituzione che ha obbedito a logiche di appartenenza politica»), perfino il venire meno di quel minimo di rispetto che dovrebbe caratterizzare i rapporti tra le alte cariche dello Stato (Berlusconi: «Non mi interessa quello che dice il capo dello Stato»).

Al Quirinale qualcuno non esclude - per quel che vale - che la durissima reazione del capo del governo sia in parte dovuta alla posizione definita da Bossi e Fini nel loro pranzo di ieri: infatti, al di là della ovvia solidarietà al premier, sia il leader leghista che il presidente della Camera hanno nettamente escluso il ricorso alle urne, che pure è stata la prima ritorsione ventilata da Berlusconi in caso di pronunciamento a lui sfavorevole. «Niente elezioni - ha detto Bossi -. Io e Fini siamo d’accordo: bisogna fare le riforme, altrimenti che andiamo a dire poi alla gente?»

I due leader avevano già fatto giungere nei giorni scorsi al capo del governo la loro contrarietà rispetto all’ipotesi di elezioni anticipate. Ieri, a scanso di equivoci, l’hanno pubblicamente ribadita. Di qui il “cambio di passo” impresso nelle ultime ore da Berlusconi alla propria linea: «Andremo avanti per cinque anni». Che questo accada, naturalmente, è del tutto probabile. Ma dire in che modo e tra quali tensioni, a questo punto è diventato assolutamente impossibile...
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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty La "battaglia" si sposta nelle piazze

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 12:20 pm

Fonte: La Stampa
Il giorno dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il Lodo Alfano la tensione fra i Poli resta alta. E la sfida sembra spostarsi nelle piazze. Da un lato c'è il Pdl che fa quadrato intorno a Berlusconi e pensa ad una grande manifestazione popolare di sostegno al premier. Dall'altra Di Pietro che chiama a raccolta i suoi e chiede le dimissioni del Cavaliere.

Il centrodestra parla di «sentenza politica» e garantisce che il governo andrà avanti per la sua strada anche perchè «il popolo è dalla sua parte». Quel popolo evocato ieri da Bossi («siamo pronti a trascinarlo») a cui oggi si appella anche Gasparri. «La manifestazione del Pdl a favore di Berlusconi si svolgerà in dicembre», assicura il capogruppo Pdl al Senato. «Proporrò che un'iniziativa che era stata già annunciata precedentemente si possa tenere non con il ringhio ma con il sorriso di chi ama l'Italia, che non è quello invece che caratterizza alcuni personaggi con le toghe e tanti stucchi».

Su Internet invocano la piazza anche gli elettori e i simpatizzanti di Berlusconi che invitano i big a rompere gli indugi e a convocare una manifestazione per «difendere la democrazia». Sul sito di Forza Italia i messaggi sono inevitabilmente a senso unico. Gioia Giraldi manda a dire al Cavaliere:«Resisti! Siamo pronti a scendere in piazza con te, per difendere la nostra democrazia, contro quei mafiosi dei magistrati». Sulla stessa linea Sergio: «Silvio, non mollare mai! Avanti, avanti, avanti!». Anche Angelo da Rimini evoca la piazza «siamo pronti alla mobilitazione contro questa magistratura politicizzata che non fa più gli interessi del popolo italiano ma degli amici degli amici» «Non ti curar di loro ma guarda e passa... Forza Silvio, i sinistri ti vogliono annientare, ma tu tieni duro, per noi che ti vogliamo bene e per tutti gli italiani!», è il messaggio di Anna. Sprona il premier anche Ilario: « Presidente, andiamo avanti contro tutti! Noi non ti lasciamo solo. Non bastano 9 toghette. Noi siamo milioni di italiani fieri di te».

