Estate JUVE
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Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
La Juve comincia bene la stagione e va a riprendersi un pezzettino d'Europa a Dublino, contro i modestissimi irlandesi dello Shamrock Rovers. Due a zero il risultato nell'andata del terzo turno preliminare di Europa League. È stato Amauri il re della serata: doppietta, palo e una condizione brillante, che ha ricordato il campione di due stagioni fa. Bene anche Bonucci, Motta e Lanzafame, male Pepe. Più in generale, a parte la condizione dei nuovi (anche Martinez ha messo in mostra discreti spunti), la Juventus presente nella testa di Del Neri sta pian piano prendendo forma, ma il bozzolo è ancora lontano dallo schiudersi. Condizione fisica precaria, ma soprattutto una serie di equivoci tattici. Da Diego, attivo sì, ma terribilmente impreciso e velleitario e, soprattutto, per niente punta. Vedremo quando si aggiungerà alla compagnia anche Felipe Melo e quando Del Piero, entrato a nove minuti dalla fine, reclamerà con più forza il posto, con la concorrenza anche di Trezeguet e Iaquinta.
Dura tre minuti scarsi la resistenza dello Shamrock: Amauri riceve da Diego e infila con un tocco Mannus in uscita. La Juve prende subito il comando con Diego regista e tuttofare e Amauri unica punta. Che Diego non lo sia, si capisce al 17', quando entrato in area spara sulle tribunette del civettuolo stadio irlandese. Lanzafame alla mezzora costringe l'avversario a un salvataggio disperato. La pressione bianconera è continua, ma altrettanto sterile. Tocca a Pepe un minuto dopo sprecare di testa. I padroni di casa si affidano solo a qualche lancio lungo scontato e a un po' di calci d'angolo, ma la coppia Bonucci-Chiellini regge bene.
La ripresa comincia con un grosso brivido bianconero: colpisce di testa Murray e la palla sibila a mezzo metro da Storari. Lo Shamrock ci crede e prende coraggio: Turner tira dal limite ma dimostra solo i propri limiti. La Juve risponde in contropiede e Amauri è micidiale, ma il palo gli respinge il raddoppio. Altre due volte la Juve va vicinissima al gol, con una serpentina di Diego però troppo insistita e con Marchisio che si inserisce su un altro contropiede orchestrato da Amauri. L'uomo della serata si conferma Amauri, che schiaccia in rete alla mezzora un cross di Motta e mette al sicuro il risultato. Il brasiliano così allontana pure l'ombra di Dzeko, che non arriverà, dice Marotta. «È un grande giocatore - ha aggiunto il dg parlando della punta bosniaca - ma il Wolfsburg ha deciso di non venderlo. Krasic? È un esterno che ci farebbe molto comodo, faremo delle valutazioni». Marotta ha infine smentito che la Juve abbia fatto un'offerta all'Inter di 7,5 milioni di euro per il difensore Burdisso. A Modena il 5 agosto si prospetta poco più che una gita per il match di ritorno, in attesa che si faccia davvero sul serio
La Juve comincia bene la stagione e va a riprendersi un pezzettino d'Europa a Dublino, contro i modestissimi irlandesi dello Shamrock Rovers. Due a zero il risultato nell'andata del terzo turno preliminare di Europa League. È stato Amauri il re della serata: doppietta, palo e una condizione brillante, che ha ricordato il campione di due stagioni fa. Bene anche Bonucci, Motta e Lanzafame, male Pepe. Più in generale, a parte la condizione dei nuovi (anche Martinez ha messo in mostra discreti spunti), la Juventus presente nella testa di Del Neri sta pian piano prendendo forma, ma il bozzolo è ancora lontano dallo schiudersi. Condizione fisica precaria, ma soprattutto una serie di equivoci tattici. Da Diego, attivo sì, ma terribilmente impreciso e velleitario e, soprattutto, per niente punta. Vedremo quando si aggiungerà alla compagnia anche Felipe Melo e quando Del Piero, entrato a nove minuti dalla fine, reclamerà con più forza il posto, con la concorrenza anche di Trezeguet e Iaquinta.
Dura tre minuti scarsi la resistenza dello Shamrock: Amauri riceve da Diego e infila con un tocco Mannus in uscita. La Juve prende subito il comando con Diego regista e tuttofare e Amauri unica punta. Che Diego non lo sia, si capisce al 17', quando entrato in area spara sulle tribunette del civettuolo stadio irlandese. Lanzafame alla mezzora costringe l'avversario a un salvataggio disperato. La pressione bianconera è continua, ma altrettanto sterile. Tocca a Pepe un minuto dopo sprecare di testa. I padroni di casa si affidano solo a qualche lancio lungo scontato e a un po' di calci d'angolo, ma la coppia Bonucci-Chiellini regge bene.
La ripresa comincia con un grosso brivido bianconero: colpisce di testa Murray e la palla sibila a mezzo metro da Storari. Lo Shamrock ci crede e prende coraggio: Turner tira dal limite ma dimostra solo i propri limiti. La Juve risponde in contropiede e Amauri è micidiale, ma il palo gli respinge il raddoppio. Altre due volte la Juve va vicinissima al gol, con una serpentina di Diego però troppo insistita e con Marchisio che si inserisce su un altro contropiede orchestrato da Amauri. L'uomo della serata si conferma Amauri, che schiaccia in rete alla mezzora un cross di Motta e mette al sicuro il risultato. Il brasiliano così allontana pure l'ombra di Dzeko, che non arriverà, dice Marotta. «È un grande giocatore - ha aggiunto il dg parlando della punta bosniaca - ma il Wolfsburg ha deciso di non venderlo. Krasic? È un esterno che ci farebbe molto comodo, faremo delle valutazioni». Marotta ha infine smentito che la Juve abbia fatto un'offerta all'Inter di 7,5 milioni di euro per il difensore Burdisso. A Modena il 5 agosto si prospetta poco più che una gita per il match di ritorno, in attesa che si faccia davvero sul serio
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
La magia del Trifoglio, lo shamrock che accompagna ogni leggenda d'Irlanda, delude i legittimi proprietari del marchio, ma porta benissimo ad Amauri, sistemandolo di nuovo sul pianeta pallone, ultimamente sconosciuto: la vince lui, sul tabellino e sul campo, buttando dentro dopo appena tre minuti l'assist di Diego, e nella ripresa un cross di Motta. A onor del vero, il tutto piuttosto comodamente, perché la combinazione con il brasiliano s'annoda in mezzo a una difesa da multa per divieto di sosta. E la zuccata, pur balzando bene in testa al difensore, non pareva impossibile. Oltre ai vegetali amuleti di queste terre, per l'ex carioca dev'essere un bel habitat anche l'Europa League, se l'ultimo gol, anzi due, li aveva segnati proprio in Coppa, ad Amsterdam contro l'Ajax, il 18 febbraio scorso. 161 giorni dopo, altra Era.
Qui ne ricomincia un'altra, e almeno l'epilogo è una vittoria: per il bel gioco, e la sua efficacia soprattutto, si dovrà attendere. Aspettando pure un avversario con altra corazza, perché quello annidato nel bel monolocale di Tallaght era davvero troppo friabile. Il fatto è che aveva ragione Gigi Del Neri, citando le non amichevoli finora giocare dalla Juve: rispetto allo Shamrock Rovers, con tutto l'affetto per gente che ci mette l'anima e il suo pubblico che applaude qualsiasi gesta, Amburgo e Olympique Lione erano di altro pianeta. Detto che la Juve ha sempre pilotato la partita, soffrendo solo un po' nel finale, contro gambe che hanno già macinato 22 partite di campionato, al capitolo risultato si poteva raschiare qualcosina di più.
Chiariamo, la qualificazione è blindata, e ci mancherebbe. Però, timbrato il gol, i bianconeri non sono riusciti ad assemblare altre serie occasioni, se non nella prima parte di ripresa, quando Amauri ha centrato il palo, sull'uscita del portiere nemico (14' st). E poi, s'intende, nell'affondo del raddoppio. Neppure l'ambiente era da agguato da antiche tribù di guerrieri, nonostante le tribune appiccicate al campo. Anzi, se si tralascia un molto poco irish «Juve vaff...», il clima era decisamente da picnic, con le colline verdi al posto delle curve e il chiosco delle salsicce dietro una delle porte. Il massimo della pressione la metteva la mascotte locale, Hooperman (dai cerchi delle maglie, Hoops), una specie di superman, verde ovviamente, che sbraitava a bordo campo.
Del Neri è partito con l'abito d'ordinanza: difesa e centrocampo a quattro, strettissimi, e Diego alle spalle di Amauri. Però «movimenti preordinati» molto da levigare, visto che i cambi di gioco uscivano spesso sbagliati e gli attacchi sulle corsie laterali funzionavano molto a intermittenza. Così le munizioni da sparare erano pochine: testa fuori di Pepe su punizione di Diego (15' pt) e fiondata fuori del brasiliano (17') con pallone finito dalle parti del barbecue.
La Juve va vicina al gol solo su pasticci della concorrenza, come quando viene deviato un tiro di Lanzafame e quasi ne esce un autorete (30'). Però s'intravede una difesa che potrà tappare anche attacchi più seri, costruita sull'accoppiata Bonucci-Chiellini: unico rischio, colpo di testa di Murray, di poco fuori. Dall'altra parte c'era solo Amauri, che prima del raddoppio, colpiva il palo. Gli applausi finali per Alex Del Piero, cui bastavano gli ultimi spiccioli e il nome per l'ovazione: per farla alla squadra, si dovrà aspettare.
La magia del Trifoglio, lo shamrock che accompagna ogni leggenda d'Irlanda, delude i legittimi proprietari del marchio, ma porta benissimo ad Amauri, sistemandolo di nuovo sul pianeta pallone, ultimamente sconosciuto: la vince lui, sul tabellino e sul campo, buttando dentro dopo appena tre minuti l'assist di Diego, e nella ripresa un cross di Motta. A onor del vero, il tutto piuttosto comodamente, perché la combinazione con il brasiliano s'annoda in mezzo a una difesa da multa per divieto di sosta. E la zuccata, pur balzando bene in testa al difensore, non pareva impossibile. Oltre ai vegetali amuleti di queste terre, per l'ex carioca dev'essere un bel habitat anche l'Europa League, se l'ultimo gol, anzi due, li aveva segnati proprio in Coppa, ad Amsterdam contro l'Ajax, il 18 febbraio scorso. 161 giorni dopo, altra Era.
Qui ne ricomincia un'altra, e almeno l'epilogo è una vittoria: per il bel gioco, e la sua efficacia soprattutto, si dovrà attendere. Aspettando pure un avversario con altra corazza, perché quello annidato nel bel monolocale di Tallaght era davvero troppo friabile. Il fatto è che aveva ragione Gigi Del Neri, citando le non amichevoli finora giocare dalla Juve: rispetto allo Shamrock Rovers, con tutto l'affetto per gente che ci mette l'anima e il suo pubblico che applaude qualsiasi gesta, Amburgo e Olympique Lione erano di altro pianeta. Detto che la Juve ha sempre pilotato la partita, soffrendo solo un po' nel finale, contro gambe che hanno già macinato 22 partite di campionato, al capitolo risultato si poteva raschiare qualcosina di più.
Chiariamo, la qualificazione è blindata, e ci mancherebbe. Però, timbrato il gol, i bianconeri non sono riusciti ad assemblare altre serie occasioni, se non nella prima parte di ripresa, quando Amauri ha centrato il palo, sull'uscita del portiere nemico (14' st). E poi, s'intende, nell'affondo del raddoppio. Neppure l'ambiente era da agguato da antiche tribù di guerrieri, nonostante le tribune appiccicate al campo. Anzi, se si tralascia un molto poco irish «Juve vaff...», il clima era decisamente da picnic, con le colline verdi al posto delle curve e il chiosco delle salsicce dietro una delle porte. Il massimo della pressione la metteva la mascotte locale, Hooperman (dai cerchi delle maglie, Hoops), una specie di superman, verde ovviamente, che sbraitava a bordo campo.
Del Neri è partito con l'abito d'ordinanza: difesa e centrocampo a quattro, strettissimi, e Diego alle spalle di Amauri. Però «movimenti preordinati» molto da levigare, visto che i cambi di gioco uscivano spesso sbagliati e gli attacchi sulle corsie laterali funzionavano molto a intermittenza. Così le munizioni da sparare erano pochine: testa fuori di Pepe su punizione di Diego (15' pt) e fiondata fuori del brasiliano (17') con pallone finito dalle parti del barbecue.
La Juve va vicina al gol solo su pasticci della concorrenza, come quando viene deviato un tiro di Lanzafame e quasi ne esce un autorete (30'). Però s'intravede una difesa che potrà tappare anche attacchi più seri, costruita sull'accoppiata Bonucci-Chiellini: unico rischio, colpo di testa di Murray, di poco fuori. Dall'altra parte c'era solo Amauri, che prima del raddoppio, colpiva il palo. Gli applausi finali per Alex Del Piero, cui bastavano gli ultimi spiccioli e il nome per l'ovazione: per farla alla squadra, si dovrà aspettare.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Gigi Del Neri era salito in Irlanda soprattutto per razziare il risultato («volevo vincere», attacca subito), ma alla fine se ne va anche con altro: «A me è sembrata una buona Juve - spiega il tecnico - capace di giocare per quel che può di questi tempi, ma già in grado di soddisfare sia in fase difensiva che in quella offensiva». Anche se poi, lui è uno che insegue la realtà, non i sogni: «Stiamo bene, la squadra sta acquisendo la mentalità giusta, ma non dobbiamo farci troppe illusioni. Si deve migliorare poco per volta. Però sono molto contento per loro: segnare e vincere dà fiducia e autostima. Ora dobbiamo lavorare sulla forma fisica e sui meccanismi di squadra: vedo buone risposte dai ragazzi, e qui ho impiegato anche giocatori arrivati da poco in raduno che però hanno subito dimostrato buon affiatamento».
Nel primo passo della stagione non c'è spazio per le polemiche, se in passato lo sarebbero potuti diventare gli ultimi minuti sgranocchiati da Del Piero: «Alessandro è un giocatore della Juve, quindi ha le stesse chance degli altri di conquistarsi spazio in squadra». In serate come queste, meglio parlare delle cose che funzionano, come la difesa: «Non abbiamo concesso granché, anzi quasi niente, soprattutto a palla in movimento». Ma pure dell'altra parte, l'attacco, è soddisfatto: «Due reti le abbiamo fatte, un palo lo abbiamo colpito e qualche altra occasione mi sembra sia venuta fuori. Sono contento così».
Si tiene anche questo Diego: «E' riuscito ad andar via spesso, ha fatto quello che gli ho chiesto ed altro ancora saprà fare». Ci punterà, insomma: «Diego ha coraggio, tecnica e pure stavolta ha fatto cose importanti. Quello è il suo ruolo». Ha ritrovato gol e mestiere anche Amauri: «Ha segnato e sono felice, perché ne aveva bisogno. Per me non ha mai rappresentato un problema, ma un giocatore importante, che ha una forza d'urto impressionante. E' stata un'ottima serata e credo l'abbia meritata».
L'unico rischio è che ora lo impacchetti il Real Madrid, che ha sondato il club bianconero: a meno di 20 milioni non se ne parla neppure. Il diretto interessato proprio non ci pensa: «Adesso ci aspettano 90 minuti in casa, un bel vantaggio dopo questo risultato - dice l'ex brasiliano - e io sono molto contento: ho segnato una doppietta, ma soprattutto mi sento bene, come del resto è già in forma tutta la squadra. Grazie a Dio sono di nuovo al top e ho voglia di riscattarmi dopo una brutta stagione».
Gigi Del Neri era salito in Irlanda soprattutto per razziare il risultato («volevo vincere», attacca subito), ma alla fine se ne va anche con altro: «A me è sembrata una buona Juve - spiega il tecnico - capace di giocare per quel che può di questi tempi, ma già in grado di soddisfare sia in fase difensiva che in quella offensiva». Anche se poi, lui è uno che insegue la realtà, non i sogni: «Stiamo bene, la squadra sta acquisendo la mentalità giusta, ma non dobbiamo farci troppe illusioni. Si deve migliorare poco per volta. Però sono molto contento per loro: segnare e vincere dà fiducia e autostima. Ora dobbiamo lavorare sulla forma fisica e sui meccanismi di squadra: vedo buone risposte dai ragazzi, e qui ho impiegato anche giocatori arrivati da poco in raduno che però hanno subito dimostrato buon affiatamento».
Nel primo passo della stagione non c'è spazio per le polemiche, se in passato lo sarebbero potuti diventare gli ultimi minuti sgranocchiati da Del Piero: «Alessandro è un giocatore della Juve, quindi ha le stesse chance degli altri di conquistarsi spazio in squadra». In serate come queste, meglio parlare delle cose che funzionano, come la difesa: «Non abbiamo concesso granché, anzi quasi niente, soprattutto a palla in movimento». Ma pure dell'altra parte, l'attacco, è soddisfatto: «Due reti le abbiamo fatte, un palo lo abbiamo colpito e qualche altra occasione mi sembra sia venuta fuori. Sono contento così».
