Estate JUVE
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Re: Estate JUVE
Amburgo vicino a Diego,la Juve si avvicina a dzeko
Arroccato sul Colle Campigli di Varese, dentro un hotel come fosse il castello dell’Innominato, Beppe Marotta continua le sue consultazioni di mercato anche al seguito della squadra, qui nel ritiro parte seconda. Chissà mai che nella sua contrada, dove lo festeggiano ovunque, e allo stadio pienotto di duemila persone di più, intervenga la Provvidenza per far scattare qualche cessione: da Grosso a Camoranesi, fino a Diego. Non Zebina, con il quale si sta trattando la rescissione. Questo impone il programma che s’è data la Juve ma lui, da mercante di lungo corso, è abbastanza tranquillo: del resto, narravano ieri da queste parti come fosse già leggenda, in una sola estate ai tempi del Varese di serie B Marotta vendette 16 giocatori, rimpiazzandoli. E poi non è che le concorrenti abbiamo fatto gran shopping, anzi.
Qualcosina s’è mosso, se nel primo pomeriggio di ieri lasciava il castello un intermediario specializzato per gli affari in Germania: argomento delle chiacchierata, le offerte per Diego e la situazione di Dzeko. Per il brasiliano, piano piano, si sta facendo sotto l’Amburgo, anche se i quattro milioni di stipendio restano un fastidioso filo spinato. Magari non insuperabile, soprattutto quando arriverà una proposta ufficiale del club tedesco. In quel momento la Juve parlerà con il trequartista per il da farsi. Briciole di speranze anche per Edin Dzeko, perché nei giorni scorsi l’attaccante bosniaco ha confidato a chi gli sta vicino di preferire l’Italia: «Se la Juve mi prende, rinuncio al Manchester City», il suo desiderio. L’attesa, però, non dovrebbe diventare infinita. Non lo sarà se il Wolfsburg abbasserà il prezzo dagli attuali 35 milioni e accetterà qualche giocatore in cambio: compreso Diego, che un po’ interessa.
Marotta però non è ossessionato dalla trattativa, perché in caso di mancato arrivo di Dzeko il club avrebbe le risorse da investire per due ottimi giocatori: un terzino sinistro e un esterno di centrocampo. Krasic resta il preferito, ma qui c’è la regola degli extracomunitari a complicare la cose. Tra le trattative decisamente meno complicate, ieri i bianconeri hanno mandato (in comproprietà) Rossi al Vicenza ed Esposito all’Ascoli a fare esperienza.
Chi ne dovrebbe già avere, invece, i Nazionali, si sono presentati ieri pomeriggio allo stadio «Ossola» di Varese, per la prima volta insieme a tutti gli altri. La voglia è tanta, anche per un Mondiale disastroso: «Abbiamo tante cose da dimenticare e far dimenticare - ha detto ieri Claudio Marchisio - perché la prima parte del 2010 non è stata bella. Dobbiamo farne tesoro, per non commettere più gli stessi errori». Lui, dopo un’annata dove l’hanno sballottato ovunque («ma ho sempre dato la mia disponibilità»), si ritroverà a casa sua, dentro al 4-4-2: «É il modulo più classico, e io ho sempre fatto il centrocampista centrale». Il resto sono stati applausi e cori per tutti, da festa, con Storari che se n’e andato negli spogliatoi con in mano uno stereo a tutto volume: oggi, potrebbe venire a salutare anche Andrea Agnelli.
Arroccato sul Colle Campigli di Varese, dentro un hotel come fosse il castello dell’Innominato, Beppe Marotta continua le sue consultazioni di mercato anche al seguito della squadra, qui nel ritiro parte seconda. Chissà mai che nella sua contrada, dove lo festeggiano ovunque, e allo stadio pienotto di duemila persone di più, intervenga la Provvidenza per far scattare qualche cessione: da Grosso a Camoranesi, fino a Diego. Non Zebina, con il quale si sta trattando la rescissione. Questo impone il programma che s’è data la Juve ma lui, da mercante di lungo corso, è abbastanza tranquillo: del resto, narravano ieri da queste parti come fosse già leggenda, in una sola estate ai tempi del Varese di serie B Marotta vendette 16 giocatori, rimpiazzandoli. E poi non è che le concorrenti abbiamo fatto gran shopping, anzi.
Qualcosina s’è mosso, se nel primo pomeriggio di ieri lasciava il castello un intermediario specializzato per gli affari in Germania: argomento delle chiacchierata, le offerte per Diego e la situazione di Dzeko. Per il brasiliano, piano piano, si sta facendo sotto l’Amburgo, anche se i quattro milioni di stipendio restano un fastidioso filo spinato. Magari non insuperabile, soprattutto quando arriverà una proposta ufficiale del club tedesco. In quel momento la Juve parlerà con il trequartista per il da farsi. Briciole di speranze anche per Edin Dzeko, perché nei giorni scorsi l’attaccante bosniaco ha confidato a chi gli sta vicino di preferire l’Italia: «Se la Juve mi prende, rinuncio al Manchester City», il suo desiderio. L’attesa, però, non dovrebbe diventare infinita. Non lo sarà se il Wolfsburg abbasserà il prezzo dagli attuali 35 milioni e accetterà qualche giocatore in cambio: compreso Diego, che un po’ interessa.
Marotta però non è ossessionato dalla trattativa, perché in caso di mancato arrivo di Dzeko il club avrebbe le risorse da investire per due ottimi giocatori: un terzino sinistro e un esterno di centrocampo. Krasic resta il preferito, ma qui c’è la regola degli extracomunitari a complicare la cose. Tra le trattative decisamente meno complicate, ieri i bianconeri hanno mandato (in comproprietà) Rossi al Vicenza ed Esposito all’Ascoli a fare esperienza.
Chi ne dovrebbe già avere, invece, i Nazionali, si sono presentati ieri pomeriggio allo stadio «Ossola» di Varese, per la prima volta insieme a tutti gli altri. La voglia è tanta, anche per un Mondiale disastroso: «Abbiamo tante cose da dimenticare e far dimenticare - ha detto ieri Claudio Marchisio - perché la prima parte del 2010 non è stata bella. Dobbiamo farne tesoro, per non commettere più gli stessi errori». Lui, dopo un’annata dove l’hanno sballottato ovunque («ma ho sempre dato la mia disponibilità»), si ritroverà a casa sua, dentro al 4-4-2: «É il modulo più classico, e io ho sempre fatto il centrocampista centrale». Il resto sono stati applausi e cori per tutti, da festa, con Storari che se n’e andato negli spogliatoi con in mano uno stereo a tutto volume: oggi, potrebbe venire a salutare anche Andrea Agnelli.
Re: Estate JUVE
30 giocatori in rosa,la società vorrebbe tagliarne almeno 6Dei ventinove giocatori che oggi si ritrovano a Varese, e a giorni saranno 31 con Tiago e Felipe Melo, la Juve vorrebbe tagliarne almeno sei, tre dei quali con contratti finanziariamente pesanti, coprendo poi gli spazi con gli ultimi due o tre innesti. Le linee d’azione sono ormai tracciate, condivise da club e Gigi Del Neri. Resta affisso il cartello vendesi per Diego, perché non è il migliore dei giocatori possibili dentro al 4-4-2. Visto però che il brasiliano qualità ne ha e che Del Neri è un allenatore, nell’attesa si sta lavorando anche sul piano B: cioè se il fu trequartista rimarrà fino alla fine, convertendosi in seconda punta. Anzi, secondo il tecnico lo è già, quello «è il suo ruolo».
Attorno a lui, e in misura minore a Trezeguet, sono legate le mosse del mercato bianconero. A partire da Edin Dzeko, che ieri il Wolfsburg ha messo ufficialmente in vendita: Manchester City permettendo, la Juve aspetta che il prezzo scenda dai folli 35 milioni, e che il venditore accetti il baratto con altri giocatori. In caso contrario, Marotta si dedicherà ad altri ruoli: terzino sinistro, se verrà trovata nuova residenza a Grosso (che sta facendo una buona preparazione) e un esterno. Settore nel quale si continua a trattare la cessione di Mauro Camoranesi: molto complicata. Mentre Giovinco va verso Parma, anche se il Genoa prova a inserirsi.
Acquisti. Nonostante la vicenda si stia avvicinando alla soap opera, l’obiettivo rimane Milos Krasic. «Lui si è promesso alla Juve, ma la trattativa è difficile», ha ripetuto l’agente dell’ala del Cska, Marko Naletelic. La verità è che dopo tante trattative, vere o presunte, il serbo rischia di restare a Mosca. Mentre vorrebbe emigrare. «Il giocatore è disposto ad aspettare i bianconeri ancora per un po’ - ha spiegato il procuratore a Sky - e le possibilità di chiudere l’affare sono al 50%. L’unica cosa certa è che lascerà il Cska. Però la norma sugli extracomunitari non ci ha agevolato».
Arrivasse Dzeko, tanti saluti. Volendo, la Juve l’avrebbe già preso, Krasic. «Il momento giusto per chiudere la trattativa era la settimana del Mondiale, in cui la Juve è andata a Mosca con l’offerta di 15 milioni di euro. Purtroppo il club russo ha giocato al rialzo, sperando di poter spillare qualche milione in più, e si è persa l’occasione». Purtroppo per il giocatore, a questo punto. «Ma Milos vuole la Juve - ha aggiunto l’agente - e tiene fede alla promessa fatta ai bianconeri: ha per le mani una ricca offerta del Fenerbahce, ma il suo desiderio è venire in Italia, alla Juve ».
Ora però, Marotta non ha alcuna fretta e scommettendo sull’attesa, ad agosto potrebbe portarsi a casa il giocatore a molto meno, o addirittura in prestito. Ancora capitolo vendite. Ieri il quotidiano sportivo “Marca” riferiva di una richiesta di Mourinho alla dirigenza del Real Madrid per impacchettare Felipe Melo: fosse vero, detto due volte, a robusta richiesta probabilmente lo accompagnerebbero volentieri, anche a piedi. A Madrid si dà un’occhiata a Drenthe, anche se la prima scelta è Kolarov. O era: ieri ha saltato le visite mediche, potrebbe farle a Manchester, sponda City.
Attorno a lui, e in misura minore a Trezeguet, sono legate le mosse del mercato bianconero. A partire da Edin Dzeko, che ieri il Wolfsburg ha messo ufficialmente in vendita: Manchester City permettendo, la Juve aspetta che il prezzo scenda dai folli 35 milioni, e che il venditore accetti il baratto con altri giocatori. In caso contrario, Marotta si dedicherà ad altri ruoli: terzino sinistro, se verrà trovata nuova residenza a Grosso (che sta facendo una buona preparazione) e un esterno. Settore nel quale si continua a trattare la cessione di Mauro Camoranesi: molto complicata. Mentre Giovinco va verso Parma, anche se il Genoa prova a inserirsi.
Acquisti. Nonostante la vicenda si stia avvicinando alla soap opera, l’obiettivo rimane Milos Krasic. «Lui si è promesso alla Juve, ma la trattativa è difficile», ha ripetuto l’agente dell’ala del Cska, Marko Naletelic. La verità è che dopo tante trattative, vere o presunte, il serbo rischia di restare a Mosca. Mentre vorrebbe emigrare. «Il giocatore è disposto ad aspettare i bianconeri ancora per un po’ - ha spiegato il procuratore a Sky - e le possibilità di chiudere l’affare sono al 50%. L’unica cosa certa è che lascerà il Cska. Però la norma sugli extracomunitari non ci ha agevolato».
Arrivasse Dzeko, tanti saluti. Volendo, la Juve l’avrebbe già preso, Krasic. «Il momento giusto per chiudere la trattativa era la settimana del Mondiale, in cui la Juve è andata a Mosca con l’offerta di 15 milioni di euro. Purtroppo il club russo ha giocato al rialzo, sperando di poter spillare qualche milione in più, e si è persa l’occasione». Purtroppo per il giocatore, a questo punto. «Ma Milos vuole la Juve - ha aggiunto l’agente - e tiene fede alla promessa fatta ai bianconeri: ha per le mani una ricca offerta del Fenerbahce, ma il suo desiderio è venire in Italia, alla Juve ».
Ora però, Marotta non ha alcuna fretta e scommettendo sull’attesa, ad agosto potrebbe portarsi a casa il giocatore a molto meno, o addirittura in prestito. Ancora capitolo vendite. Ieri il quotidiano sportivo “Marca” riferiva di una richiesta di Mourinho alla dirigenza del Real Madrid per impacchettare Felipe Melo: fosse vero, detto due volte, a robusta richiesta probabilmente lo accompagnerebbero volentieri, anche a piedi. A Madrid si dà un’occhiata a Drenthe, anche se la prima scelta è Kolarov. O era: ieri ha saltato le visite mediche, potrebbe farle a Manchester, sponda City.
Re: Estate JUVE
allora se seguite le trattative vi siete accorti che ultimamente gli acquisti juventini si sono interrotti..questo principalmente porchè non ci sono più soldi!
e questo vale per qualsiasi squadra del nostro campionato..uniche isole felici sono le squadre estere piene di petroldollari...(manchester city-amburgo...)!
quindi è necessario adesso per Marotta e società prima vendere il possibile...i nomi che sono ormai sicuro lascieranno la juve sono GIOVINCO , CAMORANESI , TIAGO ( solo da definire il diritto di riscatto con l'atletico)...GROSSO e probabilmente un attaccante fra IAQUINTA e DIEGO...trezeguet no xkè del neri sembra averlo confermato come ogni anno dopo le ottime prestazioni nelle prime amichevoli.....
SOLO SE AVVERRANNO QUESTE CESSIONI la juve potrà dinuovo pensare alle entrate...probabilmente un attaccante....DZEKO(difficile costa troppo) molto più probabile KRASIC...già in attesa....
un terzino e un buon centrocampista.....vediamo come evolverà la situazione al momento molto complicata.....
si vede che mi piace il calciomercato??
e questo vale per qualsiasi squadra del nostro campionato..uniche isole felici sono le squadre estere piene di petroldollari...(manchester city-amburgo...)!
quindi è necessario adesso per Marotta e società prima vendere il possibile...i nomi che sono ormai sicuro lascieranno la juve sono GIOVINCO , CAMORANESI , TIAGO ( solo da definire il diritto di riscatto con l'atletico)...GROSSO e probabilmente un attaccante fra IAQUINTA e DIEGO...trezeguet no xkè del neri sembra averlo confermato come ogni anno dopo le ottime prestazioni nelle prime amichevoli.....
SOLO SE AVVERRANNO QUESTE CESSIONI la juve potrà dinuovo pensare alle entrate...probabilmente un attaccante....DZEKO(difficile costa troppo) molto più probabile KRASIC...già in attesa....
un terzino e un buon centrocampista.....vediamo come evolverà la situazione al momento molto complicata.....
si vede che mi piace il calciomercato??