Anche le opposizioni fanno i conti con la piazza. Di Pietro ha annunciato questa mattina una «grande manifestazione», una «piazza Navona 2» per chiedere a gran voce le dimissioni del presidente del Consiglio. «Organizzeremo una manifestazione di piazza per chiedere che si vada alle urne», ha detto, e «per chiedere a gran voce al Silvio Berlusconi di andare davanti al suo giudice». Ma un immediato altolà a Di Pietro è arrivato dal Pd. Franceschini è stato netto: «Io non penso che ci sia la possibilità di una manifestazione del Pd o dell’opposizione, perchè qui siamo di fronte ad una sentenza che va rispettata». Il segretario democratico ha poi stoppato la richiesta di dimissioni avanzata da Di Pietro: «Lo scontro con Berlusconi dev’essere sul piano politico. E poi non basta chiedere le dimissioni per ottenerle. Uno può anche ottenere un titolo sui giornali, ma mi pare difficile che l’opposizione ottenga le dimissioni gridando: sarebbe bello, ma non è così ».
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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty Le reazioni

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 12:22 pm

Fonte: Ansa
La Consulta ha bocciato il 'lodo Alfano' per violazione dell'art.138 della Costituzione, vale a dire l'obbligo di far ricorso a una legge costituzionale (e non ordinaria come quella usata dal 'lodo' per sospendere i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato). Il 'lodo' è stato bocciato anche per violazione dell'art.3 (principio di uguaglianza). L'effetto della decisione della Consulta sarà la riapertura di due processi a carico del premier Berlusconi: per corruzione in atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita di diritti tv Mediaset. La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare l'illegittimità del 'lodo Alfano' é stata presa a maggioranza.
BERLUSCONI: AVANTI CON PIU' GRINTA, RIDICOLIZZERO' ACCUSATORI
Silvio Berlusconi va "avanti tranquillamente e serenamente, possibilmente con più grinta". Intervistato dal Giornale Radio Rai, il presidente del Consiglio conferma punto per punto, dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano,le critiche a Consulta, opposizione, stampa e Capo dello Stato. E precisa: Questo Esecutivo "si sente assolutamente necessario alla democrazia, alla libertà e al benessere del Paese". Il premier parla di "due processi farsa" contro di lui, processi che "illustrerà agli italiani" esponendo al "ridicolo" gli accusatori. "Meno male che Silvio C'é - afferma - altrimenti saremmo completamente nelle mani di questi signori della sinistra che hanno una minoranza di magistrati che usa il potere giudiziario a fini di lotta politica, più del 70% della stampa, con in testa 'Repubblica', i programmi di approfondimento della tv pubblica pagati con i soldi di tutti e un Capo dello Stato di sinistra, nonchéuna Consulta con 11 giudici di sinistra che non é un organo di garanzia ma politico". "Il presidente della Repubblica - aggunge - è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel paese, una maggioranza di sinistra, ha radici totalmente di sinistra. Anche l'ultimo atto di nomina di un giudice costituzionale dimostra da che parte sta, tutto qui". "Abbiamo governato senza questo lodo per 5 anni, dal 2001 al 2006, continueremo a governare senza. Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi che illustrerò agli italiani,anche andando in tv, mi difenderò nelle aule dei tribunali, esponendo al ridicolo gli accusatori, dimostrando a tutti gli italiani di che pasta sono fatti e di che pasta sono fatto io", conclude.