Si tiene anche questo Diego: «E' riuscito ad andar via spesso, ha fatto quello che gli ho chiesto ed altro ancora saprà fare». Ci punterà, insomma: «Diego ha coraggio, tecnica e pure stavolta ha fatto cose importanti. Quello è il suo ruolo». Ha ritrovato gol e mestiere anche Amauri: «Ha segnato e sono felice, perché ne aveva bisogno. Per me non ha mai rappresentato un problema, ma un giocatore importante, che ha una forza d'urto impressionante. E' stata un'ottima serata e credo l'abbia meritata».
L'unico rischio è che ora lo impacchetti il Real Madrid, che ha sondato il club bianconero: a meno di 20 milioni non se ne parla neppure. Il diretto interessato proprio non ci pensa: «Adesso ci aspettano 90 minuti in casa, un bel vantaggio dopo questo risultato - dice l'ex brasiliano - e io sono molto contento: ho segnato una doppietta, ma soprattutto mi sento bene, come del resto è già in forma tutta la squadra. Grazie a Dio sono di nuovo al top e ho voglia di riscattarmi dopo una brutta stagione».
Re: Estate JUVE
Juve, Amauri: "Sarà il mio anno"
Fonte: La Stampa
Finito da cinque mesi abbondanti nel deposito degli oggetti smarriti, quasi prossimi alla svendita, in terra d'Irlanda Amauri Carvalho de Oliveira ritrova gol, mestiere e vita. Se stesso, insomma: «Mi mancava il gol, davvero - sospirava nella notte vincente alle porte di Dublino - per noi attaccanti è tutto. Ti ridà fiducia, la forza di lottare e ti rimette a tuo agio. Stavolta dev'essere il mio anno». Qui, non altrove, a Madrid per esempio, dove José Mourinho vorrebbe importarlo: «Grazie, ma la mia testa è solo per la Juve», sorride. Così, ancor più della razzia sul prato degli Shamrock Rovers che ipoteca l'avanzata in Europa League, la prima vittoria di Gigi Del Neri e Beppe Marotta, delle Juve cioè, è l'aver ripescato dal pozzo degli ignavi questa punta che non segnava, non giocava, non sorrideva più. Tecnico e direttore generale hanno cercato di dargli fiducia, fin dal primo giorno di ritiro a Pinzolo, gli hanno parlato, gli hanno fatto capire che la Juve puntava su di lui.
Gli hanno ripetuto di stare tranquillo e di allenarsi. Senza regali, però, perché Del Neri è legislatore uguale con tutti: mai l'avrebbe fatto giocare se non l'avesse meritato. E con Trezeguet sempre a segno, s'annunciava dura. Se l'era guadagnata, invece, e l'ha dimostrato, alla prima uscita ufficiale: «Sono molto contento - continua Amauri - e queste reti ci danno una spinta in più: anche se mancano ancora novanta minuti da giocare, e non abbiamo fatto nulla». Ma sì che l'ha fatto: per esempio s'è divorato il campo con uno scatto prepotente, come ai bei tempi, e ha infilato la porta con un tocco in volata. O, ancora, ha saltato in testa al difensore e ha buttato dentro la zuccata: alla Amauri, si diceva una volta. Perché poi i colpi erano scomparsi: fino a giovedì sera. Quest'anno, giura, sarà un'altra storia: «Sappiamo benissimo che la scorsa stagione non è stata brillantissima - spiega - e allora la voglia di riscatto è tanta, e fondamentale, per i vecchi della squadra».
Caricata l'anima, non restava che ricostruire il bomber, e qui la particella elementare è il gol, che si fabbricava dal 18 febbraio, ad Amsterdam, una vita fa «Dubbi su di me non ne avevo - ragiona l'ex brasiliano, pesando le parole - ma sapevo che quello degli ultimi quattro, cinque mesi non era il vero Amauri». L'ha ritrovato lontano dal pallone, chiudendo fuori una stagione orribile e la delusione per il Mondiale mancato. E frugando dentro la sua testa: «Sono andato in vacanza, prima a Miami e poi in Brasile, dai miei - racconta - cercando di recuperare la concentrazione. Mi sono detto: È stata una stagione bruttissima, e quest'anno non puoi proprio sbagliare. Deve essere il mio anno». Magari, un po' l'ha aiutato la concorrenza («che alla Juve c'è sempre») e un po' la conversione da seconda punta dell'amico Diego, che l'altra sera l'ha spedito in porta, con l'assist della prima rete: «Ho visto che ha fatto buone amichevoli e penso che possa giocare lì. Per la Juve è un bene».
Riqualificatosi attaccante professionale, Amauri potrebbe piacere ancora di più al Real Madrid, che già l'ha chiesto, per rinforzare la lussuosa panchina: «Ci mancherebbe, è una cosa che può fare piacere - taglia corto la punta bianconera scuotendo la testa - ma quest'anno sono della Juve, e concentrato solo su questo». Lo sono tutti, almeno dando un'occhiata al mucchio bianconero che ha sommerso Amauri al primo centro, festeggiato come fosse una finale di Champions League: «È stato bello - commenta l'attaccante - e questa è la mentalità giusta, l'essere tutti uniti. Questo gruppo lo sarà sempre di più: in questo primo mese di preparazione abbiamo lavorato bene, ed è importante». Eccola, la seconda vittoria di Del Neri e Marotta, perché di quell'abbraccio hanno poi parlato, accogliendo come indizio importante. Si dovranno migliorare giocate e forma fisica certo, e a luglio fa parte della fisiologia del pallone, ma volontà e teste viaggiano nella stessa direzione: sta nascendo una squadra di calcio. Con un centravanti ritrovato, finalmente.
Fonte: La Stampa
Finito da cinque mesi abbondanti nel deposito degli oggetti smarriti, quasi prossimi alla svendita, in terra d'Irlanda Amauri Carvalho de Oliveira ritrova gol, mestiere e vita. Se stesso, insomma: «Mi mancava il gol, davvero - sospirava nella notte vincente alle porte di Dublino - per noi attaccanti è tutto. Ti ridà fiducia, la forza di lottare e ti rimette a tuo agio. Stavolta dev'essere il mio anno». Qui, non altrove, a Madrid per esempio, dove José Mourinho vorrebbe importarlo: «Grazie, ma la mia testa è solo per la Juve», sorride. Così, ancor più della razzia sul prato degli Shamrock Rovers che ipoteca l'avanzata in Europa League, la prima vittoria di Gigi Del Neri e Beppe Marotta, delle Juve cioè, è l'aver ripescato dal pozzo degli ignavi questa punta che non segnava, non giocava, non sorrideva più. Tecnico e direttore generale hanno cercato di dargli fiducia, fin dal primo giorno di ritiro a Pinzolo, gli hanno parlato, gli hanno fatto capire che la Juve puntava su di lui.
Gli hanno ripetuto di stare tranquillo e di allenarsi. Senza regali, però, perché Del Neri è legislatore uguale con tutti: mai l'avrebbe fatto giocare se non l'avesse meritato. E con Trezeguet sempre a segno, s'annunciava dura. Se l'era guadagnata, invece, e l'ha dimostrato, alla prima uscita ufficiale: «Sono molto contento - continua Amauri - e queste reti ci danno una spinta in più: anche se mancano ancora novanta minuti da giocare, e non abbiamo fatto nulla». Ma sì che l'ha fatto: per esempio s'è divorato il campo con uno scatto prepotente, come ai bei tempi, e ha infilato la porta con un tocco in volata. O, ancora, ha saltato in testa al difensore e ha buttato dentro la zuccata: alla Amauri, si diceva una volta. Perché poi i colpi erano scomparsi: fino a giovedì sera. Quest'anno, giura, sarà un'altra storia: «Sappiamo benissimo che la scorsa stagione non è stata brillantissima - spiega - e allora la voglia di riscatto è tanta, e fondamentale, per i vecchi della squadra».
Caricata l'anima, non restava che ricostruire il bomber, e qui la particella elementare è il gol, che si fabbricava dal 18 febbraio, ad Amsterdam, una vita fa «Dubbi su di me non ne avevo - ragiona l'ex brasiliano, pesando le parole - ma sapevo che quello degli ultimi quattro, cinque mesi non era il vero Amauri». L'ha ritrovato lontano dal pallone, chiudendo fuori una stagione orribile e la delusione per il Mondiale mancato. E frugando dentro la sua testa: «Sono andato in vacanza, prima a Miami e poi in Brasile, dai miei - racconta - cercando di recuperare la concentrazione. Mi sono detto: È stata una stagione bruttissima, e quest'anno non puoi proprio sbagliare. Deve essere il mio anno». Magari, un po' l'ha aiutato la concorrenza («che alla Juve c'è sempre») e un po' la conversione da seconda punta dell'amico Diego, che l'altra sera l'ha spedito in porta, con l'assist della prima rete: «Ho visto che ha fatto buone amichevoli e penso che possa giocare lì. Per la Juve è un bene».
Riqualificatosi attaccante professionale, Amauri potrebbe piacere ancora di più al Real Madrid, che già l'ha chiesto, per rinforzare la lussuosa panchina: «Ci mancherebbe, è una cosa che può fare piacere - taglia corto la punta bianconera scuotendo la testa - ma quest'anno sono della Juve, e concentrato solo su questo». Lo sono tutti, almeno dando un'occhiata al mucchio bianconero che ha sommerso Amauri al primo centro, festeggiato come fosse una finale di Champions League: «È stato bello - commenta l'attaccante - e questa è la mentalità giusta, l'essere tutti uniti. Questo gruppo lo sarà sempre di più: in questo primo mese di preparazione abbiamo lavorato bene, ed è importante». Eccola, la seconda vittoria di Del Neri e Marotta, perché di quell'abbraccio hanno poi parlato, accogliendo come indizio importante. Si dovranno migliorare giocate e forma fisica certo, e a luglio fa parte della fisiologia del pallone, ma volontà e teste viaggiano nella stessa direzione: sta nascendo una squadra di calcio. Con un centravanti ritrovato, finalmente.
Re: Estate JUVE
Dietro la «scelta tecnica» di Gigi Del Neri, che ha tagliato fuori dall'esordio europeo Camoranesi, Giovinco, Grosso e Salihamidzic, ce n'è una «aziendale», ben più profonda. Detto in maniera brutale, i quattro non rientrano più, da tempo, nei piani della Juve. Per ora, da buon tesserato del club, l'allenatore ha semplicemente fornito una copertura diplomatica all'esclusione, ma presto il conflitto tra società e giocatori potrebbe inasprirsi. Nel pomeriggio, quando la squadra si ritroverà a Vinovo, i quattro lavoreranno insieme al gruppo, ma se le settimane passeranno invano, si profila un regime da separati in casa: cioè sedute di lavoro differenziate.
Fin dall'inizio di giugno, sostiene il club, le intenzioni sono state chiare ed esplicitate: i giocatori sono stati informati, tramite i procuratori, che non rientravano più nei piani della società. Altrettanto ferma la presa di posizione che si va profilando: l'esclusione dal primo viaggio di Europa League è stato un primo messaggio, cui ne seguiranno altri. I quattro giocatori non faranno parte neppure della spedizioni per la partita di ritorno, giovedì sera a Modena, e dunque esclusi anche dal lavoro della vigilia. Fino ad arrivare, appunto, a farli allenare lontani dalla squadra, pur onorando tutte le clausole prescritte dal contratto di lavoro. Nel frattempo, una robusta fetta della curva ha già esposto a Varese la lettera di licenziamento: «A chi se ne deve andare ma vuole restare, un anno d'inferno faremo passare». A patto che la bolgia si limiti a cori, fischi o striscioni.
Come in tutti gli scontri, dalla parte opposta di sventolano opposte e non sempre infondate ragioni. A partire dal contratto, vigente e firmato da entrambe le parti: anche se poi bisognerebbe decidersi, nel mondo del pallone, a far valere e rispettare i contratti sempre, non solo quando fa comodo. Le posizioni sono comunque variegate: chi vorrebbe restare (Grosso), chi accetterebbe pure una collocazione, ma di rango (Camoranesi), chi ce l'ha a portata di mano e presto se ne andrà (Giovinco) e chi ancora non ha nessuna offerta all'orizzonte (Salihamidzic).
Il problema generalizzato, invece, guardando con gli occhi dell'eventuale compratore, è invece lo stipendio, sempre tarato sui milioni di euro: cioè non proprio da tutte le tasche. Anzi, per pochissime. Quello più vicino all'addio è la Formica atomica: il Parma è pronto a sottoscrivere la comproprietà, tra i 3,5 e i 4 milioni, e in settimana s'incontrerà con i procuratori di Giovinco. E se mai andasse male, restano le opzioni Bari e Genoa. Potrebbe risolversi anche la situazione di Grosso, che vorrebbe restare in bianconero, ma che non rientra nell'assetto di Del Neri.
Saltata la trattativa con l'Atletico Madrid, il terzino sinistro potrebbe finire in Italia, visto che la Juve sarebbe disposta anche al prestito, in segno di collaborazione con il giocatore. Rimane invece piuttosto intricata la vicenda di Mauro Camoranesi: «E anche inspiegabile - diceva ieri Sergio Fortunato, il suo agente - perché si dice che la Juve sta cercando un esterno che sappia saltare l'uomo: e Mauro che cos'è? Nel 4-4-2 ci ha giocato una vita». Alla fine, però, potrebbe accettare il trasferimento: «Mauro ha ancora voglia di misurarsi ad alto livello - spiegava ancora Fortunato - ma sia chiaro che finora non ha mai rifiutato alcuna offerta. Perché non gli è stata fatta».
L'ultima novità è stata una chiamata del Paris Saint Germain, ma i tre milioni di euro di stipendio avrebbero troncato da subito la trattativa. Ancor più di difficile ricollocazione è Hasan Salihamidzic, pure per gli acciacchi che ne hanno limitato l'impiego. Sarebbe anche un tuttofare utile per molte squadre di medio cabotaggio, ma il salario (sui 2 milioni a stagione) è ampiamente deluxe. Si sta cercando nuova residenza pure per Jonathan Zebina, sostanzialmente già tagliato dalla Juve: tanto che finora non s'è fatto neppure un giorno di ritiro, mentre s'è profilata l'idea della rescissione del contratto. Anche per lui s'è fatto avanti il Psg, che andrebbe benone: da gallerista avrebbe il Louvre e decine di altri musei a due passi.
Fin dall'inizio di giugno, sostiene il club, le intenzioni sono state chiare ed esplicitate: i giocatori sono stati informati, tramite i procuratori, che non rientravano più nei piani della società. Altrettanto ferma la presa di posizione che si va profilando: l'esclusione dal primo viaggio di Europa League è stato un primo messaggio, cui ne seguiranno altri. I quattro giocatori non faranno parte neppure della spedizioni per la partita di ritorno, giovedì sera a Modena, e dunque esclusi anche dal lavoro della vigilia. Fino ad arrivare, appunto, a farli allenare lontani dalla squadra, pur onorando tutte le clausole prescritte dal contratto di lavoro. Nel frattempo, una robusta fetta della curva ha già esposto a Varese la lettera di licenziamento: «A chi se ne deve andare ma vuole restare, un anno d'inferno faremo passare». A patto che la bolgia si limiti a cori, fischi o striscioni.
Come in tutti gli scontri, dalla parte opposta di sventolano opposte e non sempre infondate ragioni. A partire dal contratto, vigente e firmato da entrambe le parti: anche se poi bisognerebbe decidersi, nel mondo del pallone, a far valere e rispettare i contratti sempre, non solo quando fa comodo. Le posizioni sono comunque variegate: chi vorrebbe restare (Grosso), chi accetterebbe pure una collocazione, ma di rango (Camoranesi), chi ce l'ha a portata di mano e presto se ne andrà (Giovinco) e chi ancora non ha nessuna offerta all'orizzonte (Salihamidzic).
Il problema generalizzato, invece, guardando con gli occhi dell'eventuale compratore, è invece lo stipendio, sempre tarato sui milioni di euro: cioè non proprio da tutte le tasche. Anzi, per pochissime. Quello più vicino all'addio è la Formica atomica: il Parma è pronto a sottoscrivere la comproprietà, tra i 3,5 e i 4 milioni, e in settimana s'incontrerà con i procuratori di Giovinco. E se mai andasse male, restano le opzioni Bari e Genoa. Potrebbe risolversi anche la situazione di Grosso, che vorrebbe restare in bianconero, ma che non rientra nell'assetto di Del Neri.
Saltata la trattativa con l'Atletico Madrid, il terzino sinistro potrebbe finire in Italia, visto che la Juve sarebbe disposta anche al prestito, in segno di collaborazione con il giocatore. Rimane invece piuttosto intricata la vicenda di Mauro Camoranesi: «E anche inspiegabile - diceva ieri Sergio Fortunato, il suo agente - perché si dice che la Juve sta cercando un esterno che sappia saltare l'uomo: e Mauro che cos'è? Nel 4-4-2 ci ha giocato una vita». Alla fine, però, potrebbe accettare il trasferimento: «Mauro ha ancora voglia di misurarsi ad alto livello - spiegava ancora Fortunato - ma sia chiaro che finora non ha mai rifiutato alcuna offerta. Perché non gli è stata fatta».
