Il derby della lanterna va al Genoa: 3-0 sulla Samp
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Il derby della lanterna va al Genoa: 3-0 sulla Samp
La Stampa
Tre espulsioni, nove ammonizioni, tre gol, due rigori netti, una sola squadra: il Genoa. Il solito derby di passione e di lotta come ormai si vede soltanto in questa città di umori che resistono al tempo ha smerciato chili di adrenalina e nel finale ha visto risse sfiorate in campo e in tribuna ma ha avuto il proprio limite nel fatto che l’abbiano giocato esclusivamente i rossoblù. La Samp è entrata in campo, mai in partita.
E’ stata schiacciata nel ritmo e nella velocità, è stata tradita forse dalla propria giovinezza ma guardandola mentre non ci capiva nulla del gioco genoano ci chiedevamo come potesse essere arrivata fino al 4º posto: la risposta è che serate del genere possono capitare, certo ieri c’è stato un aiutino da Del Neri. Ad esempio come si può affrontare il Genoa di Gasperini con una difesa del genere, esposta a ogni vento? I fuochi d’artificio blucerchiati si sono visti solo all’inizio, belli e sparati in cielo dalla curva come in una Fuorigrotta ligure anche se ci chiediamo come possano ancora entrare i mortaretti negli stadi dove vietano di portare persino un ombrello. Nel match invece le uniche esplosioni le ha avute il Genoa.
Nel primo tempo la Samp si è lamentata assai dell’arbitraggio. «Non mi fanno giocare» ha urlato Cassano a Del Neri e il tecnico in piedi dalla panchina esprimeva con i gesti quanto il suo giocatore sosteneva inondando di parole Rosetti e chiunque gli fosse a tiro per spiegare quanto lo massacrassero. Il barese, in campo con la febbre, un po’ aveva ragione, un po’ esagerava con teatralità. In effetti il Genoa era aggressivo e soffocante nelle marcature, c’erano entrate dure ma la Samp ha subìto abbastanza furti veri da non aggrapparsi alla conduzione di Rosetti per un paio di ammonizioni mancate. La differenza stava nell’assetto e nella velocità.
Il Genoa era più arioso e con tre attaccanti che puntavano l’avversario e si fiondavano in profondità: Gasperini aveva rinunciato a una punta fissa (Crespo o Floccari) per sistemare Sculli al centro dell’attacco. Ci era sembrato un eccesso di estro tattico invece la mossa confermava che Gasperini sa leggere le partite e spaiare il mazzo come i grandi giocatori di scopone. La difesa della Samp non aveva riferimenti, solo ombre che schizzavano dal centrocampo. Sculli entrava nell’azione del rigore al 10’: il suo appoggio favoriva l’incursione di Palacio che Ziegler toccava in area. Milanetto metteva in rete.
I rossoblù legittimavano il vantaggio con almeno 3 conclusioni pericolosissime: Ziegler al 22’ era fortunato a colpire il palo dovendo anticipare la botta sicura di Palacio; al 34’ Castellazzi deviava contro la traversa un colpo di testa di Biava e al 37’ Sculli sgusciava oltre i difensori centrali blucerchiati però falliva il diagonale. Occasioni della Samp: zero. Cassano collezionava punizioni (l’espulsione di Biava per doppia ammonizione prima dell’intervallo era in fondo un merito suo) però non inventava niente. Pazzini era in serata "pro Amauri", Mannini piazzato a sinistra non ne pigliava una.
Era una partita a due velocità di gambe e di pensiero: in ogni caso prevaleva il Genoa che anche nella ripresa costruiva le occasioni migliori. L’arma? Quella che preferisce: il contropiede manovrato e rapido. Castellazzi era miracoloso su un’incursione di Sokratis ma capitolava dopo pochi secondi quando Marco Rossi si presentava solo in area su assist di Milanetto. Con un uomo in più la Samp sembrava avesse una coperta più corta del Genoa, diventava cortissima quando al 21’ Rosetti espelleva il Marco Rossi blucerchiato con una seconda ammonizione forse eccessiva. Ziegler commetteva un altro rigore e nel più totale marasma anche Cacciatore si faceva espellere.
