Estate JUVE
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Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Accesa la luce nella notte di Bari, Diego si ritrova catapultato in una dimensione che sembrava non appartenergli più. La Juve si interroga e lo fa mandando in giro nuovi segnali di fumo: chi vuole assicurarsi le giocate del fantasista brasiliano deve mettere sul tavolo un'offerta almeno di 20 milioni di euro. Il messaggio bianconero è accompagnato da una serie di uscite che possono anche essere lette come l'invito ai pretendenti a farsi sotto più agguerriti. «Diego ci dà quella qualità che, adesso, la squadra non ha...», così Del Neri dalla pancia del San Nicola. «Al momento non esistono i presupposti concreti per un addio. Il giocatore - così il dg Marotta - non ci ha mai chiesto di essere ceduto, anzi. E, poi, a noi non sono arrivate richieste concrete da sottoporgli per capire le sue intenzioni».
La Juve, ora, gioca in difesa. Una posizione di attesa che nasce da precise esigenze. C'è sul mercato un sostituto di Diego che possa mettere al servizio della causa una qualità tecnica altrettanto elevata? E, se c'è, è raggiungibile da qui al 31 agosto? Il brasiliano resta con le valigie in mano, ma il suo futuro è preso in ostaggio da dubbi che la magia di Bari contro il Milan ha reso ancor più evidenti. La qualità del giocatore non si discute, ma innegabile è anche il rischio che un nuovo fallimento nella stagione alle porte possa annacquarne il potenziale sul mercato più di quanto non abbia fatto il deludente campionato scorso.
Cosa fare allora? Molto, se non tutto, dipenderà da quanto il Wolfsburg, e in seconda battuta lo Schalke 04, si decideranno ad investire per strappare il brasiliano alla Juve: ad oggi, il direttore generale Dieter Hoeness del Wolfsburg ha anticipato a Marotta i termini di un'operazione da chiudersi intorno ai 17 milioni di euro (l'interesse dello Schalke 04 si sarebbe, invece, raffreddato). Troppo poco per la società bianconera, troppo distante l'offerta di Hoeness da quei 25 milioni di euro spesi dalla Juve soltanto dodici mesi fa per Diego. Marotta non ha ancora ricevuto una proposta formale e tra l'altro è intenzionato ad aprire ufficialmente la trattativa soltanto se il club tedesco si renderà disponibile a parlare di Edin Dzeko.
Il Wolfsburg è dunque atteso ad un rialzo proprio nelle ore in cui dalla Germania annunciano l'accordo trovato fra Hoeness e il papà-manager del brasiliano, il signor Djair da Cunha. I termini della stretta di mano si tradurrebbero in un ingaggio di 6 milioni di euro lordi a stagione per Diego fino al 2014 come scrive il più popolare quotidiano tedesco, la Bild. La palla resta, però, nelle mani della Juve che non può prescindere nelle sua valutazioni di opportunità dall'aspetto economico e tecnico. Raggiungere una cifra intorno ai 20 milioni di euro potrebbe mettere tutti d'accordo perché diventerebbe plausibile trovare sul mercato quel sostituto di qualità che chiede anche la piazza.
Diego ha lasciato il segno nella notte di Bari. Una rete per il pareggio (1 a 1) con il Milan nel ben mezzo di una prestazione positiva in fatto di idee e generosità. «Il mercato è strano, quando sembra offrire delle opportunità le stesse, poi, possono sfumare. Diego - così Del Neri - è uno del gruppo e tale viene considerato: dall'inizio della preparazione non ha saltato un allenamento dimostrando grande professionalità». Dal mercato, la Juve aspetta la chiamata giusta. Nel frattempo, mettere in vetrina quello che l'anno scorso di questi tempi infiammava il precampionato bianconero è sicuramente un assist che può trasformarsi in oro. E, intanto, il papà-manager del brasiliano si porta avanti con il lavoro girando fra le società della Germania: prima il Wolfsburg, poi lo Schalke 04.