FINI: BERLUSCONI RISPETTI CONSULTA E NAPOLITANO
"L'incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato". Lo afferma in una dichiarazione il presidente della Camera Gianfranco Fini.
SCHIFANI: NO COMMENT SU VERDETTO CONSULTA
"No comment, no comment": così il presidente del Senato, Renato Schifani, ha risposto alla richiesta di un commento sul verdetto della Consulta sul Lodo Alfano. Schifani è stato avvicinato dai giornalisti all'arrivo alla sala della Protomoteca al Campidoglio dove partecipa questa mattina alla presentazione dei risultati del primo rapporto sulla povertà alimentare in Italia. Nessun commento nemmeno dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco, presente all'incontro.
SCAJOLA: GOVERNO HA DIRITTO-DOVERE DI GOVERNARE
"Il governo ha il diritto-dovere di governare perché il patto con gli elettori è di governare il Paese per realizzare il programma". Risponde così il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ai giornalisti che gli chiedono un commento sul verdetto della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. A margine di un convegno sul tema della povertà, il ministro Scajola aggiunge che "nulla fermerà il dovere del governo di governare il Paese, tanto più in questo momento di difficoltà, nonostante gli intralci che molti mettono" sul cammino "del governo Berlusconi".
FRANCESCHINI: CI RIPROVANO? SI RASSEGNINO
"Si rassegnino": Dario Franceschini, ospite del 'Caffe'' di Sky Tg24, invita il centrodestra a evitare riedizioni del 'lodo Alfano', anche se attraverso leggi di riforma del processo penale. Il segretario del Pd, alla domanda su come reagirebbe l'opposizione di fronte ad una accelerazione della riforma del processo penale per inserirvi una sorta di riedizione del 'lodo', risponde: "In modo durissimo, intransigente, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Hanno appena avuto una bocciatura incontestabile da parte del supremo organo di garanzia del nostro ordinamento, e nella notte successiva stanno già pensando a come costruire una nuova legge ad personam? Devono rassegnarsi, il principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge vale per tutti, nei tribunali non c'é scritto 'la legge e' uguale per tutti... tranne Berlusconì. La sentenza di ieri, precisa, "non è materia di festeggiamenti, ma è stata una giornata importante e bella per la democrazia italiana". "E' la dimostrazione - prosegue il segretario del Pd - che non c'é nessuno sopra la Costituzione, sopra le leggi, sopra gli organi di garanzia. E questa dev'essere stata la scoperta più drammatica per Berlusconi, ieri. Cioé che la sua idea che vincere le elezioni significhi diventare il padrone dello Stato è un'idea sbagliata. C'é qualcosa che è sopra di lui e che resterà sopra di lui: gli organi di garanzia, la Costituzione e le leggi".
IL QUIRINALE: PRESIDENTE IMPARZIALE
"Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale". E' quanto si legge in una nota diffusa dal Quirinale dopo che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti, ha detto tra l'altro: "Il capo dello Stato sapete da che parte sta...".
BERLUSCONI, NON MI INTERESSA COSA DICE NAPOLITANO
A chi gli chiedeva un commento alla risposta del Capo dello Stato alle sue precedenti dichiarazioni sul lodo Alfano, il presidente del Consiglio, rientrando a palazzo Grazioli, ha detto: "Non mi interessa quello che ha detto il capo dello Stato, non mi interessa...Mi sento preso in giro e non mi interessa. Chiuso". CALDEROLI, ANCHE COLLE PRESO IN GIRO - ''Non sto dalla parte di nessuno. La Costituzione dice che tutti sono uguali davanti alla legge ma io chiedo che le leggi siano uguali per tutti''. ''Se vedo una persona presa in giro, devo dire che e' il presidente della Repubblica, anzi diciamo che e' 'fifty - fifty'''. Lo afferma Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione amministrativa, a Palazzo Chigi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se fosse ''dalla parte di Napolitano o di Berlusconi'' dopo le dichiarazioni del presidente del Consiglio a seguito della bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta.