Mare93- Giovane promessa
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Re: Estate JUVE
sì si vede te ne intendiMare93 ha scritto:allora se seguite le trattative vi siete accorti che ultimamente gli acquisti juventini si sono interrotti..questo principalmente porchè non ci sono più soldi!
e questo vale per qualsiasi squadra del nostro campionato..uniche isole felici sono le squadre estere piene di petroldollari...(manchester city-amburgo...)!
quindi è necessario adesso per Marotta e società prima vendere il possibile...i nomi che sono ormai sicuro lascieranno la juve sono GIOVINCO , CAMORANESI , TIAGO ( solo da definire il diritto di riscatto con l'atletico)...GROSSO e probabilmente un attaccante fra IAQUINTA e DIEGO...trezeguet no xkè del neri sembra averlo confermato come ogni anno dopo le ottime prestazioni nelle prime amichevoli.....
SOLO SE AVVERRANNO QUESTE CESSIONI la juve potrà dinuovo pensare alle entrate...probabilmente un attaccante....DZEKO(difficile costa troppo) molto più probabile KRASIC...già in attesa....
un terzino e un buon centrocampista.....vediamo come evolverà la situazione al momento molto complicata.....
si vede che mi piace il calciomercato??
comunque sono d'accordo con te: c'è bisogno di far cassa e almeno 5-6 giocatori vanno venduti,anche perchè la rosa è satura (siamo oltre i 30 giocatori considerando quelli che han giocato in nazionale)!
comunque fatte queste cessioni al massimo si potranno fare un paio di acquisti...uno su tutti come dici tu krasic perchè il giocatore stesso ha espresso il desiderio di venire a giocare a torino..mi pare però che i soldi che vuole il cska (16,5mln al momento,mi pare) e quindi le società stanno ancora contrattando!
bo vedremo!
qui posterò tutti gli aggiornamenti disponibili sul sito della stampa!
Re: Estate JUVE
marotta:per tornare fra le grandi,lavorare sodo!
«La seconda parte del ritiro è iniziata molto bene, sia per la logistica e l’organizzazione, garantita dall’amministrazione locale, che dal punto di vista del pubblico». Parole di Giuseppe Marotta, direttore generale dell’Area Sport della Juventus, nato a Varese, città nella quale la squadra di Del Neri sta proseguendo la preparazione in vista della prossima stagione.
Il dirigente bianconero, ai microfoni di Juventus Channel, ha aggiunto: «I tifosi ci hanno riservato un’accoglienza calorosa e questa per Varese è una novità. Significa che il blasone della società è alto e che c’è consenso intorno alla squadra. Un buon segno, in vista di una stagione che a breve ci vedrà già impegnati in partite ufficiali, con i preliminari di Europa League». In vista delle prime gare europee, Marotta non nasconde un pizzico di emozione: «Sarà un impegno da non sottovalutare, perchè affronteremo in ogni caso una squadra con forti motivazioni e più avanti di noi nella preparazione. Emozione c’è sicuramente, anche se mi auguro che la Juve possa tornare a calcare palcoscenici più importanti, come è nel desiderio della società. L’Europa League è una competizione prestigiosa, ma la Juventus deve avere altre ambizioni».
Per tornare a lottare per i massimi traguardi servirà tanto duro lavoro e Del Neri è una garanzia in tal senso: «La società ha creato una struttura dinamica che ha nel tecnico un punto di riferimento - ha spiegato Marotta - il suo lavoro quotidiano viene recepito dai giocatori e questo è un buon viatico per il futuro». Infine, riguardo al mercato, il dirigente ex Sampdoria sottolinea che «è aperto fino al 31 agosto, dunque potranno esserci dei cambiamenti, pur in una situazione piuttosto "ingessata", visto che gli spostamenti per ora sono ridotti, non solo in Italia».
«La seconda parte del ritiro è iniziata molto bene, sia per la logistica e l’organizzazione, garantita dall’amministrazione locale, che dal punto di vista del pubblico». Parole di Giuseppe Marotta, direttore generale dell’Area Sport della Juventus, nato a Varese, città nella quale la squadra di Del Neri sta proseguendo la preparazione in vista della prossima stagione.
Il dirigente bianconero, ai microfoni di Juventus Channel, ha aggiunto: «I tifosi ci hanno riservato un’accoglienza calorosa e questa per Varese è una novità. Significa che il blasone della società è alto e che c’è consenso intorno alla squadra. Un buon segno, in vista di una stagione che a breve ci vedrà già impegnati in partite ufficiali, con i preliminari di Europa League». In vista delle prime gare europee, Marotta non nasconde un pizzico di emozione: «Sarà un impegno da non sottovalutare, perchè affronteremo in ogni caso una squadra con forti motivazioni e più avanti di noi nella preparazione. Emozione c’è sicuramente, anche se mi auguro che la Juve possa tornare a calcare palcoscenici più importanti, come è nel desiderio della società. L’Europa League è una competizione prestigiosa, ma la Juventus deve avere altre ambizioni».
Per tornare a lottare per i massimi traguardi servirà tanto duro lavoro e Del Neri è una garanzia in tal senso: «La società ha creato una struttura dinamica che ha nel tecnico un punto di riferimento - ha spiegato Marotta - il suo lavoro quotidiano viene recepito dai giocatori e questo è un buon viatico per il futuro». Infine, riguardo al mercato, il dirigente ex Sampdoria sottolinea che «è aperto fino al 31 agosto, dunque potranno esserci dei cambiamenti, pur in una situazione piuttosto "ingessata", visto che gli spostamenti per ora sono ridotti, non solo in Italia».
Re: Estate JUVE
Marotta a Varese,operazione Dzeko
«Ehi, ma Dzeko lo compriamo? E Krasic?», chiede Ludovico, di anni 8, da Porto Ceresio, verso il confine con la Svizzera. «Forse, vediamo un po’», gli fa Beppe Marotta. Assediato come al solito dai tifosi, qui nella sua Varese, è tutto quello che il direttore generale bianconero lascia uscire in fondo a una mezza giornata di colloqui con Andrea Agnelli. Il presidente della Juve arriva all’ora di pranzo dagli Stati Uniti, via Amsterdam, planando qui per salutare la squadra e fare il punto del mercato. Così il numero uno juventino, nel primo pomeriggio, si ritrova sotto gli alberi della base, con Marotta, Gigi Del Neri e il coordinatore dell’area tecnica Fabio Paratici. Chiacchierata poi proseguita con i due dirigenti sulla panchina dello stadio, guardandosi un bel pezzo dell’allenamento, prima di tornare a Torino.
Nessuna sterzata ma la conferma della linea: Edin Dzeko resta l’oggetto del desiderio, insieme a Aleksandar Kolarov e Milos Krasic, ma prima bisognerà vendere qualche pezzo a partire da Diego, il che risolverebbe un bel problema tattico e aiuterebbe non poco il fondo per gli investimenti. L’operazione Dzeko resta complicata ma il giocatore piace: si proseguirà senza follie. Quelle che continua a chiedere il Wolfsburg, con il quale c’è stato un contatto di recente senza un centesimo di sconto: 35 milioni di euro, in contanti. Baratti non se ne fanno. A queste condizioni l’affare è impraticabile. Marotta, però, ha intuito che il matrimonio del bosniaco con il Manchester City non è proprio scontato, altrimenti l’accordo sarebbe in banca da un pezzo, avendo lo sceicco i quattrini per comprare chiunque.
Invece Dzeko rimane in vetrina. Anzi, ieri sera dalla Germania, dicevano addirittura di volerlo levare dal mercato: «Dzeko resta al Wolfsburg», era l’annuncio sul sito web del club tedesco. Ma, si sa, nelle trattative estive a ognuno tocca la propria parte. Il dg della Juve è disposto ad aspettare: «Il mercato è aperto fino al 31 agosto - aveva spiegato in mattinata Marotta a Juve Channel - e dunque potranno esserci dei cambiamenti, pur in una situazione piuttosto ingessata, visto che gli spostamenti per ora sono ridotti, non solo in Italia». Non c’è ancora frenesia, adesso, pure per le vendite, anche se alcuni giocatori dovranno essere ceduti per riequilibrare la bilancia commerciale e lasciare spazio ai nuovi innesti. L’articolo preferito è sempre Diego anche perché è quello con il prezzo più alto di realizzazione, sui venti milioni: valutazione deluxe, non più che ipotetica. Piace all’Amburgo, meno al Wolfsburg che invece ha chiesto informazioni su Felipe Melo.
Il guaio è che non sarà facile convincere il trequartista a cambiare divisa, anzi, s’annunciano lunghe trattative con il procuratore e il padre manager che già fece penare la Juve ai tempi dell’acquisto. In attesa delle nuove quotazioni di Dzeko, il club bianconero continua a lavorare al piano B: cioè il terzino sinistro e l’esterno (Krasic). Per il primo, qualche briciola di speranza per Kolarov, reputato il numero uno. Lotito chiede sui 19 milioni ma quella somma, si ragionava nell’accampamento bianconero, non la sborserà neppure il City: la Juve, invece, conta di poter offrire giocatori interessanti alla Lazio. Pure qui, senza fretta. Non fretta ma almeno curiosità, l’ha Andrea Agnelli, di vedere la sua nuova Juve: dal vivo, alla prima di Europa League, a fine mese. «E quello sarà un impegno da non sottovalutare - ha detto ancora Marotta, riferendosi all’esordio europeo - perché affronteremo una squadra con forti motivazioni e più avanti nella preparazione».
Ieri, intanto, Agnelli ha fatto l’in bocca al lupo alla squadra, ringraziando tutti per l’impegno che ha chiesto sia massimo fin dai primi passi. Così come ha mostrato la più totale fiducia nei suoi uomini: lui ha le sue preferenze, e Dzeko è tra queste, ma farà pesare il giudizio manageriale e tecnico di Marotta e Del Neri, sul far diventare i desideri realtà. Al momento, per far sognare i tifosi basta la sua presenza: un piede sul prato, con camicia e cravatta, un saluto, e tribuna dello stadio a tutto volume, ancor più del giorno prima con circa tremila persone, irrobustite nell’acustica dai cori dei Viking e dei Bravi Ragazzi. Figurarsi se spuntasse Dzeko, prima o poi.
«Ehi, ma Dzeko lo compriamo? E Krasic?», chiede Ludovico, di anni 8, da Porto Ceresio, verso il confine con la Svizzera. «Forse, vediamo un po’», gli fa Beppe Marotta. Assediato come al solito dai tifosi, qui nella sua Varese, è tutto quello che il direttore generale bianconero lascia uscire in fondo a una mezza giornata di colloqui con Andrea Agnelli. Il presidente della Juve arriva all’ora di pranzo dagli Stati Uniti, via Amsterdam, planando qui per salutare la squadra e fare il punto del mercato. Così il numero uno juventino, nel primo pomeriggio, si ritrova sotto gli alberi della base, con Marotta, Gigi Del Neri e il coordinatore dell’area tecnica Fabio Paratici. Chiacchierata poi proseguita con i due dirigenti sulla panchina dello stadio, guardandosi un bel pezzo dell’allenamento, prima di tornare a Torino.
Nessuna sterzata ma la conferma della linea: Edin Dzeko resta l’oggetto del desiderio, insieme a Aleksandar Kolarov e Milos Krasic, ma prima bisognerà vendere qualche pezzo a partire da Diego, il che risolverebbe un bel problema tattico e aiuterebbe non poco il fondo per gli investimenti. L’operazione Dzeko resta complicata ma il giocatore piace: si proseguirà senza follie. Quelle che continua a chiedere il Wolfsburg, con il quale c’è stato un contatto di recente senza un centesimo di sconto: 35 milioni di euro, in contanti. Baratti non se ne fanno. A queste condizioni l’affare è impraticabile. Marotta, però, ha intuito che il matrimonio del bosniaco con il Manchester City non è proprio scontato, altrimenti l’accordo sarebbe in banca da un pezzo, avendo lo sceicco i quattrini per comprare chiunque.
Invece Dzeko rimane in vetrina. Anzi, ieri sera dalla Germania, dicevano addirittura di volerlo levare dal mercato: «Dzeko resta al Wolfsburg», era l’annuncio sul sito web del club tedesco. Ma, si sa, nelle trattative estive a ognuno tocca la propria parte. Il dg della Juve è disposto ad aspettare: «Il mercato è aperto fino al 31 agosto - aveva spiegato in mattinata Marotta a Juve Channel - e dunque potranno esserci dei cambiamenti, pur in una situazione piuttosto ingessata, visto che gli spostamenti per ora sono ridotti, non solo in Italia». Non c’è ancora frenesia, adesso, pure per le vendite, anche se alcuni giocatori dovranno essere ceduti per riequilibrare la bilancia commerciale e lasciare spazio ai nuovi innesti. L’articolo preferito è sempre Diego anche perché è quello con il prezzo più alto di realizzazione, sui venti milioni: valutazione deluxe, non più che ipotetica. Piace all’Amburgo, meno al Wolfsburg che invece ha chiesto informazioni su Felipe Melo.
Il guaio è che non sarà facile convincere il trequartista a cambiare divisa, anzi, s’annunciano lunghe trattative con il procuratore e il padre manager che già fece penare la Juve ai tempi dell’acquisto. In attesa delle nuove quotazioni di Dzeko, il club bianconero continua a lavorare al piano B: cioè il terzino sinistro e l’esterno (Krasic). Per il primo, qualche briciola di speranza per Kolarov, reputato il numero uno. Lotito chiede sui 19 milioni ma quella somma, si ragionava nell’accampamento bianconero, non la sborserà neppure il City: la Juve, invece, conta di poter offrire giocatori interessanti alla Lazio. Pure qui, senza fretta. Non fretta ma almeno curiosità, l’ha Andrea Agnelli, di vedere la sua nuova Juve: dal vivo, alla prima di Europa League, a fine mese. «E quello sarà un impegno da non sottovalutare - ha detto ancora Marotta, riferendosi all’esordio europeo - perché affronteremo una squadra con forti motivazioni e più avanti nella preparazione».
Ieri, intanto, Agnelli ha fatto l’in bocca al lupo alla squadra, ringraziando tutti per l’impegno che ha chiesto sia massimo fin dai primi passi. Così come ha mostrato la più totale fiducia nei suoi uomini: lui ha le sue preferenze, e Dzeko è tra queste, ma farà pesare il giudizio manageriale e tecnico di Marotta e Del Neri, sul far diventare i desideri realtà. Al momento, per far sognare i tifosi basta la sua presenza: un piede sul prato, con camicia e cravatta, un saluto, e tribuna dello stadio a tutto volume, ancor più del giorno prima con circa tremila persone, irrobustite nell’acustica dai cori dei Viking e dei Bravi Ragazzi. Figurarsi se spuntasse Dzeko, prima o poi.