Accesa la luce nella notte di Bari, Diego si ritrova catapultato in una dimensione che sembrava non appartenergli più. La Juve si interroga e lo fa mandando in giro nuovi segnali di fumo: chi vuole assicurarsi le giocate del fantasista brasiliano deve mettere sul tavolo un'offerta almeno di 20 milioni di euro. Il messaggio bianconero è accompagnato da una serie di uscite che possono anche essere lette come l'invito ai pretendenti a farsi sotto più agguerriti. «Diego ci dà quella qualità che, adesso, la squadra non ha...», così Del Neri dalla pancia del San Nicola. «Al momento non esistono i presupposti concreti per un addio. Il giocatore - così il dg Marotta - non ci ha mai chiesto di essere ceduto, anzi. E, poi, a noi non sono arrivate richieste concrete da sottoporgli per capire le sue intenzioni».
La Juve, ora, gioca in difesa. Una posizione di attesa che nasce da precise esigenze. C'è sul mercato un sostituto di Diego che possa mettere al servizio della causa una qualità tecnica altrettanto elevata? E, se c'è, è raggiungibile da qui al 31 agosto? Il brasiliano resta con le valigie in mano, ma il suo futuro è preso in ostaggio da dubbi che la magia di Bari contro il Milan ha reso ancor più evidenti. La qualità del giocatore non si discute, ma innegabile è anche il rischio che un nuovo fallimento nella stagione alle porte possa annacquarne il potenziale sul mercato più di quanto non abbia fatto il deludente campionato scorso.
Cosa fare allora? Molto, se non tutto, dipenderà da quanto il Wolfsburg, e in seconda battuta lo Schalke 04, si decideranno ad investire per strappare il brasiliano alla Juve: ad oggi, il direttore generale Dieter Hoeness del Wolfsburg ha anticipato a Marotta i termini di un'operazione da chiudersi intorno ai 17 milioni di euro (l'interesse dello Schalke 04 si sarebbe, invece, raffreddato). Troppo poco per la società bianconera, troppo distante l'offerta di Hoeness da quei 25 milioni di euro spesi dalla Juve soltanto dodici mesi fa per Diego. Marotta non ha ancora ricevuto una proposta formale e tra l'altro è intenzionato ad aprire ufficialmente la trattativa soltanto se il club tedesco si renderà disponibile a parlare di Edin Dzeko.
Il Wolfsburg è dunque atteso ad un rialzo proprio nelle ore in cui dalla Germania annunciano l'accordo trovato fra Hoeness e il papà-manager del brasiliano, il signor Djair da Cunha. I termini della stretta di mano si tradurrebbero in un ingaggio di 6 milioni di euro lordi a stagione per Diego fino al 2014 come scrive il più popolare quotidiano tedesco, la Bild. La palla resta, però, nelle mani della Juve che non può prescindere nelle sua valutazioni di opportunità dall'aspetto economico e tecnico. Raggiungere una cifra intorno ai 20 milioni di euro potrebbe mettere tutti d'accordo perché diventerebbe plausibile trovare sul mercato quel sostituto di qualità che chiede anche la piazza.
Diego ha lasciato il segno nella notte di Bari. Una rete per il pareggio (1 a 1) con il Milan nel ben mezzo di una prestazione positiva in fatto di idee e generosità. «Il mercato è strano, quando sembra offrire delle opportunità le stesse, poi, possono sfumare. Diego - così Del Neri - è uno del gruppo e tale viene considerato: dall'inizio della preparazione non ha saltato un allenamento dimostrando grande professionalità». Dal mercato, la Juve aspetta la chiamata giusta. Nel frattempo, mettere in vetrina quello che l'anno scorso di questi tempi infiammava il precampionato bianconero è sicuramente un assist che può trasformarsi in oro. E, intanto, il papà-manager del brasiliano si porta avanti con il lavoro girando fra le società della Germania: prima il Wolfsburg, poi lo Schalke 04.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
«La condizione sta migliorando e crescerà ancora». Lo afferma il difensore della Juve Nicola Legrottaglie alla vigilia della trasferta di Europa League contro lo Sturm Graz.
«I test amichevoli sono utili per trovare, man mano, la condizione migliore e per farsi trovare pronti per le gare che contano. Questo impegno è più difficile di quello del turno precedente, è normale che sia così. Comunque queste gare, oltre alla loro importanza, sono anche utili in vista dell'avvio del campionato. Se giocherò con Bonucci? Non lo so, la mia intenzione è farmi trovare sempre pronto e mettere in difficoltà il mister nelle scelte. Ora sto bene e so che, se sarò chiamato in causa, potrò dare il mio contributo».