ALLO STUDIO ACCELERAZIONE DDL ALFANO
Poche ore dopo il verdetto di bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale, si sta facendo strada l'ipotesi di interventi (forse anche di urgenza) per anticipare alcune norme contenute nel ddl di riforma del processo penale, ora in Commissione Giustizia al Senato. Due - secondo quanto si e' appreso in ambienti della maggioranza - le norme su cui in particolare sarebbe cominciata a concentrarsi l'attenzione del governo: includere tra le ipotesi di ricusazione dei giudici anche la causa di giudizi espressi dal magistrato ''al di fuori dell'esercizio delle funzioni giudiziarie nei confronti delle parti del procedimento e tali da recare pregiudizio all'imparzialita' del giudice''; modificare una norma del codice di procedura penale (238 bis) per far si' che le sentenze passate in giudicato non siano piu' considerate come elementi di prova in altri processi se non per i reati di mafia, terrorismo o per reati gravissimi. In questo modo - era stata l'osservazione dei parlamentari di centrosinistra quando lo scorso febbraio il ministro Alfano varo' il ddl sul processo penale - se la condanna dell'avvocato inglese David Mills a 4 anni e 6 mesi dovesse diventare definitiva, tale sentenza non potra' essere utilizzata nel processo a carico del premier Berlusconi, coimputato di Mills fino a quando il processo a suo carico e' stato sospeso e stralciato per effetto del 'Lodo'.

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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty Il testo del Lodo

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 12:24 pm

Per leggere il testo del Lodo Alfano, seguite questo link:
http://www.ansa.it/documents/1254932950029_lodoalfano.pdf

Il comunicato della Consulta è invece scaricabile dal sito dell'Ansa.
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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty Riparte il processo Mills

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 12:27 pm

Fonte: La Stampa
Nei corridoi della Procura milanese, mentre fuori il mondo politico impazzisce, la tranquillità regna sovrana. Ma dietro la porta in legno dell’ufficio del sostituto procuratore Fabio De Pasquale, il pm nei processi di Silvio Berlusconi, si ascolta una musica di cornamuse e tamburi: è una vecchia canzone del bardo bretone Alan Stivell che s’intitola «E’ venuto il giorno della liberazione». Il pm che con un’eccezione di costituzionalità sul Lodo Alfano poco più di un anno fa fece partire l’onda tellurica che ieri ha terremotato lo scudo giudiziario di Silvio Berlusconi, se ne sta chino, con la musica a palla, sulle carte dei suoi procedimenti: ben tre contro l’uomo più potente del paese. Toccherà a lui, condurre ancora una volta in aula il ruolo dell’accusa.

Le cornamuse impazzano e De Pasquale tace: ma non sorride, si preoccupa. La procura è ormai una fortezza nel Deserto dei Tartari: meglio fingere noncuranza per le decisioni della Consulta. «Tutta questa agitazione non la capisco: Berlusconi non è mai caduto per via giudiziaria e non vedo perchè dovrebbe succedere proprio adesso». La battuta, che arriva da un procuratore aggiunto, nasconde la preoccupazione di smontare una delle teorie più gettonate dagli avvocati del premier che hanno sostenuto le ragioni del Lodo Alfano: ovvero che un Presidente del Consiglio non può contemporaneamente governare e difendersi in un’aula di giustizia. Perchè Berlusconi ha già governato e affrontato processi. Soprattutto venendo prescritto. Ma forse erano altri tempi.

Perchè l’orizzonte giudiziario di Silvio Berlusconi attualmente risulta assai incerto. Cadendo le prerogative di ingiudicabilità garantite dal Lodo Alfano, per il Premier potrebbero rimettersi in moto a breve almeno due processi: uno, relativo ai fondi neri accumulati attraverso la compravendita dei diritti televisivi oltreoceano (circa 470 milioni di euro) nel quale Berlusconi, in seguito a una serie di prescrizioni è rimasto imputato di frode fiscale. L’altro, che porta con sè il carico di una sentenza già emessa anche se nei confronti di un coimputato, è quello per la corruzione dell’avvocato Mills. Con alcune differenze però. Se il primo infatti, quello per i fondi neri Mediaset, è rimasto sospeso a poche udienze dalla fine e dovrebbe prescriversi nel 2012-2013, il secondo, (Mills) dovrebbe ricominciare da capo e prescriversi tra non più di un anno.

