Stasera il Derby d'Italia
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Re: Stasera il Derby d'Italia
Vi conviene perdere stasera, se no non ci sarà più suspense a meno di un 2001/2002 bis (quasi impossibile)... se penso al 5 maggio 2002...
Re: Stasera il Derby d'Italia
Milan-Sampdoria 3-0
Juventus-Inter 2-1
Milan a -4 dall'Inter
Juve a -5
Fonte: La Stampa
La Juventus recupera gli attributi e risorge sulle ceneri calde di un’Inter grigia e macchinosa. Non l’aveva ancora battuta, a Torino, dopo Calciopoli. Riveduta e corretta, la squadra di Ferrara ci mette il cuore. Non altrettanto, i campioni di Mourinho, espulso già nel primo tempo. Brutta partita e, spesso, brutta colonna sonora. Bruttissimo, poi, l’epilogo, con tanto di rissa da vietare ai minori: e da consigliare, possibilmente, a un arbitro meno pavido di Saccani, non proprio casalingo. Il risultato dell’Olimpico fa aprire un occhio al defunto campionato: Milan a -4, Juventus a -5. Ripeto: un occhio.
Petardi e fumogeni contribuiscono a rendere surreale una cornice già di per sé bollente. Ferrara ha rinunciato a Camoranesi, Mourinho a Sneijder: il primo, per scelta; il secondo, per prudenza. E’ la Juventus che cerca di fare la partita, con la mobilità di Caceres, le spallate di Amauri e le incursioni di Sissoko. Altro non passa, il convento. Diego oscilla fra Del Piero e Amauri. Solito problema, la qualità dei rifornimenti. La sfida si «nasconde», aspra; l’Inter la controlla, sicura che prima o poi qualcosa succederà: difatti. Cambiasso davanti alla difesa (che lancio, per Milito), Thiago Motta e Muntari ai fianchi di Stankovic. Mourinho è una furia a ogni fischio contro. Si infiamma, lo stadio, per il modo decisamente macho con cui Muntari ostacola Sissoko e, in pratica, gli strozza il tiro. Saccani, troppo tollerante, finge di non cogliere le trattenute di Cannavaro (su Samuel) e di Samuel (su Chiellini, agli sgoccioli del primo tempo): dalla tribuna sembravano proprio clamorose. Per provarci, la Juve ci prova. E al 20’ spacca addirittura l’equilibrio. Punizione di Diego, testa di Chiellini, piede di Del Piero, carambola di Lucio. Un gollonzo dalla paternità incerta. Mourinho, che sul fallo «propiziatorio» di Samuel ne aveva dette di tutti i colori a Saccani, applaude l’arbitro e viene da costui gentilmente espulso. José, per favore...
L’Inter reagisce, Buffon para su Samuel e poi si arrende all’incornata di Eto’o, tutto solo a sinistra, su cross di Stankovic, tutto solo a destra. Botta e risposta nel giro di sei minuti. Il tamburello procede a sprazzi, nel segno di una fisicità che i duellanti hanno eletto a simbolo. Tecnica, poca. Fantasia, ancora meno. I frequenti ribaltoni testimoniano di una frenesia che i piedi dei protagonisti faticano a domare. Cannavaro spazza, Eto’o molto si allarga e molto temporeggia, Del Piero cerca il Del Piero che fu, in barba ai 35 anni che ne zavorrano i riflessi, non certo l’istinto. In campo, Juventus contro Inter; sulle gradinate, cori contro fischi, fischi contro cori. Bersaglio privilegiato, Balotelli. Il livello della contesa si mantiene su livelli modesti, dagli episodi e dalla trama non affiorano indizi che fossero già di pubblico spaccio, la quadratura dell’Inter, le scosse della Juve. Marchisio rumina timido calcio a ridosso di un opaco Thiago Motta, Diego cerca invano di ricavare dal suo violino le magìe che avevano incantato Brema. Notte da Samuel e Cannavaro, notte da bulloni ardenti. Non meno improvviso del primo gol, piomba sull’arena il raddoppio della Juve. Arriva in coda a un’occasione interista sprecata per eccesso di zelo. Sissoko si mangia mezzo campo e staffila in corsa, Julio Cesar non blocca, Marchisio, fin lì ai margini del vulcano, infila con arte.
Naturalmente, dentro Balotelli. Avvicenda un ondivago Muntari e porta a un 4-3-3 d’ordinanza. Buffon esce male, la sfiora e offre, con squisito fair play, una rimessa laterale agli avversari. Applausi. Saccani dirige a spanne e risparmia il secondo giallo a Samuel. L’ordalia rimane sulla cresta di un equilibrio spasmodico. La Juve annusa il profumo dell’impresa, l’Inter non accetta che le righino la carrozzeria della classifica, e così avanti a sportellate, dove capita, quando gli ingorghi lo richiedono. Con Mancini al posto di Cambiasso, i nerazzurri dispiegano il classico 4-2-4 delle emergenze assolute, o la va o la spacca. Ferrara, viceversa, si aggrappa a un casto 4-4-2. La staffetta Marchisio-Poulsen credo sia dettata da problemi di benzina. Litigiosa ma non spregevole, la contesa esplode al 42’, in capo a una volgare rissa propiziata da una spinta di Balotelli a Felipe Melo e una gomitata del brasiliano a Balotelli (non in faccia, però). Apriti cielo: testata di Chivu a Sissoko, quasi botte fra Thiago Motta e Buffon, provocato. Per il pavido Saccani, solo Felipe Melo merita l’espulsione. Complimenti. Materazzi centravanti è la mossa della disperazione. Non servirà. Riecco la Signora con elmetto e corazza. Il problema è durare.