«La condizione sta migliorando e crescerà ancora». Lo afferma il difensore della Juve Nicola Legrottaglie alla vigilia della trasferta di Europa League contro lo Sturm Graz.
«I test amichevoli sono utili per trovare, man mano, la condizione migliore e per farsi trovare pronti per le gare che contano. Questo impegno è più difficile di quello del turno precedente, è normale che sia così. Comunque queste gare, oltre alla loro importanza, sono anche utili in vista dell'avvio del campionato. Se giocherò con Bonucci? Non lo so, la mia intenzione è farmi trovare sempre pronto e mettere in difficoltà il mister nelle scelte. Ora sto bene e so che, se sarò chiamato in causa, potrò dare il mio contributo».
Re: Estate JUVE
Le pagelle bianconere:
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=26&IDalbum=28967&tipo=FOTOGALLERY
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Re: Estate JUVE
A chi domanda come la prenderanno i suoi ex compagni della Roma, l'agente di Aquilani risponde: «È la sua professione, bisogna farlo. La Juve gli ha dato questa possibilità e penso che anche i suoi compagni saranno contenti di vederlo giocare in Italia, così come i compagni di nazionale saranno felici di vederlo in azzurro. Non credo che lui abbia mai detto che in Italia c'è solo la Roma, lui vuole tornare a certi livelli, è un patrimonio del calcio italiano e della nazionale, auguriamoci tutti che alla Juve faccia molto bene», dice Zavaglia.
Già prima della cessione al Liverpool il nome di Aquilani era stato accostato alla Juve: «Perchè la Roma non lo ha ceduto? Perchè evidentemente all'epoca non aveva la necessità di cederlo. Quando è succeso ha dovuto sacrificare un gioiello del settore giovanile». Con la Juventus, Aquilani vuole anche tornare nel giro della nazionale e convincere il nuovo ct Cesare Prandelli: «È naturale che ci pensi. È un discorso che ha interrotto alla fine dell'Europeo, l'infortunio alla caviglia lo ha frenato ma è chiaro che voglia riprendere un discorso interrotto tempo fa».
Già prima della cessione al Liverpool il nome di Aquilani era stato accostato alla Juve: «Perchè la Roma non lo ha ceduto? Perchè evidentemente all'epoca non aveva la necessità di cederlo. Quando è succeso ha dovuto sacrificare un gioiello del settore giovanile». Con la Juventus, Aquilani vuole anche tornare nel giro della nazionale e convincere il nuovo ct Cesare Prandelli: «È naturale che ci pensi. È un discorso che ha interrotto alla fine dell'Europeo, l'infortunio alla caviglia lo ha frenato ma è chiaro che voglia riprendere un discorso interrotto tempo fa».
Re: Estate JUVE
I fantasmi. Sono l'eredità della vecchia Juve che è passata nella nuova anche perché molti uomini sono gli stessi ed è trascorso poco per resettare le abitudini. In un mese e mezzo Del Neri ha constatato che la situazione è peggiore del previsto: i difetti e le paure che affondarono gli juventini ben più della loro modestia tecnica sono difficili da sradicare. «Non abbiamo giocato molto sereni, bisogna dimenticarsi dell'anno scorso perché quei fantasmi non ci sono più», è stato il giudizio del tecnico a Graz. A cosa si riferiva? «Al terrore che ci ha preso dopo l'1-1 e che quasi ci costava un'altra rete. Abbiamo sbagliato dei rinvii facilissimi e questo ha una sola spiegazione che è psicologica. Per fortuna nel finale abbiamo dimostrato il carattere, andando noi a cercare il raddoppio ed è stato un segnale importante».
Nell'ultima stagione i crolli erano improvvisi e inarrestabili. Preso un gol, la difesa (e non solo quella) andava in confusione compromettendo la partita. Gli errori erano quasi sempre gli stessi e si ripetevano: sbagli di posizione, distrazioni incredibili sulle palle inattive. Contro lo Sturm, la Juve ha preso un gol su calcio da fermo e quasi subito ha lasciato agli austriaci un paio di palle gol con la difesa spiazzata.