Tre espulsioni, nove ammonizioni, tre gol, due rigori netti, una sola squadra: il Genoa. Il solito derby di passione e di lotta come ormai si vede soltanto in questa città di umori che resistono al tempo ha smerciato chili di adrenalina e nel finale ha visto risse sfiorate in campo e in tribuna ma ha avuto il proprio limite nel fatto che l’abbiano giocato esclusivamente i rossoblù. La Samp è entrata in campo, mai in partita.
E’ stata schiacciata nel ritmo e nella velocità, è stata tradita forse dalla propria giovinezza ma guardandola mentre non ci capiva nulla del gioco genoano ci chiedevamo come potesse essere arrivata fino al 4º posto: la risposta è che serate del genere possono capitare, certo ieri c’è stato un aiutino da Del Neri. Ad esempio come si può affrontare il Genoa di Gasperini con una difesa del genere, esposta a ogni vento? I fuochi d’artificio blucerchiati si sono visti solo all’inizio, belli e sparati in cielo dalla curva come in una Fuorigrotta ligure anche se ci chiediamo come possano ancora entrare i mortaretti negli stadi dove vietano di portare persino un ombrello. Nel match invece le uniche esplosioni le ha avute il Genoa.
Nel primo tempo la Samp si è lamentata assai dell’arbitraggio. «Non mi fanno giocare» ha urlato Cassano a Del Neri e il tecnico in piedi dalla panchina esprimeva con i gesti quanto il suo giocatore sosteneva inondando di parole Rosetti e chiunque gli fosse a tiro per spiegare quanto lo massacrassero. Il barese, in campo con la febbre, un po’ aveva ragione, un po’ esagerava con teatralità. In effetti il Genoa era aggressivo e soffocante nelle marcature, c’erano entrate dure ma la Samp ha subìto abbastanza furti veri da non aggrapparsi alla conduzione di Rosetti per un paio di ammonizioni mancate. La differenza stava nell’assetto e nella velocità.
Il Genoa era più arioso e con tre attaccanti che puntavano l’avversario e si fiondavano in profondità: Gasperini aveva rinunciato a una punta fissa (Crespo o Floccari) per sistemare Sculli al centro dell’attacco. Ci era sembrato un eccesso di estro tattico invece la mossa confermava che Gasperini sa leggere le partite e spaiare il mazzo come i grandi giocatori di scopone. La difesa della Samp non aveva riferimenti, solo ombre che schizzavano dal centrocampo. Sculli entrava nell’azione del rigore al 10’: il suo appoggio favoriva l’incursione di Palacio che Ziegler toccava in area. Milanetto metteva in rete.
I rossoblù legittimavano il vantaggio con almeno 3 conclusioni pericolosissime: Ziegler al 22’ era fortunato a colpire il palo dovendo anticipare la botta sicura di Palacio; al 34’ Castellazzi deviava contro la traversa un colpo di testa di Biava e al 37’ Sculli sgusciava oltre i difensori centrali blucerchiati però falliva il diagonale. Occasioni della Samp: zero. Cassano collezionava punizioni (l’espulsione di Biava per doppia ammonizione prima dell’intervallo era in fondo un merito suo) però non inventava niente. Pazzini era in serata "pro Amauri", Mannini piazzato a sinistra non ne pigliava una.
Era una partita a due velocità di gambe e di pensiero: in ogni caso prevaleva il Genoa che anche nella ripresa costruiva le occasioni migliori. L’arma? Quella che preferisce: il contropiede manovrato e rapido. Castellazzi era miracoloso su un’incursione di Sokratis ma capitolava dopo pochi secondi quando Marco Rossi si presentava solo in area su assist di Milanetto. Con un uomo in più la Samp sembrava avesse una coperta più corta del Genoa, diventava cortissima quando al 21’ Rosetti espelleva il Marco Rossi blucerchiato con una seconda ammonizione forse eccessiva. Ziegler commetteva un altro rigore e nel più totale marasma anche Cacciatore si faceva espellere.
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