Juventus-Inter 2-1
Milan a -4 dall'Inter
Juve a -5
Fonte: La Stampa
La Juventus recupera gli attributi e risorge sulle ceneri calde di un’Inter grigia e macchinosa. Non l’aveva ancora battuta, a Torino, dopo Calciopoli. Riveduta e corretta, la squadra di Ferrara ci mette il cuore. Non altrettanto, i campioni di Mourinho, espulso già nel primo tempo. Brutta partita e, spesso, brutta colonna sonora. Bruttissimo, poi, l’epilogo, con tanto di rissa da vietare ai minori: e da consigliare, possibilmente, a un arbitro meno pavido di Saccani, non proprio casalingo. Il risultato dell’Olimpico fa aprire un occhio al defunto campionato: Milan a -4, Juventus a -5. Ripeto: un occhio.
Petardi e fumogeni contribuiscono a rendere surreale una cornice già di per sé bollente. Ferrara ha rinunciato a Camoranesi, Mourinho a Sneijder: il primo, per scelta; il secondo, per prudenza. E’ la Juventus che cerca di fare la partita, con la mobilità di Caceres, le spallate di Amauri e le incursioni di Sissoko. Altro non passa, il convento. Diego oscilla fra Del Piero e Amauri. Solito problema, la qualità dei rifornimenti. La sfida si «nasconde», aspra; l’Inter la controlla, sicura che prima o poi qualcosa succederà: difatti. Cambiasso davanti alla difesa (che lancio, per Milito), Thiago Motta e Muntari ai fianchi di Stankovic. Mourinho è una furia a ogni fischio contro. Si infiamma, lo stadio, per il modo decisamente macho con cui Muntari ostacola Sissoko e, in pratica, gli strozza il tiro. Saccani, troppo tollerante, finge di non cogliere le trattenute di Cannavaro (su Samuel) e di Samuel (su Chiellini, agli sgoccioli del primo tempo): dalla tribuna sembravano proprio clamorose. Per provarci, la Juve ci prova. E al 20’ spacca addirittura l’equilibrio. Punizione di Diego, testa di Chiellini, piede di Del Piero, carambola di Lucio. Un gollonzo dalla paternità incerta. Mourinho, che sul fallo «propiziatorio» di Samuel ne aveva dette di tutti i colori a Saccani, applaude l’arbitro e viene da costui gentilmente espulso. José, per favore...
L’Inter reagisce, Buffon para su Samuel e poi si arrende all’incornata di Eto’o, tutto solo a sinistra, su cross di Stankovic, tutto solo a destra. Botta e risposta nel giro di sei minuti. Il tamburello procede a sprazzi, nel segno di una fisicità che i duellanti hanno eletto a simbolo. Tecnica, poca. Fantasia, ancora meno. I frequenti ribaltoni testimoniano di una frenesia che i piedi dei protagonisti faticano a domare. Cannavaro spazza, Eto’o molto si allarga e molto temporeggia, Del Piero cerca il Del Piero che fu, in barba ai 35 anni che ne zavorrano i riflessi, non certo l’istinto. In campo, Juventus contro Inter; sulle gradinate, cori contro fischi, fischi contro cori. Bersaglio privilegiato, Balotelli. Il livello della contesa si mantiene su livelli modesti, dagli episodi e dalla trama non affiorano indizi che fossero già di pubblico spaccio, la quadratura dell’Inter, le scosse della Juve. Marchisio rumina timido calcio a ridosso di un opaco Thiago Motta, Diego cerca invano di ricavare dal suo violino le magìe che avevano incantato Brema. Notte da Samuel e Cannavaro, notte da bulloni ardenti. Non meno improvviso del primo gol, piomba sull’arena il raddoppio della Juve. Arriva in coda a un’occasione interista sprecata per eccesso di zelo. Sissoko si mangia mezzo campo e staffila in corsa, Julio Cesar non blocca, Marchisio, fin lì ai margini del vulcano, infila con arte.
Naturalmente, dentro Balotelli. Avvicenda un ondivago Muntari e porta a un 4-3-3 d’ordinanza. Buffon esce male, la sfiora e offre, con squisito fair play, una rimessa laterale agli avversari. Applausi. Saccani dirige a spanne e risparmia il secondo giallo a Samuel. L’ordalia rimane sulla cresta di un equilibrio spasmodico. La Juve annusa il profumo dell’impresa, l’Inter non accetta che le righino la carrozzeria della classifica, e così avanti a sportellate, dove capita, quando gli ingorghi lo richiedono. Con Mancini al posto di Cambiasso, i nerazzurri dispiegano il classico 4-2-4 delle emergenze assolute, o la va o la spacca. Ferrara, viceversa, si aggrappa a un casto 4-4-2. La staffetta Marchisio-Poulsen credo sia dettata da problemi di benzina. Litigiosa ma non spregevole, la contesa esplode al 42’, in capo a una volgare rissa propiziata da una spinta di Balotelli a Felipe Melo e una gomitata del brasiliano a Balotelli (non in faccia, però). Apriti cielo: testata di Chivu a Sissoko, quasi botte fra Thiago Motta e Buffon, provocato. Per il pavido Saccani, solo Felipe Melo merita l’espulsione. Complimenti. Materazzi centravanti è la mossa della disperazione. Non servirà. Riecco la Signora con elmetto e corazza. Il problema è durare.
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