Iran, i Pasdaran promettono la pena di morte nei confronti di "chi crea disordine"
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Iran, i Pasdaran promettono la pena di morte nei confronti di "chi crea disordine"
Fonte: LASTAMPA.it
I Pasdaran minacciano la pena di morte per i manifestanti e accusano i media stranieri di fomentare la rivolta
In Iran il regime degli ayatollah scende in campo contro i media stranieri, accusati di essere «il megafono dei rivoltosi», e minaccia azioni legali contro chi usa Internet per alimentare le «tensioni». Ma l’opposizione non cede e si prepara al quinto giorno di proteste contro i presunti brogli alle elezioni presidenziali.
I sostenitori di Mir Hossein Moussavi hanno convocato una nuova manifestazione, ma intanto Mahmoudh Ahamdinejad insiste che le elezioni di venerdì scorso non sono state truccate e che 25 milioni di voti sono una conferma per il suo governo. Il procuratore della Repubblica di Isfahan, nell’Iran centrale, ha detto che le persone arrestate per i disordini in corso nel Paese potrebbero essere condannate a morte. Il magistrato, Mohammad Reza Habibi, ha detto all’agenzia Fars che «il codice penale islamico prevede la pena di morte per coloro che creano danneggiamenti e incendi, considerandoli Mohareb». Un termine legale in arabo che significa "Nemici di Dio". Habibi ha aggiunto che i promotori dei disordini sono «legati a gruppi anti-rivoluzionari e ai nemici stranieri».
Confinati i giornalisti stranieri negli alberghi, il nuovo obiettivo dei Guardiani della Rivoluzione sono i media online. Per il regime la minaccia corre sul web e per impedire che su Internet circolino immagini e racconti di quello che accade nelle piazze hanno minacciato chi si serve di blog e social network per diffondere le informazioni.
I Guardiani, corpo d’elite che risponde direttamente al leader supremo Alì Khamenei, hanno avvertito che è necessario rimuovere qualunque materiale che «crei tensione».
Si tratta dell prima presa di posizione dei Guardiani dalle contestate elezioni presidenziali di venerdì scorso. I blog, ma anche i social network Facebook e Twitter,hanno assicurato all’opposizione un prezioso collegamento tra una repubblica islamica sempre più isolata e il resto del mondo.
Disturbati i segnali della televisione via satellite, numerose pagine web bloccate, i sostenitori di Moussavi usano ancora Twitter, che sta sostituendo i mezzi tradizionali di comunicazione per dare informazioni sulle proteste (e martedì, secondo i media statunitensi, lo stesso Dipartimento di Stato Usa ha chiesto all’ultimo momento al popolare servizio di microblogging di sospendere le operazioni di manutenzione per poter continuare a lavorare).
Secondo i pasdaran, i siti sono stati «identificati» e sono «sponsorizzati finanziariamente e tecnicamente dalle aziende canadesi e statunitensi che sono state appoggiate dai servizi di intelligenze Usa e britannico». Intanto l’opposizione si prepara a scendere in piazza: sfidando il divieto di assemblee non autorizzate, un’email fatta circolare su Internet ha chiesto all’Onda Verde di riunirsi, in una centralissima piazza di Teheran, a fine pomeriggio ora locale (quando in Italia saranno le 15.30). «Fai girare il messaggio via email o telefono: la riunione si terrà in silenzio e senza slogan», recitava il documento, rivolto ai sostenitori di Moussavi e dell’altro candidato sconfitto, Mehdi Karroubi.
Lo stesso candidato riformista ha chiesto per domani una manifestazione e una giornata di lutto nazionale, in ricordo delle vittime negli scontri di lunedì scorso. Con un comunicato diffuso attraverso la sua pagina web, il leader dell’opposizione, che oggi ha sollecitato di nuovo la ripetizione del voto, ha chiesto agli iraniani di recarsi nelle moschee e marciare pacificamente nelle strade «per onorare i martiri e i feriti nei recenti scontri». Moussavi ha anche promesso la sua presenza in uno degli eventi, senza però fornire maggiori dettagli.
I Pasdaran minacciano la pena di morte per i manifestanti e accusano i media stranieri di fomentare la rivolta
In Iran il regime degli ayatollah scende in campo contro i media stranieri, accusati di essere «il megafono dei rivoltosi», e minaccia azioni legali contro chi usa Internet per alimentare le «tensioni». Ma l’opposizione non cede e si prepara al quinto giorno di proteste contro i presunti brogli alle elezioni presidenziali.
I sostenitori di Mir Hossein Moussavi hanno convocato una nuova manifestazione, ma intanto Mahmoudh Ahamdinejad insiste che le elezioni di venerdì scorso non sono state truccate e che 25 milioni di voti sono una conferma per il suo governo. Il procuratore della Repubblica di Isfahan, nell’Iran centrale, ha detto che le persone arrestate per i disordini in corso nel Paese potrebbero essere condannate a morte. Il magistrato, Mohammad Reza Habibi, ha detto all’agenzia Fars che «il codice penale islamico prevede la pena di morte per coloro che creano danneggiamenti e incendi, considerandoli Mohareb». Un termine legale in arabo che significa "Nemici di Dio". Habibi ha aggiunto che i promotori dei disordini sono «legati a gruppi anti-rivoluzionari e ai nemici stranieri».
Confinati i giornalisti stranieri negli alberghi, il nuovo obiettivo dei Guardiani della Rivoluzione sono i media online. Per il regime la minaccia corre sul web e per impedire che su Internet circolino immagini e racconti di quello che accade nelle piazze hanno minacciato chi si serve di blog e social network per diffondere le informazioni.
I Guardiani, corpo d’elite che risponde direttamente al leader supremo Alì Khamenei, hanno avvertito che è necessario rimuovere qualunque materiale che «crei tensione».
Si tratta dell prima presa di posizione dei Guardiani dalle contestate elezioni presidenziali di venerdì scorso. I blog, ma anche i social network Facebook e Twitter,hanno assicurato all’opposizione un prezioso collegamento tra una repubblica islamica sempre più isolata e il resto del mondo.
Disturbati i segnali della televisione via satellite, numerose pagine web bloccate, i sostenitori di Moussavi usano ancora Twitter, che sta sostituendo i mezzi tradizionali di comunicazione per dare informazioni sulle proteste (e martedì, secondo i media statunitensi, lo stesso Dipartimento di Stato Usa ha chiesto all’ultimo momento al popolare servizio di microblogging di sospendere le operazioni di manutenzione per poter continuare a lavorare).
Secondo i pasdaran, i siti sono stati «identificati» e sono «sponsorizzati finanziariamente e tecnicamente dalle aziende canadesi e statunitensi che sono state appoggiate dai servizi di intelligenze Usa e britannico». Intanto l’opposizione si prepara a scendere in piazza: sfidando il divieto di assemblee non autorizzate, un’email fatta circolare su Internet ha chiesto all’Onda Verde di riunirsi, in una centralissima piazza di Teheran, a fine pomeriggio ora locale (quando in Italia saranno le 15.30). «Fai girare il messaggio via email o telefono: la riunione si terrà in silenzio e senza slogan», recitava il documento, rivolto ai sostenitori di Moussavi e dell’altro candidato sconfitto, Mehdi Karroubi.
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Re: Iran, i Pasdaran promettono la pena di morte nei confronti di "chi crea disordine"
Vedremo come andrà a finire...
Re: Iran, i Pasdaran promettono la pena di morte nei confronti di "chi crea disordine"
Continua la protesta, sempre piu' violenti gli scontri...
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