Terroristi fanno deragliare un treno in Russia
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Terroristi fanno deragliare un treno in Russia
LaStampa
Torna lo spettro del terrorismo in Russia, dopo la bomba da sette chili di tritolo che ieri sera ha fatto deragliare il treno veloce Nievski Express Mosca-San Pietroburgo a 300 km dalla capitale, con un bilancio ancora provvisorio di 26 morti, 18 dispersi e un centinaio di feriti, di cui metà gravi.
Coinvolto anche un imprenditore udinese, Armando Noacco, 58 anni, già operato in un ospedale di S. Pietroburgo per una frattura al bacino. «Improvvisamente il treno è deragliato e in un attimo si era capito che era la fine», ha raccontato dal suo cellulare. «Mi sono risvegliato in mezzo alle lamiere, con gente che gemeva, piangeva e chiedeva acqua. Poi mi hanno aiutato, mi hanno liberato, portato in ospedale e fornito tutta l’ assistenza», ha proseguito, confermando le scene drammatiche rilanciate per tutta la giornata dalle tv russe.
Gli investigatori sono convinti che sia stato un attentato e hanno già aperto un’inchiesta per terrorismo e detenzione illegale di esplosivo. Sono stati ritrovati i resti di ben due ordigni, uno esploso ieri sera sui binari mentre il convoglio passava a 200 km/h e l’altro vicino a un pilone, detonato parzialmente solo oggi pomeriggio, senza fare vittime. «C’è stata un’esplosione sotto la locomotiva, non so cosa abbiamo urtato, abbiamo deragliato, non so altro, è tutto in fumo», ha telefonato dal suo cellulare il macchinista al ministero delle emergenze, con una chiamata registrata e diffusa dalle tv. La polizia sembra avere già una pista. Il ministro dell’ interno, Rashid Nurgaliev, ha rivelato che un uomo sta dando delle informazioni e che si sta già cercando una prima persona sospetta, «un uomo di circa 40 anni, tarchiato di corporatura, rosso di capelli», anche se ad agire sarebbero state più persone. Sul luogo dell’attentato, ha aggiunto, vi sono «tanti oggetti che ci possono indicare la direzione nella quale andare per far luce su questo crimine».
Ma finora gli investigatori non si sono sbilanciati sulla matrice cecena o ultranazionalista dell’attentato. La prima non si palesa da tempo fuori dal Caucaso, la seconda invece sembra avvalorata da una rivendicazione via internet del gruppo neonazista Combat 18, una delle tante sigle dell’arcipelago estremista russo. È nato come movimento neonazista britannico affiliato al gruppo estremista Blood and Honour e si è diffuso in particolare in Inghilterra e Germania ma è presente anche in Italia. In Russia i suoi militanti hanno anche un sito inquietante, che in base alla legge sull’estremismo dovrebbe essere chiuso da un pezzo. Vi si teorizza anche il diritto al terrore in una strategia della tensione che non risparmia i «civili», per far cambiar rotta a un governo «che sta distruggendo la nazione russa». Gli attentati ai treni potrebbero essere il tentativo di alzare il tiro nella strategia della tensione «made in Russia».
Ma resta aperta anche la pista del terrorismo ceceno, che in passato ha colpito treni, metro, aerei. C’è un’analogia, secondo il presidente delle ferrovie russe, Vladimir Iakunin, con l’attentato del 13 agosto 2007, quando un’esplosione contro un altro Nievski Express sulla linea Mosca-San Pietroburgo fer 60 persone: per quella vicenda a Novgorod è in corso un processo a due ingusci, uno dei quali ha confessato che l’ attentato fu compiuto su ordine della guerriglia cecena. Per lo stesso episodio è ricercato uno dei capi dei ribelli ceceni, Pavel Kosolapov, legato al comandante Doku Umarov. Durante la giornata si sono susseguiti bilanci provvisori, che oscillavano tra 25 e 39 morti su un totale di 661 passeggeri su 14 carrozze. Il Nievski, uno dei treni più eleganti, è usato dai turisti ma anche dai pendolari, soprattutto nel fine settimana, in quella che resta la linea più trafficata del Paese e dove in dicembre passerà anche il treno ad alta velocità Sapsan. Il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, che ha ricevuto condoglianze da tutto il mondo, ha sollecitato un’inchiesta rapida e accurata e annunciato, insieme alle ferrovie, indennizzi per le famiglie delle vittime e per i feriti.