L'ultima novità è stata una chiamata del Paris Saint Germain, ma i tre milioni di euro di stipendio avrebbero troncato da subito la trattativa. Ancor più di difficile ricollocazione è Hasan Salihamidzic, pure per gli acciacchi che ne hanno limitato l'impiego. Sarebbe anche un tuttofare utile per molte squadre di medio cabotaggio, ma il salario (sui 2 milioni a stagione) è ampiamente deluxe. Si sta cercando nuova residenza pure per Jonathan Zebina, sostanzialmente già tagliato dalla Juve: tanto che finora non s'è fatto neppure un giorno di ritiro, mentre s'è profilata l'idea della rescissione del contratto. Anche per lui s'è fatto avanti il Psg, che andrebbe benone: da gallerista avrebbe il Louvre e decine di altri musei a due passi.
Re: Estate JUVE
Gigi Del Neri ritrova oggi pomeriggio a Vinovo la sua Juve, dopo i due giorni di riposo concessi in seguito alla vittoria in Europa League. Riavrà a pieno servizio Alex Manninger e David Trezeguer, che si era ammaccato leggermente la caviglia alla vigilia dell'esordio in Irlanda.
Così il francese potrebbe riprendersi il posto di centravanti, nonostante la doppietta di Amauri: in questo momento il tecnico vuol testare più situazioni possibili e il 2-0 dell'andata e il valore del nemico autorizzano studi. Bisognerà invece testare le condizioni di Nicola Legrottaglie e Claudio Marchisio.
Il difensore era rimasto addirittura a casa dalla trasferta per l'influenza, e il centrocampista è uscito dal Tallaght Stadium piegato dalla febbre. In compeso avrà più chilometri Felipe Melo, che giovedì dovrebbe rientrare nelle convocazioni.
Così il francese potrebbe riprendersi il posto di centravanti, nonostante la doppietta di Amauri: in questo momento il tecnico vuol testare più situazioni possibili e il 2-0 dell'andata e il valore del nemico autorizzano studi. Bisognerà invece testare le condizioni di Nicola Legrottaglie e Claudio Marchisio.
Il difensore era rimasto addirittura a casa dalla trasferta per l'influenza, e il centrocampista è uscito dal Tallaght Stadium piegato dalla febbre. In compeso avrà più chilometri Felipe Melo, che giovedì dovrebbe rientrare nelle convocazioni.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Quella che s'apre, per la Juve, può essere la settimana delle prime cessioni. Il che, con calma, aprirà la campagna acquisti fase seconda. Il più vicino all'addio è Sebastian Giovinco, ormai d'accordo con il Parma: «Con lui non ci sono problemi, ma dobbiamo incontrarci con la Juve», ha chiarito il direttore generale del club emiliano, Pietro Leonardi. Le società discuteranno sulla formula dell'accordo: il Parma ci proverà per il prestito, ma la Juve aveva annodato pure un discorso per la comproprietà sui 4-3,5 milioni.
Si attendono invece passi ufficiali del Liverpool, interessato a Christian Poulsen, così come dovrà fare il passo decisivo l'Atletico Madrid, per tenersi Tiago: di certo il portoghese non tornerà più a Torino. Sondaggio del Bologna per il prestito di Grosso, ma si dovrà discutere dello stipendio (due milioni), decisamente fuori budget per i rossoblù.
Ieri intanto c'è stato il primo allenamento stagionale della squadra (al completo) a Vinovo: s'è rivisto Nicola Legrottaglie, che aveva saltato la sfida europea per la febbre, mentre Felipe Melo (che sta riprendendo la forma) e Martinez (affaticamento ai polpacci) hanno lavorato in palestra. Oggi e domani doppio allenamento, mercoledì partenza per Modena: giovedì si gioca il ritorno di Europa League.
Quella che s'apre, per la Juve, può essere la settimana delle prime cessioni. Il che, con calma, aprirà la campagna acquisti fase seconda. Il più vicino all'addio è Sebastian Giovinco, ormai d'accordo con il Parma: «Con lui non ci sono problemi, ma dobbiamo incontrarci con la Juve», ha chiarito il direttore generale del club emiliano, Pietro Leonardi. Le società discuteranno sulla formula dell'accordo: il Parma ci proverà per il prestito, ma la Juve aveva annodato pure un discorso per la comproprietà sui 4-3,5 milioni.
Si attendono invece passi ufficiali del Liverpool, interessato a Christian Poulsen, così come dovrà fare il passo decisivo l'Atletico Madrid, per tenersi Tiago: di certo il portoghese non tornerà più a Torino. Sondaggio del Bologna per il prestito di Grosso, ma si dovrà discutere dello stipendio (due milioni), decisamente fuori budget per i rossoblù.
Ieri intanto c'è stato il primo allenamento stagionale della squadra (al completo) a Vinovo: s'è rivisto Nicola Legrottaglie, che aveva saltato la sfida europea per la febbre, mentre Felipe Melo (che sta riprendendo la forma) e Martinez (affaticamento ai polpacci) hanno lavorato in palestra. Oggi e domani doppio allenamento, mercoledì partenza per Modena: giovedì si gioca il ritorno di Europa League.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Sfiorata la panchina della Juve, per la quale a lungo è stato indiziato, Cesare Prandelli ne dirigerà comunque un bel pezzo seduto su quella della Nazionale. Tra sei giorni dovrà compilare la sua prima lista e, a occhio, tanto si rifornirà nella bottega dove già andava Marcello Lippi: Storari, Motta, Chiellini, Bonucci, Marchisio e Pepe, paiono da corsa, tra conferme e scommesse, uniti a quell'Amauri che dopo il passaporto sta ritrovando il mestiere d'attaccante. Per non parlare di chi, al momento, è rotto, da Buffon a Iaquinta. Alla fine, insomma, l'Italia griffata Prandelli potrebbe aver basi bianconere ancor più di quella precedente. Che pure in Sudafrica crollò, sibilano da giugno i critici, ma per diverse ragioni. E poi, di negozi così forniti di articoli italiani, ce ne sono davvero pochi.
Rasentando l'ovvietà, da sempre la Nazionale pesca dove più si produce e promuove il made in Italy. Come la Juve fa: quest'anno ancora di più. «Preclusioni verso l'estero non ne ho - ripete Beppe Marotta, da direttore generale bianconero - anche se io sono fautore del made in Italy. Qui in Italia siamo competitivi in ogni settore del calcio: per risultati, valore dei giocatori, e dei giovani, organizzazione societaria e a livello di allenatori».
Dunque, nel mercato che sta pilotando, se poteva prendere un giocatore italiano, l'ha fatto, innestando Bonucci e Pepe, o puntando su Motta. Il parallelismo con la disfatta azzurra al Mondiale pare stiracchiato pure per un'altra ragione: si dovrà evolvere l'Italia, l'ha fatto la Juve. Tanto per dire, andato via Cannavaro è arrivato Bonucci, in lista di partenza Camoranesi s'è arruolato Pepe. Senza sottovalutare un particolare che avrebbe pesato qualsiasi ct, e non solo Lippi: il fatto di allenarsi insieme tutto l'anno, e conoscersi. Lo stesso Prandelli, il giorno dell'insediamento, disse che per la difesa, all'inizio, avrebbe chiamato giocatori che già s'esercitavano assieme. Comprensibile: difficile allora, setacciare un abbinamento meglio assortito e collaudato della coppia Bonucci-Chiellini.
Gente, comunque, che una divisa azzurra già ha infilato. L'innesto sarebbe Amauri Carvalho de Oliveira, che pure fu il gran trapianto di Lippi, poi abortito per sparizione del candidato. Ora, è tornato: «Sono dieci anni che vivo qui - ha detto ieri Amauri a Sky - e sono dieci anni che pago le tasse qui. Ho pagato più tasse qua che dove sono nato: mi sento un cittadino italiano e se ci sarà la convocazione, risponderò da cittadino italiano».
Per adesso, ha ricominciato a parlare con i gol, due nell'esordio di Europa League, un idioma che aveva smarrito da cinque mesi abbondanti. Chiaro che se continuasse, sarebbe al livello degli altri candidati, da Gilardino a Pazzini. Del resto, serenamente, il ct ha spalancato le porte a chiunque abbia un passaporto nostrano: «Se un giocatore fa benissimo ed è italiano non vedo perché non chiamarlo», disse senza indugi alla sua investitura.
Amauri, si può almeno sentire in corsa, senza neppure l'assillo di un documento che alla fine era diventato un'ossessione: «Un po' mi ha influenzato questa vicenda - ha spiegato ancora l'ex brasiliano - anche perché qualsiasi cosa era per il passaporto: che non arrivava, che la convocazione è meritata o non meritata. Quest'anno invece non avrò questo problema: sono italiano, ho detto tanti anni fa quello che pensavo e vale ancora adesso. Se arriverà la chiamata risponderò di cuore. Se non arriverà, voglio comunque continuare a fare il mio lavoro, e andrò avanti per la mia strada». Se sarà pure dipinta d'azzurro, dipenderà solo dai suoi gol: magari gli può capitare subito, martedì 10 agosto a Londra, contro la Costa d'Avorio.
Sfiorata la panchina della Juve, per la quale a lungo è stato indiziato, Cesare Prandelli ne dirigerà comunque un bel pezzo seduto su quella della Nazionale. Tra sei giorni dovrà compilare la sua prima lista e, a occhio, tanto si rifornirà nella bottega dove già andava Marcello Lippi: Storari, Motta, Chiellini, Bonucci, Marchisio e Pepe, paiono da corsa, tra conferme e scommesse, uniti a quell'Amauri che dopo il passaporto sta ritrovando il mestiere d'attaccante. Per non parlare di chi, al momento, è rotto, da Buffon a Iaquinta. Alla fine, insomma, l'Italia griffata Prandelli potrebbe aver basi bianconere ancor più di quella precedente. Che pure in Sudafrica crollò, sibilano da giugno i critici, ma per diverse ragioni. E poi, di negozi così forniti di articoli italiani, ce ne sono davvero pochi.
Rasentando l'ovvietà, da sempre la Nazionale pesca dove più si produce e promuove il made in Italy. Come la Juve fa: quest'anno ancora di più. «Preclusioni verso l'estero non ne ho - ripete Beppe Marotta, da direttore generale bianconero - anche se io sono fautore del made in Italy. Qui in Italia siamo competitivi in ogni settore del calcio: per risultati, valore dei giocatori, e dei giovani, organizzazione societaria e a livello di allenatori».
Dunque, nel mercato che sta pilotando, se poteva prendere un giocatore italiano, l'ha fatto, innestando Bonucci e Pepe, o puntando su Motta. Il parallelismo con la disfatta azzurra al Mondiale pare stiracchiato pure per un'altra ragione: si dovrà evolvere l'Italia, l'ha fatto la Juve. Tanto per dire, andato via Cannavaro è arrivato Bonucci, in lista di partenza Camoranesi s'è arruolato Pepe. Senza sottovalutare un particolare che avrebbe pesato qualsiasi ct, e non solo Lippi: il fatto di allenarsi insieme tutto l'anno, e conoscersi. Lo stesso Prandelli, il giorno dell'insediamento, disse che per la difesa, all'inizio, avrebbe chiamato giocatori che già s'esercitavano assieme. Comprensibile: difficile allora, setacciare un abbinamento meglio assortito e collaudato della coppia Bonucci-Chiellini.
Gente, comunque, che una divisa azzurra già ha infilato. L'innesto sarebbe Amauri Carvalho de Oliveira, che pure fu il gran trapianto di Lippi, poi abortito per sparizione del candidato. Ora, è tornato: «Sono dieci anni che vivo qui - ha detto ieri Amauri a Sky - e sono dieci anni che pago le tasse qui. Ho pagato più tasse qua che dove sono nato: mi sento un cittadino italiano e se ci sarà la convocazione, risponderò da cittadino italiano».
Per adesso, ha ricominciato a parlare con i gol, due nell'esordio di Europa League, un idioma che aveva smarrito da cinque mesi abbondanti. Chiaro che se continuasse, sarebbe al livello degli altri candidati, da Gilardino a Pazzini. Del resto, serenamente, il ct ha spalancato le porte a chiunque abbia un passaporto nostrano: «Se un giocatore fa benissimo ed è italiano non vedo perché non chiamarlo», disse senza indugi alla sua investitura.
Amauri, si può almeno sentire in corsa, senza neppure l'assillo di un documento che alla fine era diventato un'ossessione: «Un po' mi ha influenzato questa vicenda - ha spiegato ancora l'ex brasiliano - anche perché qualsiasi cosa era per il passaporto: che non arrivava, che la convocazione è meritata o non meritata. Quest'anno invece non avrò questo problema: sono italiano, ho detto tanti anni fa quello che pensavo e vale ancora adesso. Se arriverà la chiamata risponderò di cuore. Se non arriverà, voglio comunque continuare a fare il mio lavoro, e andrò avanti per la mia strada». Se sarà pure dipinta d'azzurro, dipenderà solo dai suoi gol: magari gli può capitare subito, martedì 10 agosto a Londra, contro la Costa d'Avorio.
Re: Estate JUVE
fonte la stampa
Agitate le armi dello scontro a inizio luglio, la firma dei contratti liberi da una parte, la minaccia di sciopero dall'altra, Lega calcio di A e Associazione calciatori s'incontrano oggi a Roma al tavolo della Figc, convocati dal presidente Giancarlo Abete. L'avvio dei colloqui di pace, che sarà sigillata solo con l'accordo per il nuovo contratto collettivo: scaduto il vecchio, il 30 giugno scorso, ci si era subito affacciati alla guerra. Al solito, con reciproche imputazioni di responsabilità. Colpa della Lega di A, grida il sindacato, rea di aver fatto firmare ai giocatori contratti «liberi», soggetti solo alle norme dell'ordinamento statale. Macché, ribattono dall'altra parte, è l'associazione calciatori che è ancorata a un modello spazzato via dai tempi.
Alla vigilia, il numero uno della Lega inviava messaggi positivi, come da menù: «È un primo incontro al quale arriviamo molto fiduciosi - ha detto Maurizio Beretta - finalmente si apre un tavolo negoziale e si parte da un punto molto significativo per noi, come il parere dell'Alta corte (presso il Coni, ndr) che ha escluso una proroga degli accordi decaduti». S'annuncia battaglia, invece, perché pure il giureconsulto richiesto dalla Figc è stato letto in modi radicalmente opposti. La controparte, per esempio, ha posto l'accento sul necessario ok della Figc ai contratti, e sulla minaccia del commissario ad acta per la Lega, se il caos continuerà. Un punto pare però incontestabile: quei contratti, i contratti liberi «sono validi», ha detto l'Alta Corte. Certo, se rispettano l'ordinamento statale oltre alle regole e ai principi di quello sportivo: sfiorando l'ovvietà giuridica, con tutto il rispetto. Pare evidente che una clausola discriminatoria (per una legge dello stato) travolga nella nullità il contratto. Non meno elementare è che la trattativa dovrà approdare a un compromesso: il problema è che la validità di quei contratti ha di per se tracciato una frontiera, al di là della quale la Lega non tornerà indietro.
I club, insomma, non rinunceranno ai principi della rivoluzione: estrema flessibilità della percentuale di retribuzione da agganciare al rendimento (prima limitata al 50%), precise clausole sulla condotta dei giocatori e abolito il vecchio tetto alle multe (30% della mensilità netta). «Il quadro di riferimento - ha spiegato Beretta - è molto cambiato e ci auguriamo che il nuovo accordo collettivo tenga conto delle regole del financial fair play e di una spinta generale verso criteri trasparenti e meritocratici. Quindi va costruito ampliando il peso della parte variabile legata ai risultati». Insieme a Beretta ci sarà anche il consulente legale della Juve, l'avvocato Michele Briamonte, che da mesi si dedica alla materia: con Marco Motta, i bianconeri hanno depositato il primo accordo di nuova generazione.
Agitate le armi dello scontro a inizio luglio, la firma dei contratti liberi da una parte, la minaccia di sciopero dall'altra, Lega calcio di A e Associazione calciatori s'incontrano oggi a Roma al tavolo della Figc, convocati dal presidente Giancarlo Abete. L'avvio dei colloqui di pace, che sarà sigillata solo con l'accordo per il nuovo contratto collettivo: scaduto il vecchio, il 30 giugno scorso, ci si era subito affacciati alla guerra. Al solito, con reciproche imputazioni di responsabilità. Colpa della Lega di A, grida il sindacato, rea di aver fatto firmare ai giocatori contratti «liberi», soggetti solo alle norme dell'ordinamento statale. Macché, ribattono dall'altra parte, è l'associazione calciatori che è ancorata a un modello spazzato via dai tempi.
Alla vigilia, il numero uno della Lega inviava messaggi positivi, come da menù: «È un primo incontro al quale arriviamo molto fiduciosi - ha detto Maurizio Beretta - finalmente si apre un tavolo negoziale e si parte da un punto molto significativo per noi, come il parere dell'Alta corte (presso il Coni, ndr) che ha escluso una proroga degli accordi decaduti». S'annuncia battaglia, invece, perché pure il giureconsulto richiesto dalla Figc è stato letto in modi radicalmente opposti. La controparte, per esempio, ha posto l'accento sul necessario ok della Figc ai contratti, e sulla minaccia del commissario ad acta per la Lega, se il caos continuerà. Un punto pare però incontestabile: quei contratti, i contratti liberi «sono validi», ha detto l'Alta Corte. Certo, se rispettano l'ordinamento statale oltre alle regole e ai principi di quello sportivo: sfiorando l'ovvietà giuridica, con tutto il rispetto. Pare evidente che una clausola discriminatoria (per una legge dello stato) travolga nella nullità il contratto. Non meno elementare è che la trattativa dovrà approdare a un compromesso: il problema è che la validità di quei contratti ha di per se tracciato una frontiera, al di là della quale la Lega non tornerà indietro.