Il risultato perciò sarebbe di un processo che potrebbe risolversi con una condanna in primo grado per frode fiscale e di un altro, quello per corruzione, che verrebbe destinato ad essere prescritto. Sebbene infatti la procedura preveda la possibilità di acquisire dal dibattimento gemello solo le deposizioni dei testi, la legge consente agli avvocati di riconvocarli in aula. Opportunità che ovviamente non verrebbe lasciata sfuggire dai legali portando all’oblio la storia dei 600 mila dollari versati a Mills per mentire in vecchie vicende giudiziarie del Premier.

I due processi in questione potrebbero riprendere non prima di qualche mese. Ci sono poi altre due variabili: l’inchiesta Mediatrade, partita da una costola del processo per i fondi neri Mediaset e relativa a ingenti disponibilità all’estero direttamente riconducibili al Premier, dove già Berlusconi figura tra gli indagati ma per reati che vengono tenuti gelosamente segreti. Il che significa che potrebbero anche venire emessi dei provvedimenti, come un’informazione di garanzia o un invito a comparire, che scatenerebbero una vera e propria tempesta mediatico-politica. Un ulteriore riflesso, potrebbe arrivare infine dalla Capitale, dove un gip deve decidere su una richiesta di archiviazione nei riguardi del Cavaliere, finito sotto inchiesta per istigazione alla corruzione nei confronti di alcuni parlamentari dell’allora governo Prodi.

Ma le danze inizieranno già domani, quando nell’aula della Corte d’Appello prenderà il via il processo di secondo grado per il solo avvocato Mills, condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione. che gli avvocati della difesa hanno chiesto che il Presidente del Consiglio venga convocato in aula per testimoniare come “teste e imputato di procedimento connesso”.
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La Consulta boccia il Lodo Alfano Empty Napolitano convoca Fini e Schifani al Colle

Messaggio Da Maurizio Gio Ott 08, 2009 4:06 pm

Fonte: La Stampa
È ancora scontro politico nel "day after" della sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato il lodo Alfano. Dopo una lunga serie di botta e risposta il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha convocato al Colle i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani per un colloquio.

In mattina Silvio Berlusconi è tornato all'attacco ai microfoni del Gr1: «C’è un Capo dello Stato di sinistra e c’è una Corte costituzionale con undici giudici di sinistra, che non è certamente un organo di garanzia, ma è un organo politico». E quanto alle vicende giudiziarie che tornano a galla, il premier ha ribadito con fermezza: «Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi, che illustrerò agli italiani, anche andando in tv. Mi difenderò più spesso nelle aule dei tribunali, facendo esporre al ridicolo gli accusatori, mostrando a tutti gli italiani di che pasta sono fatti loro e di che pasta sono fatto io» e poi conclude: «Per fortuna che Silvio c’è, altrimenti il Paese sarebbe nelle mani della sinistra».

Riconosce il pieno mandato al premier il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che però sottolinea: «L’incontestabile diritto politico di Berlusconi di governare conferitogli dagli elettori non può far venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte costituzionale e il Capo dello Stato». Per il capogruppo Pdl alla camera, Fabrizio Cicchitto, «le elezioni regionali costituiranno un’occasione politica assai importante» e, in ogni caso, «bisogna rendere partecipi i cittadini che sono con noi di questa battaglia contro una rete di poteri finanziari, editoriali, giudiziari che vogliono mettere in discussione i risultati di libere elezioni». Scende in campo anche il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni: la Consulta «nega proprie precedenti determinazioni, questo è l’aspetto più paradossale. Mai la Corte aveva segnalato che fosse necessaria una legge costituzionale».