Re: Estate JUVE
Delneri punta a rafforzare la difesa
Avendo progettato l’anno scorso la terza miglior difesa del campionato (Samp), e senza disporre di fenomeni, Gigi Del Neri sta lavorando per raddrizzare quella che è stata la quindicesima: la Juve. Il conto di 41 gol presi contro 56 riassume bene tante fortune e sventure. Non c’è giornata, o quasi, in cui una buona fetta dell’allenamento non sia dedicato ai movimenti della retroguardia: ieri è successo al mattino, quando Del Neri ha mostrato mezz’ora di video con tutti gli errori difensivi commessi contro l’Amburgo, poi è passato a correggerli sul campo. Intervenendo su ogni movimento, come ha spiegato Leonardo Bonucci: «Del Neri insiste soprattutto nell’accorciare sull’esterno che punta il nostro terzino per dargli subito copertura se viene saltato».
Insomma, e il tecnico lo grida, Del Neri non vuol vedere gente ferma in mezzo ad aspettare gli eventi. Ovviamente, dedica molta cura anche alla guida della linea del fuorigioco: quando si può fare e quando è invece vietato. La differenza è un gol preso o evitato. Per l’allenatore friulano però la difesa deve sapere trasformarsi da ultima trincea in primo passo della controffensiva. E lo deve fare velocemente. Per questo ha tenuto Legrottaglie e ha chiesto un giocatore come Bonucci, abili con i piedi. Da lì partirà l’azione. A cinque giorni dall’arrivo, Del Neri ha però a mezzo servizio l’ex barese, che ieri ha lavorato a parte: «Ho un fastidio al ginocchio destro - spiega - un’infiammazione che non mi permette di allenarmi come voglio. Ma conto di tornare con la squadra nel giro di qualche giorno».
Insieme a Chiellini, Bonucci dovrà essere l’abbinamento per il futuro: «Con Giorgio facciamo una bella coppia: ci siamo allenati in Nazionale e uno è il completamento dell’altro». Da se stesso si aspetta tanto: «Non sono emozionato, ho voglia di iniziare e far bene con questa maglia - ha chiuso Bonucci - perché è stimolante: vengo da un anno buono a Bari, vorrei che questo fosse quello della consacrazione».
Avendo progettato l’anno scorso la terza miglior difesa del campionato (Samp), e senza disporre di fenomeni, Gigi Del Neri sta lavorando per raddrizzare quella che è stata la quindicesima: la Juve. Il conto di 41 gol presi contro 56 riassume bene tante fortune e sventure. Non c’è giornata, o quasi, in cui una buona fetta dell’allenamento non sia dedicato ai movimenti della retroguardia: ieri è successo al mattino, quando Del Neri ha mostrato mezz’ora di video con tutti gli errori difensivi commessi contro l’Amburgo, poi è passato a correggerli sul campo. Intervenendo su ogni movimento, come ha spiegato Leonardo Bonucci: «Del Neri insiste soprattutto nell’accorciare sull’esterno che punta il nostro terzino per dargli subito copertura se viene saltato».
Insomma, e il tecnico lo grida, Del Neri non vuol vedere gente ferma in mezzo ad aspettare gli eventi. Ovviamente, dedica molta cura anche alla guida della linea del fuorigioco: quando si può fare e quando è invece vietato. La differenza è un gol preso o evitato. Per l’allenatore friulano però la difesa deve sapere trasformarsi da ultima trincea in primo passo della controffensiva. E lo deve fare velocemente. Per questo ha tenuto Legrottaglie e ha chiesto un giocatore come Bonucci, abili con i piedi. Da lì partirà l’azione. A cinque giorni dall’arrivo, Del Neri ha però a mezzo servizio l’ex barese, che ieri ha lavorato a parte: «Ho un fastidio al ginocchio destro - spiega - un’infiammazione che non mi permette di allenarmi come voglio. Ma conto di tornare con la squadra nel giro di qualche giorno».
Insieme a Chiellini, Bonucci dovrà essere l’abbinamento per il futuro: «Con Giorgio facciamo una bella coppia: ci siamo allenati in Nazionale e uno è il completamento dell’altro». Da se stesso si aspetta tanto: «Non sono emozionato, ho voglia di iniziare e far bene con questa maglia - ha chiuso Bonucci - perché è stimolante: vengo da un anno buono a Bari, vorrei che questo fosse quello della consacrazione».
Re: Estate JUVE
Delneri: attenzione allo Shamrock
«Non sarà affatto scontata la partita con lo Shamrock». Così Gigi Del Neri sugli avversari della Juventus nel preliminare di Europa League. «È una squadra che ha grande fisicità e gioca in casa in un campo e in un ambiente difficile per gli avversari. Ma noi saremo pronti». Il tecnico autorizza la speranza di poter utilizzare nel preliminare, magari non a tempo pieno, i nazionali Chiellini, Pepe e Marchisio, una novità di giornata che renderebbe la squadra sicuramente più competitiva.
Sui colpi estivi: «Per me tutti i giocatori sono sullo stesso livello. Ma sul mercato siamo in fase di stallo». Secondo il tecnico dei bianconeri il reparto in cui c’è meno urgenza di rinforzi è l’attacco. «Sì, è corretto dirlo - ha sottolineato Del Neri -, perchè lì abbiamo cinque giocatori: Iaquinta, Amauri, Trezeguet, Diego e Del Piero. Venivano indicati come cinque di grande livello e non penso che adesso siano scaduti. Anzi, direi che hanno voglia d’impegnarsi e di mettersi in discussione,quindi siamo sulla strada giusta».
Ma perchè il nome di Diego viene inserito in ogni trattativa? Lei non punta sul brasiliano? «Il calcio varia molto ed è complicato - ha risposto Del Neri - Cerchiamo di dare un assetto tattico ai giocatori che abbiamo adesso ma il mercato è aperto e tutte le soluzioni sono possibili. Se io devo tenere Diego anche domani, Diego deve essere una punta». «Non mi sembra che ci sia così tanto di meglio in giro - ha aggiunto l’allenatore della Juve -. Poi da qui alla fine di agosto ripeto che può capitare di tutto. Ma non parlo solo di Diego». Secondo Del Neri, sempre in riferimento al mercato, «la nostra priorità è vedere se ci sono giocatori all’altezza per migliorare la nostra difesa».
«Non sarà affatto scontata la partita con lo Shamrock». Così Gigi Del Neri sugli avversari della Juventus nel preliminare di Europa League. «È una squadra che ha grande fisicità e gioca in casa in un campo e in un ambiente difficile per gli avversari. Ma noi saremo pronti». Il tecnico autorizza la speranza di poter utilizzare nel preliminare, magari non a tempo pieno, i nazionali Chiellini, Pepe e Marchisio, una novità di giornata che renderebbe la squadra sicuramente più competitiva.
Sui colpi estivi: «Per me tutti i giocatori sono sullo stesso livello. Ma sul mercato siamo in fase di stallo». Secondo il tecnico dei bianconeri il reparto in cui c’è meno urgenza di rinforzi è l’attacco. «Sì, è corretto dirlo - ha sottolineato Del Neri -, perchè lì abbiamo cinque giocatori: Iaquinta, Amauri, Trezeguet, Diego e Del Piero. Venivano indicati come cinque di grande livello e non penso che adesso siano scaduti. Anzi, direi che hanno voglia d’impegnarsi e di mettersi in discussione,quindi siamo sulla strada giusta».
Ma perchè il nome di Diego viene inserito in ogni trattativa? Lei non punta sul brasiliano? «Il calcio varia molto ed è complicato - ha risposto Del Neri - Cerchiamo di dare un assetto tattico ai giocatori che abbiamo adesso ma il mercato è aperto e tutte le soluzioni sono possibili. Se io devo tenere Diego anche domani, Diego deve essere una punta». «Non mi sembra che ci sia così tanto di meglio in giro - ha aggiunto l’allenatore della Juve -. Poi da qui alla fine di agosto ripeto che può capitare di tutto. Ma non parlo solo di Diego». Secondo Del Neri, sempre in riferimento al mercato, «la nostra priorità è vedere se ci sono giocatori all’altezza per migliorare la nostra difesa».
Re: Estate JUVE
Concentrarsi sulla difesaPer l’ultimo collaudo prima di iniziare una gara a punti, giovedì con i preliminari di Europa League, Gigi Del Neri arruola tutti, compresi i Nazionali, cui toccheranno sicuramente minuti sul prato: «Sarà un test importante - esordisce il tecnico - come lo è stato contro l’Amburgo. Qualcuno giocherà di più, non solo metà partita: il tempo stringe».
Così la Juve che stasera a Cosenza sfida l’Olympique Lione (diretta su Skysport 1 alle 20,45) molto somiglierà a quella da competizione: con Chiellini, e forse pure Marchisio, indiziati per l’esordio immediato, insieme alla guarnigione che si sta allenando dal 3 luglio. Nulla da fare, però, per Camoranesi (ritardo di preparazione) e soprattutto Bonucci, che ha lavorato a parte per recuperare dalla lieve infiammazione al ginocchio destro. Evitate finora figuracce, anzi tenuto a zero il conto dei gol subiti, non si vorrebbe iniziare ora a intaccare l’umore: anche se i rischi sono in aumento, contro un nemico che va verso la sua undicesima partecipazione filata alla Champions League e che s’annuncia robusto nonostante diversi nazionali ai box. Aiuterà l’anima uno stadio che già ieri viaggiava verso il «tutto esaurito» con ventimila biglietti venduti su 23.000. Betclic, nuovo sponsor delle due squadre, ha già vinto la scommessa, che è poi il ramo di competenza.
Dalle parole che diceva ieri, e dalla faccia, Del Neri pareva soddisfatto di come sta funzionando la personale «democrazia dittatoriale», suo copyright: «Sono contento dell’atteggiamento dei giocatori - spiega l’allenatore - e della loro applicazione. Cerchiamo di attuare un discorso tattico diverso rispetto alla stagione scorsa: non s’inventa nulla, ma c’è bisogno di lavoro, come in tutte le cose». A partire dalla difesa, che Del Neri sta progettando: «L’importante è che si muova in sintonia, ben sapendo che in alcuni momenti capita non sia protetta, perché il centrocampo può essere saltato. Allora vorrei che la mia difesa imparasse a cavarsela da sola per 90 minuti». Alla Samp gli era riuscito abbastanza bene, avendo serrato l’uscio (terza difesa del campionato), sprangando quello di Marassi (11 gol subiti in casa, nessuno meglio). La trincea sarà l’edificazione portante pure quest’anno, anche se Del Neri è uno dalle scelte offensive, che consegna spesso a due attaccanti, o simili, il ruolo di esterni. Però: «Si vince sempre prendendo meno gol - chiarisce - anche se a me piace avere la difesa che attacca».
Al momento basterà azzerare gli irlandesi dello Shamrock Rovers, per i quali porta onesta diffidenza: «Perché non è scontata? Perché giochiamo 11 contro 11: solo se giochiamo 11 contro 5 vinciamo sicuro. Sono una squadra molto tosta fisicamente, sul tipo della Nuova Zelanda, e abbiamo visto che ti può mettere in difficoltà. E poi hanno un campo molto duro, con il pubblico vicino, non sarà facile». Almeno, con la pretattica, non esagera: «È vero che loro hanno qualche partita in più di noi, ma abbiamo un mese di lavoro e arriveremo pronti a questo appuntamento».
Insomma, zero alibi. Basta non sconfinare nel mercato, però, perché subito s’alza la linea del fuorigioco, per non dire catenaccio. Trezeguet e Diego è la coppia più affidabile? «No. Mi danno garanzia anche Amauri e Trezeguet, o Amauri-Diego o Amauri-Del Piero». Dzeko può farvi fare il salto di qualità? «Anche Kakà». La verità è che davanti non ci sono urgenze: «Se erano cinque grandi attaccanti lo scorso anno, non penso siano scaduti». Pure se Diego può partire: «Il mercato è aperto, può succedere sempre di tutto: se devo tenere Diego, un domani, lui gioca seconda punta. Se posso migliorare la qualità della squadra, è in vendita». A modello, prende la Juve «dei Tardelli, dei Bonini dei Cabrini: vogliamo quello spirito lì». Non resterebbe poi che attaccarci anche le vittorie.
Così la Juve che stasera a Cosenza sfida l’Olympique Lione (diretta su Skysport 1 alle 20,45) molto somiglierà a quella da competizione: con Chiellini, e forse pure Marchisio, indiziati per l’esordio immediato, insieme alla guarnigione che si sta allenando dal 3 luglio. Nulla da fare, però, per Camoranesi (ritardo di preparazione) e soprattutto Bonucci, che ha lavorato a parte per recuperare dalla lieve infiammazione al ginocchio destro. Evitate finora figuracce, anzi tenuto a zero il conto dei gol subiti, non si vorrebbe iniziare ora a intaccare l’umore: anche se i rischi sono in aumento, contro un nemico che va verso la sua undicesima partecipazione filata alla Champions League e che s’annuncia robusto nonostante diversi nazionali ai box. Aiuterà l’anima uno stadio che già ieri viaggiava verso il «tutto esaurito» con ventimila biglietti venduti su 23.000. Betclic, nuovo sponsor delle due squadre, ha già vinto la scommessa, che è poi il ramo di competenza.
Dalle parole che diceva ieri, e dalla faccia, Del Neri pareva soddisfatto di come sta funzionando la personale «democrazia dittatoriale», suo copyright: «Sono contento dell’atteggiamento dei giocatori - spiega l’allenatore - e della loro applicazione. Cerchiamo di attuare un discorso tattico diverso rispetto alla stagione scorsa: non s’inventa nulla, ma c’è bisogno di lavoro, come in tutte le cose». A partire dalla difesa, che Del Neri sta progettando: «L’importante è che si muova in sintonia, ben sapendo che in alcuni momenti capita non sia protetta, perché il centrocampo può essere saltato. Allora vorrei che la mia difesa imparasse a cavarsela da sola per 90 minuti». Alla Samp gli era riuscito abbastanza bene, avendo serrato l’uscio (terza difesa del campionato), sprangando quello di Marassi (11 gol subiti in casa, nessuno meglio). La trincea sarà l’edificazione portante pure quest’anno, anche se Del Neri è uno dalle scelte offensive, che consegna spesso a due attaccanti, o simili, il ruolo di esterni. Però: «Si vince sempre prendendo meno gol - chiarisce - anche se a me piace avere la difesa che attacca».
