Incendi minacciano una centrale nucleare in Russia
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Incendi minacciano una centrale nucleare in Russia
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Oltre 300 decessi al giorno, con un bilancio che finora avrebbe superato le 5.000 vittime nella sola Mosca: per la prima volta un’autorità sanitaria, quella della capitale, ammette che in città è raddoppiato il tasso di mortalità, a causa di quella che il capo del servizio meteo federale Aleksandr Frolov ha definito apocalitticamente «la peggior canicola russa in mille anni».
Il caldo tropicale non dà tregua, e neppure la fitta nube di fumo tossico causata dagli incendi di foreste e torbiere nella Russia europea. Ora a Mosca c’è anche il timore di epidemie, in particolare del colera, ma il sindaco Iuri Luzhkov si rifiuta di proclamare lo stato di emergenza. È stato costretto a farlo invece il capo dell’ amministrazione di Ozersk, sugli Urali, per evitare che le fiamme arrivino al centro di trattamento e stoccaggio dei rifiuti nucleari di Maiak: nel 1957 fu teatro di una delle maggiori catastrofi dell’Urss, per la fuoriuscita accidentale di rifiuti nucleari liquidi che aveva interessato 260 mila persone e richiesto l’evacuazione di più località della zona.
Sotto controllo, invece, altre due strutture nucleari minacciate nei giorni scorsi dagli incendi: il centro di ricerca di Sarov, 500 km a est di Mosca, e quello di Snezhinsk, nella regione di Celiabinsk. Ma il dato più allarmante è quello del raddoppio dei decessi nella capitale, nonostante le «perplessità» del ministro della salute Tatiana Golikova sulle «stime non ufficiali», annunciate però con tanto di conferenza stampa dal capo del dipartimento sanitario dell’amministrazione della capitale, Andrei Seltovski. «Il tasso di mortalità a Mosca è raddoppiato recentemente», ha dichiarato, parlando di obitori quasi pieni e confermando le indiscrezioni filtrate dall’ufficio anagrafe, secondo cui in luglio sono stati registrati 14.340 decessi, ossia 4.824 in più rispetto al luglio precedente: la differenza equivarrebbe al bilancio delle vittime del caldo.
«Normalmente, a Mosca muoiono 360-380 persone al giorno, mentre attualmente sono circa 700», ha riferito Seltsovski: oltre 300 decessi in più, da spalmare su oltre un mese di caldo torrido, aggravato nell’ultima settimana dalla nube di fumo nocivo. Si tratterebbe di una silenziosa ecatombe, sulla quale ora incombe anche il rischio epidemie. «Temiamo l’importazione del colera dal sud est dell’Asia, dal Pakistan, dove la situazione non è buona», ha spiegato il capo medico-sanitario Ghennadi Onishenko. I servizi sanitari, ha aggiunto, hanno «rafforzato il controllo delle malattie infettive» a causa di alcuni segnali, come il moltiplicarsi di casi di gastroenterite acuta e il deterioramento della qualità dell’aria in 52 delle 83 regioni russe. Per evitare questa «catastrofe umanitaria e sanitaria», ma anche «tecnologica», i difensori dei diritti dell’uomo hanno scritto una lettera aperta al leader del Cremlino Dmitri Medvedev perchè chieda d’urgenza l’aiuto straniero. «È evidente che il Paese non ha abbastanza mezzi per lottare contro il fuoco», denunciano i firmatari, tra cui la presidente del gruppo di Helsinki Liudmila Alexeieva e dall’ex dissidente Serghiei Kovaliov. E ricordano che «il ministero delle situazioni di emergenza manca radicalmente di equipaggiamento, disponendo solo di quattro bombardieri anti-incendio mentre gli Usa e il Canada ne possiedono circa 200».