I club, insomma, non rinunceranno ai principi della rivoluzione: estrema flessibilità della percentuale di retribuzione da agganciare al rendimento (prima limitata al 50%), precise clausole sulla condotta dei giocatori e abolito il vecchio tetto alle multe (30% della mensilità netta). «Il quadro di riferimento - ha spiegato Beretta - è molto cambiato e ci auguriamo che il nuovo accordo collettivo tenga conto delle regole del financial fair play e di una spinta generale verso criteri trasparenti e meritocratici. Quindi va costruito ampliando il peso della parte variabile legata ai risultati». Insieme a Beretta ci sarà anche il consulente legale della Juve, l'avvocato Michele Briamonte, che da mesi si dedica alla materia: con Marco Motta, i bianconeri hanno depositato il primo accordo di nuova generazione.
Re: Estate JUVE
fonte la stampa
Cercando di assemblare un gruppo, oltre che una squadra, Gigi Del Neri utilizza ogni tempo e spazio per cementarlo. Ieri, tra l'allenamento del mattino e quello del pomeriggio, ha imbarcato tutti i giocatori sul pullman per l'hotel: pranzo e riposino, prima del ritorno al campo, come fosse un mini ritiro. Nel frattempo s'è già modificato anche il centro di Vinovo: il tecnico e il dg Beppe Marotta hanno trasformato l'area riunioni in una sala relax per i giocatori, aspettando insieme gli allenamenti: con frutta, giornali e televisione.
si trattano bene eh
Cercando di assemblare un gruppo, oltre che una squadra, Gigi Del Neri utilizza ogni tempo e spazio per cementarlo. Ieri, tra l'allenamento del mattino e quello del pomeriggio, ha imbarcato tutti i giocatori sul pullman per l'hotel: pranzo e riposino, prima del ritorno al campo, come fosse un mini ritiro. Nel frattempo s'è già modificato anche il centro di Vinovo: il tecnico e il dg Beppe Marotta hanno trasformato l'area riunioni in una sala relax per i giocatori, aspettando insieme gli allenamenti: con frutta, giornali e televisione.
si trattano bene eh
Re: Estate JUVE
Trattativa in stallo per Krasic
La telenovela-Krasic sembra ancora lontana dalla soluzione. I "rumors" di mercato davano la trattativa tra Juve e Cska in dirittura d'arrivo, ma il procuratore del giocatore smentisce l'intesa per il trasferimento dell'esterno serbo al club torinese: «Che ci sia già un accordo tra i due club per la cessione del giocatore è un'invenzione». Vlado Borozan sottolinea però che «l'interesse rimane, ma credo che la svolta possa esserci dopo ferragosto visto che tutte le società europee sembrano aspettare le ultime due settimane per fare mercato».
Qualora la Juventus dovesse prendere Edin Dzeko come extracomunitario, cosa ne sarebbe di Krasic? «Milos aspetta i bianconeri anche se molte squadre lo vorrebbero prendere: il Cska Mosca ha fissato il prezzo, quindi è con loro che devono parlare », prosegue Borozan.
Alcuni giornali avevano parlato di Vincenzo Iaquinta inserito nella trattativa tra Juve e Cska, ma Borozan lo esclude: «Non credo sia possibile: l'attaccante juventino ha un ingaggio troppo alto per le casse del club russo».
Notizie tutt'altro che positive anche su un altro fronte di mercato. Dennis Aogo, terzino sinistro dell'Amburgo, non ha intenzione di cedere alla corte della Juventus: «Voglio rimanere all'Amburgo per tanti anni», ha dichiarato il 23enne della Nazionale tedesca. Il giocatore nel mirino della società bianconera non vuole abbandonare il suo attuale club. «Ho sempre detto che l'Amburgo per me è una società speciale. Io voglio rimanere a lungo qui per aiutare la squadra ad esprimere il suo enorme potenziale», aggiunge. Chiara anche la posizione della società, espressa dal direttore sportivo Bastian Reinhardt. «Ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna offerta e non abbiamo alcuna intenzione di affrontare l'argomento», ha detto il dirigente.
Fonte: La Stampa
La telenovela-Krasic sembra ancora lontana dalla soluzione. I "rumors" di mercato davano la trattativa tra Juve e Cska in dirittura d'arrivo, ma il procuratore del giocatore smentisce l'intesa per il trasferimento dell'esterno serbo al club torinese: «Che ci sia già un accordo tra i due club per la cessione del giocatore è un'invenzione». Vlado Borozan sottolinea però che «l'interesse rimane, ma credo che la svolta possa esserci dopo ferragosto visto che tutte le società europee sembrano aspettare le ultime due settimane per fare mercato».
Qualora la Juventus dovesse prendere Edin Dzeko come extracomunitario, cosa ne sarebbe di Krasic? «Milos aspetta i bianconeri anche se molte squadre lo vorrebbero prendere: il Cska Mosca ha fissato il prezzo, quindi è con loro che devono parlare », prosegue Borozan.
Alcuni giornali avevano parlato di Vincenzo Iaquinta inserito nella trattativa tra Juve e Cska, ma Borozan lo esclude: «Non credo sia possibile: l'attaccante juventino ha un ingaggio troppo alto per le casse del club russo».
Notizie tutt'altro che positive anche su un altro fronte di mercato. Dennis Aogo, terzino sinistro dell'Amburgo, non ha intenzione di cedere alla corte della Juventus: «Voglio rimanere all'Amburgo per tanti anni», ha dichiarato il 23enne della Nazionale tedesca. Il giocatore nel mirino della società bianconera non vuole abbandonare il suo attuale club. «Ho sempre detto che l'Amburgo per me è una società speciale. Io voglio rimanere a lungo qui per aiutare la squadra ad esprimere il suo enorme potenziale», aggiunge. Chiara anche la posizione della società, espressa dal direttore sportivo Bastian Reinhardt. «Ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna offerta e non abbiamo alcuna intenzione di affrontare l'argomento», ha detto il dirigente.
Fonte: La Stampa
Re: Estate JUVE
Compilando la lista d'imbarco per il ritorno dei preliminari di Europa League, domani sera a Modena contro lo Shamrock Rovers, Gigi Del Neri ha ancora fuori gli uomini mercato: Grosso, Salihamidzic, Camoranesi, Giovinco e Poulsen, new entry.
Qualche novità s'annuncia pure nell'assetto, rispetto alla vittoriosa trasferta di Dublino (2-0): davanti Del Piero potrebbe dare il cambio a Diego, così come Trezeguet per Amauri, che ieri è rimasto in palestra per una seduta defatigante. Dietro, ballottaggio tra Bonucci e Legrottaglie, che ha recuperato dall'influenza
Fonte: La Stampa
Qualche novità s'annuncia pure nell'assetto, rispetto alla vittoriosa trasferta di Dublino (2-0): davanti Del Piero potrebbe dare il cambio a Diego, così come Trezeguet per Amauri, che ieri è rimasto in palestra per una seduta defatigante. Dietro, ballottaggio tra Bonucci e Legrottaglie, che ha recuperato dall'influenza
Fonte: La Stampa
Re: Estate JUVE
Dzeko riapre alla Juve
Ostaggio di un prezzo che l'ha messo fuori mercato, 35 milioni di euro, in soli quattrini, Edin Dzeko manda un segnale, forse l'ultimo, sperando che qualcuno lo levi dal Wolfsburg dove non vuole più stare: «Spero che tutto si risolva nei prossimi dieci giorni», diceva ieri sera a Napoli, prima dell'amichevole contro la squadra di Mazzarri. L'indirizzo è sempre quello: «Se verrò alla Juve? Vediamo, vediamo». Ma resta difficile, nonostante la volontà del giocatore: con il contratto ancora lungo, comanda la società, e i bianconeri l'hanno capito.
Beppe Marotta non ha fretta, ma per riaprire la strada che porta al bosniaco ci vorrebbe una decisa sterzata del club tedesco: cioè diminuire il prezzo e accettare anche il baratto con altri giocatori. Altrimenti, non se ne fa nulla. Che Dzeko voglia andare via a tutti i costi, l'ha ripetuto qualche giorno fa ai procuratori che ne stanno curando la mediazione con i bianconeri, e pure agli amici. Come ha raccontato ieri Miralem Pjanic, centrocampista del Lione e compagno di nazionale nella Bosnia: «Edin è molto determinato ad andarsene, anche in Inghilterra, è un giocatore di classe superiore».
Nell'attesa, da settimane la Juve sta già seguendo il piano B, che prevede di dirottare gli investimenti su un forte esterno di centrocampo e su un terzino sinistro. Per il primo ruolo, il preferito rimane il serbo del Cska, Milos Krasic. Ma pure in questa trattativa non si registrano balzi: il direttore generale bianconero preferisce aspettare, soprattutto di intascare i soldi da qualche cessione. Magari da quella di Christian Poulsen, chiesto dal Liverpool, per espresso desiderio di Roy Hodgson.
Ieri, a Milano, Marotta ha incontrato i rappresentanti della società inglese, annodando praticamente l'intesa sui 6 milioni di euro. Oggi Joern Bonnesen, l'agente del centrocampista danese, volerà in Inghilterra per trovare l'accordo: con buone possibilità e per la soddisfazione della Juve che scaricherebbe uno stipendio da 3 milioni a stagione. Questo lo stato delle cose, anche se ieri il procuratore, al solito, faceva finta di nulla: «Da parte della Juve non ho ricevuto alcun tipo di comunicazione. E io mi muovo solo su indicazione della società a cui il mio assistito è contrattualmente legato».
Lo farà oggi, appunto. Se pure sarà sigillata la vendita di Tiago all'Atletico Madrid, i bianconeri si metteranno alla ricerca di un centrocampista centrale, per ricomporre un quartetto, insieme a Felipe Melo, Sissoko e Marchisio. Sempre per il reparto vendite, si è registrato un interessamento del Birmingham per Camoranesi, che ha rifiutato l'Alicante. A giorni, verrà invece sistemato Giovinco, con il Parma favorito. Una volta perfezionate le prima uscite, toccherà al settore acquisti, nel frattempo congelato, come spiegava ieri Vlado Borozan, uno dei rappresentanti di Krasic: «Che ci sia già un accordo tra Juve e Cska per la cessione del giocatore è un'invenzione».
Non però l'intenzione della Juve di prenderselo: «L'interesse rimane - ha continuato Borozan - ma credo che la svolta possa esserci dopo ferragosto». Krasic, da settimane, sta sperando nella Juve: «Milos aspetta i bianconeri, anche se molte squadre lo vorrebbero prendere: il Cska Mosca ha fissato il prezzo, quindi è con loro che devono parlare». Il posto di lavoro da terzino sinistro, invece, difficilmente sarà di Dennis Aogo, parola sua: «Voglio rimanere all'Amburgo per tanti anni». Idem per il ds Bastian Reinhardt. «Non abbiamo ricevuto nessuna offerta e non abbiamo alcuna intenzione di affrontare l'argomento».
Fonte: La Stampa
Ostaggio di un prezzo che l'ha messo fuori mercato, 35 milioni di euro, in soli quattrini, Edin Dzeko manda un segnale, forse l'ultimo, sperando che qualcuno lo levi dal Wolfsburg dove non vuole più stare: «Spero che tutto si risolva nei prossimi dieci giorni», diceva ieri sera a Napoli, prima dell'amichevole contro la squadra di Mazzarri. L'indirizzo è sempre quello: «Se verrò alla Juve? Vediamo, vediamo». Ma resta difficile, nonostante la volontà del giocatore: con il contratto ancora lungo, comanda la società, e i bianconeri l'hanno capito.
Beppe Marotta non ha fretta, ma per riaprire la strada che porta al bosniaco ci vorrebbe una decisa sterzata del club tedesco: cioè diminuire il prezzo e accettare anche il baratto con altri giocatori. Altrimenti, non se ne fa nulla. Che Dzeko voglia andare via a tutti i costi, l'ha ripetuto qualche giorno fa ai procuratori che ne stanno curando la mediazione con i bianconeri, e pure agli amici. Come ha raccontato ieri Miralem Pjanic, centrocampista del Lione e compagno di nazionale nella Bosnia: «Edin è molto determinato ad andarsene, anche in Inghilterra, è un giocatore di classe superiore».
Nell'attesa, da settimane la Juve sta già seguendo il piano B, che prevede di dirottare gli investimenti su un forte esterno di centrocampo e su un terzino sinistro. Per il primo ruolo, il preferito rimane il serbo del Cska, Milos Krasic. Ma pure in questa trattativa non si registrano balzi: il direttore generale bianconero preferisce aspettare, soprattutto di intascare i soldi da qualche cessione. Magari da quella di Christian Poulsen, chiesto dal Liverpool, per espresso desiderio di Roy Hodgson.
Ieri, a Milano, Marotta ha incontrato i rappresentanti della società inglese, annodando praticamente l'intesa sui 6 milioni di euro. Oggi Joern Bonnesen, l'agente del centrocampista danese, volerà in Inghilterra per trovare l'accordo: con buone possibilità e per la soddisfazione della Juve che scaricherebbe uno stipendio da 3 milioni a stagione. Questo lo stato delle cose, anche se ieri il procuratore, al solito, faceva finta di nulla: «Da parte della Juve non ho ricevuto alcun tipo di comunicazione. E io mi muovo solo su indicazione della società a cui il mio assistito è contrattualmente legato».
Lo farà oggi, appunto. Se pure sarà sigillata la vendita di Tiago all'Atletico Madrid, i bianconeri si metteranno alla ricerca di un centrocampista centrale, per ricomporre un quartetto, insieme a Felipe Melo, Sissoko e Marchisio. Sempre per il reparto vendite, si è registrato un interessamento del Birmingham per Camoranesi, che ha rifiutato l'Alicante. A giorni, verrà invece sistemato Giovinco, con il Parma favorito. Una volta perfezionate le prima uscite, toccherà al settore acquisti, nel frattempo congelato, come spiegava ieri Vlado Borozan, uno dei rappresentanti di Krasic: «Che ci sia già un accordo tra Juve e Cska per la cessione del giocatore è un'invenzione».
Non però l'intenzione della Juve di prenderselo: «L'interesse rimane - ha continuato Borozan - ma credo che la svolta possa esserci dopo ferragosto». Krasic, da settimane, sta sperando nella Juve: «Milos aspetta i bianconeri, anche se molte squadre lo vorrebbero prendere: il Cska Mosca ha fissato il prezzo, quindi è con loro che devono parlare». Il posto di lavoro da terzino sinistro, invece, difficilmente sarà di Dennis Aogo, parola sua: «Voglio rimanere all'Amburgo per tanti anni». Idem per il ds Bastian Reinhardt. «Non abbiamo ricevuto nessuna offerta e non abbiamo alcuna intenzione di affrontare l'argomento».
Fonte: La Stampa
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Dal manuale d'istruzioni per comporre la formazione secondo Gigi Del Neri. Regola n. 1: «Non sono abituato a fare il turnover, che è anche un po' ridicolo, avendo giocato appena una settimana fa». Regola numero due: «Non è mia abitudine cambiare la squadra che vince». Corollario: stasera nel ritorno dei preliminari di Europa League contro lo Shamrock Rovers (alle 20,45, stadio Braglia di Modena esaurito, si riparte dal 2-0 dell'andata) Alex Del Piero partirà di nuovo dalla panchina, come in Irlanda.
Capitano ancora in bilico, insomma, dopo 18 anni di certezze e dubbiose battaglie, di trionfi e delusioni. Come fosse l'anno zero. Vigerà la «meritocrazia», disse subito Del Neri: Del Piero rispose che non c'erano problemi, a meno di non essere «discriminato per l'età». La verità è che nel mondo del pallone puoi anche promulgare una legge uguale per tutti, ma alcuni giocatori sono più uguali di altri. Se non per l'allenatore, per i tifosi, le tv e i giornali. Tanto che di Alex s'è fondata un'autentica disciplina per l'esegesi delle sue facce: quando scende dal pullman, quando sta seduto in panchina, quando s'incammina fuori per un cambio. Si scruta il suo volto per tentare di identificarne l'umore, come da chiromanti. Ieri, per dire, Alex non ispirava aria da titolare.
Il tecnico non lo dice letterale («Vediamo le ultime verifiche, la formazione la devono sapere prima i giocatori dei giornalisti»), però si sbilancia parecchio, come già fece in principio d'avventura, a Pinzolo, sul ballottaggio tra Diego e il capitano: «Pesa lasciare fuori Del Piero? Escludere uno di 19 anni è molto più facile, ma io faccio le mie scelte. Diego è una seconda punta e l'importante è che piaccia a me: in Irlanda ha fatto fare gol ad Amauri, ha creato pericoli, ha tirato in porta. So che non può fare il tornante e il centrocampista: fa la seconda punta. Ne ho cinque, che si giocheranno due posti: di certo non ho intenzione di giocare con due punte e un trequartista dietro. Bisogna abituarsi a vedere Diego in questo ruolo».