Al momento basterà azzerare gli irlandesi dello Shamrock Rovers, per i quali porta onesta diffidenza: «Perché non è scontata? Perché giochiamo 11 contro 11: solo se giochiamo 11 contro 5 vinciamo sicuro. Sono una squadra molto tosta fisicamente, sul tipo della Nuova Zelanda, e abbiamo visto che ti può mettere in difficoltà. E poi hanno un campo molto duro, con il pubblico vicino, non sarà facile». Almeno, con la pretattica, non esagera: «È vero che loro hanno qualche partita in più di noi, ma abbiamo un mese di lavoro e arriveremo pronti a questo appuntamento».
Insomma, zero alibi. Basta non sconfinare nel mercato, però, perché subito s’alza la linea del fuorigioco, per non dire catenaccio. Trezeguet e Diego è la coppia più affidabile? «No. Mi danno garanzia anche Amauri e Trezeguet, o Amauri-Diego o Amauri-Del Piero». Dzeko può farvi fare il salto di qualità? «Anche Kakà». La verità è che davanti non ci sono urgenze: «Se erano cinque grandi attaccanti lo scorso anno, non penso siano scaduti». Pure se Diego può partire: «Il mercato è aperto, può succedere sempre di tutto: se devo tenere Diego, un domani, lui gioca seconda punta. Se posso migliorare la qualità della squadra, è in vendita». A modello, prende la Juve «dei Tardelli, dei Bonini dei Cabrini: vogliamo quello spirito lì». Non resterebbe poi che attaccarci anche le vittorie.
Re: Estate JUVE
Lo Shamrock si prepara a affrontare la Juve
Questione di stadi e di orgoglio. I tifosi dello Shamrock Rovers, primo avversario della Juve in Europa League, hanno intasato il sito della squadra (bloccato per quasi tutta la giornata di ieri), i centralini della società e ogni blog che sono riusciti a trovare. Euforici per la partita che li aspetta, preoccupati per i biglietti che scarseggiano e imbarazzati perché in entrambe le partite sono alle prese con uno sfratto. E con la storia.
Andata, 29 luglio: si gioca a Dublino e lo Shamrock potrebbe scegliere di traslocare in uno stadio più grande, avere a disposizioni 20 mila posti. La città è pronta a varie opzioni solo che nessuna alternativa sarà valutata. Si gioca al Tallaght Park, 6000 posti, 300 da dare alla Juve, il resto da distribuire ai fedelissimi. Nella gara più importante non si può lasciare casa. Il presidente del club, Jonathan Roche è irremovibile: «Abbiamo tremila abbonati che ci sostengono sempre nei grigi campionati e avranno il loro posto in questa occasione speciale. Non c’è mai stato un avversario tanto importante e non vivremo questo momento da ospiti. Se poi facessimo un miracolo non me lo perdonerei. Come potremmo festeggiare lontano dal nostro campo?». Capitolo chiuso e il ritorno, 5 agosto, è un altro muro.
Gli irlandesi vorrebbero giocarselo nella tana della Juve, in uno stadio che probabilmente credono più grande di quanto sia in realtà perché scrivono ai giornali locali disorientati: «A Torino ci sono gli U2 e ci mandano a Modena. Ma sono i nostri idoli, un pezzo di Irlanda, potrebbero spostare il concerto per omaggiare lo Shamrock». Qualcuno vede la coincidenza come un segno del destino e rassicura la curva: «Sarà una calata irlandese, il meglio di Dublino a occupare l’Italia», altri si ritrovano a protestare contro i loro idoli. Gli U2, la faccia dell’Irlanda. Il Tallaght Park, la casa dello Shamrock. E la partita della Juve, «una benedizione», si pianta proprio in mezzo a tutto ciò che conta di più.
Questione di stadi e di orgoglio. I tifosi dello Shamrock Rovers, primo avversario della Juve in Europa League, hanno intasato il sito della squadra (bloccato per quasi tutta la giornata di ieri), i centralini della società e ogni blog che sono riusciti a trovare. Euforici per la partita che li aspetta, preoccupati per i biglietti che scarseggiano e imbarazzati perché in entrambe le partite sono alle prese con uno sfratto. E con la storia.
Andata, 29 luglio: si gioca a Dublino e lo Shamrock potrebbe scegliere di traslocare in uno stadio più grande, avere a disposizioni 20 mila posti. La città è pronta a varie opzioni solo che nessuna alternativa sarà valutata. Si gioca al Tallaght Park, 6000 posti, 300 da dare alla Juve, il resto da distribuire ai fedelissimi. Nella gara più importante non si può lasciare casa. Il presidente del club, Jonathan Roche è irremovibile: «Abbiamo tremila abbonati che ci sostengono sempre nei grigi campionati e avranno il loro posto in questa occasione speciale. Non c’è mai stato un avversario tanto importante e non vivremo questo momento da ospiti. Se poi facessimo un miracolo non me lo perdonerei. Come potremmo festeggiare lontano dal nostro campo?». Capitolo chiuso e il ritorno, 5 agosto, è un altro muro.
Gli irlandesi vorrebbero giocarselo nella tana della Juve, in uno stadio che probabilmente credono più grande di quanto sia in realtà perché scrivono ai giornali locali disorientati: «A Torino ci sono gli U2 e ci mandano a Modena. Ma sono i nostri idoli, un pezzo di Irlanda, potrebbero spostare il concerto per omaggiare lo Shamrock». Qualcuno vede la coincidenza come un segno del destino e rassicura la curva: «Sarà una calata irlandese, il meglio di Dublino a occupare l’Italia», altri si ritrovano a protestare contro i loro idoli. Gli U2, la faccia dell’Irlanda. Il Tallaght Park, la casa dello Shamrock. E la partita della Juve, «una benedizione», si pianta proprio in mezzo a tutto ciò che conta di più.
Re: Estate JUVE
amichevole ieri sera a Cosenza
Juve-Lione 2-1
gol di del piero e pepe
con lo shamrock sarà una passeggiata........
Juve-Lione 2-1
gol di del piero e pepe
con lo shamrock sarà una passeggiata........
Re: Estate JUVE
Eclissatosi dietro l’ultimo errore mondiale contro la Slovacchia, Simone Pepe è riemerso ieri sera a Cosenza con giocata e gol (vittorioso) da rapido prestigiatore: tocco per Diego e scatto da Speedy Gonzales tagliando a fette la difesa, per raccogliere la deliziosa palombella del brasiliano e segnare con un tocco rasoterra. "Er chiacchiera" lo chiamano per la velocità dell’eloquio, ma sa far girare anche le gambe. Lui e gli altri nazionali sono quel valore aggiunto che, in queste settimane, Gigi Del Neri ogni tanto rammentava. Ma dentro la sfida con l’Olympique Lione (alla fine, 2-1), il tecnico ci trova anche un buon ring per prepararsi alla battaglia che l’aspetta dentro al minuscolo Tallaght Stadium di Dublino, dove giovedì inizia l’assalto all’Europa League: contrasti ruvidi ai bordi della scazzottata, un espulso, due rigori, altri invocati, insomma davvero poco amichevole. Quel che ci voleva, anche se il collaudo è stato un po’ falsato dal giocare in undici contro dieci per circa 65 minuti.
Contro un avversario che, sì, era senza qualche giocatore fondamentale, ma che comunque farà la Champions, la Juve è partita discretamente: tenendo avanzata la pressione e alta la difesa. Anche buone combinazioni, pure con qualche errore certo, ma l’idea ferma di proseguire sulla strada tracciata. In mezzo, poi, Marchisio, già lucido, e Sissoko hanno dimostrato di poter costruire una bella palizzata. E poi, la riapparizione di Amauri, almeno di nuovo funzionante nei movimenti, nei colpi di testa in mezzo al campo, nella lotta all’arma bianca, e non quell’epigono svuotato di ogni forza e talento che s’aggirava negli ultimi mesi. Anche con la grinta, che ci vuole, se dopo uno scontro, regolare ma duro, è scattato in un faccia a faccia con Cris da bulletti. E pure orgoglioso, al limite del sano piantagrane, per volontà di stare in campo: se poco prima che iniziasse il secondo tempo Del Neri è andato in campo a levarlo fisicamente, per far posto a Trezeguet. Che mai la vedrà.
Devono essere filate meno bene, in avvio, le giocate delle ali, se Del Neri le inverte dopo appena dieci minuti: Martinez, che era partito a destra, e Lanzafame, a sinistra. Proprio da quel versante si fabbrica la prima occasione, confezionata, con forza e astuzia, da De Ceglie: piazza una gran discesa, poi tocca rasoterra, leggermente indietro, per Del Piero che con uno stop a seguire beffa Lovren. Il difensore francese allunga la gamba e l’abbatte: il rigore non sarebbe stato scandaloso.
O almeno decisamente meno di quello che poi verrà concesso per spinta dello stesso Lovren su Amauri: finisse spalmato sempre così per ogni tocchetto alla schiena il neo italiano non potrebbe uscire neppure a far due passi in città. Segnerà Del Piero, per il pareggio (39’). Perché davanti c’era andato il Lione, su un bruttissimo ripiegamento juventino che avrà fatto arrabbiare il tecnico. Sull’incursione centrale di Kallstrom salta di netto la copertura del centrocampo, idem il tentativo di intercetto in spaccata di Legrottaglie, così da lasciare Ishak, uno contro uno con Chiello, in inevitabile ritardo. La scivolata è da rigore netto: centro di Ederson (22’). Grave errore nella dislocazione della trincea, ma è pur vero che resterà praticamente l’unico allarme rosso per Storari, tranne qualche tiro da fuori, che arriverà nel finale.
Da lì la temperatura sul prato s’impenna, perché fuori invece spira una provvidenziale brezza, e un gran tifo bianconero. Il più surriscaldato è Cissokho, quello che non andò al Milan per problemi di ortodonzia, narra la leggenda: su furto di Martinez, il laterale del Lione l’arpiona da dietro con la gamba, per un’espulsione tanto inevitabile quanto idiota. Con un uomo in più, la Juve assalta, e almeno tira, quando Amauri s’infila in area sulla boiata francese e Del Piero con una fiondata centra il gomito (ma attaccato al corpo) di Lovren.
Nella ripresa pilota la Juve, che si prende la partita con la magia della ditta Pepe&Diego e se la tiene con un mezzo miracolo finale di Storari: il cielo d’Irlanda fa meno paura.
Contro un avversario che, sì, era senza qualche giocatore fondamentale, ma che comunque farà la Champions, la Juve è partita discretamente: tenendo avanzata la pressione e alta la difesa. Anche buone combinazioni, pure con qualche errore certo, ma l’idea ferma di proseguire sulla strada tracciata. In mezzo, poi, Marchisio, già lucido, e Sissoko hanno dimostrato di poter costruire una bella palizzata. E poi, la riapparizione di Amauri, almeno di nuovo funzionante nei movimenti, nei colpi di testa in mezzo al campo, nella lotta all’arma bianca, e non quell’epigono svuotato di ogni forza e talento che s’aggirava negli ultimi mesi. Anche con la grinta, che ci vuole, se dopo uno scontro, regolare ma duro, è scattato in un faccia a faccia con Cris da bulletti. E pure orgoglioso, al limite del sano piantagrane, per volontà di stare in campo: se poco prima che iniziasse il secondo tempo Del Neri è andato in campo a levarlo fisicamente, per far posto a Trezeguet. Che mai la vedrà.
Devono essere filate meno bene, in avvio, le giocate delle ali, se Del Neri le inverte dopo appena dieci minuti: Martinez, che era partito a destra, e Lanzafame, a sinistra. Proprio da quel versante si fabbrica la prima occasione, confezionata, con forza e astuzia, da De Ceglie: piazza una gran discesa, poi tocca rasoterra, leggermente indietro, per Del Piero che con uno stop a seguire beffa Lovren. Il difensore francese allunga la gamba e l’abbatte: il rigore non sarebbe stato scandaloso.
O almeno decisamente meno di quello che poi verrà concesso per spinta dello stesso Lovren su Amauri: finisse spalmato sempre così per ogni tocchetto alla schiena il neo italiano non potrebbe uscire neppure a far due passi in città. Segnerà Del Piero, per il pareggio (39’). Perché davanti c’era andato il Lione, su un bruttissimo ripiegamento juventino che avrà fatto arrabbiare il tecnico. Sull’incursione centrale di Kallstrom salta di netto la copertura del centrocampo, idem il tentativo di intercetto in spaccata di Legrottaglie, così da lasciare Ishak, uno contro uno con Chiello, in inevitabile ritardo. La scivolata è da rigore netto: centro di Ederson (22’). Grave errore nella dislocazione della trincea, ma è pur vero che resterà praticamente l’unico allarme rosso per Storari, tranne qualche tiro da fuori, che arriverà nel finale.
Da lì la temperatura sul prato s’impenna, perché fuori invece spira una provvidenziale brezza, e un gran tifo bianconero. Il più surriscaldato è Cissokho, quello che non andò al Milan per problemi di ortodonzia, narra la leggenda: su furto di Martinez, il laterale del Lione l’arpiona da dietro con la gamba, per un’espulsione tanto inevitabile quanto idiota. Con un uomo in più, la Juve assalta, e almeno tira, quando Amauri s’infila in area sulla boiata francese e Del Piero con una fiondata centra il gomito (ma attaccato al corpo) di Lovren.
Nella ripresa pilota la Juve, che si prende la partita con la magia della ditta Pepe&Diego e se la tiene con un mezzo miracolo finale di Storari: il cielo d’Irlanda fa meno paura.
Re: Estate JUVE
Tenere i piedi ben appoggiati al terreno e lavorare, avverte subito Gigi Del Neri, anche se la Juve batte gente da Champions League, l’Olympique Lione, e dalle briciole che raccoglie capisce che il sentiero è quello giusto: «Non dobbiamo illuderci - attacca il tecnico bianconero appena è finita - perché loro sono una squadra forte, ma hanno a lungo giocato in dieci. Però la strada è quella giusta. Anche se abbiamo fatto buone cose, c’è ancora tanto da lavorare, com’è giusto che sia». Diverse cose mancano ancora perché si materializzi il Del Neri style: «Dovremo innestare energie fisiche e tornare a essere la Juve, nella mentalità: un po’ s’è già rivista. Non è ancora la Juve che assomiglia alla mia idea, ci vuole tempo. Comunque è una squadra motivata e attenta. E ora deve imparare a stare in campo».
Buon test per lo sbarco di Dublino, insomma: «Per i preliminari di Europa League siamo pronti - continua il tecnico -, questo posso dirlo. E affronteremo una squadra più abbordabile del Lione. Da Diego mi aspettavo quello che ha fatto, forse con un po’ più di continuità. Ma sono soddisfatto». Quasi pronti i nazionali, in bilico per la trasferta di Dublino restano solo Leonardo Bonucci e Mauro Camoranesi.