Secondo fantasma. Del Neri si è arrabbiato parecchio per il modo in cui difensori e centrocampisti tendono a lanciare pallonacci lunghi e poco intelligenti. È un'abitudine dalla quale è stato contagiato persino Bonucci, che l'anno scorso stava nel Bari, dove invece si puntava sul fraseggio a partire dalla difesa. La nuova Juve deve impostare facendo circolare la palla per aprire gli spazi sulle fasce: finora ci riesce poco. In più c'è il limite degli esterni che faticano a saltare l'uomo in dribbling per cui arrivano poco al cross. «A volte non ci riusciamo perché, come a Graz, gli avversari sono molto bravi ad impedircelo», ha detto Del Neri ma risulta che stia martellando la squadra perché eviti i lanci inutili come soluzione più semplice quando non capisce come avviare la manovra. «Deve sempre esserci un compagno che detta il passaggio a chi ha la palla», è il suo credo finora inascoltato.
Il terzo fantasma è la mancanza di coraggio e su questo Del Neri ha insistito nel dopopartita. «Bisogna osare e non limitarsi a fare le cose elementari per paura di sbagliare». «Ma è un freno che scomparirà con il tempo e con il lavoro», ha aggiunto facendosi coraggio. «Verrà il momento in cui all'improvviso scatterà qualcosa». Meglio presto che mai.
Nell'ultima stagione i crolli erano improvvisi e inarrestabili. Preso un gol, la difesa (e non solo quella) andava in confusione compromettendo la partita. Gli errori erano quasi sempre gli stessi e si ripetevano: sbagli di posizione, distrazioni incredibili sulle palle inattive. Contro lo Sturm, la Juve ha preso un gol su calcio da fermo e quasi subito ha lasciato agli austriaci un paio di palle gol con la difesa spiazzata.
Secondo fantasma. Del Neri si è arrabbiato parecchio per il modo in cui difensori e centrocampisti tendono a lanciare pallonacci lunghi e poco intelligenti. È un'abitudine dalla quale è stato contagiato persino Bonucci, che l'anno scorso stava nel Bari, dove invece si puntava sul fraseggio a partire dalla difesa. La nuova Juve deve impostare facendo circolare la palla per aprire gli spazi sulle fasce: finora ci riesce poco. In più c'è il limite degli esterni che faticano a saltare l'uomo in dribbling per cui arrivano poco al cross. «A volte non ci riusciamo perché, come a Graz, gli avversari sono molto bravi ad impedircelo», ha detto Del Neri ma risulta che stia martellando la squadra perché eviti i lanci inutili come soluzione più semplice quando non capisce come avviare la manovra. «Deve sempre esserci un compagno che detta il passaggio a chi ha la palla», è il suo credo finora inascoltato.
Il terzo fantasma è la mancanza di coraggio e su questo Del Neri ha insistito nel dopopartita. «Bisogna osare e non limitarsi a fare le cose elementari per paura di sbagliare». «Ma è un freno che scomparirà con il tempo e con il lavoro», ha aggiunto facendosi coraggio. «Verrà il momento in cui all'improvviso scatterà qualcosa». Meglio presto che mai.
Re: Estate JUVE
Milos Krasic è della Juve. Tre ore prima che cominciasse la partita di Coppa, il fax del Cska Mosca ha messo il punto fermo alla trattativa per il centrocampista serbo che si è trascinata fino a ieri per tante ragioni: la principale era legata alla prospettiva di arrivare a Dzeko nell'affare con il Wolfsburg per Diego e Dzeko avrebbe escluso l'ingaggio di un altro extracomunitario. Perciò, quando ha capito che con i tedeschi non sarebbe successo nulla, Marotta ha riannodato i fili con il Cska e ha raggiunto l'obiettivo dell'esterno d'attacco che era una delle priorità da risolvere. Krasic si sottoporrà oggi alle visite mediche e nel pomeriggio potrebbe essere a Vinovo per accelerare i tempi del suo inserimento in squadra che si prospetta per l'amichevole di martedì prossimo a Villar Perosa, anche se per lui non è da escludere una vetrina già domenica sera nel finale del «Trofeo Berlusconi» a San Siro.