Del Neri continua come era partito, rivendicando una «coerenza», nelle idee e nella stesura della formazione: «Dite che avevo fatto una promessa a Del Piero? Bisogna chiederlo a chi l'ha scritto». In campo ci andranno ancora Diego e Amauri, allora: «E' possibile, anche se dobbiamo vedere come sta Amauri». L'ex punta do Brazil martedì non s'era allenato con gli altri, per evitare un sovraccarico di lavoro, ma ieri pareva a posto. Per il codice di Del Neri non ci sono dunque grandi ragioni per cambiare assetto e uomini: «Sono solito dare merito a chi ha fatto una buona partita - spiega l'allenatore bianconero - e poi i tempi di recupero sono abbastanza lunghi: il turnover è ridicolo. Quando le partite arriveranno una dietro l'altra, un concetto di recupero in qualche settore ci sarà, ma non è mia abitudine cambiare spesso».
Al diavolo i soliti discorsi del «sono tutti titolari» imposti nell'ultima decade, con un po' d'ipocrisia: «Ha senso parlare di una formazione titolare, anche se poi dipende dallo stato di forma». L'assemblaggio della squadra, nasce di conseguenza: «Deve essere coerente con quello che pensa l'allenatore: in questo momento chi ha giocato in Irlanda dà ampie garanzie. E dietro ci sono giocatori che possono dare il loro apporto». Magari qualcuno si deprime, a star fuori: «Ma il calcio si gioca in 11, non in 35 - ribatte Del Neri - e chi si sente escluso ha la sicurezza che l'allenatore ha un occhio di riguardo per tutti. Capitava anche ai miei tempi, perché tutti vogliono giocare. Però devono sapere che ho il massimo rispetto e dell'attenzione per il loro lavoro». Anche così si rovesciano le generazioni, si rinnovano squadre e simboli.
Il nuovo somiglia a Claudio Marchisio, pure se lui declina, come gli impone il dna juventino: «Io non mi sono mai sentito titolare». Però s'augura di essere un pezzo decisivo del presente e del futuro: «Mi sento un giocatore importante e voglio esserlo: ora ho voglia di vincere, con una maglia che misi per la prima volta quando avevo sette anni». Era il 1993, anno uno dell'era Del Piero.
Dal manuale d'istruzioni per comporre la formazione secondo Gigi Del Neri. Regola n. 1: «Non sono abituato a fare il turnover, che è anche un po' ridicolo, avendo giocato appena una settimana fa». Regola numero due: «Non è mia abitudine cambiare la squadra che vince». Corollario: stasera nel ritorno dei preliminari di Europa League contro lo Shamrock Rovers (alle 20,45, stadio Braglia di Modena esaurito, si riparte dal 2-0 dell'andata) Alex Del Piero partirà di nuovo dalla panchina, come in Irlanda.
Capitano ancora in bilico, insomma, dopo 18 anni di certezze e dubbiose battaglie, di trionfi e delusioni. Come fosse l'anno zero. Vigerà la «meritocrazia», disse subito Del Neri: Del Piero rispose che non c'erano problemi, a meno di non essere «discriminato per l'età». La verità è che nel mondo del pallone puoi anche promulgare una legge uguale per tutti, ma alcuni giocatori sono più uguali di altri. Se non per l'allenatore, per i tifosi, le tv e i giornali. Tanto che di Alex s'è fondata un'autentica disciplina per l'esegesi delle sue facce: quando scende dal pullman, quando sta seduto in panchina, quando s'incammina fuori per un cambio. Si scruta il suo volto per tentare di identificarne l'umore, come da chiromanti. Ieri, per dire, Alex non ispirava aria da titolare.
Il tecnico non lo dice letterale («Vediamo le ultime verifiche, la formazione la devono sapere prima i giocatori dei giornalisti»), però si sbilancia parecchio, come già fece in principio d'avventura, a Pinzolo, sul ballottaggio tra Diego e il capitano: «Pesa lasciare fuori Del Piero? Escludere uno di 19 anni è molto più facile, ma io faccio le mie scelte. Diego è una seconda punta e l'importante è che piaccia a me: in Irlanda ha fatto fare gol ad Amauri, ha creato pericoli, ha tirato in porta. So che non può fare il tornante e il centrocampista: fa la seconda punta. Ne ho cinque, che si giocheranno due posti: di certo non ho intenzione di giocare con due punte e un trequartista dietro. Bisogna abituarsi a vedere Diego in questo ruolo».
Del Neri continua come era partito, rivendicando una «coerenza», nelle idee e nella stesura della formazione: «Dite che avevo fatto una promessa a Del Piero? Bisogna chiederlo a chi l'ha scritto». In campo ci andranno ancora Diego e Amauri, allora: «E' possibile, anche se dobbiamo vedere come sta Amauri». L'ex punta do Brazil martedì non s'era allenato con gli altri, per evitare un sovraccarico di lavoro, ma ieri pareva a posto. Per il codice di Del Neri non ci sono dunque grandi ragioni per cambiare assetto e uomini: «Sono solito dare merito a chi ha fatto una buona partita - spiega l'allenatore bianconero - e poi i tempi di recupero sono abbastanza lunghi: il turnover è ridicolo. Quando le partite arriveranno una dietro l'altra, un concetto di recupero in qualche settore ci sarà, ma non è mia abitudine cambiare spesso».
Al diavolo i soliti discorsi del «sono tutti titolari» imposti nell'ultima decade, con un po' d'ipocrisia: «Ha senso parlare di una formazione titolare, anche se poi dipende dallo stato di forma». L'assemblaggio della squadra, nasce di conseguenza: «Deve essere coerente con quello che pensa l'allenatore: in questo momento chi ha giocato in Irlanda dà ampie garanzie. E dietro ci sono giocatori che possono dare il loro apporto». Magari qualcuno si deprime, a star fuori: «Ma il calcio si gioca in 11, non in 35 - ribatte Del Neri - e chi si sente escluso ha la sicurezza che l'allenatore ha un occhio di riguardo per tutti. Capitava anche ai miei tempi, perché tutti vogliono giocare. Però devono sapere che ho il massimo rispetto e dell'attenzione per il loro lavoro». Anche così si rovesciano le generazioni, si rinnovano squadre e simboli.
Il nuovo somiglia a Claudio Marchisio, pure se lui declina, come gli impone il dna juventino: «Io non mi sono mai sentito titolare». Però s'augura di essere un pezzo decisivo del presente e del futuro: «Mi sento un giocatore importante e voglio esserlo: ora ho voglia di vincere, con una maglia che misi per la prima volta quando avevo sette anni». Era il 1993, anno uno dell'era Del Piero.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Benedetto meteo: il nubifragio che s'abbatte sullo stadio di Modena, butta fuori Diego per Del Piero, che vince la partita. Appena finita, spiegherà Gigi Del Neri, con una buona dose di onestà: «Diego l'ho cambiato perché lo vedevo stanco e in difficoltà a causa del campo pesante, altrimenti non l'avrei levato». Sotto la tempesta ci ha pensato Alex, anche se è troppo presto per le rivincite: «Con Diego non c'è alcun tormentone - sorriderà all'uscita degli spogliatoi - siamo appena all'inizio. E poi ero arrivato al campo sereno, e questo mi ha aiutato».
Sistemato in panca, per la seconda volta filata, dall'ennessimo ballottaggio di una carriera di primarie, Del Piero si rialza in un modo che più suo non si può: punizione da trenta metri abbondanti, piantata sotto la traversa. Colpo di biliardo, somigliante, per dare l'idea, alla fantastica fiondata che due anni fa stese lo Zenit San Pietroburgo, al primo round di Champions League.
Il capitano urla di gioia, e forse un pochino di sana rabbia da competizione, poi il resto dell'equipaggio lo sommerge nell'abbraccio. Afferra la vittoria, insomma, prendendo il posto dell'alter ego formato Brazil, il candidato vincente al pronti e via. Confronto imbarazzante, ieri sera: Diego non aveva combinato nulla, penalizzato da un campo che s'era fatto acquitrino, appunto. Il disagio ambientale c'era pure per Del Piero, però: solo che Alex è dotato di calcio di punizione, Diego non l'ha ancora mostrato, in Italia. Non basta per scalfire la coerenza di Del Neri: «Sorpreso del gol di Del Piero? Per niente. Io non potevo farlo. Mi fa piacere che abbia segnato, e se l'ha fatto con rabbia - aggiunge pacato il tecnico - vuol dire che si giocherà un posto in squadra come tutti gli altri. Non c'è nulla di dovuto».
Premessa. Dall'acqua che sommerge il prato sarebbe più onesto giocare in piscina: variando sport, pallanuoto invece del calcio, l'1-0 che spedisce la Juve avanti in Europa League dopo il 2-0 in Irlanda è un po' meno scandaloso. Anche davanti a un nemico, lo Shamrock Rovers, che qui farebbe fatica a fare la B. Però il campo era davvero una palude e ogni rimbalzo di palla, quando c'era, ogni tocco, per la ricezione richiedeva un calcolo di idrodinamica. In tale habitat, anche il 4-4-2 scivola.
Del Neri è di parola: non farò turn over, e così è. Dentro gli undici di Dublino: il problema è che non si possono dotare di pinne e maschera. Si parte sotto la burrasca, da non vedere, e da sospendera la partita, perché il pallone fa di tutto, tranne che rimbalzare. Ragion di stato, e senso pratico Uefa, lo sconsigliavano: oggi ci sono i sorteggi per gli accoppiamenti dell'ultimo premilinare, il 19 e il 26 agosto, e non si potevano rischiare ritardi. Di partite senza destino, per giunta. Dunque, pallanuoto sarà. La Juve cerca di seguire i piani, ma ci vorrebbero carte nautiche: palla sulle corsie e via, solo che stavolta tocca fare sci d'acqua. Lanzafame si adatta, Pepe meno. Meglio di tutti Amauri, che pare aver ritrovato una forma fisica da supereroe. Buone notizie pure dietro, anche se tocca spesso giocare da rugby. Chiellini e Bonucci fanno una bella diga: in tutto il precampionato, l'unico gol beccato è il rigore dal Lione.
In tribuna, sorride e firma autografi Andrea Agnelli, arrivato a Modena nel pomeriggio con la moglie Emma e la figlia Baia. Comanda sempre la Juve, pure se far gol è durissima. Ma l'eroe è sempre Alex e i tifosi lo sapevano già prima, se l'unica maglia sulle bancarelle degli ambulanti era quella di Del Piero: ovazione quando si scalda, nella pausa, idem alla prima apertura. Sulla punizione viene giù il diluvio: di applausi, però.
Benedetto meteo: il nubifragio che s'abbatte sullo stadio di Modena, butta fuori Diego per Del Piero, che vince la partita. Appena finita, spiegherà Gigi Del Neri, con una buona dose di onestà: «Diego l'ho cambiato perché lo vedevo stanco e in difficoltà a causa del campo pesante, altrimenti non l'avrei levato». Sotto la tempesta ci ha pensato Alex, anche se è troppo presto per le rivincite: «Con Diego non c'è alcun tormentone - sorriderà all'uscita degli spogliatoi - siamo appena all'inizio. E poi ero arrivato al campo sereno, e questo mi ha aiutato».
Sistemato in panca, per la seconda volta filata, dall'ennessimo ballottaggio di una carriera di primarie, Del Piero si rialza in un modo che più suo non si può: punizione da trenta metri abbondanti, piantata sotto la traversa. Colpo di biliardo, somigliante, per dare l'idea, alla fantastica fiondata che due anni fa stese lo Zenit San Pietroburgo, al primo round di Champions League.
Il capitano urla di gioia, e forse un pochino di sana rabbia da competizione, poi il resto dell'equipaggio lo sommerge nell'abbraccio. Afferra la vittoria, insomma, prendendo il posto dell'alter ego formato Brazil, il candidato vincente al pronti e via. Confronto imbarazzante, ieri sera: Diego non aveva combinato nulla, penalizzato da un campo che s'era fatto acquitrino, appunto. Il disagio ambientale c'era pure per Del Piero, però: solo che Alex è dotato di calcio di punizione, Diego non l'ha ancora mostrato, in Italia. Non basta per scalfire la coerenza di Del Neri: «Sorpreso del gol di Del Piero? Per niente. Io non potevo farlo. Mi fa piacere che abbia segnato, e se l'ha fatto con rabbia - aggiunge pacato il tecnico - vuol dire che si giocherà un posto in squadra come tutti gli altri. Non c'è nulla di dovuto».
Premessa. Dall'acqua che sommerge il prato sarebbe più onesto giocare in piscina: variando sport, pallanuoto invece del calcio, l'1-0 che spedisce la Juve avanti in Europa League dopo il 2-0 in Irlanda è un po' meno scandaloso. Anche davanti a un nemico, lo Shamrock Rovers, che qui farebbe fatica a fare la B. Però il campo era davvero una palude e ogni rimbalzo di palla, quando c'era, ogni tocco, per la ricezione richiedeva un calcolo di idrodinamica. In tale habitat, anche il 4-4-2 scivola.
Del Neri è di parola: non farò turn over, e così è. Dentro gli undici di Dublino: il problema è che non si possono dotare di pinne e maschera. Si parte sotto la burrasca, da non vedere, e da sospendera la partita, perché il pallone fa di tutto, tranne che rimbalzare. Ragion di stato, e senso pratico Uefa, lo sconsigliavano: oggi ci sono i sorteggi per gli accoppiamenti dell'ultimo premilinare, il 19 e il 26 agosto, e non si potevano rischiare ritardi. Di partite senza destino, per giunta. Dunque, pallanuoto sarà. La Juve cerca di seguire i piani, ma ci vorrebbero carte nautiche: palla sulle corsie e via, solo che stavolta tocca fare sci d'acqua. Lanzafame si adatta, Pepe meno. Meglio di tutti Amauri, che pare aver ritrovato una forma fisica da supereroe. Buone notizie pure dietro, anche se tocca spesso giocare da rugby. Chiellini e Bonucci fanno una bella diga: in tutto il precampionato, l'unico gol beccato è il rigore dal Lione.
In tribuna, sorride e firma autografi Andrea Agnelli, arrivato a Modena nel pomeriggio con la moglie Emma e la figlia Baia. Comanda sempre la Juve, pure se far gol è durissima. Ma l'eroe è sempre Alex e i tifosi lo sapevano già prima, se l'unica maglia sulle bancarelle degli ambulanti era quella di Del Piero: ovazione quando si scalda, nella pausa, idem alla prima apertura. Sulla punizione viene giù il diluvio: di applausi, però.
Re: Estate JUVE
lastampa
Dall'urna di Nyon è uscito il nome del prossimo avversario nei playoff di Europa League: gli austriaci dello Sturm Craz. Il tecnico della Juve, Gigi Del Neri, analizza il sorteggio che opporrà gli austriaci ai bianconeri negli spareggi di Europa League. «Quest'anno è secondo nel proprio campionato - continua Del Neri - lo scorso anno è arrivato quarto: è un'incognita, una partita da prendere con le dovute cautele».
Il tecnico esclude l'impiego di turn over: «Non è mia abitudine farlo, ma far scendere in campo quelli che stanno meglio. La squadra sta crescendo bene, dobbiamo chiudere col passato, è questo è quello che mi interessa veramente». Del Neri non è affatto preoccupato dagli effetti negativi del possibile ballottaggio Diego-Del Piero: «Nessun problema, ci sono sempre i ballottaggi. La sana competizione nel ruolo è normale. Capiterà a Trezeguet-Amauri, a Legrottaglie-Chiellini a Legrottaglie-Bonucci e ai centrocampisti. Le grandi devono avere sempre alternative importanti».
Del Neri affronta poi il capitolo mercato, soffermandosi sulla telenovela-Krasic: «Vediamo come va il mercato. Abbiamo esterni bravi, abbiamo bisogno di persone che ci completano i reparti. Ci manca qualche alternativa. Motta in nazionale? Ha tutte le caratteristiche ed è giovane. E può proporsi agli occhi del ct con buone probabilità di riuscita. Dzeko? Ho già 5 attaccanti - continua Del Neri - Se arriva bene, altrimenti resti dove è adesso. Chi arriva? Il mercato è un po' complicato, noi dobbiamo pensare a migliorare la qualità della squadra e non è sempice, perchè già abbiamo già molta qualità».
A chi gli chiede qual è l'obiettivo stagionale della Juve, Del Neri non scopre le carte: «Dove può arrivare la Juve? Non so, la prerogrativa è non porsi limiti, nel calcio l'obiettivo è sempre quello di vincere le partite».
Dall'urna di Nyon è uscito il nome del prossimo avversario nei playoff di Europa League: gli austriaci dello Sturm Craz. Il tecnico della Juve, Gigi Del Neri, analizza il sorteggio che opporrà gli austriaci ai bianconeri negli spareggi di Europa League. «Quest'anno è secondo nel proprio campionato - continua Del Neri - lo scorso anno è arrivato quarto: è un'incognita, una partita da prendere con le dovute cautele».
Il tecnico esclude l'impiego di turn over: «Non è mia abitudine farlo, ma far scendere in campo quelli che stanno meglio. La squadra sta crescendo bene, dobbiamo chiudere col passato, è questo è quello che mi interessa veramente». Del Neri non è affatto preoccupato dagli effetti negativi del possibile ballottaggio Diego-Del Piero: «Nessun problema, ci sono sempre i ballottaggi. La sana competizione nel ruolo è normale. Capiterà a Trezeguet-Amauri, a Legrottaglie-Chiellini a Legrottaglie-Bonucci e ai centrocampisti. Le grandi devono avere sempre alternative importanti».
