Inter battuto 1-0 dalla Samp
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Inter battuto 1-0 dalla Samp
Fonte: LASTAMPA.it
A Marassi, dove la Juve giovedì perse due punti, l’Inter ne ha lasciati tre e non è la sola differenza che pesa sulle coscienze nerazzurre. La faccia di Mourinho era un tazebao di delusione e di rabbia perché si può obiettare che la Samp, di nuovo capolista in attesa che giochi la Juve, ha vinto sull’unica occasione nitida, favorita da un macroscopico errore di Santon, ma il match l’ha fatto e giocato, mentre l’Inter è apparsa spocchiosa: se al suo allenatore basta non essere stato messo sotto da una squadra che Beppe Marotta definisce «un esempio di arte povera», cioè assemblata con il materiale riciclato, perché l’Italia lo paga come un genio? “Mou” ha messo del suo nella sconfitta. Non è per la formazione con tre punte, che dovevano ovviare alla mancanza di Sneijder e di un costruttore come Thiago Motta.
L’errore di Mourinho è stato di modificare una squadra che teneva botta e poteva uscire nel finale: ha levato Balotelli, l’unico a mettere pressione alla difesa sampdoriana, ma si sa che a Balotelli il portoghese ha sempre qualcosa da rimproverare mentre altri restano intoccabili anche quando vagano come sotto l’effetto dei Bacardi. Di Supermario ha parlato persino Moratti: «Balotelli non ha avuto soltanto un buon inizio, ha fatto una bella partita», ha detto il presidente. Dalla panchina evidentemente si vedono altri match.
La pochezza dell’Inter di giornata è rimasta tale. Eto’o ha continuato a muoversi a 30 metri dalla porta (ma era vivo e provava un paio di conclusioni come può tentare solo lui), Milito si è inabissato nel ritorno da grande nemico, scivolando sul terreno più sabbioso della spiaggetta di Boccadasse. Il risultato è che senza la spinta di Maicon in ombra e con un centrocampo senza lampi i pericoli per Castellazzi si sono contati su tre dita: un tiro di Cambiasso nel primo tempo, uno di Balotelli e una gran punizione di Lucio sull’1-0, con replica del portiere sampdoriano. Ai blucerchiati non pareva vero che bastasse l’attenzione in difesa e una grande mole di lavoro a centrocampo per limitare la miglior macchina del campionato. Stupivano la carica di Ziegler e il tempismo di Lucchini, commuoveva Palombo, interessava la personalità di Poli, vent’anni ma ben spesi. Nella ripresa il giovanotto prendeva una manata in faccia da Santon in area. Sembrava rigore, lui invece andava a scusarsi per la simulazione con Mourinho, che apprezzava moltissimo.
Di solito, contro l’Inter la quantità non basta. Di solito. Del Neri aveva mostrato coraggio nel mettere Bellucci più due punte: non ne traeva un grande vantaggio ma procurava comunque qualche rogna in più a Zanetti e Cambiasso. Mancava, alla Samp, Cassano. Era entrato in campo come Maria Callas nel foyer della Scala, salutava tutti e scherzava con tutti, a cominciare da Mourinho, come il padrone di casa che finalmente può trattare con ospiti alla sua altezza.
Non era però Fantantonio, se non per un paio di tagli iniziali: e quando Cassano non inventa è come giocare con un uomo in meno perché sta fermo ad aspettare palla, non rincorre, non argina. Crediamo che sia questo un aspetto, anche se non il solo, che frena Lippi. Il barese prendeva pure una giusta ammonizione per simulazione. Julio Cesar trascorreva un primo tempo sereno, era meno calma la ripresa con Pazzini in ritardo al 18’ su una palla bassa ma letale al 27’ nel deviare l’assist di Mannini, con la difesa nerazzurra squilibrata dall’errore di Santon che aveva servito Palombo. All’Inter non bastavano 20’ per evitare la prima sconfitta del campionato: l’illusione la dava un tiro di Quaresma deviato in porta da Lucio. Fuorigioco netto.
A Marassi, dove la Juve giovedì perse due punti, l’Inter ne ha lasciati tre e non è la sola differenza che pesa sulle coscienze nerazzurre. La faccia di Mourinho era un tazebao di delusione e di rabbia perché si può obiettare che la Samp, di nuovo capolista in attesa che giochi la Juve, ha vinto sull’unica occasione nitida, favorita da un macroscopico errore di Santon, ma il match l’ha fatto e giocato, mentre l’Inter è apparsa spocchiosa: se al suo allenatore basta non essere stato messo sotto da una squadra che Beppe Marotta definisce «un esempio di arte povera», cioè assemblata con il materiale riciclato, perché l’Italia lo paga come un genio? “Mou” ha messo del suo nella sconfitta. Non è per la formazione con tre punte, che dovevano ovviare alla mancanza di Sneijder e di un costruttore come Thiago Motta.
L’errore di Mourinho è stato di modificare una squadra che teneva botta e poteva uscire nel finale: ha levato Balotelli, l’unico a mettere pressione alla difesa sampdoriana, ma si sa che a Balotelli il portoghese ha sempre qualcosa da rimproverare mentre altri restano intoccabili anche quando vagano come sotto l’effetto dei Bacardi. Di Supermario ha parlato persino Moratti: «Balotelli non ha avuto soltanto un buon inizio, ha fatto una bella partita», ha detto il presidente. Dalla panchina evidentemente si vedono altri match.
La pochezza dell’Inter di giornata è rimasta tale. Eto’o ha continuato a muoversi a 30 metri dalla porta (ma era vivo e provava un paio di conclusioni come può tentare solo lui), Milito si è inabissato nel ritorno da grande nemico, scivolando sul terreno più sabbioso della spiaggetta di Boccadasse. Il risultato è che senza la spinta di Maicon in ombra e con un centrocampo senza lampi i pericoli per Castellazzi si sono contati su tre dita: un tiro di Cambiasso nel primo tempo, uno di Balotelli e una gran punizione di Lucio sull’1-0, con replica del portiere sampdoriano. Ai blucerchiati non pareva vero che bastasse l’attenzione in difesa e una grande mole di lavoro a centrocampo per limitare la miglior macchina del campionato. Stupivano la carica di Ziegler e il tempismo di Lucchini, commuoveva Palombo, interessava la personalità di Poli, vent’anni ma ben spesi. Nella ripresa il giovanotto prendeva una manata in faccia da Santon in area. Sembrava rigore, lui invece andava a scusarsi per la simulazione con Mourinho, che apprezzava moltissimo.
Di solito, contro l’Inter la quantità non basta. Di solito. Del Neri aveva mostrato coraggio nel mettere Bellucci più due punte: non ne traeva un grande vantaggio ma procurava comunque qualche rogna in più a Zanetti e Cambiasso. Mancava, alla Samp, Cassano. Era entrato in campo come Maria Callas nel foyer della Scala, salutava tutti e scherzava con tutti, a cominciare da Mourinho, come il padrone di casa che finalmente può trattare con ospiti alla sua altezza.
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