A rincarare le polemiche ci pensa poi Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, che rimproverà a Fini di «non capire» la gravità della situazione attuale. «Nei momenti più delicati - scrive Bondi in una nota - si ha il dovere di esprimere chiaramente la propria opinione. Lo faccio anch’io a titolo strettamente personale: la posizione espressa dal Presidente della Camera è ineccepibile dal punto di vista formale, ma, al pari di quella resa nota ieri dal capo dello Stato, appare a mio avviso incapace di comprendere la sostanza dei problemi storici e politici che stiamo vivendo da oltre un decennio». «Le posizioni freddamente istituzionali a contatto con una realtà incandescente, che vive drammaticamente nella coscienza dei milioni di uomini e di donne, rischiano - sostiene ancora Bondi - di tradire una forte assunzione di responsabilità non solo dal punto di vista politico ma ancor più istituzionale».
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Messaggio Da Maurizio Ven Ott 09, 2009 12:55 pm

Altre dichiarazioni di Berlusconi
La Stampa
«Sono il miglior premier di sempre. Ringrazio gli italiani per il sostegno che mi continuano a dare. Il mio dovere è governare per 5 anni. Questa è la democrazia, dove c’è un solo sovrano: il popolo». Silvio Berlusconi va avanti dopo la sentenza della Consulta, mentre le opposizioni sono divise tra Di Pietro, che chiede le dimissioni immediate del premier, e il Partito democratico assai più prudente.

«Per il futuro - dice Berlusconi - sono convinto che sia possibile una leale dialettica tra Quirinale e governo, ma è chiaro a tutti che in Italia non c’è nessuno che si può considerare super partes». Quanto alle campagne giudiziarie, non si può «ignorare che Berlusconi è la persona che ha subito più processi nel mondo e in ogni epoca».

E sui rapporti con il Colle spiega: «Sapete a quale parte politica appartiene. È un fatto che Napolitano è sempre stato un protagonista della sinistra, e nulla può cambiare la sua storia politica». Per il premier «bisogna sgombrare il campo dalle troppe ipocrisie», «la coabitazione tra due parti politiche non è mai facile, in nessun Paese».

La nuova ventata riformatrice a partire dalla giustizia viene annunciata dal Guardasigilli, Angelino Alfano: «Ora voglio solo contribuire con le riforme sulla giustizia, di anni ne restano ancora tre. C’è il tempo per fare la riforma costituzionale in questa materia e concorderemo con la coalizione l’impostazione da seguire». Esplicito il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «È indispensabile che prenda corpo in Parlamento un’incisiva riforma della giustizia fondata sulla separazione delle carriere, sulla riforma del Csm e sulla riforma del modo di formazione della Corte Costituzionale». Gli fa eco il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri: «Denunceremo a lungo e con forza la natura politica di quanto è avvenuto. La Corte Costituzionale ha senza ragioni contrastato le posizioni espresse dal Parlamento, dal governo e soprattutto dal Presidente della Repubblica». Sul fronte delle opposizioni Di Pietro non ha dubbi: «Chiediamo le dimissioni. Se non ora, quando? Gli amici del Pd con questi continui rimbrotti nei confronti dell’Idv, perchè fa troppa opposizione a Berlusconi stanno diventando stucchevoli, fuori dalla realtà e dal buon senso. Piuttosto ci si chieda se non è proprio colpa di un gruppo di assenteisti del Pd in Aula se Berlusconi è ancora lì». Replica severo Pier Luigi Bersani: «Collegare la sentenza con la richiesta di dimissioni farebbe il gioco di Berlusconi che la butta in politica, vuole infrangere le regole della convivenza civile. Noi ci mettiamo a difesa di queste regole e non ci facciamo trascinare nelle nebbie del populismo». Incalza il segretario Pd, Dario Franceschini: «Più italiani verranno a votare alle primarie, più forte sarà la nostra opposizione per respingere gli attacchi vergognosi alla nostra Costituzione». Anche i centristi prendono le distanze da Di Pietro: «In piazza con Idv - sostiene Pier Ferdinando Casini - non andremmo nè oggi, nè domani. L’ipotesi che l’Udc possa mettere le sue bandiere vicino a quelle di chi ha contestato Napolitano è fuori dal novero delle possibilità».
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