Incassata l’amichevole di Cosenza, oggi la squadra bianconera avrà un giorno di riposo, sempre a Varese, dove dovrebbe ritrovare Felipe Melo. La preparazione riprenderà domani e martedì, sul prato dello stadio Ossola: in programma due doppie sedute di lavoro, 9,30 al mattino, 16,30 al pomeriggio. Spalti aperti al pubblico (a 5 euro). Del Neri farà le ultime prove, specie tattiche, in vista del viaggio in Irlanda. Tra i titolari certi, Marco Storari che s’è presentato alla grande, promettendo di non far rimpiangere troppo Gigi Buffon: «Penso che le gerarchie siano già state definite da tempo - ha detto il portiere - nel senso che davanti a tutti noi c’è Buffon, che non è uno qualunque. Siamo qui per aspettare che guarisca e per cercare di farci trovare pronti». Di quel che sarà, però, non s’interessa più di tanto, è già concentrato sull’oggi, anche sull’azzurro: «Non penso tanto al futuro, ma al presente. Cercherò di farmi trovare pronto, poi come ho sempre detto ogni giocatore vorrebbe andare in Nazionale, quindi penso sia un sogno di qualsiasi calciatore».
Chi è a giorni dall’addio è Sebastian Giovinco, per trovare quello spazio che la Juve non gli ha potuto dare. Parma e Bari lo stanno pedinando: «Di solito non parlo di squadre più o meno in vantaggio su altre - ha spiegato Claudio Pasqualin, suo agente - ma posso dire che quelle due sono interessate a Sebastian, che stanno parlando con la Juve, poi noi faremo le nostre valutazioni. L’obiettivo di Giovinco è giocare titolare».
Buon test per lo sbarco di Dublino, insomma: «Per i preliminari di Europa League siamo pronti - continua il tecnico -, questo posso dirlo. E affronteremo una squadra più abbordabile del Lione. Da Diego mi aspettavo quello che ha fatto, forse con un po’ più di continuità. Ma sono soddisfatto». Quasi pronti i nazionali, in bilico per la trasferta di Dublino restano solo Leonardo Bonucci e Mauro Camoranesi.
Incassata l’amichevole di Cosenza, oggi la squadra bianconera avrà un giorno di riposo, sempre a Varese, dove dovrebbe ritrovare Felipe Melo. La preparazione riprenderà domani e martedì, sul prato dello stadio Ossola: in programma due doppie sedute di lavoro, 9,30 al mattino, 16,30 al pomeriggio. Spalti aperti al pubblico (a 5 euro). Del Neri farà le ultime prove, specie tattiche, in vista del viaggio in Irlanda. Tra i titolari certi, Marco Storari che s’è presentato alla grande, promettendo di non far rimpiangere troppo Gigi Buffon: «Penso che le gerarchie siano già state definite da tempo - ha detto il portiere - nel senso che davanti a tutti noi c’è Buffon, che non è uno qualunque. Siamo qui per aspettare che guarisca e per cercare di farci trovare pronti». Di quel che sarà, però, non s’interessa più di tanto, è già concentrato sull’oggi, anche sull’azzurro: «Non penso tanto al futuro, ma al presente. Cercherò di farmi trovare pronto, poi come ho sempre detto ogni giocatore vorrebbe andare in Nazionale, quindi penso sia un sogno di qualsiasi calciatore».
Chi è a giorni dall’addio è Sebastian Giovinco, per trovare quello spazio che la Juve non gli ha potuto dare. Parma e Bari lo stanno pedinando: «Di solito non parlo di squadre più o meno in vantaggio su altre - ha spiegato Claudio Pasqualin, suo agente - ma posso dire che quelle due sono interessate a Sebastian, che stanno parlando con la Juve, poi noi faremo le nostre valutazioni. L’obiettivo di Giovinco è giocare titolare».
Re: Estate JUVE
Del Piero e Pepe regalano alla Juve la vittoria nell’amichevole contro il Lione, in uno stadio pieno di supporter giunti da tutto il Sud Italia. I francesi partono bene, la gara si fa nervosa. Al 22’ Ederson porta in vantaggio i francesi su rigore. Cinque minuti Cissokho si fa buttare fuori per fallo di reazione. A cinque minuti dalla fine del primo tempo, dal dischetto Del Piero agguanta il pareggio. E’ una Juve solida, quella di Del Neri, che fa ben sperare per l’esordio europeo .L'allenatore bianconero si affida al classico 4-4-2, con Storari in porta, difesa con Motta, Legrottaglie, Chiellini e De Ceglie. A Centrocampo Martinez, Sissoko, Marchisio e Lanzafame. Davanti la coppia formata da Amauri e Del Piero. Nel secondo tempo sulla fascia destra spazio a Pepe, reduce dalla spedizione in Sudafrica. L’ex ala dell’Udinese alla mezz’ora della ripresa segna la rete decisiva. E’ un sigillo importante, che dà sicurezza alla squadra, sempre attiva sul mercato per cercare rinforzi ma più consapevole del valore dei suoi. Anche perché Marotta oggi ha dovuto incassare il no di Burdisso, che spera di rimanere alla Roma. l procuratore del giocatore, Fernando Hidalgo, ha quasi escluso la possibilità di un trasferimento a Torino. «La situazione per Nicolas al momento è ferma- ha detto- non ci sono novità. Ho sentito parlare della Juventus, ma io non ho contatti con i bianconeri. In ogni caso, staremo a vedere cosa succederà».
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Sorpresa: Mourinho chiede Amauri
C’è un cliente in meno, se mai il Bayern lo fosse stato, davanti alla vetrina con in vendita Diego: «Ce l’hanno offerto otto volte, ma in quel ruolo abbiamo già dei giocatori», ha rivelato ieri Christian Nerlinger, direttore sportivo del club bavarese. Almeno restano altri possibili acquirenti sul mercato tedesco, l’Amburgo e il Wolfsburg. Ma rimane un affare in salita, anche per uno specialista come Beppe Marotta, dg bianconero.
L’ipotesi Bayern, quindi, è stata sprangata: «Ogni giorno mi chiamano dei procuratori affermando di avere qualcosa di speciale per noi - ha raccontato alla "Bild un Sonntag" il dirigente tedesco - così Diego della Juve ci è stato già offerto da otto differenti agenti. Tutti pensano che dobbiamo ritenerci fortunati, ma noi abbiamo già giocatori per quel ruolo: ci sono Thomas Mueller e Toni Kroos, non c’è necessità di muoverci in quel senso».
Se Diego rimane sulla lista delle cessioni, a prezzo adeguato s’intende, potrebbe finirci anche Amauri: che a dir la verità lo era virtualmente, ma pure in questo caso, stipendio e ultima annata ampiamente dimenticabile non lo rendevano merce preziosa. Lo potrebbe essere per José Mourinho, almeno secondo il quotidiano sportivo spagnolo «Marca»: il portoghese avrebbe chiesto alla dirigenza del Real di prendergli proprio il brasiliano della Juve. Richiesta per avere un robusto cambio, vista la partenza di Raul, passato allo Schalke 04. Perché soffiare il posto a Higuain o Benzema sarebbe abbastanza dura, almeno per il rendimento offerto negli ultimi mesi.
Lo Special One, in ogni caso, avrebbe messo sulla lista dello shopping Amauri, insieme a Mario Gomez (Bayern Monaco) e Hugo Almeida (Werder Brema), le alternative. Davanti a una buona offerta, la Juve non si opporebbe, liberando così un posto per il nuovo attaccante. A occhio non dovrebbe essere un problema l’ingaggio, di poco sotto ai quattro milioni a stagione, visto che le merengues sono tra i pochi club in Europa a permettersi quel genere di retribuzioni.
In attesa l’attaccante tornerà ad allenarsi stamane a Varese con i compagni, dopo il giorno libero concesso da Del Neri. Doppia seduta (aperta al pubblico, a 5 euro), come domani: e mercoledì partenza per Dublino, giovedì andata del terzo preliminare di Europa League.
Sorpresa: Mourinho chiede Amauri
C’è un cliente in meno, se mai il Bayern lo fosse stato, davanti alla vetrina con in vendita Diego: «Ce l’hanno offerto otto volte, ma in quel ruolo abbiamo già dei giocatori», ha rivelato ieri Christian Nerlinger, direttore sportivo del club bavarese. Almeno restano altri possibili acquirenti sul mercato tedesco, l’Amburgo e il Wolfsburg. Ma rimane un affare in salita, anche per uno specialista come Beppe Marotta, dg bianconero.
L’ipotesi Bayern, quindi, è stata sprangata: «Ogni giorno mi chiamano dei procuratori affermando di avere qualcosa di speciale per noi - ha raccontato alla "Bild un Sonntag" il dirigente tedesco - così Diego della Juve ci è stato già offerto da otto differenti agenti. Tutti pensano che dobbiamo ritenerci fortunati, ma noi abbiamo già giocatori per quel ruolo: ci sono Thomas Mueller e Toni Kroos, non c’è necessità di muoverci in quel senso».
Se Diego rimane sulla lista delle cessioni, a prezzo adeguato s’intende, potrebbe finirci anche Amauri: che a dir la verità lo era virtualmente, ma pure in questo caso, stipendio e ultima annata ampiamente dimenticabile non lo rendevano merce preziosa. Lo potrebbe essere per José Mourinho, almeno secondo il quotidiano sportivo spagnolo «Marca»: il portoghese avrebbe chiesto alla dirigenza del Real di prendergli proprio il brasiliano della Juve. Richiesta per avere un robusto cambio, vista la partenza di Raul, passato allo Schalke 04. Perché soffiare il posto a Higuain o Benzema sarebbe abbastanza dura, almeno per il rendimento offerto negli ultimi mesi.
Lo Special One, in ogni caso, avrebbe messo sulla lista dello shopping Amauri, insieme a Mario Gomez (Bayern Monaco) e Hugo Almeida (Werder Brema), le alternative. Davanti a una buona offerta, la Juve non si opporebbe, liberando così un posto per il nuovo attaccante. A occhio non dovrebbe essere un problema l’ingaggio, di poco sotto ai quattro milioni a stagione, visto che le merengues sono tra i pochi club in Europa a permettersi quel genere di retribuzioni.
In attesa l’attaccante tornerà ad allenarsi stamane a Varese con i compagni, dopo il giorno libero concesso da Del Neri. Doppia seduta (aperta al pubblico, a 5 euro), come domani: e mercoledì partenza per Dublino, giovedì andata del terzo preliminare di Europa League.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Laboratorio Delneri: la Juve ritrova testa e gambe
Da predicatore dell’antica fede, quel 4-4-2 che alla Juve s’è spesso elevato a religione di stato, Gigi Del Neri sta riportando qualche certezza e serenità tra piedi e teste squassati in una stagione da scomunica. Non solo per quello, ovvio, ma anche per quello. Parola di Claudio Marchisio, nella notte di Cosenza, ma poteva essere pure quella di molti suoi compagni: «Il modulo lo conosciamo tutti bene, da anni. E poi cerchiamo di essere aggressivi e di andare sulle fasce, come ci chiede il mister». Vigerà il 4-4-2, allora, anche se Del Neri ha sempre rifiutato l’accusa di esserne un integralista: «Primo, ho fatto altri moduli - ripete spesso il tecnico - e poi che male c’è? Se qualcuno ha una formula con la quale si vince di sicuro, io l’adotto, subito. Visto che però non esiste, scelgo il sistema che, a mio avviso, meglio interpreta la mia idea di calcio». A sua immagine e somiglianza, nella mentalità almeno, perché poi il Gigi giocatore seguiva altri sentieri, sul prato: «Il calcio che mi piace - ammise una volta - è quello che io avrei voluto giocare: veloce, dinamico, esplosivo. Invece io ero compassato».
L’unico aggettivo che proprio non puoi appiccicare alle sue squadre, dal Chievo, anno di grazia 2000, in poi. Per dieci anni ha alzato la trincea del fuorigioco, pressato, assaltato sulle ali, pure dell’entusiasmo e della grinta, qualsiasi fosse il nemico: «Perché voglio una squadra con un’identità, che non cambi a seconda dell’avversario». Le stesse tavole della legge che dovranno guidare la nuova Juve. Lo è stato dal primo giorno di Pinzolo, partendo dalla cura maniacale della difesa: «Che dev’essere la prima ad attaccare». Conferma Nicola Legrottaglie: «Finalmente quest’anno abbiamo anche tre opzioni di gioco, per uscire palla al piede». Perché tutti, o quasi, partecipano alla controffensiva, in osservanza di un altro dogma di Del Neri: «Si attacca in nove e si difende in undici». Allenamenti per limare qualsiasi dettaglio, con esercitazioni di difesa in inferiorità numerica spinti all’estremo, fino al tre contro sei. Altra parola chiave, «i movimenti preordinati», ripetuti allo sfinimento: tutti i giocatori devono sapere cosa fare in qualsiasi situazione di gioco, che si attacchi o si difenda. Nulla è lasciato al caso. Qualche traccia inizia a vedersi, pure in partita.
In principio fu il Chievo. Ricerca sistematica del fuorigioco, difesa alta e tentativo di non dare profondità agli attaccanti rinunciando di fatto alle diagonali difensive, e pressing. Dall’altra parte, ritmo sostenuto, due ali vere, in mezzo un regista (Corini) e un assaltatore (Perrotta), e due punte alte (Corradi-Cossato o Bierhoff-Cossato). Le stagioni e gli uomini da assemblare, di volta in volta, hanno portato all’evoluzione dell’assetto, fino al modello Samp, ora in rielaborazione nell’officina Juve. Retroguardia collocata un po’ meno alta, ma con la linea dei centrocampisti il più possibile stretta su quella dei difensori, azzarando il prato per i trequartisti nemici.
Davanti, transitato al 4-4-1-1 dell’Atalanta con Doni e che qui potrà essere con Diego, Del Neri era tornato alle due punte, ma con una seconda più classica (Cassano). Indizi del gioco si rintracciano già nel primo mese d’allenamenti: dopo un giro di palla, si parte dai terzini, che appoggiano all’esterno del proprio lato o direttamente alla punta che viene incontro. Poi l’attacco viene canalizzato sulle ali, per il cross, l’anno scorso, a Pazzini.
Così il tecnico sta addestrando quelli che s’è trovato alla Juve, e altri ha cercato di farli arruolare, come Pepe, Lanzafame e Martinez, per le corsie, o Bonucci per aver piedi buoni dietro. Allora, Marchisio avrà licenza di incursore, con il collega in appoggio, a guardia della dogana di centrocampo, Sissoko o Felipe Melo. Allungando la metafora, a Trezeguet, Amauri o, chissà, Dzeko, saranno destinati i rifornimenti che furono di Pazzini. A questo Del Neri sta lavorando e i giocatori paiono andargli dietro, convinti: in estate, il massimo che si può chiedere. Da giovedì, però, anche di vincere.