Torna lo spettro del terrorismo in Russia, dopo la bomba da sette chili di tritolo che ieri sera ha fatto deragliare il treno veloce Nievski Express Mosca-San Pietroburgo a 300 km dalla capitale, con un bilancio ancora provvisorio di 26 morti, 18 dispersi e un centinaio di feriti, di cui metà gravi.
Coinvolto anche un imprenditore udinese, Armando Noacco, 58 anni, già operato in un ospedale di S. Pietroburgo per una frattura al bacino. «Improvvisamente il treno è deragliato e in un attimo si era capito che era la fine», ha raccontato dal suo cellulare. «Mi sono risvegliato in mezzo alle lamiere, con gente che gemeva, piangeva e chiedeva acqua. Poi mi hanno aiutato, mi hanno liberato, portato in ospedale e fornito tutta l’ assistenza», ha proseguito, confermando le scene drammatiche rilanciate per tutta la giornata dalle tv russe.
Gli investigatori sono convinti che sia stato un attentato e hanno già aperto un’inchiesta per terrorismo e detenzione illegale di esplosivo. Sono stati ritrovati i resti di ben due ordigni, uno esploso ieri sera sui binari mentre il convoglio passava a 200 km/h e l’altro vicino a un pilone, detonato parzialmente solo oggi pomeriggio, senza fare vittime. «C’è stata un’esplosione sotto la locomotiva, non so cosa abbiamo urtato, abbiamo deragliato, non so altro, è tutto in fumo», ha telefonato dal suo cellulare il macchinista al ministero delle emergenze, con una chiamata registrata e diffusa dalle tv. La polizia sembra avere già una pista. Il ministro dell’ interno, Rashid Nurgaliev, ha rivelato che un uomo sta dando delle informazioni e che si sta già cercando una prima persona sospetta, «un uomo di circa 40 anni, tarchiato di corporatura, rosso di capelli», anche se ad agire sarebbero state più persone. Sul luogo dell’attentato, ha aggiunto, vi sono «tanti oggetti che ci possono indicare la direzione nella quale andare per far luce su questo crimine».
Ma finora gli investigatori non si sono sbilanciati sulla matrice cecena o ultranazionalista dell’attentato. La prima non si palesa da tempo fuori dal Caucaso, la seconda invece sembra avvalorata da una rivendicazione via internet del gruppo neonazista Combat 18, una delle tante sigle dell’arcipelago estremista russo. È nato come movimento neonazista britannico affiliato al gruppo estremista Blood and Honour e si è diffuso in particolare in Inghilterra e Germania ma è presente anche in Italia. In Russia i suoi militanti hanno anche un sito inquietante, che in base alla legge sull’estremismo dovrebbe essere chiuso da un pezzo. Vi si teorizza anche il diritto al terrore in una strategia della tensione che non risparmia i «civili», per far cambiar rotta a un governo «che sta distruggendo la nazione russa». Gli attentati ai treni potrebbero essere il tentativo di alzare il tiro nella strategia della tensione «made in Russia».
Ma resta aperta anche la pista del terrorismo ceceno, che in passato ha colpito treni, metro, aerei. C’è un’analogia, secondo il presidente delle ferrovie russe, Vladimir Iakunin, con l’attentato del 13 agosto 2007, quando un’esplosione contro un altro Nievski Express sulla linea Mosca-San Pietroburgo fer 60 persone: per quella vicenda a Novgorod è in corso un processo a due ingusci, uno dei quali ha confessato che l’ attentato fu compiuto su ordine della guerriglia cecena. Per lo stesso episodio è ricercato uno dei capi dei ribelli ceceni, Pavel Kosolapov, legato al comandante Doku Umarov. Durante la giornata si sono susseguiti bilanci provvisori, che oscillavano tra 25 e 39 morti su un totale di 661 passeggeri su 14 carrozze. Il Nievski, uno dei treni più eleganti, è usato dai turisti ma anche dai pendolari, soprattutto nel fine settimana, in quella che resta la linea più trafficata del Paese e dove in dicembre passerà anche il treno ad alta velocità Sapsan. Il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, che ha ricevuto condoglianze da tutto il mondo, ha sollecitato un’inchiesta rapida e accurata e annunciato, insieme alle ferrovie, indennizzi per le famiglie delle vittime e per i feriti.
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