Del Neri affronta poi il capitolo mercato, soffermandosi sulla telenovela-Krasic: «Vediamo come va il mercato. Abbiamo esterni bravi, abbiamo bisogno di persone che ci completano i reparti. Ci manca qualche alternativa. Motta in nazionale? Ha tutte le caratteristiche ed è giovane. E può proporsi agli occhi del ct con buone probabilità di riuscita. Dzeko? Ho già 5 attaccanti - continua Del Neri - Se arriva bene, altrimenti resti dove è adesso. Chi arriva? Il mercato è un po' complicato, noi dobbiamo pensare a migliorare la qualità della squadra e non è sempice, perchè già abbiamo già molta qualità».
A chi gli chiede qual è l'obiettivo stagionale della Juve, Del Neri non scopre le carte: «Dove può arrivare la Juve? Non so, la prerogrativa è non porsi limiti, nel calcio l'obiettivo è sempre quello di vincere le partite».
Re: Estate JUVE
lastampa
Tra i libri contabili del quarto trimestre, tendenti al rosso, ieri il consiglio di amministrazione della Juve s'è occupato anche di calcio in senso letterale, di giocatori cioè, che poi dovrebbero essere il prodotto della casa: Beppe Marotta ha illustrato il punto del mercato, tracciandone la rotta. Il direttore generale per l'area sportiva ha confermato le prossime uscite di alcuni pezzi importanti, da Tiago a Camoranesi, e soprattutto ha indicato gli obiettivi da afferrare entro il 31 agosto, chiusura delle contrattazioni: un difensore centrale e un esterno, che sono le primarie richieste di Gigi Del Neri. Dunque, a meno di saldi improvvisi, tanti saluti a Edin Dzeko e alle altre costosissime punte: si cercherà di far funzionare quelle che ci sono, e che hanno dato confortanti segni di vita.
Dovrà invece essere immatricolato un difensore che possa formare un quartetto di centrali, insieme a Chiellini, Bonucci e Legrottaglie. Su questo il tecnico è stato molto preciso, e gradirebbe gente del ramo, dovendo architettare l'impianto del fuorigioco. Da arruolare anche un esterno con talento e forza per fare la differenza, perché è sulle corsie che Del Neri costruirà le minacce. Marotta non s'è soffermato sui nomi, ma lui e il coordinatore dell'area tecnica Fabio Paratici hanno da tempo la loro lista. Tra i difensori andrebbe benone Burdisso, ma la situazione è molto complicata, mentre come esterno l'indiziato, da mesi, è Milos Krasic: con un po' di pazienza, dovrebbe arrivare. Prima di sottoscrivere qualsiasi affare, però, sarà opportuno firmare qualche dismissione: per ricavarci qualche quattrino, ma soprattutto per dare un taglio robusto agli ingaggi. Aiuterebbe anche il bilancio bianconero, perché il 2011 s'annuncia un'annata finanziariamente pesante. Già nel cda del mese scorso, ai consiglieri era stato prefigurato il rischio di conti in perdita per alcuni milioni di euro: ieri le carte hanno confermato la situazione.
La Juve si avvia ad archiviare la stagione appena conclusa con un rosso di 5,1 milioni di euro (il 2009 fu chiuso con un attivo di 6,6 milioni) e prevede di chiudere «con una perdita significativa» anche l'esercizio 2010-2011, principalmente a causa della mancata partecipazione alla Champions League e agli effetti della normativa sulla vendita dei diritti televisivi. Motivazioni riassunte nella nota della società quotata. Nell'esercizio 2009-2010 i ricavi sono stati di 240,2 milioni di euro, contro i 240,4 milioni dello stesso periodo dello scorso anno, mentre nell'ultimo trimestre la perdita si è allargata a 19,9 milioni di euro, contro il rosso di 15,1 milioni dell'analogo periodo del 2009. Il cda ha anche formalizzato l'addio del direttore commerciale Marco Fassone (corteggiato dal Napoli), le cui funzioni saranno ricoperte ad interim dall'ad Jean-Claude Blanc: il cui primo atto, a giorni, potrebbe essere il rinnovo dell'accordo per il ritiro in Trentino, a una cifra record di due milioni a stagione (per quattro anni).
Di giocatori, e non di soldi, s'occupa invece Gigi Del Neri. Mestiere non meno delicato, quando hai «cinque attaccanti per due posti». L'allenatore ha comunque avuto carta bianca: gestisca lui tutto, Del Piero compreso. Del Neri non fa che applicare la sua legge della meritocrazia: «Se quel tiro era carico di rabbia - ha detto della punizione di Alex - mi fa piacere. Non mi ha sorpreso, di sicuro non potevo segnarlo io. Vuole dire che è pronto a giocarsi il posto con tutti gli altri. Perchè alla Juve non c'è nulla di dovuto a nessuno».
Tra i libri contabili del quarto trimestre, tendenti al rosso, ieri il consiglio di amministrazione della Juve s'è occupato anche di calcio in senso letterale, di giocatori cioè, che poi dovrebbero essere il prodotto della casa: Beppe Marotta ha illustrato il punto del mercato, tracciandone la rotta. Il direttore generale per l'area sportiva ha confermato le prossime uscite di alcuni pezzi importanti, da Tiago a Camoranesi, e soprattutto ha indicato gli obiettivi da afferrare entro il 31 agosto, chiusura delle contrattazioni: un difensore centrale e un esterno, che sono le primarie richieste di Gigi Del Neri. Dunque, a meno di saldi improvvisi, tanti saluti a Edin Dzeko e alle altre costosissime punte: si cercherà di far funzionare quelle che ci sono, e che hanno dato confortanti segni di vita.
Dovrà invece essere immatricolato un difensore che possa formare un quartetto di centrali, insieme a Chiellini, Bonucci e Legrottaglie. Su questo il tecnico è stato molto preciso, e gradirebbe gente del ramo, dovendo architettare l'impianto del fuorigioco. Da arruolare anche un esterno con talento e forza per fare la differenza, perché è sulle corsie che Del Neri costruirà le minacce. Marotta non s'è soffermato sui nomi, ma lui e il coordinatore dell'area tecnica Fabio Paratici hanno da tempo la loro lista. Tra i difensori andrebbe benone Burdisso, ma la situazione è molto complicata, mentre come esterno l'indiziato, da mesi, è Milos Krasic: con un po' di pazienza, dovrebbe arrivare. Prima di sottoscrivere qualsiasi affare, però, sarà opportuno firmare qualche dismissione: per ricavarci qualche quattrino, ma soprattutto per dare un taglio robusto agli ingaggi. Aiuterebbe anche il bilancio bianconero, perché il 2011 s'annuncia un'annata finanziariamente pesante. Già nel cda del mese scorso, ai consiglieri era stato prefigurato il rischio di conti in perdita per alcuni milioni di euro: ieri le carte hanno confermato la situazione.
La Juve si avvia ad archiviare la stagione appena conclusa con un rosso di 5,1 milioni di euro (il 2009 fu chiuso con un attivo di 6,6 milioni) e prevede di chiudere «con una perdita significativa» anche l'esercizio 2010-2011, principalmente a causa della mancata partecipazione alla Champions League e agli effetti della normativa sulla vendita dei diritti televisivi. Motivazioni riassunte nella nota della società quotata. Nell'esercizio 2009-2010 i ricavi sono stati di 240,2 milioni di euro, contro i 240,4 milioni dello stesso periodo dello scorso anno, mentre nell'ultimo trimestre la perdita si è allargata a 19,9 milioni di euro, contro il rosso di 15,1 milioni dell'analogo periodo del 2009. Il cda ha anche formalizzato l'addio del direttore commerciale Marco Fassone (corteggiato dal Napoli), le cui funzioni saranno ricoperte ad interim dall'ad Jean-Claude Blanc: il cui primo atto, a giorni, potrebbe essere il rinnovo dell'accordo per il ritiro in Trentino, a una cifra record di due milioni a stagione (per quattro anni).
Di giocatori, e non di soldi, s'occupa invece Gigi Del Neri. Mestiere non meno delicato, quando hai «cinque attaccanti per due posti». L'allenatore ha comunque avuto carta bianca: gestisca lui tutto, Del Piero compreso. Del Neri non fa che applicare la sua legge della meritocrazia: «Se quel tiro era carico di rabbia - ha detto della punizione di Alex - mi fa piacere. Non mi ha sorpreso, di sicuro non potevo segnarlo io. Vuole dire che è pronto a giocarsi il posto con tutti gli altri. Perchè alla Juve non c'è nulla di dovuto a nessuno».
Re: Estate JUVE
lastampa
Con la forzata liquidazione di Mauro German Camoranesi, per decisioni tecniche e pure economiche (taglio al monte stipendi), oltre a un'ala che è stata grande se ne va un pezzo di storia recente bianconera. Le 288 partite e i 32 gol dentro le otto stagioni con la maglia della Juve lo raccontano solo in parte: perché ci sono anche i colpi di classe, i dribbling, le giocate da prestigiatore e, negli ultimi anni, i numerosi acciacchi che l'hanno limitato. Se il suo agente, Sergio Fortunato, limerà gli ultimi dettagli, la prossima settimana, forse già domani l'italo-argentino volerà al Birmingham, che gli offre un accordo biennale. La Juve si risparmierà invece l'ultima stagione, cioè sei milioni (lordi) di stipendio.
Di mestiere ala, deluxe ai bei tempi, ha trovato il 4-4-2 di Del Neri troppo tardi, o almeno così ha deciso, subito, la Juve. Lui ha vissuto il «licenziamento» in silenzio, anche se l'amarezza emerge dalle battute condensate in queste settimane da Fortunato: «Si dice che Del Neri cerchi un'ala che salti l'uomo: chi meglio di Mauro?». Idem quando l'allenatore, in Irlanda, parlò di esclusione dalla lista dei convocati per «motivi tecnici». L'agente sorrise: «Di Mauro puoi dire tutto, ma non che gli manchi la tecnica». Da tempo la Juve lavorava per trovargli una sistemazione: abortite le ipotesi con Olympiacos e Alicante, la Premier League potrebbe essere la sua nuova casa.
Stessa destinazione per Christian Poulsen, all'indirizzo del Liverpool, se tutto filerà liscio. Questione di giorni, secondo il procuratore del centrocampista danese, Joern Bonnesen, intervistato dal Daily Mail: «Non ci vorrà più di una settimana per chiudere l'affare - ha detto - e potremmo addirittura chiudere lunedì. Christian è l'uomo di Roy». Cioè Hodgson, l'allenatore dei Reds. Alla Juve andrebbero circa 6 milioni di euro. S'è invece complicata la vendita di Tiago, per il quale, da tempo, c'era già l'accordo tra i bianconeri e l'Atletico Madrid, per circa 4,5-5 milioni. Mai annodata, al contrario, l'intesa tra il centrocampista portoghese e i suoi eventuali nuovi datori di lavoro: lui pretende i 2,6 milioni di euro garantiti dal contratto con la Juve, i madrileni gliene offrono 1,8. Il consiglio, da Torino, sarebbe quello di accettare la proposta, perché tra i bianconeri non c'è più posto. Concetto ripetuto al giocatore dal direttore generale Beppe Marotta: in linea con i piani della società, Tiago rischia di vedersi l'intera annata in tribuna, lavorando, separato dal resto del gruppo. Un'ipotesi che lo penalizzerebbe per le convocazioni della Nazionale.
Una volta messo il timbro sulle prime spedizioni, la Juve potrà riattivare il settore acquisti, come spiegato venerdì al cda dallo stesso Marotta. Nell'attesa, si lavora per identificare e pianificare gli acquisti. Le priorità restano un difensore centrale e un esterno di centrocampo. Per la trincea riprendono quota le chance di Nicolas Burdisso, dopo la rottura della trattativa tra Inter e Roma. Decidendo di puntarci, i bianconeri potrebbero superare l'offerta giallorossa, arenatasi sui cinque milioni di euro. Per le corsie, Milos Krasic rimane l'obiettivo più abbordabile, per diverse ragioni. Non ultima quella monetaria, visto che il serbo del Cska Mosca si può razziare a 15 milioni di euro, o anche qualcosina in meno, aspettando l'ultima settimana del mercato.
Con la forzata liquidazione di Mauro German Camoranesi, per decisioni tecniche e pure economiche (taglio al monte stipendi), oltre a un'ala che è stata grande se ne va un pezzo di storia recente bianconera. Le 288 partite e i 32 gol dentro le otto stagioni con la maglia della Juve lo raccontano solo in parte: perché ci sono anche i colpi di classe, i dribbling, le giocate da prestigiatore e, negli ultimi anni, i numerosi acciacchi che l'hanno limitato. Se il suo agente, Sergio Fortunato, limerà gli ultimi dettagli, la prossima settimana, forse già domani l'italo-argentino volerà al Birmingham, che gli offre un accordo biennale. La Juve si risparmierà invece l'ultima stagione, cioè sei milioni (lordi) di stipendio.
Di mestiere ala, deluxe ai bei tempi, ha trovato il 4-4-2 di Del Neri troppo tardi, o almeno così ha deciso, subito, la Juve. Lui ha vissuto il «licenziamento» in silenzio, anche se l'amarezza emerge dalle battute condensate in queste settimane da Fortunato: «Si dice che Del Neri cerchi un'ala che salti l'uomo: chi meglio di Mauro?». Idem quando l'allenatore, in Irlanda, parlò di esclusione dalla lista dei convocati per «motivi tecnici». L'agente sorrise: «Di Mauro puoi dire tutto, ma non che gli manchi la tecnica». Da tempo la Juve lavorava per trovargli una sistemazione: abortite le ipotesi con Olympiacos e Alicante, la Premier League potrebbe essere la sua nuova casa.
Stessa destinazione per Christian Poulsen, all'indirizzo del Liverpool, se tutto filerà liscio. Questione di giorni, secondo il procuratore del centrocampista danese, Joern Bonnesen, intervistato dal Daily Mail: «Non ci vorrà più di una settimana per chiudere l'affare - ha detto - e potremmo addirittura chiudere lunedì. Christian è l'uomo di Roy». Cioè Hodgson, l'allenatore dei Reds. Alla Juve andrebbero circa 6 milioni di euro. S'è invece complicata la vendita di Tiago, per il quale, da tempo, c'era già l'accordo tra i bianconeri e l'Atletico Madrid, per circa 4,5-5 milioni. Mai annodata, al contrario, l'intesa tra il centrocampista portoghese e i suoi eventuali nuovi datori di lavoro: lui pretende i 2,6 milioni di euro garantiti dal contratto con la Juve, i madrileni gliene offrono 1,8. Il consiglio, da Torino, sarebbe quello di accettare la proposta, perché tra i bianconeri non c'è più posto. Concetto ripetuto al giocatore dal direttore generale Beppe Marotta: in linea con i piani della società, Tiago rischia di vedersi l'intera annata in tribuna, lavorando, separato dal resto del gruppo. Un'ipotesi che lo penalizzerebbe per le convocazioni della Nazionale.
Una volta messo il timbro sulle prime spedizioni, la Juve potrà riattivare il settore acquisti, come spiegato venerdì al cda dallo stesso Marotta. Nell'attesa, si lavora per identificare e pianificare gli acquisti. Le priorità restano un difensore centrale e un esterno di centrocampo. Per la trincea riprendono quota le chance di Nicolas Burdisso, dopo la rottura della trattativa tra Inter e Roma. Decidendo di puntarci, i bianconeri potrebbero superare l'offerta giallorossa, arenatasi sui cinque milioni di euro. Per le corsie, Milos Krasic rimane l'obiettivo più abbordabile, per diverse ragioni. Non ultima quella monetaria, visto che il serbo del Cska Mosca si può razziare a 15 milioni di euro, o anche qualcosina in meno, aspettando l'ultima settimana del mercato.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
La doppia partita della Juve sul mercato è entrata nella zona Cesarini, quella dei secondi finali. Il primo risultato verrà fissato in queste ore e sarà determinato dal «tesoretto» frutto di cessioni e, quindi, di ingaggi risparmiati. La lista dei partenti è nota, le destinazioni anche, o quasi: a Camoranesi e Poulsen, il club bianconero offrirà un assist come buonuscita di circa 500 mila euro per accettare il trasferimento rispettivamente al Birmingham e al Liverpool. Operazioni che porteranno nella casse della Juve circa 6 milioni di euro dal cartellino del danese e un taglio di 12 milioni di euro lordi al capitolo ingaggi.
Con le valigie anche Tiago, messo spalle al muro: o dice sì all'Atletico Madrid o resterà ai margini del gruppo per l'intera avventura perché Del Neri non lo ha mai considerato funzionale al progetto. Dalle cessione del portoghese (anche per lui si pensa ad una buonuscita), la Juve aggiungerebbe al «tesoretto» quasi 5 milioni di euro e un risparmio ingaggio della stessa cifra (Tiago guadagna 2,5 milioni netti a stagione). Per chiudere, in settimana, la sfida delle cessioni pesanti, verranno risolti i casi di Zebina e Grosso. Il difensore francese (o Grecia o rescissione del contratto) al momento costa 4 milioni di euro lordi di stipendio, Grosso altrettanto (per lui si parlerà di un prestito allo stesso Birmingham o al Bologna).