La carenza di mezzi, compresi quelli più elementari, è sotto gli occhi di tutti, anche in tv. E pure il sistema ospedaliero mostra le prime crepe, sommerso da migliaia di chiamate e ricoveri (+20% secondo i media): ambulanze senza aria condizionata con medici che svengono o costretti a comprare l’acqua per rinfrescare i pazienti. Gli aeroporti restano in tilt: 63 mila i voli cancellati da venerdì scorso in tutta la Russia europea. Chi può, prende un aereo e va in vacanza, gli altri moscoviti si ingegnano per trovare il conforto dell’aria condizionata: c’è chi dorme in hotel, chi in ufficio e chi addirittura in auto. Le partorienti, invece, arrivano in ospedale con il ventilatore.
Oltre 300 decessi al giorno, con un bilancio che finora avrebbe superato le 5.000 vittime nella sola Mosca: per la prima volta un’autorità sanitaria, quella della capitale, ammette che in città è raddoppiato il tasso di mortalità, a causa di quella che il capo del servizio meteo federale Aleksandr Frolov ha definito apocalitticamente «la peggior canicola russa in mille anni».
Il caldo tropicale non dà tregua, e neppure la fitta nube di fumo tossico causata dagli incendi di foreste e torbiere nella Russia europea. Ora a Mosca c’è anche il timore di epidemie, in particolare del colera, ma il sindaco Iuri Luzhkov si rifiuta di proclamare lo stato di emergenza. È stato costretto a farlo invece il capo dell’ amministrazione di Ozersk, sugli Urali, per evitare che le fiamme arrivino al centro di trattamento e stoccaggio dei rifiuti nucleari di Maiak: nel 1957 fu teatro di una delle maggiori catastrofi dell’Urss, per la fuoriuscita accidentale di rifiuti nucleari liquidi che aveva interessato 260 mila persone e richiesto l’evacuazione di più località della zona.
Sotto controllo, invece, altre due strutture nucleari minacciate nei giorni scorsi dagli incendi: il centro di ricerca di Sarov, 500 km a est di Mosca, e quello di Snezhinsk, nella regione di Celiabinsk. Ma il dato più allarmante è quello del raddoppio dei decessi nella capitale, nonostante le «perplessità» del ministro della salute Tatiana Golikova sulle «stime non ufficiali», annunciate però con tanto di conferenza stampa dal capo del dipartimento sanitario dell’amministrazione della capitale, Andrei Seltovski. «Il tasso di mortalità a Mosca è raddoppiato recentemente», ha dichiarato, parlando di obitori quasi pieni e confermando le indiscrezioni filtrate dall’ufficio anagrafe, secondo cui in luglio sono stati registrati 14.340 decessi, ossia 4.824 in più rispetto al luglio precedente: la differenza equivarrebbe al bilancio delle vittime del caldo.
«Normalmente, a Mosca muoiono 360-380 persone al giorno, mentre attualmente sono circa 700», ha riferito Seltsovski: oltre 300 decessi in più, da spalmare su oltre un mese di caldo torrido, aggravato nell’ultima settimana dalla nube di fumo nocivo. Si tratterebbe di una silenziosa ecatombe, sulla quale ora incombe anche il rischio epidemie. «Temiamo l’importazione del colera dal sud est dell’Asia, dal Pakistan, dove la situazione non è buona», ha spiegato il capo medico-sanitario Ghennadi Onishenko. I servizi sanitari, ha aggiunto, hanno «rafforzato il controllo delle malattie infettive» a causa di alcuni segnali, come il moltiplicarsi di casi di gastroenterite acuta e il deterioramento della qualità dell’aria in 52 delle 83 regioni russe. Per evitare questa «catastrofe umanitaria e sanitaria», ma anche «tecnologica», i difensori dei diritti dell’uomo hanno scritto una lettera aperta al leader del Cremlino Dmitri Medvedev perchè chieda d’urgenza l’aiuto straniero. «È evidente che il Paese non ha abbastanza mezzi per lottare contro il fuoco», denunciano i firmatari, tra cui la presidente del gruppo di Helsinki Liudmila Alexeieva e dall’ex dissidente Serghiei Kovaliov. E ricordano che «il ministero delle situazioni di emergenza manca radicalmente di equipaggiamento, disponendo solo di quattro bombardieri anti-incendio mentre gli Usa e il Canada ne possiedono circa 200».
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