Laboratorio Delneri: la Juve ritrova testa e gambe
Da predicatore dell’antica fede, quel 4-4-2 che alla Juve s’è spesso elevato a religione di stato, Gigi Del Neri sta riportando qualche certezza e serenità tra piedi e teste squassati in una stagione da scomunica. Non solo per quello, ovvio, ma anche per quello. Parola di Claudio Marchisio, nella notte di Cosenza, ma poteva essere pure quella di molti suoi compagni: «Il modulo lo conosciamo tutti bene, da anni. E poi cerchiamo di essere aggressivi e di andare sulle fasce, come ci chiede il mister». Vigerà il 4-4-2, allora, anche se Del Neri ha sempre rifiutato l’accusa di esserne un integralista: «Primo, ho fatto altri moduli - ripete spesso il tecnico - e poi che male c’è? Se qualcuno ha una formula con la quale si vince di sicuro, io l’adotto, subito. Visto che però non esiste, scelgo il sistema che, a mio avviso, meglio interpreta la mia idea di calcio». A sua immagine e somiglianza, nella mentalità almeno, perché poi il Gigi giocatore seguiva altri sentieri, sul prato: «Il calcio che mi piace - ammise una volta - è quello che io avrei voluto giocare: veloce, dinamico, esplosivo. Invece io ero compassato».
L’unico aggettivo che proprio non puoi appiccicare alle sue squadre, dal Chievo, anno di grazia 2000, in poi. Per dieci anni ha alzato la trincea del fuorigioco, pressato, assaltato sulle ali, pure dell’entusiasmo e della grinta, qualsiasi fosse il nemico: «Perché voglio una squadra con un’identità, che non cambi a seconda dell’avversario». Le stesse tavole della legge che dovranno guidare la nuova Juve. Lo è stato dal primo giorno di Pinzolo, partendo dalla cura maniacale della difesa: «Che dev’essere la prima ad attaccare». Conferma Nicola Legrottaglie: «Finalmente quest’anno abbiamo anche tre opzioni di gioco, per uscire palla al piede». Perché tutti, o quasi, partecipano alla controffensiva, in osservanza di un altro dogma di Del Neri: «Si attacca in nove e si difende in undici». Allenamenti per limare qualsiasi dettaglio, con esercitazioni di difesa in inferiorità numerica spinti all’estremo, fino al tre contro sei. Altra parola chiave, «i movimenti preordinati», ripetuti allo sfinimento: tutti i giocatori devono sapere cosa fare in qualsiasi situazione di gioco, che si attacchi o si difenda. Nulla è lasciato al caso. Qualche traccia inizia a vedersi, pure in partita.
In principio fu il Chievo. Ricerca sistematica del fuorigioco, difesa alta e tentativo di non dare profondità agli attaccanti rinunciando di fatto alle diagonali difensive, e pressing. Dall’altra parte, ritmo sostenuto, due ali vere, in mezzo un regista (Corini) e un assaltatore (Perrotta), e due punte alte (Corradi-Cossato o Bierhoff-Cossato). Le stagioni e gli uomini da assemblare, di volta in volta, hanno portato all’evoluzione dell’assetto, fino al modello Samp, ora in rielaborazione nell’officina Juve. Retroguardia collocata un po’ meno alta, ma con la linea dei centrocampisti il più possibile stretta su quella dei difensori, azzarando il prato per i trequartisti nemici.
Davanti, transitato al 4-4-1-1 dell’Atalanta con Doni e che qui potrà essere con Diego, Del Neri era tornato alle due punte, ma con una seconda più classica (Cassano). Indizi del gioco si rintracciano già nel primo mese d’allenamenti: dopo un giro di palla, si parte dai terzini, che appoggiano all’esterno del proprio lato o direttamente alla punta che viene incontro. Poi l’attacco viene canalizzato sulle ali, per il cross, l’anno scorso, a Pazzini.
Così il tecnico sta addestrando quelli che s’è trovato alla Juve, e altri ha cercato di farli arruolare, come Pepe, Lanzafame e Martinez, per le corsie, o Bonucci per aver piedi buoni dietro. Allora, Marchisio avrà licenza di incursore, con il collega in appoggio, a guardia della dogana di centrocampo, Sissoko o Felipe Melo. Allungando la metafora, a Trezeguet, Amauri o, chissà, Dzeko, saranno destinati i rifornimenti che furono di Pazzini. A questo Del Neri sta lavorando e i giocatori paiono andargli dietro, convinti: in estate, il massimo che si può chiedere. Da giovedì, però, anche di vincere.
Re: Estate JUVE
fonte la stampa
Pepe:ce la giocheremo con l'inter ad armi pari
«L’Inter è un’ottima squadra, ma lo siamo anche noi e cercheremo di giocarcela alla pari». Simone Pepe è pronto a scommettere sulla nuova Juventus. L’esterno ha appena cominciato l’avventura bianconera. Sabato a Cosenza, nell’amichevole vinta contro il Lione, ha debuttato segnando il gol del 2-1. «È stata una sensazione bellissima -dice Pepe nella sua prima conferenza stampa da giocatore della Juventus- Segnare nella gara d’esordio con una maglia così importante, aiuta a iniziare al meglio questa nuova avventura».
Contro i francesi, Pepe ha mostrato di essersi subito ambientato alla perfezione nel gruppo e nel sistema di gioco del tecnico Gigi Del Neri: «I ragazzi mi hanno messo in condizioni ottimali e io sono uno che sta bene con i compagni. Ho cercato di apprendere e di mettermi a disposizione del mister con molta attenzione e sono riuscito a mettere in pratica quanto chiede, anche grazie ai compagni che mi hanno aiutato in campo». «Questo è un buon gruppo e un’ottima squadra, la base è ideale per partire bene, poi si vedrà strada facendo dove potremo arrivare», aggiunge. A Cosenza, Pepe ha sfruttato alla perfezione un assist illuminante di Diego.
«È un gran giocatore, non lo scopriamo certo oggi, visto che aveva già fatto benissimo nel Werder Brema o in Brasile. Come lui qui ce ne sono tantissimi e giocare con questi campioni è un aiuto e uno stimolo», dice Pepe elogiando il brasiliano. La Juve aspetta un contributo importante anche da un altro verdeoro. «Felipe Melo? Non lo conoscevo, l’ho visto allegro e simpatico, mi sembra un ragazzo che ama ridere e scherzare e la cosa mi fa piacere», dice Pepe che, con la maglia della Vecchia Signora, è pronto ad affrontare le responsabilità legate alla maglia di una big.
«È normale, quando si gioca in una squadra forte come la Juve, e poi nel modulo del mister sappiamo quanto siano importanti gli esterni», dice l’ex giocatore dell’Udinese. «Siamo in tanti in quel ruolo? Ottimo, la concorrenza è fondamentale: avendo tre competizioni non si può giocare sempre con gli stessi, quindi meglio per il mister, che avrà più scelta, e meglio per noi, che saremo stimolati per conquistare una maglia da titolari. Al momento non mi sento tale, se il mister riterrà opportuno farmi giocare, sarò a disposizione». Giovedì la Juve debutterà nei preliminari di Europa League affrontando lo Shamrock a Dublino.
«Vedremo i video e man mano conosceremo i nostri avversari», dice Pepe senza sbilanciarsi. Anche la Juve, del resto, è ancora un cantiere. «Il calcio d’agosto lascia un pò il tempo che trova. Alcune formazioni iniziano la preparazione prima, altre dopo e così nascono risultati particolari...». Inutile provare a disegnare una griglia di partenza in vista del campionato: «Non ci sono griglie, non è la Formula 1 -dice- Partiamo tutte allo stesso livello. L’Inter? È un’ottima squadra, ma lo siamo anche noi e cercheremo di giocarcela alla pari».
Pepe:ce la giocheremo con l'inter ad armi pari
«L’Inter è un’ottima squadra, ma lo siamo anche noi e cercheremo di giocarcela alla pari». Simone Pepe è pronto a scommettere sulla nuova Juventus. L’esterno ha appena cominciato l’avventura bianconera. Sabato a Cosenza, nell’amichevole vinta contro il Lione, ha debuttato segnando il gol del 2-1. «È stata una sensazione bellissima -dice Pepe nella sua prima conferenza stampa da giocatore della Juventus- Segnare nella gara d’esordio con una maglia così importante, aiuta a iniziare al meglio questa nuova avventura».
Contro i francesi, Pepe ha mostrato di essersi subito ambientato alla perfezione nel gruppo e nel sistema di gioco del tecnico Gigi Del Neri: «I ragazzi mi hanno messo in condizioni ottimali e io sono uno che sta bene con i compagni. Ho cercato di apprendere e di mettermi a disposizione del mister con molta attenzione e sono riuscito a mettere in pratica quanto chiede, anche grazie ai compagni che mi hanno aiutato in campo». «Questo è un buon gruppo e un’ottima squadra, la base è ideale per partire bene, poi si vedrà strada facendo dove potremo arrivare», aggiunge. A Cosenza, Pepe ha sfruttato alla perfezione un assist illuminante di Diego.
«È un gran giocatore, non lo scopriamo certo oggi, visto che aveva già fatto benissimo nel Werder Brema o in Brasile. Come lui qui ce ne sono tantissimi e giocare con questi campioni è un aiuto e uno stimolo», dice Pepe elogiando il brasiliano. La Juve aspetta un contributo importante anche da un altro verdeoro. «Felipe Melo? Non lo conoscevo, l’ho visto allegro e simpatico, mi sembra un ragazzo che ama ridere e scherzare e la cosa mi fa piacere», dice Pepe che, con la maglia della Vecchia Signora, è pronto ad affrontare le responsabilità legate alla maglia di una big.
«È normale, quando si gioca in una squadra forte come la Juve, e poi nel modulo del mister sappiamo quanto siano importanti gli esterni», dice l’ex giocatore dell’Udinese. «Siamo in tanti in quel ruolo? Ottimo, la concorrenza è fondamentale: avendo tre competizioni non si può giocare sempre con gli stessi, quindi meglio per il mister, che avrà più scelta, e meglio per noi, che saremo stimolati per conquistare una maglia da titolari. Al momento non mi sento tale, se il mister riterrà opportuno farmi giocare, sarò a disposizione». Giovedì la Juve debutterà nei preliminari di Europa League affrontando lo Shamrock a Dublino.
«Vedremo i video e man mano conosceremo i nostri avversari», dice Pepe senza sbilanciarsi. Anche la Juve, del resto, è ancora un cantiere. «Il calcio d’agosto lascia un pò il tempo che trova. Alcune formazioni iniziano la preparazione prima, altre dopo e così nascono risultati particolari...». Inutile provare a disegnare una griglia di partenza in vista del campionato: «Non ci sono griglie, non è la Formula 1 -dice- Partiamo tutte allo stesso livello. L’Inter? È un’ottima squadra, ma lo siamo anche noi e cercheremo di giocarcela alla pari».
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Salvate il soldato Felipe è l’ordine di servizio affisso dentro casa Juve per recuperare quel che è stato un buon giocatore e per evitare una svalutazione record dei 25 milioni di euro pagati appena un anno fa. S’è iniziato ieri, al primo giorno di scuola del brasiliano nel ritiro di Varese, con il saluto dei compagni, le prime chiacchiere nello spogliatoio e più di un applauso del pubblico, infiltratosi fin davanti all’hotel per qualche autografo: considerato quel che ha combinato Melo la stagione scorsa, con il comportamento da bulletto forse ancor più delle boiate sul prato, è stato un successone. Quando s’è messo a correre dentro lo stadio, al mattino e al pomeriggio, tranne qualche fischio iniziale il mediano brasiliano ha raccolto più incoraggiamenti che offese, anche se per il tempo delle partite, fette di ultrà hanno promesso battaglia: Melo se ne deve andare - il concetto di parte della curva - ha spaccato lo spogliatoio e mandato a quel paese il pubblico.
La missione di recupero toccherà soprattutto a Gigi Del Neri e Beppe Marotta, che con Antonio Cassano si sono già fatti una discreta esperienza. Pur con tutte le diversità tra i due ragazzi, l’idea è di aiutare Felipe Melo con una sorta di team, come fu appunto per il monello barese. Diverse saranno ovviamente le peculiarità, perché se Cassano doveva essere tarato pure fisicamente i guai di Melo derivano specialmente da indole e carattere. Fondamentale sarà pure l’atteggiamento dei colleghi di spogliatoio, con i quali il primo anno non è filato proprio benissimo. «Molti lo detestavano», fu l’ammissione di qualcuno appena finito il campionato. Per questo si tratterà di sotterrare antichi rancori e tentare di spianare la strada.
Parecchio, va da sè, spetta al diretto interessato. Per esempio risparmiandosi le sparate modello mondiale, con il consueto tentativo di rettifica a posteriori. Peccato che il 12 giugno scorso, dal rifugio del Brasile, tutto andò in televisione. Letterale: «L’ambiente qui è completamente diverso rispetto alla Juve: nella Seleçao siamo tutti amici, c’è tanta allegria. Per quanto mi riguarda - disse Felipe Melo - mi prendo la mia parte di colpe, ma di ciò che è accaduto alla Juve è responsabile l’intero gruppo. La squadra non funzionava collettivamente». Mica come la Fiorentina l’anno prima: «Le mie due stagioni non sono assolutamente confrontabili: nella Fiorentina c’era un gruppo che funzionava, nella Juve le cose non andavano collettivamente».
Due giorni dopo, bastavano le facce di Buffon e Chiellini per capire quanto quelle parole avrebbero potuto restare tappate in bocca. Il portiere spalancò le braccia, e Chiello si autocensurò: «Ho cose più importanti da fare, piuttosto che commentare», rispose alla vigilia del match mondiale con il Paraguay. Anche se ieri ci aveva già messo una pietra sopra, per ripartire uniti. Così come ha teso la mano Simone Pepe: «Non conoscevo Felipe Melo, ma l’ho visto molto allegro e simpatico. Scherza e ride, mi sembra sereno». Al brasiliano verrà fatto un discorso molto chiaro: noi crediamo che sei un giocatore importante, hai due-tre mesi per dimostrarlo, nel rispetto dei ruoli. Andasse male, avrebbe da perdere anche Felipe, perché senza Dunga la Nazionale è da conquistare, e giocando poco sarebbe dura.
Lui dice di credere nella rivincita, anche se per rintracciarne il verbo, bisogna risalire al 12 luglio, durante il programma brasiliano di Rete Globo «Fantastico», nome che nella circostanza sogna un tantino comico: «Il mio obiettivo è tornare nella Juve, fare un ottimo lavoro e poter continuare a giocare in Nazionale. Il mio sogno non è finito». In Italia, tacendo spesso, potrebbe far parlare il campo: non come l’anno scorso, però.