La prima partita sul mercato, dunque, aspetta solo il fischio di chiusura. Undici milioni di euro attesi dalle cessioni più venticinque risparmiati sul monte ingaggi, dovrebbe essere il verdetto finale. Poi, dopo Ferragosto, via alla campagna acquisti, agli ultimi ritocchi prima del via: Krasic più Burdisso, l'accoppiata da centrare. L'esterno del Cska Mosca si è promesso ai bianconeri e tutto lascia pensare che si tratti solo di una questione di tempi. Diverso, e più complesso, si presenta l'assalto a Burdisso. Di mezzo c'è l'Inter e, soprattutto, una parola data (e sbandierata) dal giocatore e dal suo manager alla Roma. Quale la via d'uscita perché la Juve si regali il quarto difensore centrale chiesto da Del Neri? Anche in questo caso è una questione di tempo: l'Inter ha fissato il prezzo dell'argentino (mai amato e lasciato partire l'anno scorso senza una lacrima per la Capitale in prestito) intorno ai 7 milioni o qualcosa in più, la Roma non va oltre i 5. Il duello neroazzurro-giallorosso è rimandato all'ultima settimana di mercato perché sabato 21 agosto è in agenda a San Siro la sfida Inter-Roma che vale la Supercoppa Italiana e i nerazzurri non hanno alcuna intenzione di regalare metri di vantaggio ai rivali di sempre.
Così, calendario alla mano, al dg bianconero Marotta restano meno di due settimane per sferrare l'offensiva. La Juve ha fatto un primo sondaggio per Burdisso attraverso il suo agente Hidalgo a metà luglio, poi niente. «Per loro evidentemente non è una priorità e se è così nemmeno per noi. Abbiamo dato la nostra parola alla Roma, se non va nella Capitale, resta all'Inter», ha precisato il procuratore dell'argentino. Nessuna preclusione, quindi, a trattare con la Juve a condizione, però, che l'interessamento bianconero sia reale. La palla torna fra i piedi di Marotta che, «tesoretto» in mano, dovrà fare i suoi calcoli: Burdisso ha 29 anni ed un contratto in scadenza con l'Inter fra un anno. Per strapparlo alla Roma, occorrerà prima mettersi d'accordo sulla cifra con Massimo Moratti e superare quota 5 milioni di euro. Prima della finale di San Siro.
La doppia partita della Juve sul mercato è entrata nella zona Cesarini, quella dei secondi finali. Il primo risultato verrà fissato in queste ore e sarà determinato dal «tesoretto» frutto di cessioni e, quindi, di ingaggi risparmiati. La lista dei partenti è nota, le destinazioni anche, o quasi: a Camoranesi e Poulsen, il club bianconero offrirà un assist come buonuscita di circa 500 mila euro per accettare il trasferimento rispettivamente al Birmingham e al Liverpool. Operazioni che porteranno nella casse della Juve circa 6 milioni di euro dal cartellino del danese e un taglio di 12 milioni di euro lordi al capitolo ingaggi.
Con le valigie anche Tiago, messo spalle al muro: o dice sì all'Atletico Madrid o resterà ai margini del gruppo per l'intera avventura perché Del Neri non lo ha mai considerato funzionale al progetto. Dalle cessione del portoghese (anche per lui si pensa ad una buonuscita), la Juve aggiungerebbe al «tesoretto» quasi 5 milioni di euro e un risparmio ingaggio della stessa cifra (Tiago guadagna 2,5 milioni netti a stagione). Per chiudere, in settimana, la sfida delle cessioni pesanti, verranno risolti i casi di Zebina e Grosso. Il difensore francese (o Grecia o rescissione del contratto) al momento costa 4 milioni di euro lordi di stipendio, Grosso altrettanto (per lui si parlerà di un prestito allo stesso Birmingham o al Bologna).
La prima partita sul mercato, dunque, aspetta solo il fischio di chiusura. Undici milioni di euro attesi dalle cessioni più venticinque risparmiati sul monte ingaggi, dovrebbe essere il verdetto finale. Poi, dopo Ferragosto, via alla campagna acquisti, agli ultimi ritocchi prima del via: Krasic più Burdisso, l'accoppiata da centrare. L'esterno del Cska Mosca si è promesso ai bianconeri e tutto lascia pensare che si tratti solo di una questione di tempi. Diverso, e più complesso, si presenta l'assalto a Burdisso. Di mezzo c'è l'Inter e, soprattutto, una parola data (e sbandierata) dal giocatore e dal suo manager alla Roma. Quale la via d'uscita perché la Juve si regali il quarto difensore centrale chiesto da Del Neri? Anche in questo caso è una questione di tempo: l'Inter ha fissato il prezzo dell'argentino (mai amato e lasciato partire l'anno scorso senza una lacrima per la Capitale in prestito) intorno ai 7 milioni o qualcosa in più, la Roma non va oltre i 5. Il duello neroazzurro-giallorosso è rimandato all'ultima settimana di mercato perché sabato 21 agosto è in agenda a San Siro la sfida Inter-Roma che vale la Supercoppa Italiana e i nerazzurri non hanno alcuna intenzione di regalare metri di vantaggio ai rivali di sempre.
Così, calendario alla mano, al dg bianconero Marotta restano meno di due settimane per sferrare l'offensiva. La Juve ha fatto un primo sondaggio per Burdisso attraverso il suo agente Hidalgo a metà luglio, poi niente. «Per loro evidentemente non è una priorità e se è così nemmeno per noi. Abbiamo dato la nostra parola alla Roma, se non va nella Capitale, resta all'Inter», ha precisato il procuratore dell'argentino. Nessuna preclusione, quindi, a trattare con la Juve a condizione, però, che l'interessamento bianconero sia reale. La palla torna fra i piedi di Marotta che, «tesoretto» in mano, dovrà fare i suoi calcoli: Burdisso ha 29 anni ed un contratto in scadenza con l'Inter fra un anno. Per strapparlo alla Roma, occorrerà prima mettersi d'accordo sulla cifra con Massimo Moratti e superare quota 5 milioni di euro. Prima della finale di San Siro.
Re: Estate JUVE
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Il nazionale serbo Milos Krasic ha detto di aver raggiunto accordo con Juventus e adesso rimane solo che i dirigenti della sua squadra, il Cska di Mosca e quelli di Torino concordino i dettagli. «Ho fatto quello che tocca me, adesso tocca alle due società», ha detto Krasic ai giornalisti a Kovilovo (centro sportivo vicino a Belgrado) dove sono venuti calciatori dalla nazionale serba per preparativi per amichevole 11 agosto con la Grecia a Belgrado.
Milos Krasic (26 anni) cresce nel settore giovanile della squadra della sua città, il Rudar Kosovska Mitrovica. Nel 1999, a soli 14 anni, debutta con il Vojvodina Novi Sad, con cui rimane fino al 2004, diventandone il capitano. Nel gennaio del 2004 si trasferisce in Russia, al Cska Mosca, con cui vince due Campionati russi (2005 e 2006), altrettante Coppe di Russia (2005 e 2006), tre Supercoppe di Russia (2004, 2006, 2007), e il primo trofeo internazionale nella storia del club: la Coppa Uefa 2004-2005. Il 29 dicembre 2009 viene eletto miglior calciatore serbo dell'anno.
Il nazionale serbo Milos Krasic ha detto di aver raggiunto accordo con Juventus e adesso rimane solo che i dirigenti della sua squadra, il Cska di Mosca e quelli di Torino concordino i dettagli. «Ho fatto quello che tocca me, adesso tocca alle due società», ha detto Krasic ai giornalisti a Kovilovo (centro sportivo vicino a Belgrado) dove sono venuti calciatori dalla nazionale serba per preparativi per amichevole 11 agosto con la Grecia a Belgrado.
Milos Krasic (26 anni) cresce nel settore giovanile della squadra della sua città, il Rudar Kosovska Mitrovica. Nel 1999, a soli 14 anni, debutta con il Vojvodina Novi Sad, con cui rimane fino al 2004, diventandone il capitano. Nel gennaio del 2004 si trasferisce in Russia, al Cska Mosca, con cui vince due Campionati russi (2005 e 2006), altrettante Coppe di Russia (2005 e 2006), tre Supercoppe di Russia (2004, 2006, 2007), e il primo trofeo internazionale nella storia del club: la Coppa Uefa 2004-2005. Il 29 dicembre 2009 viene eletto miglior calciatore serbo dell'anno.
Re: Estate JUVE
L'attesa non sarà lunga. «Un paio di giorni, tre al massimo e ci saranno novità importanti». Si sbilancia così Giacomo Petralito, l'agente Fifa che cura gli interessi di Diego. Il manager fa la spola sull'asse Torino-Wolfsburg e nei suoi occhi è già stampato il simbolo dell'euro come un moderno Paperon de Paperoni. Dunque la trattativa sbloccata lunedì pomeriggio dopo l'incontro fra Marotta e Dieter Hoeness, viaggia spedita verso la conclusione. L'inserimento dello Schalke pare essere arrivato fuori tempo massimo, il brasiliano ha già una nuova squadra e non sarà quella che ha ingaggiato Raul.
E alla Juve fanno i conti. Diego può portare da un minimo di 16 a un massimo di 18 milioni. Sempre meno dei 24,5 pagati un anno fa al Werder Brema, ma una minusvalenza era stata messa a bilancio da tempo se la cessione del fantasista fosse andata in porto. Non resta che aspettare il prossimo incontro, sarà già quello risolutivo. Per ora non c'è nulla di definito, la Juve conferma di non aver ancora trovato nessun accordo economico sulla base di 16 milioni. Ma sul fatto che ormai Diego sia stato messo sul mercato l'ha capito anche il padre del giocatore, il vero agente del ragazzo che non avrà una stella con il suo nome nel nuovo stadio della Juve. «Voleva riscattarsi qui, lo farà comunque in una grande squadra» ha detto Djair Ribas, facendo intuire che non ci saranno rifiuti inattesi. Sono tutti d'accordo, quindi non ci sono più margini di incertezza. Poi toccherà a Diego accordarsi con i tedeschi: chiederà quattro milioni come alla Juve, ma dovrà accontentarsi di qualcosa in meno. Per ora non sono previste contropartite tecniche. Del Neri sta cercando un altro centrale difensivo, ma Barzagli non interessa. Piuttosto piace sempre il genoano Bocchetti, che Gasperini non vorrebbe inserire nella lista dei partenti. Ma da Genova confermamo la trattativa, l'ex sampdoriano Marotta è pronto a un derby di mercato.
Ovviamente la Juve non dispera di inserire Dzeko nell'operazione Diego. Il plenipotenziario Petralito si è espresso anche sull'attaccante bosniaco, di cui non è procuratore, lasciando aperto uno spiraglio: «Inarrivabile? Parliamone fra un paio di giorni». Questo conferma che Marotta ha la testa dura e non si rassegna, facendo leva sulla volontà del giocatore, che vuole lasciare la Germania, e sui buoni rapporti con Hoeness. Il manager del centravanti, Irfan Redzepagic, ha promesso che non si arrenderà prima del 31 agosto, ultimo giorno di mercato. Ma la Juve va di fretta ed è pronta a battere altre piste, cullando sempre il sogno Pazzini.
Per Ferragosto il tesoretto da reinvestire sarà interessante. Difficile la trattativa per l'esterno brasiliano Bastos del Lione, dopo la frenata di ieri del club francese, catenaccio anche dell'Amburgo su Elia, resta aperta la pista che porta a Krasic. Oltre al cash, per ora virtuale, assicurato da Diego, nelle ultime ore in cassa sono finiti i 5 milioni e 250 mila euro più bonus, ricavati dalla cessione di Poulsen al Liverpool. Il danese ha trovato l'intesa con i Reds e ieri ha sostenuto le visite mediche. Invece, si è inceppata all'improvviso la partenza di Camoranesi verso Birmingham. I club sono d'accordo, anche perché il centrocampista non costerà un penny agli inglesi. Ma ieri tutto si è bloccato per le richieste economiche del giocatore, che alla Juve prende 3 milioni netti. Tutto ok, invece, sulla buonuscita che Marotta gli garantisce. Circa 800 mila euro.
E alla Juve fanno i conti. Diego può portare da un minimo di 16 a un massimo di 18 milioni. Sempre meno dei 24,5 pagati un anno fa al Werder Brema, ma una minusvalenza era stata messa a bilancio da tempo se la cessione del fantasista fosse andata in porto. Non resta che aspettare il prossimo incontro, sarà già quello risolutivo. Per ora non c'è nulla di definito, la Juve conferma di non aver ancora trovato nessun accordo economico sulla base di 16 milioni. Ma sul fatto che ormai Diego sia stato messo sul mercato l'ha capito anche il padre del giocatore, il vero agente del ragazzo che non avrà una stella con il suo nome nel nuovo stadio della Juve. «Voleva riscattarsi qui, lo farà comunque in una grande squadra» ha detto Djair Ribas, facendo intuire che non ci saranno rifiuti inattesi. Sono tutti d'accordo, quindi non ci sono più margini di incertezza. Poi toccherà a Diego accordarsi con i tedeschi: chiederà quattro milioni come alla Juve, ma dovrà accontentarsi di qualcosa in meno. Per ora non sono previste contropartite tecniche. Del Neri sta cercando un altro centrale difensivo, ma Barzagli non interessa. Piuttosto piace sempre il genoano Bocchetti, che Gasperini non vorrebbe inserire nella lista dei partenti. Ma da Genova confermamo la trattativa, l'ex sampdoriano Marotta è pronto a un derby di mercato.
Ovviamente la Juve non dispera di inserire Dzeko nell'operazione Diego. Il plenipotenziario Petralito si è espresso anche sull'attaccante bosniaco, di cui non è procuratore, lasciando aperto uno spiraglio: «Inarrivabile? Parliamone fra un paio di giorni». Questo conferma che Marotta ha la testa dura e non si rassegna, facendo leva sulla volontà del giocatore, che vuole lasciare la Germania, e sui buoni rapporti con Hoeness. Il manager del centravanti, Irfan Redzepagic, ha promesso che non si arrenderà prima del 31 agosto, ultimo giorno di mercato. Ma la Juve va di fretta ed è pronta a battere altre piste, cullando sempre il sogno Pazzini.
Per Ferragosto il tesoretto da reinvestire sarà interessante. Difficile la trattativa per l'esterno brasiliano Bastos del Lione, dopo la frenata di ieri del club francese, catenaccio anche dell'Amburgo su Elia, resta aperta la pista che porta a Krasic. Oltre al cash, per ora virtuale, assicurato da Diego, nelle ultime ore in cassa sono finiti i 5 milioni e 250 mila euro più bonus, ricavati dalla cessione di Poulsen al Liverpool. Il danese ha trovato l'intesa con i Reds e ieri ha sostenuto le visite mediche. Invece, si è inceppata all'improvviso la partenza di Camoranesi verso Birmingham. I club sono d'accordo, anche perché il centrocampista non costerà un penny agli inglesi. Ma ieri tutto si è bloccato per le richieste economiche del giocatore, che alla Juve prende 3 milioni netti. Tutto ok, invece, sulla buonuscita che Marotta gli garantisce. Circa 800 mila euro.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Dopo il Wolfsburg, anche lo Schalke 04: questa mattina a Torino i dirigenti del club di Gelsenkirken hanno incontrato il dg della Juventus, Beppe Marotta, per formulare un'offerta per Diego. A quanto risulta, sarebbe superiore a quella del Wolfsburg, quindi 17-18 milioni. Nelle prossime ore il club bianconero deciderà, ma sembra che il futuro di Diego sia ormai scritto: lontano da Torino.
Il quotidiano tedesco Bild dava per conclusa la trattativa tra Juve e Wolfsburg, ma all'ultimo istante si è inserito a sorpresa lo Shalke 04. Il club di Gelsenkirken, che ha perso la finale di Supercoppa di Germania contro il Bayern, si è già assicurata sul mercato Raul dal Real Madrid.
Accordo raggiunto, invece, per la cessione definitiva di Christian Poulsen al Liverpool. La società bianconera specifica che la trattativa si è chiusa sulla cifra di 5,475 milioni di euro, pagabili in due rate: 2,725 milioni alla firma del contratto e 2,75 milioni entro il primo luglio 2011. Il corrispettivo della cessione - conclude la nota della società bianconera - «potrà incrementarsi di ulteriori massimi 1,2 milioni di euro al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi nel corso della durata contrattuale».
È invece giallo sul trasferimento di Mauro German Camoranesi dalla Juventus al Birmingham: la trattativa, che sembrava in dirittura d'arrivo, si è bruscamente interrotta per motivi misteriosi che nemmeno l'agente Fifa Vlado Borozan intende spiegare. «Peccato - si è limitato a dire - perchè il giocatore della Juventus aveva dato il proprio gradimento per il passaggio al club inglese». Più possibilista il procuratore Sergio Fortunato, segno che dovrebbe trattarsi di questioni legate all'ingaggio. Alla Juventus l'italo-argentino percepiva 3,5 milioni.
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L'incrocio si annuncia incompiuto, ma, alla fine, il verdetto lascerà comunque qualche riflessione sul campo. Questa sera - diretta Canale 5 dalle 20,25 - i riflettori del San Nicola di Bari si accenderanno sulla decima edizione del Trofeo Tim. A sfidarsi in gare da 45 minuti (in caso di parità spazio ai rigori), Juve, Inter e Milan, alle prime due il compito di inaugurare la serata, alla perdente quello di affrontare per prima i rossoneri. Del Neri, Benitez, Allegri: tutto in una notte.
