Russia, embargo sull'export di grano
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Russia, embargo sull'export di grano
Fonte: La Stampa
È entrato in vigore oggi l’embargo sull’esportazione di grano dalla Russia, terzo esportatore mondiale, devastato da settimane di vasti incendi e da una calura senza precedenti che si stima abbiano fatto andare in fumo almeno un quarto dei raccolti.
Il provvedimento, firmato il 5 agosto dal premier, Vladimir Putin, mirato a evitare un’impennata dei prezzi sul mercato interno, resterà in vigore fino al 31 dicembre e potrà essere ulteriormente esteso temporalmente se lo richiederà lo stato dei raccolti. Lo stato d’emergenza per siccità e incendi è stato esteso a 27 regioni agricole della Russia, che dai 97 milioni di tonnellate di grano raccolto nel 2009 è stata costretta a rivedere le stime di quest’anno a 60-65 di tonnellate.
Il consumo interno medio è di circa 78 milioni di tonnellate, anche se il Paese può contare anche su una riserva di 9,5 milioni di tonnellate e su 21 milioni di tonnellate eccedenti dal raccolto dello scorso anno. Nel 2009 sono state esportati 21,4 milioni di tonnellate di grano russo. L’embargo, nelle intenzioni del governo, dovrebbe avere l’effetto di calmierare i prezzi sul mercato interno russo: «Occorre impedire l’inflazione dei prezzi interni - disse Putin all’atto di firmare il decreto - e allo stesso tempo salvaguardare il bestiame russo», evitando l’abbattimento per mancanza di mangime.
Il ministero dell’Agricoltura Usa stima che le esportazioni russe di grano quest’anno precipiteranno a 3 milioni di tonnellate dai 18,5 milioni dell’anno scorso, affossando così la produzione mondiale, che tornerà ai livelli minimi da tre anni a questa parte a 645,7 milioni di tonnellate nella stagione 2010-11. La decisone ha innescato immediatamente una serie di rialzi sui mercati mondiali. Negli ultimi dieci giorni a Chicago, il punto di riferimento delle contrattazioni internazionali, i contratti futures sul grano con consegna a dicembre sono schizzati del 6,5% a 8,68 dollari al bushel, (un bushel equivale a 27,216 kg di grano) toccando i massimi da due anni a questa parte, prima di ripiegare e attestarsi intorno ai 7,50 dollari al bushel alla fine di questa settimana. E, a detta di diversi analisti, non è da escludere che si possa superare quanto prima la barriera dei 10 dollari al bushel, facendo di conseguenza lievitare i deficit di bilancio di tutti i paesi importatori.
Gli effetti, tuttavia, non dovrebbero farsi sentire in Italia, che importa «pochissimo» dalla Russia. «Siamo sereni. La Russia esporta pochissimo in Italia e quasi solo a fini mangimistici», ha spiegato nei giorni scorsi Umberto Sacco, presidente dell’industria trasformiera di grano e cereali (i Mugnai rappresentati da Italmopa). Anche per il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni «non ci sono al momento le condizioni per ritenere che siamo di fronte ad una nuova fiammata dei prezzi come nel 2007-08», sottolineando che «la crisi non è globale, ma è limitata all’area del Mar Nero» e che «nel resto d’Europa e oltre Atlantico il grano non manca». E proprio gli Stati Uniti sembrano essere in questi giorni i principali beneficiari della torrida estate russa, facendo registrare un notevole incremento delle proprie esportazioni di grano verso quei Paesi che erano in attesa di forniture da Mosca. «Il calo della produzione mondiale di grano sta già dando una forte spinta alle esportazioni Usa», affermano gli analisti di Chicago, aggiungendo che «tra ottobre e marzo l’export a stelle e strisce di questa commodity è destinato a prendere il volo».
È entrato in vigore oggi l’embargo sull’esportazione di grano dalla Russia, terzo esportatore mondiale, devastato da settimane di vasti incendi e da una calura senza precedenti che si stima abbiano fatto andare in fumo almeno un quarto dei raccolti.
Il provvedimento, firmato il 5 agosto dal premier, Vladimir Putin, mirato a evitare un’impennata dei prezzi sul mercato interno, resterà in vigore fino al 31 dicembre e potrà essere ulteriormente esteso temporalmente se lo richiederà lo stato dei raccolti. Lo stato d’emergenza per siccità e incendi è stato esteso a 27 regioni agricole della Russia, che dai 97 milioni di tonnellate di grano raccolto nel 2009 è stata costretta a rivedere le stime di quest’anno a 60-65 di tonnellate.
Il consumo interno medio è di circa 78 milioni di tonnellate, anche se il Paese può contare anche su una riserva di 9,5 milioni di tonnellate e su 21 milioni di tonnellate eccedenti dal raccolto dello scorso anno. Nel 2009 sono state esportati 21,4 milioni di tonnellate di grano russo. L’embargo, nelle intenzioni del governo, dovrebbe avere l’effetto di calmierare i prezzi sul mercato interno russo: «Occorre impedire l’inflazione dei prezzi interni - disse Putin all’atto di firmare il decreto - e allo stesso tempo salvaguardare il bestiame russo», evitando l’abbattimento per mancanza di mangime.
Il ministero dell’Agricoltura Usa stima che le esportazioni russe di grano quest’anno precipiteranno a 3 milioni di tonnellate dai 18,5 milioni dell’anno scorso, affossando così la produzione mondiale, che tornerà ai livelli minimi da tre anni a questa parte a 645,7 milioni di tonnellate nella stagione 2010-11. La decisone ha innescato immediatamente una serie di rialzi sui mercati mondiali. Negli ultimi dieci giorni a Chicago, il punto di riferimento delle contrattazioni internazionali, i contratti futures sul grano con consegna a dicembre sono schizzati del 6,5% a 8,68 dollari al bushel, (un bushel equivale a 27,216 kg di grano) toccando i massimi da due anni a questa parte, prima di ripiegare e attestarsi intorno ai 7,50 dollari al bushel alla fine di questa settimana. E, a detta di diversi analisti, non è da escludere che si possa superare quanto prima la barriera dei 10 dollari al bushel, facendo di conseguenza lievitare i deficit di bilancio di tutti i paesi importatori.
Gli effetti, tuttavia, non dovrebbero farsi sentire in Italia, che importa «pochissimo» dalla Russia. «Siamo sereni. La Russia esporta pochissimo in Italia e quasi solo a fini mangimistici», ha spiegato nei giorni scorsi Umberto Sacco, presidente dell’industria trasformiera di grano e cereali (i Mugnai rappresentati da Italmopa). Anche per il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni «non ci sono al momento le condizioni per ritenere che siamo di fronte ad una nuova fiammata dei prezzi come nel 2007-08», sottolineando che «la crisi non è globale, ma è limitata all’area del Mar Nero» e che «nel resto d’Europa e oltre Atlantico il grano non manca». E proprio gli Stati Uniti sembrano essere in questi giorni i principali beneficiari della torrida estate russa, facendo registrare un notevole incremento delle proprie esportazioni di grano verso quei Paesi che erano in attesa di forniture da Mosca. «Il calo della produzione mondiale di grano sta già dando una forte spinta alle esportazioni Usa», affermano gli analisti di Chicago, aggiungendo che «tra ottobre e marzo l’export a stelle e strisce di questa commodity è destinato a prendere il volo».
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