Cinque anni di contratto a 2,5 milioni per stagione, 15 milioni di euro la cifra che la Juve dovrà sborsare in tre anni ai russi. Krasic diventa l'affare più costoso e importante del mercato juventino anche se in rapporto alle qualità del giocatore e ai club che lo seguivano non lo si può definire il più caro: con 26 anni da compiere a novembre, più di 300 partite alle spalle e un curriculum di tutto rispetto, compresi una Coppa Uefa, due scudetti russi e il titolo di miglior calciatore serbo nel 2009, lo si può definire un investimento per il futuro o almeno è quanto ha valutato la Juve. Ora Del Neri ha l'uomo per dare sostanza alla manovra sulle fasce e i tifosi possono sperare in un nuovo Nedved, cui il serbo si accosta moltissimo per la zazzera bionda e abbastanza per il gioco, con una propensione all'attacco molto più che alla difesa. Rispetto a Nedved, Krasic però gioca a destra ed è destro il piede con cui fa tutto: nella nuova Juve prenderà il posto di Lanzafame con Pepe a sinistra.
Per descriverlo tuttavia si può usare il bel saluto che gli ha dedicato il sito del Cska: «Lo ringraziamo per come ci ha deliziato con le scorribande, con i grandi passaggi e naturalmente con i gol fantastici». Corsa, cross e tiro: c'è l'essenza del serbo, anzi kosovaro perché la sua famiglia vive in una zona settentrionale del Kosovo, l'enclave con influenza serba. Krasic è stato un fenomeno precocissimo. I 14 anni del suo esordio nel Vojvodina di Novi Sad, la squadra che fu di Boskov, dimostrano che, per qualità tecniche e per carattere, da ragazzino sembrava già maturo per affrontare i grandi.
Il resto se l'è costruito a Mosca. Ci arrivò nel 2004 e nel Cska è maturato anche a livello internazionale: a Parma ricordano ancora la figuraccia che rimediò Bonera nella semifinale della Coppa Uefa che i moscoviti vinsero nel 2005 e con l'arrivo di Antic sulla panchina della Serbia, Krasic è diventato il titolare della Nazionale sulla fascia destra. Ai Mondiali sudafricani non ha reso secondo le aspettative, soprattutto nella partita decisiva persa contro l'Australia quando fu sostituito a mezz'ora dalla fine, ma probabilmente ha pagato lo stress di non conoscere il proprio destino: voleva andarsene dalla Russia, con Marotta aveva già l'accordo ma temeva che si rivelasse carta straccia. Adesso ha raggiunto ciò che voleva, e anche la Juve. Può nascerne qualcosa di buono.
Cinque anni di contratto a 2,5 milioni per stagione, 15 milioni di euro la cifra che la Juve dovrà sborsare in tre anni ai russi. Krasic diventa l'affare più costoso e importante del mercato juventino anche se in rapporto alle qualità del giocatore e ai club che lo seguivano non lo si può definire il più caro: con 26 anni da compiere a novembre, più di 300 partite alle spalle e un curriculum di tutto rispetto, compresi una Coppa Uefa, due scudetti russi e il titolo di miglior calciatore serbo nel 2009, lo si può definire un investimento per il futuro o almeno è quanto ha valutato la Juve. Ora Del Neri ha l'uomo per dare sostanza alla manovra sulle fasce e i tifosi possono sperare in un nuovo Nedved, cui il serbo si accosta moltissimo per la zazzera bionda e abbastanza per il gioco, con una propensione all'attacco molto più che alla difesa. Rispetto a Nedved, Krasic però gioca a destra ed è destro il piede con cui fa tutto: nella nuova Juve prenderà il posto di Lanzafame con Pepe a sinistra.
Per descriverlo tuttavia si può usare il bel saluto che gli ha dedicato il sito del Cska: «Lo ringraziamo per come ci ha deliziato con le scorribande, con i grandi passaggi e naturalmente con i gol fantastici». Corsa, cross e tiro: c'è l'essenza del serbo, anzi kosovaro perché la sua famiglia vive in una zona settentrionale del Kosovo, l'enclave con influenza serba. Krasic è stato un fenomeno precocissimo. I 14 anni del suo esordio nel Vojvodina di Novi Sad, la squadra che fu di Boskov, dimostrano che, per qualità tecniche e per carattere, da ragazzino sembrava già maturo per affrontare i grandi.
Il resto se l'è costruito a Mosca. Ci arrivò nel 2004 e nel Cska è maturato anche a livello internazionale: a Parma ricordano ancora la figuraccia che rimediò Bonera nella semifinale della Coppa Uefa che i moscoviti vinsero nel 2005 e con l'arrivo di Antic sulla panchina della Serbia, Krasic è diventato il titolare della Nazionale sulla fascia destra. Ai Mondiali sudafricani non ha reso secondo le aspettative, soprattutto nella partita decisiva persa contro l'Australia quando fu sostituito a mezz'ora dalla fine, ma probabilmente ha pagato lo stress di non conoscere il proprio destino: voleva andarsene dalla Russia, con Marotta aveva già l'accordo ma temeva che si rivelasse carta straccia. Adesso ha raggiunto ciò che voleva, e anche la Juve. Può nascerne qualcosa di buono.