Salvate il soldato Felipe è l’ordine di servizio affisso dentro casa Juve per recuperare quel che è stato un buon giocatore e per evitare una svalutazione record dei 25 milioni di euro pagati appena un anno fa. S’è iniziato ieri, al primo giorno di scuola del brasiliano nel ritiro di Varese, con il saluto dei compagni, le prime chiacchiere nello spogliatoio e più di un applauso del pubblico, infiltratosi fin davanti all’hotel per qualche autografo: considerato quel che ha combinato Melo la stagione scorsa, con il comportamento da bulletto forse ancor più delle boiate sul prato, è stato un successone. Quando s’è messo a correre dentro lo stadio, al mattino e al pomeriggio, tranne qualche fischio iniziale il mediano brasiliano ha raccolto più incoraggiamenti che offese, anche se per il tempo delle partite, fette di ultrà hanno promesso battaglia: Melo se ne deve andare - il concetto di parte della curva - ha spaccato lo spogliatoio e mandato a quel paese il pubblico.
La missione di recupero toccherà soprattutto a Gigi Del Neri e Beppe Marotta, che con Antonio Cassano si sono già fatti una discreta esperienza. Pur con tutte le diversità tra i due ragazzi, l’idea è di aiutare Felipe Melo con una sorta di team, come fu appunto per il monello barese. Diverse saranno ovviamente le peculiarità, perché se Cassano doveva essere tarato pure fisicamente i guai di Melo derivano specialmente da indole e carattere. Fondamentale sarà pure l’atteggiamento dei colleghi di spogliatoio, con i quali il primo anno non è filato proprio benissimo. «Molti lo detestavano», fu l’ammissione di qualcuno appena finito il campionato. Per questo si tratterà di sotterrare antichi rancori e tentare di spianare la strada.
Parecchio, va da sè, spetta al diretto interessato. Per esempio risparmiandosi le sparate modello mondiale, con il consueto tentativo di rettifica a posteriori. Peccato che il 12 giugno scorso, dal rifugio del Brasile, tutto andò in televisione. Letterale: «L’ambiente qui è completamente diverso rispetto alla Juve: nella Seleçao siamo tutti amici, c’è tanta allegria. Per quanto mi riguarda - disse Felipe Melo - mi prendo la mia parte di colpe, ma di ciò che è accaduto alla Juve è responsabile l’intero gruppo. La squadra non funzionava collettivamente». Mica come la Fiorentina l’anno prima: «Le mie due stagioni non sono assolutamente confrontabili: nella Fiorentina c’era un gruppo che funzionava, nella Juve le cose non andavano collettivamente».
Due giorni dopo, bastavano le facce di Buffon e Chiellini per capire quanto quelle parole avrebbero potuto restare tappate in bocca. Il portiere spalancò le braccia, e Chiello si autocensurò: «Ho cose più importanti da fare, piuttosto che commentare», rispose alla vigilia del match mondiale con il Paraguay. Anche se ieri ci aveva già messo una pietra sopra, per ripartire uniti. Così come ha teso la mano Simone Pepe: «Non conoscevo Felipe Melo, ma l’ho visto molto allegro e simpatico. Scherza e ride, mi sembra sereno». Al brasiliano verrà fatto un discorso molto chiaro: noi crediamo che sei un giocatore importante, hai due-tre mesi per dimostrarlo, nel rispetto dei ruoli. Andasse male, avrebbe da perdere anche Felipe, perché senza Dunga la Nazionale è da conquistare, e giocando poco sarebbe dura.
Lui dice di credere nella rivincita, anche se per rintracciarne il verbo, bisogna risalire al 12 luglio, durante il programma brasiliano di Rete Globo «Fantastico», nome che nella circostanza sogna un tantino comico: «Il mio obiettivo è tornare nella Juve, fare un ottimo lavoro e poter continuare a giocare in Nazionale. Il mio sogno non è finito». In Italia, tacendo spesso, potrebbe far parlare il campo: non come l’anno scorso, però.
Re: Estate JUVE
la stampa
«Non ho mai pensato di andare via e appena ho parlato con la società ho avuto le conferme che cercavo». Giorgio Chiellini mette subito in chiaro la situazione relativa al suo futuro nell’ultima conferenza al ritiro di Varese prima della partenza in vista della prima sfida di Europa League. «Non mi sono mai sentito in vendita ma fino a quando non ci si confronta avere qualche dubbio è normale - continua - se due persone vogliono la stessa cosa prima o poi un accordo si trova. Se arrivasse offerta irrinunciabile? Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Io sono legato alla Juve come squadra, come città, tifoseria; qui sono diventato uomo, sono arrivato a 20 anni e il legame è molto forte. Credo di rimanerci ancora per molti anni, ma non posso promettere niente. Se mi piace Mourinho? Queste sono domande del cavolo».
Chiellini spiega come ha ritrovato la Juve che sta nascendo. «È da una settimana che lavoriamo bene e i presupposti per una buona stagione ci sono tutti: dobbiamo ripartire da zero. I nuovi? Il primo approccio a livello umano è stato positivo con tutti, ci conosceremo meglio con il passare del tempo». Chiellini esprime con estrema sincerità il suo parere sulla nuova stagione per non creare troppe aspettative. «Realisticamente dopo lo scorso anno diventa difficile pensare di poter vincere subito perchè la distanza dall’Inter è ancora grande - continua il difensore - anche i tifosi devono capire che sarà un anno di ricostruzione, ci saranno momenti in cui soffriremo. Per tornare a vincere subito serve un certo tipo di mercato e dire oggi che siamo alla pari con l’Inter sarebbe illudere i tifosi. L’obiettivo è la qualificazione in Champions League».
Chiellini si sofferma anche sul ruolo di Diego che per il nuovo tecnico è una seconda punta: «Credo che a questi livelli un giocatore non può cambiare la squadra, ma è la squadra che cambia le prestazioni di un giocatore. Se la squadra gira, i giocatori davanti se ne avvantaggiano. Felipe Melo? È tranquillo, si sta allenando a parte e con il tempo dimenticherà la delusione».
Intanto giovedì c’è da affrontare il primo importante impegnoì in Irlanda contro lo Shamrock Rovers per i preliminari di Europa League: «Sottovalutarlo porterebbe a rischi cui non voglio neppure pensare. Sono pronto? Sì, io non sto fermo neppure in vacanza e sono pronto per affrontare una partita. Difesa da completare? Per il momento va bene così, manca un quarto centrale e la società lo sta cercando».
«Non ho mai pensato di andare via e appena ho parlato con la società ho avuto le conferme che cercavo». Giorgio Chiellini mette subito in chiaro la situazione relativa al suo futuro nell’ultima conferenza al ritiro di Varese prima della partenza in vista della prima sfida di Europa League. «Non mi sono mai sentito in vendita ma fino a quando non ci si confronta avere qualche dubbio è normale - continua - se due persone vogliono la stessa cosa prima o poi un accordo si trova. Se arrivasse offerta irrinunciabile? Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Io sono legato alla Juve come squadra, come città, tifoseria; qui sono diventato uomo, sono arrivato a 20 anni e il legame è molto forte. Credo di rimanerci ancora per molti anni, ma non posso promettere niente. Se mi piace Mourinho? Queste sono domande del cavolo».
Chiellini spiega come ha ritrovato la Juve che sta nascendo. «È da una settimana che lavoriamo bene e i presupposti per una buona stagione ci sono tutti: dobbiamo ripartire da zero. I nuovi? Il primo approccio a livello umano è stato positivo con tutti, ci conosceremo meglio con il passare del tempo». Chiellini esprime con estrema sincerità il suo parere sulla nuova stagione per non creare troppe aspettative. «Realisticamente dopo lo scorso anno diventa difficile pensare di poter vincere subito perchè la distanza dall’Inter è ancora grande - continua il difensore - anche i tifosi devono capire che sarà un anno di ricostruzione, ci saranno momenti in cui soffriremo. Per tornare a vincere subito serve un certo tipo di mercato e dire oggi che siamo alla pari con l’Inter sarebbe illudere i tifosi. L’obiettivo è la qualificazione in Champions League».
Chiellini si sofferma anche sul ruolo di Diego che per il nuovo tecnico è una seconda punta: «Credo che a questi livelli un giocatore non può cambiare la squadra, ma è la squadra che cambia le prestazioni di un giocatore. Se la squadra gira, i giocatori davanti se ne avvantaggiano. Felipe Melo? È tranquillo, si sta allenando a parte e con il tempo dimenticherà la delusione».
Intanto giovedì c’è da affrontare il primo importante impegnoì in Irlanda contro lo Shamrock Rovers per i preliminari di Europa League: «Sottovalutarlo porterebbe a rischi cui non voglio neppure pensare. Sono pronto? Sì, io non sto fermo neppure in vacanza e sono pronto per affrontare una partita. Difesa da completare? Per il momento va bene così, manca un quarto centrale e la società lo sta cercando».
Re: Estate JUVE
Preparando il cast per la prima eurovisione, domani sera nell’esordio di Europa League, a Gigi Del Neri toccano già le nomination. Da comporre c’è la Juve che si giocherà il primo risultato che conta dentro al minuscolo stadio di Tallaght, periferia sud di Dublino. Esclusi Andrea Agnelli, presidente, e Beppe Marotta, direttore generale, che il posto l’hanno assicurato e saranno capi delegazione, quasi tutti i giocatori sono in bilico. Scorrendo il casting in ordine di fama, la prima sfida a esclusione diretta è tra Diego e Alex Del Piero, ballottaggio che, piuttosto serenamente, aveva messo sul tavolo lo stesso tecnico, fin dal ritiro di Pinzolo. Nessun dramma da soap opera, solo mere constatazioni da allenatore: «Se io penso che due giocatori sono complementari come attitudini, non giocano assieme».
Avendo inquadrato il brasiliano nel mestiere di seconda punta («Quello è il suo ruolo», ancora Del Neri) uno dei due partirà a sedere. Dando un’occhiata all’allenamento di ieri, e alle tre settimane di preparazione, il prescelto sarà Diego: per giocare dall’inizio, s’intende. O almeno, con il capitano in palestra, lui è stato testato sul prato in quello che pareva poter essere l’assetto del debutto, anche se Del Neri, giorni fa aveva avvertito: «Non mi vedrete mai provare la squadra esatta che poi scenderà in campo». In ogni caso, quella nell’ultimo collaudo allo stadio di Varese, anche ieri pienotto e festante, sembrava una Juve credibile.
Menù do Brazil, allora, perché al fianco di Diego potrebbe giocare Amauri, che giorno dopo giorno sta migliorando la condizione: al pronti e via era lontano anni luce dalla tremenda produttività sotto porta di Trezeguet, ma nell’ultima amichevole con il Lione le parti si sono invertite. Non che Amauri abbia segnato, ma almeno ha dato una robusta mano alla squadra, ha lottato, ha preso palloni di testa, lucrato un rigore: insomma, dato segni di vita scomparsi da tempo. Altri favoriti: Pepe su Martinez, che ha qualche acciacco, e Bonucci su Legrottaglie, reduce dalla febbre.
Attorno ad Amauri dovrà dunque girare Diego, che Del Neri ha ormai convertito da secondo assaltatore: ora il fu trequartista ronza più vicino all’area, tenta dribbling in piena zona pericolo, e innesca i compagni in area, come è stato per Pepe a Cosenza. Del resto, la professione di Diego e Alex sarà anche parificata, nelle categorie di Del Neri, ma è chiaro che la scelta di uno o dell’altro modifica non poco l’indole e le potenzialità di tutta la squadra. A entrambi, il tecnico ha chiesto di calarsi nei «movimenti preordinati» della squadra, ognuno con le sue caratteristiche, però, fisiche e tecniche.
I duellanti hanno azzerato a priori la polemica, solo vorrebbero entrambi giocare, com’è ovvio. Del Piero: «Non c’è nulla di male nel dire che io e lui possiamo ricoprire lo stesso ruolo - rispose a domanda sulle parole di Del Neri - magari nel corso della stagione, conoscendoci meglio può vedere altre soluzioni. Nessuno di noi due sta vivendo il dualismo. Vediamo quel che capita, adesso è presto: il tecnico si è un po’ sbilanciato, io non me la sento di farlo». Domani, invece, dovrà sbilanciarsi ancora di più, il tecnico. La versione di Diego: «La concorrenza con Del Piero? Possiamo giocare insieme, perché lui è un grandissimo giocatore e una grandissima persona. Io però ho tanta voglia di dimostrare quello che valgo, e so che nelle grandi squadre la concorrenza c’è sempre». Da vincere, possibilmente: «L’eventuale panchina? E’ difficile accettarla, ma rispetterò sempre le scelte dell’allenatore».
Almeno loro, Alex e Diego, sono alle primarie, mentre qualcuno è addirittura finito fuori dalla lista passeggeri. In Irlanda, oltre ai degenti, non voleranno infatti Camoranesi, Salihamidzic, Grosso e Giovinco. Ritardi di condizione e guai fisici a parte, all’orizzonte s’intravede già la futura linea tracciata dalla Juve, e a loro modo anticipata l’altro giorno dallo striscione ultrà: la volontà è quella di formare una rosa ristretta, su cui puntare e chi non vi rientra farebbe cosa saggia ad accettare nuovo domicilio. Altrimenti il prossimo potrebbe essere la tribuna.
lastampa
Avendo inquadrato il brasiliano nel mestiere di seconda punta («Quello è il suo ruolo», ancora Del Neri) uno dei due partirà a sedere. Dando un’occhiata all’allenamento di ieri, e alle tre settimane di preparazione, il prescelto sarà Diego: per giocare dall’inizio, s’intende. O almeno, con il capitano in palestra, lui è stato testato sul prato in quello che pareva poter essere l’assetto del debutto, anche se Del Neri, giorni fa aveva avvertito: «Non mi vedrete mai provare la squadra esatta che poi scenderà in campo». In ogni caso, quella nell’ultimo collaudo allo stadio di Varese, anche ieri pienotto e festante, sembrava una Juve credibile.
Menù do Brazil, allora, perché al fianco di Diego potrebbe giocare Amauri, che giorno dopo giorno sta migliorando la condizione: al pronti e via era lontano anni luce dalla tremenda produttività sotto porta di Trezeguet, ma nell’ultima amichevole con il Lione le parti si sono invertite. Non che Amauri abbia segnato, ma almeno ha dato una robusta mano alla squadra, ha lottato, ha preso palloni di testa, lucrato un rigore: insomma, dato segni di vita scomparsi da tempo. Altri favoriti: Pepe su Martinez, che ha qualche acciacco, e Bonucci su Legrottaglie, reduce dalla febbre.
Attorno ad Amauri dovrà dunque girare Diego, che Del Neri ha ormai convertito da secondo assaltatore: ora il fu trequartista ronza più vicino all’area, tenta dribbling in piena zona pericolo, e innesca i compagni in area, come è stato per Pepe a Cosenza. Del resto, la professione di Diego e Alex sarà anche parificata, nelle categorie di Del Neri, ma è chiaro che la scelta di uno o dell’altro modifica non poco l’indole e le potenzialità di tutta la squadra. A entrambi, il tecnico ha chiesto di calarsi nei «movimenti preordinati» della squadra, ognuno con le sue caratteristiche, però, fisiche e tecniche.