Il cartellone è di prestigio, ma il cartello che accompagnerà in campo le tre protagoniste racconta, invece, di truppe dal cantiere aperto. La Juve sta preparando la valigia a Diego e avrebbe voluto fare altrettanto con Camoranesi in attesa che anche Tiago, Salihamidzic e Grosso salutino la compagnia come ha fatto, ieri, ufficialmente Poulsen (il danese è un giocatore del Liverpool). Per il brasiliano i titoli di coda in bianconero si annunciano senza strappi e con gli umori della società vicini al punto più alto: Diego si ritrova, infatti, al centro di un'asta che in pochi potevano prevedere solo qualche settimana fa. A contenderselo a suon di visite a Torino sono il Wolfsburg e lo Schalke 04, con quest'ultimi in leggero vantaggio dopo il blitz di ieri nelle sede di corso Galileo Ferraris perché sul tavolo del dg Marotta è finita un'offerta di circa 18 milioni di euro (due in più di quella del Wolfsburg).
Il buonumore che circonda il caso-Diego sfuma quando è il destino di Camoranesi ad occupare i pensieri della Juve. Il rifiuto dell'italoargentino al trasferimento al Birmingham è tanto secco quanto paradossale perché a far saltare l'affare è una questione di tasse. Il manager del giocatore spiega: «Il signor Borozan, che cura gli interessi del club inglese, ci ha scritto una cifra sulla carta e il Birmingham ce ne ha offerta un'altra, molto inferiore», così Sergio Fortunato. Tradotto: Camoranesi avrebbe concordato una cifra di 2,6 milioni di euro per un anno di contratto più opzione per il secondo, ma si è accorto che con la tassazione inglese avrebbe preso circa la metà. Niente Birmingham, dunque per il centrocampista. Ma abbracci e pacche sulle spalle dei compagni all'allenamento di ieri come si fa con un nuovo acquisto.
Juve con Felipe Melo, Inter e Milan senza certezze: il San Nicola si accende. All'appuntamento nel cuore dell'estate, l'Inter si presenterà con i soldi per Manchester City nel portafoglio e le parole di Mascherano, sogno di Rafa Benitez, nelle orecchie. «Il mio problema non è giocare per il Liverpool, ma vorrei cambiare Paese...», dice chiaro e forte l'argentino. Moratti tentenna prima di sferrare l'assalto perché il patron nerazzurro vuole capire di quale entità dovrà essere l'investimento economico (all'Inter è in arrivo Sculli e l'olandese Kuyt resta nell'agenda). Al trofeo delle incompiute si affaccia anche un Milan la cui colonna sonora in precampionato sono i malumori dei tifosi.
Il nuovo timoniere rossonero Allegri ha chiesto un colpo ad effetto (Luis Fabiano è, però, ad un passo dal Marsiglia) ed, intanto, deve accontentarsi di Boateng, un centrocampista, al Milan via Genoa. Ore 20,45, Juve ed Inter apriranno i giochi. Il regolamento è un corto circuito: 3 i punti a chi vince senza rigori, due se hai la meglio dal dischetto, 1 se perdi dagli undici metri.
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Marotta è sempre alla ricerca di un esterno per accontentare Del Neri. Nel mirino della Juve c'è da tempo Eljero Elia, 23enne dell'Amburgo, ma la trattativa con il club tedesco appare tutt'altro che in discesa.
Bastian Reinhardt, direttore sportivo dell'Amburgo, punge la Juventus e gioca al rialzo: «La Juventus ha fatto un'offerta di 12 milioni. Non la considero una proposta seria. Se c'è un interesse reale, bisognerebbe fare un'offerta seria», dice Reinhardt al quotidiano Bild.
«Se vendiamo Elia, dobbiamo incassare il denaro necessario per comprare 2 o 3 giocatori», aggiunge il ds tedesco. Che tradotto in cifre equivale a una richiesta di 20 milioni di euro, somma che il Wolfsburg, in corsa anche per Diego, sarebbe disposto a sborsare «ma al momento da loro non ci è arrivata nessuna offerta». Il giocatore, intanto, preferisce non sbilanciarsi. «Penso solo all'Amburgo, a giocare e vincere qui - le parole di Elia - Per le voci di mercato dovete parlare col mio procuratore».
Dopo il Wolfsburg, anche lo Schalke 04: questa mattina a Torino i dirigenti del club di Gelsenkirken hanno incontrato il dg della Juventus, Beppe Marotta, per formulare un'offerta per Diego. A quanto risulta, sarebbe superiore a quella del Wolfsburg, quindi 17-18 milioni. Nelle prossime ore il club bianconero deciderà, ma sembra che il futuro di Diego sia ormai scritto: lontano da Torino.
Il quotidiano tedesco Bild dava per conclusa la trattativa tra Juve e Wolfsburg, ma all'ultimo istante si è inserito a sorpresa lo Shalke 04. Il club di Gelsenkirken, che ha perso la finale di Supercoppa di Germania contro il Bayern, si è già assicurata sul mercato Raul dal Real Madrid.
Accordo raggiunto, invece, per la cessione definitiva di Christian Poulsen al Liverpool. La società bianconera specifica che la trattativa si è chiusa sulla cifra di 5,475 milioni di euro, pagabili in due rate: 2,725 milioni alla firma del contratto e 2,75 milioni entro il primo luglio 2011. Il corrispettivo della cessione - conclude la nota della società bianconera - «potrà incrementarsi di ulteriori massimi 1,2 milioni di euro al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi nel corso della durata contrattuale».
È invece giallo sul trasferimento di Mauro German Camoranesi dalla Juventus al Birmingham: la trattativa, che sembrava in dirittura d'arrivo, si è bruscamente interrotta per motivi misteriosi che nemmeno l'agente Fifa Vlado Borozan intende spiegare. «Peccato - si è limitato a dire - perchè il giocatore della Juventus aveva dato il proprio gradimento per il passaggio al club inglese». Più possibilista il procuratore Sergio Fortunato, segno che dovrebbe trattarsi di questioni legate all'ingaggio. Alla Juventus l'italo-argentino percepiva 3,5 milioni.
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L'incrocio si annuncia incompiuto, ma, alla fine, il verdetto lascerà comunque qualche riflessione sul campo. Questa sera - diretta Canale 5 dalle 20,25 - i riflettori del San Nicola di Bari si accenderanno sulla decima edizione del Trofeo Tim. A sfidarsi in gare da 45 minuti (in caso di parità spazio ai rigori), Juve, Inter e Milan, alle prime due il compito di inaugurare la serata, alla perdente quello di affrontare per prima i rossoneri. Del Neri, Benitez, Allegri: tutto in una notte.
Il cartellone è di prestigio, ma il cartello che accompagnerà in campo le tre protagoniste racconta, invece, di truppe dal cantiere aperto. La Juve sta preparando la valigia a Diego e avrebbe voluto fare altrettanto con Camoranesi in attesa che anche Tiago, Salihamidzic e Grosso salutino la compagnia come ha fatto, ieri, ufficialmente Poulsen (il danese è un giocatore del Liverpool). Per il brasiliano i titoli di coda in bianconero si annunciano senza strappi e con gli umori della società vicini al punto più alto: Diego si ritrova, infatti, al centro di un'asta che in pochi potevano prevedere solo qualche settimana fa. A contenderselo a suon di visite a Torino sono il Wolfsburg e lo Schalke 04, con quest'ultimi in leggero vantaggio dopo il blitz di ieri nelle sede di corso Galileo Ferraris perché sul tavolo del dg Marotta è finita un'offerta di circa 18 milioni di euro (due in più di quella del Wolfsburg).
Il buonumore che circonda il caso-Diego sfuma quando è il destino di Camoranesi ad occupare i pensieri della Juve. Il rifiuto dell'italoargentino al trasferimento al Birmingham è tanto secco quanto paradossale perché a far saltare l'affare è una questione di tasse. Il manager del giocatore spiega: «Il signor Borozan, che cura gli interessi del club inglese, ci ha scritto una cifra sulla carta e il Birmingham ce ne ha offerta un'altra, molto inferiore», così Sergio Fortunato. Tradotto: Camoranesi avrebbe concordato una cifra di 2,6 milioni di euro per un anno di contratto più opzione per il secondo, ma si è accorto che con la tassazione inglese avrebbe preso circa la metà. Niente Birmingham, dunque per il centrocampista. Ma abbracci e pacche sulle spalle dei compagni all'allenamento di ieri come si fa con un nuovo acquisto.
Juve con Felipe Melo, Inter e Milan senza certezze: il San Nicola si accende. All'appuntamento nel cuore dell'estate, l'Inter si presenterà con i soldi per Manchester City nel portafoglio e le parole di Mascherano, sogno di Rafa Benitez, nelle orecchie. «Il mio problema non è giocare per il Liverpool, ma vorrei cambiare Paese...», dice chiaro e forte l'argentino. Moratti tentenna prima di sferrare l'assalto perché il patron nerazzurro vuole capire di quale entità dovrà essere l'investimento economico (all'Inter è in arrivo Sculli e l'olandese Kuyt resta nell'agenda). Al trofeo delle incompiute si affaccia anche un Milan la cui colonna sonora in precampionato sono i malumori dei tifosi.
Il nuovo timoniere rossonero Allegri ha chiesto un colpo ad effetto (Luis Fabiano è, però, ad un passo dal Marsiglia) ed, intanto, deve accontentarsi di Boateng, un centrocampista, al Milan via Genoa. Ore 20,45, Juve ed Inter apriranno i giochi. Il regolamento è un corto circuito: 3 i punti a chi vince senza rigori, due se hai la meglio dal dischetto, 1 se perdi dagli undici metri.
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Marotta è sempre alla ricerca di un esterno per accontentare Del Neri. Nel mirino della Juve c'è da tempo Eljero Elia, 23enne dell'Amburgo, ma la trattativa con il club tedesco appare tutt'altro che in discesa.
Bastian Reinhardt, direttore sportivo dell'Amburgo, punge la Juventus e gioca al rialzo: «La Juventus ha fatto un'offerta di 12 milioni. Non la considero una proposta seria. Se c'è un interesse reale, bisognerebbe fare un'offerta seria», dice Reinhardt al quotidiano Bild.
«Se vendiamo Elia, dobbiamo incassare il denaro necessario per comprare 2 o 3 giocatori», aggiunge il ds tedesco. Che tradotto in cifre equivale a una richiesta di 20 milioni di euro, somma che il Wolfsburg, in corsa anche per Diego, sarebbe disposto a sborsare «ma al momento da loro non ci è arrivata nessuna offerta». Il giocatore, intanto, preferisce non sbilanciarsi. «Penso solo all'Amburgo, a giocare e vincere qui - le parole di Elia - Per le voci di mercato dovete parlare col mio procuratore».
Re: Estate JUVE
La Stampa
Prove generali di campionato a Bari e doppia sconfitta per la Juventus, battuta sia dall'Inter (1-0) che dal Milan ai rigori. Il Trofeo Tim è andato ai nerazzurri che hanno superato i cugini con i tiri dal dischetto.
Inter-Juve 1-0
Nella prima mini-partita da 45 minuti del trofeo Tim l'Inter ha sconfitto per 1-0 la Juventus grazie ad un capolavoro di Sneijder. Sono bastati pochi giorni di allenamento all'olandese per ritrovare una buona condizione fisica, assimilare schemi e ritmi richiesti dal nuovo tecnico Benitez e sfoderare una micidiale precisione balistica per firmare il gol decisivo alla mezzora. Pur con due settimane in meno di allenamento, sono stati i campioni d'Italia ad apparire più in palla dell'undici di Del Neri: pungente Maicon sulla destra, attento Lucio in marcatura, ispirato Sneijder nel servire Eto'o e sugli esterni Pandev e Obinna. I nerazzurri, nel giorno dell'addio di Balotelli, hanno confermato una superiorità tecnica sugli avversari, pimpanti solo in avvio. La Juventus è apparsa ancora in rodaggio, soprattutto in difesa, dove l'ex barese Bonucci continua a commettere errori per troppa leziosità. A centrocampo, nonostante il notevole impegno di Pepe e Lanzafame, scarseggiano i rifornimenti per le punte, con Felipe Melo e Sissoko poco ispirati.
Milan-Juve 5-3 (1-1)
Nella seconda partita il Milan si è imposto ai rigori sulla Juve dopo l'1-1 al termine dei 45 minuti (in gol Ronaldinho e Diego: per ultima partita in bianconero). Dal dischetto fatale l'errore di Pepe. I rossoneri hanno vinto l'incontro ai rigori (5-3 il finale), complici due penalty calciati centralmente (e parati da Amelia) da Pepe e Amauri. L'undici di Delneri ha disputato una prima mezzora intensa sul piano agonistico mentre Pirlo e compagni hanno mostrato una buona fluidità nell'applicazione del 4-3-3 di Allegri. La Juventus ha acquisito maggiore forza creativa grazie all'innesto in avanti del duo Diego-Amauri: il fantasista, che il club bianconero è in procinto di cedere in Germania (al Wolfsburg o allo Schalke), ha brillato per iniziativa ed intesa con il compagno di reparto. In difesa è apparso sicuro nella fase di spinta il giovane Motta, meno attento in copertura. Proprio dalle fasce sono arrivati ben tre cross su cui Amauri ha provato invano a bucare la porta del Milan, trovando Amelia pronto a disinnescare i pericoli. La sostituzione di Felipe Melo con Sissoko è stata salutata da salve di fischi del pubblico, un segnale poco incoraggiante per il recupero del brasiliano dopo il mondiale disastroso. Il vantaggio del Milan porta la firma di Dinho, pescato in area con un passaggio filtrante da Oduamadi: il brasiliano controlla e con un bel destro a giro insacca sul palo lungo. La risposta della Juve con una incursione di Lanzafame che libera in area Diego, preciso nell'indovinare l'angolo più lontano da Amelia.
Trofeo all'Inter
Nell'ultima partita i nerazzurri si sono imposti sul Milan ai calci di rigore aggiudicandosi così il torneo.
Prove generali di campionato a Bari e doppia sconfitta per la Juventus, battuta sia dall'Inter (1-0) che dal Milan ai rigori. Il Trofeo Tim è andato ai nerazzurri che hanno superato i cugini con i tiri dal dischetto.
Inter-Juve 1-0
Nella prima mini-partita da 45 minuti del trofeo Tim l'Inter ha sconfitto per 1-0 la Juventus grazie ad un capolavoro di Sneijder. Sono bastati pochi giorni di allenamento all'olandese per ritrovare una buona condizione fisica, assimilare schemi e ritmi richiesti dal nuovo tecnico Benitez e sfoderare una micidiale precisione balistica per firmare il gol decisivo alla mezzora. Pur con due settimane in meno di allenamento, sono stati i campioni d'Italia ad apparire più in palla dell'undici di Del Neri: pungente Maicon sulla destra, attento Lucio in marcatura, ispirato Sneijder nel servire Eto'o e sugli esterni Pandev e Obinna. I nerazzurri, nel giorno dell'addio di Balotelli, hanno confermato una superiorità tecnica sugli avversari, pimpanti solo in avvio. La Juventus è apparsa ancora in rodaggio, soprattutto in difesa, dove l'ex barese Bonucci continua a commettere errori per troppa leziosità. A centrocampo, nonostante il notevole impegno di Pepe e Lanzafame, scarseggiano i rifornimenti per le punte, con Felipe Melo e Sissoko poco ispirati.
Milan-Juve 5-3 (1-1)
Nella seconda partita il Milan si è imposto ai rigori sulla Juve dopo l'1-1 al termine dei 45 minuti (in gol Ronaldinho e Diego: per ultima partita in bianconero). Dal dischetto fatale l'errore di Pepe. I rossoneri hanno vinto l'incontro ai rigori (5-3 il finale), complici due penalty calciati centralmente (e parati da Amelia) da Pepe e Amauri. L'undici di Delneri ha disputato una prima mezzora intensa sul piano agonistico mentre Pirlo e compagni hanno mostrato una buona fluidità nell'applicazione del 4-3-3 di Allegri. La Juventus ha acquisito maggiore forza creativa grazie all'innesto in avanti del duo Diego-Amauri: il fantasista, che il club bianconero è in procinto di cedere in Germania (al Wolfsburg o allo Schalke), ha brillato per iniziativa ed intesa con il compagno di reparto. In difesa è apparso sicuro nella fase di spinta il giovane Motta, meno attento in copertura. Proprio dalle fasce sono arrivati ben tre cross su cui Amauri ha provato invano a bucare la porta del Milan, trovando Amelia pronto a disinnescare i pericoli. La sostituzione di Felipe Melo con Sissoko è stata salutata da salve di fischi del pubblico, un segnale poco incoraggiante per il recupero del brasiliano dopo il mondiale disastroso. Il vantaggio del Milan porta la firma di Dinho, pescato in area con un passaggio filtrante da Oduamadi: il brasiliano controlla e con un bel destro a giro insacca sul palo lungo. La risposta della Juve con una incursione di Lanzafame che libera in area Diego, preciso nell'indovinare l'angolo più lontano da Amelia.
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