Re: Estate JUVE
Stiamo cercando un uomo a centrocampo e sicuramente non sarà un incontrista», aveva detto giovedì sera Del Neri, tenendo a freno la delusione per come la Juve si era espressa a Graz. Alberto Aquilani non corrisponde esattamente all'organizzatore che serve al tecnico bianconero, ma il suo arrivo è un passo avanti nella costruzione del gioco che è tra i problemi non ancora risolti a otto giorni del campionato. Marotta ha puntato su di lui, dopo i 15 milioni investiti su Krasic, ed ha spuntato con il Liverpool un prestito con diritto di riscatto fissato a 16 milioni di euro.
L'occasione era favorevolissima e il direttore generale juventino ha compiuto un blitz per far vestire il bianconero all'ex romanista che colleziona busti del Duce. Zavaglia, il manager di Aquilani, ieri era in Inghilterra proprio per accelerare la pratica: «L'offerta della Juve ci entusiasma, siamo ai dettagli, ma ormai è fatta» spiegava il procuratore in serata, nonostante la prudenza di corso Galileo Ferraris.
Anche se i dirigenti bianconeri si erano già sbottonati con un sorriso («Il giocatore ci piace, ma facciamo una cosa per volta») davanti ad alcuni tifosi accorsi sotto la sede per salutare Krasic. I dettagli sono poi stati limati ieri sera a Liverpool: la Juve si farà carico dell'intero ingaggio annuale (4 milioni di euro netti), ma non pagherà il prestito. Aquilani molto probabilmente sbarcherà domani in Italia e lunedì si sottoporrà alle visite mediche per poi firmare il contratto con la Juve. Rafa Benitez l'anno scorso fece spendere al Liverpool 24 milioni di euro per portare il centrocampista romano nella città dei Beatles. Roy Hodgson, il suo successore ad Anfield Road, crede meno nelle sue possibilità.
«Un prestito in Italia potrebbe essere utile per lui e per noi - ha detto l'ex tecnico nerazzurro, nuova guida dei Reds -. Aquilani potrebbe trovare un club che protegga il suo valore tecnico e noi potremmo riaverlo tra un anno al massimo delle sue qualità». È un modo elegante per scaricare il centrocampista italiano. Aquilani è sempre definito «giovane». In realtà ha compiuto 26 anni, roba che in qualunque altro Paese europeo sarebbe considerato nel pieno della maturità: dunque il Liverpool non ha bisogno di mandarlo in giro a farsi le ossa e se decide di darlo in prestito è perché lo considera l'anticamera della cessione.
In Inghilterra Aquilani è stato frenato dal più frequente dei propri problemi: la salute. È un grande talento di vetro. Dal novembre del 2006, quando si ruppe il collaterale mediale del ginocchio destro in uno scontro con Taddei in allenamento, la sua carriera è stata un entrare e uscire dall'infermeria. Gli infortuni trovavano incredibilmente complicazioni che ne raddoppiavano i tempi di recupero, i suoi calvari diventavano senza fine. Anche a Liverpool, non soltanto alla Roma, gli incidenti gli hanno impedito di andare in campo con continuità. Nei rari momenti in cui ci è riuscito, però, ha convinto gli inglesi che per due volte gli hanno tributato la standing ovation. La Juve nel prenderlo deve sperare che i campi di Vinovo sovvertano con lui la loro triste fama e gli concedano una stagione per essere quello che Buffon ed Del Piero sostenevano che fosse: potenzialmente uno dei primi tre centrocampisti in Europa.