I duellanti hanno azzerato a priori la polemica, solo vorrebbero entrambi giocare, com’è ovvio. Del Piero: «Non c’è nulla di male nel dire che io e lui possiamo ricoprire lo stesso ruolo - rispose a domanda sulle parole di Del Neri - magari nel corso della stagione, conoscendoci meglio può vedere altre soluzioni. Nessuno di noi due sta vivendo il dualismo. Vediamo quel che capita, adesso è presto: il tecnico si è un po’ sbilanciato, io non me la sento di farlo». Domani, invece, dovrà sbilanciarsi ancora di più, il tecnico. La versione di Diego: «La concorrenza con Del Piero? Possiamo giocare insieme, perché lui è un grandissimo giocatore e una grandissima persona. Io però ho tanta voglia di dimostrare quello che valgo, e so che nelle grandi squadre la concorrenza c’è sempre». Da vincere, possibilmente: «L’eventuale panchina? E’ difficile accettarla, ma rispetterò sempre le scelte dell’allenatore».
Almeno loro, Alex e Diego, sono alle primarie, mentre qualcuno è addirittura finito fuori dalla lista passeggeri. In Irlanda, oltre ai degenti, non voleranno infatti Camoranesi, Salihamidzic, Grosso e Giovinco. Ritardi di condizione e guai fisici a parte, all’orizzonte s’intravede già la futura linea tracciata dalla Juve, e a loro modo anticipata l’altro giorno dallo striscione ultrà: la volontà è quella di formare una rosa ristretta, su cui puntare e chi non vi rientra farebbe cosa saggia ad accettare nuovo domicilio. Altrimenti il prossimo potrebbe essere la tribuna.
lastampa
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Sbattuta fuori dall'Europa League a marzo, perdendo di brutto dentro un privé di Londra, Craven Cottage, la Juve ci rientra stasera in un altro impianto per pochi intimi, anzi pochissimi, quel Tallaght Stadium che da poco più di un anno è la casa degli Sharmrock Rovers. I più titolati d'Irlanda erano senza abitazione, e come homeless li sbeffeggiavano infatti i tifosi nemici, poi hanno avuto questo posticino da 6.500 posti a Tallaght, sobborgo tredici chilometri a sud di Dublino: una struttura che rispetto alla media italiana è comunque ampiamente deluxe.
Stadio recente ma già griffato di storia moderna, se poco più di un anno fa, 20 luglio 2009, lasciò le prime orme da madrileno Cristiano Ronaldo. Campo ristretto e tribune addosso, luogo d'imboscate insomma: «Nel calcio i rischi ci sono sempre - avverte Gigi Del Neri - e questa è una squadra che fa dell'applicazione e della forza fisica le sue caratteristiche. E il campo li agevolerà». La Juve, confida il tecnico, s'è ben addestrata però: «Finora di amichevoli ce ne sono state poche, tutte partite vere: passare questo turno e andare avanti è l'obiettivo, rispettando l'avversario, che è la cosa più importante».
Per lo show, tribune stipate da giorni. Sold out, avvertono i cartelli appiccicati ai vetri del fan shop, pure questo di un altro mondo rispetto alle consuetudini italiche, e idem annuncia il sito web del club. «Questa è la partita che aspetti da una vita - diceva ieri Aidan Price, difensore centrale di 28 anni, gli ultimi cinque passati con i Rovers - perché gente come Del Piero l'hai vista sempre giocare in tv, ai Mondiali, in Champions e ora la puoi sfidare davvero. Abbiamo l'occasione di far vedere quello che sappiamo fare».
Anche se per vedere Alex, stasera, Price potrebbe dover sbirciare la panchina. Le proiezioni danno ancora in vantaggio Diego, anche se Del Neri non concede exit poll: «Decido domani (oggi, ndr) chi va in campo - spiega il tecnico - e siamo nella logica delle cose: è sempre meglio aspettare l'ultimo momento, per valutare le condizioni di tutti». A giocare, come sempre per uno che fa questo mestiere, il capitano ci terrebbe, anche ritrovando le origini della passione qui, alla periferia del pallone: «In questo genere di partite - risponde Alex - puoi ritrovare l'essenza più pura del calcio. Dove il contorno è limitato, la vivo con passione: mi piacciono queste partite».
Del Neri, da capo classe, deve tener conto pure d'altro, e taglia cortissimo quando gli chiedono perché non dire subito a Del Piero che andrà in campo, dopo la confessione di tale passione: «Ma potrebbe anche non giocare - ribatte il tecnico - perché tutti hanno la passione e Alessandro lo sa, il bambino rimane sempre dentro al calciatore: sono contento che abbia questo tipo di atteggiamento, ma vale per tutti. E l'allenatore ha l'obbligo di far giocare chi può dare di più. Del Piero è uno di quei giocatori, facendo parte della Juve». Difficilmente di quella che attaccherà stasera alle 19,45 (le 20,45 in Italia) a meno di ribaltoni notturni.
Di certo apparirà per l'esordio Bonucci, perché Legrottaglie neppure è salito sull'aereo a causa dei postumi dell'influenza, mentre ieri sera nell'ultimo allenamento s'è deciso il ballottaggio tra Amauri e Trezeguet: giocherà il neo italiano, perché a David s'è girata la caviglia. Senza dubbio, mancheranno i quattro rimasti a casa, Grosso, Salihamidzic, Camoranesi e Giovinco, per i quali, con piglio, Del Neri leva la scusa delle condizioni fisiche: «É stata una scelta tecnica, che è un diritto dell'allenatore». Le pretese, invece, sono altre: «Quella di andare in campo e dare il massimo, poi per la vittoria è ovvio: non vedo nessuno che va in campo per perdere. Ma sarà difficile, a livello fisico soprattutto. Mi aspetto una prestazione da Juve, per passare indenni». Più che le gambe, allora, conterà l'indole: «Mi aspetto un impatto positivo, e intensità: l'obbligo - ripete, non a caso - è giocare da Juve. Mi interessa l'atteggiamento positivo, quello dimostrato con Amburgo e con Lione: se ci aggiungiamo la qualità dei giocatori, si può raggiungere un bel risultato». Andrea Agnelli, Jean-Claude Blanc e Beppe Marotta, lo stato maggiore della Juve insomma, sono arrivati fin qui pure per quello: alle volte, conta anche il primo passo.
Sbattuta fuori dall'Europa League a marzo, perdendo di brutto dentro un privé di Londra, Craven Cottage, la Juve ci rientra stasera in un altro impianto per pochi intimi, anzi pochissimi, quel Tallaght Stadium che da poco più di un anno è la casa degli Sharmrock Rovers. I più titolati d'Irlanda erano senza abitazione, e come homeless li sbeffeggiavano infatti i tifosi nemici, poi hanno avuto questo posticino da 6.500 posti a Tallaght, sobborgo tredici chilometri a sud di Dublino: una struttura che rispetto alla media italiana è comunque ampiamente deluxe.
Stadio recente ma già griffato di storia moderna, se poco più di un anno fa, 20 luglio 2009, lasciò le prime orme da madrileno Cristiano Ronaldo. Campo ristretto e tribune addosso, luogo d'imboscate insomma: «Nel calcio i rischi ci sono sempre - avverte Gigi Del Neri - e questa è una squadra che fa dell'applicazione e della forza fisica le sue caratteristiche. E il campo li agevolerà». La Juve, confida il tecnico, s'è ben addestrata però: «Finora di amichevoli ce ne sono state poche, tutte partite vere: passare questo turno e andare avanti è l'obiettivo, rispettando l'avversario, che è la cosa più importante».
Per lo show, tribune stipate da giorni. Sold out, avvertono i cartelli appiccicati ai vetri del fan shop, pure questo di un altro mondo rispetto alle consuetudini italiche, e idem annuncia il sito web del club. «Questa è la partita che aspetti da una vita - diceva ieri Aidan Price, difensore centrale di 28 anni, gli ultimi cinque passati con i Rovers - perché gente come Del Piero l'hai vista sempre giocare in tv, ai Mondiali, in Champions e ora la puoi sfidare davvero. Abbiamo l'occasione di far vedere quello che sappiamo fare».
Anche se per vedere Alex, stasera, Price potrebbe dover sbirciare la panchina. Le proiezioni danno ancora in vantaggio Diego, anche se Del Neri non concede exit poll: «Decido domani (oggi, ndr) chi va in campo - spiega il tecnico - e siamo nella logica delle cose: è sempre meglio aspettare l'ultimo momento, per valutare le condizioni di tutti». A giocare, come sempre per uno che fa questo mestiere, il capitano ci terrebbe, anche ritrovando le origini della passione qui, alla periferia del pallone: «In questo genere di partite - risponde Alex - puoi ritrovare l'essenza più pura del calcio. Dove il contorno è limitato, la vivo con passione: mi piacciono queste partite».
Del Neri, da capo classe, deve tener conto pure d'altro, e taglia cortissimo quando gli chiedono perché non dire subito a Del Piero che andrà in campo, dopo la confessione di tale passione: «Ma potrebbe anche non giocare - ribatte il tecnico - perché tutti hanno la passione e Alessandro lo sa, il bambino rimane sempre dentro al calciatore: sono contento che abbia questo tipo di atteggiamento, ma vale per tutti. E l'allenatore ha l'obbligo di far giocare chi può dare di più. Del Piero è uno di quei giocatori, facendo parte della Juve». Difficilmente di quella che attaccherà stasera alle 19,45 (le 20,45 in Italia) a meno di ribaltoni notturni.
Di certo apparirà per l'esordio Bonucci, perché Legrottaglie neppure è salito sull'aereo a causa dei postumi dell'influenza, mentre ieri sera nell'ultimo allenamento s'è deciso il ballottaggio tra Amauri e Trezeguet: giocherà il neo italiano, perché a David s'è girata la caviglia. Senza dubbio, mancheranno i quattro rimasti a casa, Grosso, Salihamidzic, Camoranesi e Giovinco, per i quali, con piglio, Del Neri leva la scusa delle condizioni fisiche: «É stata una scelta tecnica, che è un diritto dell'allenatore». Le pretese, invece, sono altre: «Quella di andare in campo e dare il massimo, poi per la vittoria è ovvio: non vedo nessuno che va in campo per perdere. Ma sarà difficile, a livello fisico soprattutto. Mi aspetto una prestazione da Juve, per passare indenni». Più che le gambe, allora, conterà l'indole: «Mi aspetto un impatto positivo, e intensità: l'obbligo - ripete, non a caso - è giocare da Juve. Mi interessa l'atteggiamento positivo, quello dimostrato con Amburgo e con Lione: se ci aggiungiamo la qualità dei giocatori, si può raggiungere un bel risultato». Andrea Agnelli, Jean-Claude Blanc e Beppe Marotta, lo stato maggiore della Juve insomma, sono arrivati fin qui pure per quello: alle volte, conta anche il primo passo.
Re: Estate JUVE
Fonte: La Stampa
Come spia juventina in Irlanda, il Trap non dev'essere granché, almeno secondo quanto sibilava ieri l'Irish Daily Mail: «Trapattoni ha dato qualche consiglio alla squadra con la quale ha allenato e vinto - scriveva il tabloid - ma sfortunatamente per gli italiani la conoscenza da parte del Trap della Airtricity League è piuttosto limitata, tanto che avrebbe difficoltà a distinguere il portiere Alan Mannus dall'attaccante Gary Twigg. Una buona notizia, visto che i Rovers puntano sull'effetto sorpresa».
Meno male che il Trap non si offende, anzi, è andato a un passo dal trascinare l'Irlanda al Mondiale. In ogni caso, ecco i suoi consigli: «La gente chiede a me e Marco Tardelli com'è lo Sharmrock e io dico che la Juve deve fare attenzione. Non è quel tipo di squadra sulla quale puoi passeggiare solo per in Italia non è conosciuta». Anche se ovviamente i bianconeri sono favoriti: «Hanno cambiato allenatore e molti giocatori - ha chiuso il ct dell'Irlanda - e alcuni possono fare la differenza. Ma, mai dire mai».
Intanto Michael O'Neill, tecnico nordirlandese dello Sharmrock Rovers non rinuncia a priori ai sogni: «Questa è la nostra chance - spiegava ieri in conferenza stampa - anche perché la pressione è tutta sulla Juve. Certo, sono più forti, e hanno alcuni giocatori tra i migliori del mondo, ma partiamo dallo zero a zero. Siamo arrivati fin qui e ce la giochiamo». Una spinta al sogno la dà anche Liam Brady, irlandese di nascita e bianconero d'adozione: «La Juve ha molti giocatori reduci dal Mondiale e ha iniziato da un solo mese la preparazione, mentre lo Sharmrock ha già 22 partite nella gambe: potrebbe essere un fattore decisivo».
Come spia juventina in Irlanda, il Trap non dev'essere granché, almeno secondo quanto sibilava ieri l'Irish Daily Mail: «Trapattoni ha dato qualche consiglio alla squadra con la quale ha allenato e vinto - scriveva il tabloid - ma sfortunatamente per gli italiani la conoscenza da parte del Trap della Airtricity League è piuttosto limitata, tanto che avrebbe difficoltà a distinguere il portiere Alan Mannus dall'attaccante Gary Twigg. Una buona notizia, visto che i Rovers puntano sull'effetto sorpresa».
Meno male che il Trap non si offende, anzi, è andato a un passo dal trascinare l'Irlanda al Mondiale. In ogni caso, ecco i suoi consigli: «La gente chiede a me e Marco Tardelli com'è lo Sharmrock e io dico che la Juve deve fare attenzione. Non è quel tipo di squadra sulla quale puoi passeggiare solo per in Italia non è conosciuta». Anche se ovviamente i bianconeri sono favoriti: «Hanno cambiato allenatore e molti giocatori - ha chiuso il ct dell'Irlanda - e alcuni possono fare la differenza. Ma, mai dire mai».
Intanto Michael O'Neill, tecnico nordirlandese dello Sharmrock Rovers non rinuncia a priori ai sogni: «Questa è la nostra chance - spiegava ieri in conferenza stampa - anche perché la pressione è tutta sulla Juve. Certo, sono più forti, e hanno alcuni giocatori tra i migliori del mondo, ma partiamo dallo zero a zero. Siamo arrivati fin qui e ce la giochiamo». Una spinta al sogno la dà anche Liam Brady, irlandese di nascita e bianconero d'adozione: «La Juve ha molti giocatori reduci dal Mondiale e ha iniziato da un solo mese la preparazione, mentre lo Sharmrock ha già 22 partite nella gambe: potrebbe essere un fattore decisivo».
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