Nel 2008, prima e durante il ritiro della Nazionale in Austria, i due «senatori» fecero un pressing forsennato su Blanc e Secco perché lo prendessero dalla Roma. Alla fine non se ne fece nulla. Ora gli eventi lo ripropongono per migliorare la qualità di un centrocampo che manca di visione di gioco. Aquilani non è Pirlo e neppure il Palombo adorato da Del Neri, nel senso che è meno regista, però sa piazzare il lancio e confezionare il passaggio. E con lui, è tornata prepotente la voce di un avvicinamento a Burdisso che l'Inter preferirebbe prestare ai bianconeri piuttosto che cedere alla Roma per qualche milione. Evidentemente Moratti ha scelto l'avversaria più pericolosa che non bisogna rafforzare.
ps tutti gli articoli fonte: http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/quijuve/
L'occasione era favorevolissima e il direttore generale juventino ha compiuto un blitz per far vestire il bianconero all'ex romanista che colleziona busti del Duce. Zavaglia, il manager di Aquilani, ieri era in Inghilterra proprio per accelerare la pratica: «L'offerta della Juve ci entusiasma, siamo ai dettagli, ma ormai è fatta» spiegava il procuratore in serata, nonostante la prudenza di corso Galileo Ferraris.
Anche se i dirigenti bianconeri si erano già sbottonati con un sorriso («Il giocatore ci piace, ma facciamo una cosa per volta») davanti ad alcuni tifosi accorsi sotto la sede per salutare Krasic. I dettagli sono poi stati limati ieri sera a Liverpool: la Juve si farà carico dell'intero ingaggio annuale (4 milioni di euro netti), ma non pagherà il prestito. Aquilani molto probabilmente sbarcherà domani in Italia e lunedì si sottoporrà alle visite mediche per poi firmare il contratto con la Juve. Rafa Benitez l'anno scorso fece spendere al Liverpool 24 milioni di euro per portare il centrocampista romano nella città dei Beatles. Roy Hodgson, il suo successore ad Anfield Road, crede meno nelle sue possibilità.
«Un prestito in Italia potrebbe essere utile per lui e per noi - ha detto l'ex tecnico nerazzurro, nuova guida dei Reds -. Aquilani potrebbe trovare un club che protegga il suo valore tecnico e noi potremmo riaverlo tra un anno al massimo delle sue qualità». È un modo elegante per scaricare il centrocampista italiano. Aquilani è sempre definito «giovane». In realtà ha compiuto 26 anni, roba che in qualunque altro Paese europeo sarebbe considerato nel pieno della maturità: dunque il Liverpool non ha bisogno di mandarlo in giro a farsi le ossa e se decide di darlo in prestito è perché lo considera l'anticamera della cessione.
In Inghilterra Aquilani è stato frenato dal più frequente dei propri problemi: la salute. È un grande talento di vetro. Dal novembre del 2006, quando si ruppe il collaterale mediale del ginocchio destro in uno scontro con Taddei in allenamento, la sua carriera è stata un entrare e uscire dall'infermeria. Gli infortuni trovavano incredibilmente complicazioni che ne raddoppiavano i tempi di recupero, i suoi calvari diventavano senza fine. Anche a Liverpool, non soltanto alla Roma, gli incidenti gli hanno impedito di andare in campo con continuità. Nei rari momenti in cui ci è riuscito, però, ha convinto gli inglesi che per due volte gli hanno tributato la standing ovation. La Juve nel prenderlo deve sperare che i campi di Vinovo sovvertano con lui la loro triste fama e gli concedano una stagione per essere quello che Buffon ed Del Piero sostenevano che fosse: potenzialmente uno dei primi tre centrocampisti in Europa.
Nel 2008, prima e durante il ritiro della Nazionale in Austria, i due «senatori» fecero un pressing forsennato su Blanc e Secco perché lo prendessero dalla Roma. Alla fine non se ne fece nulla. Ora gli eventi lo ripropongono per migliorare la qualità di un centrocampo che manca di visione di gioco. Aquilani non è Pirlo e neppure il Palombo adorato da Del Neri, nel senso che è meno regista, però sa piazzare il lancio e confezionare il passaggio. E con lui, è tornata prepotente la voce di un avvicinamento a Burdisso che l'Inter preferirebbe prestare ai bianconeri piuttosto che cedere alla Roma per qualche milione. Evidentemente Moratti ha scelto l'avversaria più pericolosa che non bisogna rafforzare.
ps tutti gli articoli fonte: http://www3.lastampa.it/sport/sezioni/quijuve/
Re: Estate JUVE
Krasic a torino, le prime foto
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=26&IDalbum=29003&tipo=FOTOGALLERY
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=26&IDalbum=29003&tipo=FOTOGALLERY
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