Juve, Del Piero: solo 7 presenze questa stagione

Zero gol segnati su calcio di punizione dalla Juve alla virata di metà stagione sono una delle tante spie dall’allarme per la squadra e un indizio sull’annata fin qui sinistra di Alex Del Piero. Senza di lui, è sparito anche il suo timbro. L’aveva usato alla grande, la scorsa stagione: sei reti su calcio da fermo, aprendo la serie alla prima europea contro lo Zenit San Pietroburgo, dalla frontiera dei trenta metri. Era andato avanti così, ancora di potenza (contro la Roma), d’astuzia (a Madrid) o con perfette parabole (a Verona con il Chievo).

Salvando più volte la Juve, soprattutto nell’autunno-inverno che poteva essere terribile e invece fu di successi: quattro centri del capitano, tirando da fermo. Non che abbia smarrito la mira, il numero dieci, semplicemente non ha avuto troppi minuti e, quindi, occasioni, per sparare: appena 280 minuti in campo, tra i 112 passati in Champions League e i 168 del campionato, il secondo giocatore meno utilizzato da Ferrara.

Questione di infortuni, prima, di scelte, ora. L’avvio del campionato, sostanzialmente, Del Piero l’ha saltato per via di una brutta botta alla schiena presa nel cuore d’agosto e che poi s’era trasformata in infiammazione alla gamba: era spuntato sette minuti il 27 settembre, per poi riemergere il 22 novembre. Spezzoni un po’ più robusti, cammin facendo, mai addentate partite intere però. Un tempo contro il Bayern Monaco, una ventina di minuti con il Catania, le sue ultime apparizioni. De gustibus, appunto. Nel frullato di moduli, era stato pure penalizzato dall’assetto 4-2-3-1 che l’aveva confinato nel mai amato ruolo di trequartista. Adesso, con la Juve riavvicinata al 4-4-2, teoricamente potrebbe ritrovare il ruolo da seconda punta, il mestiere preferito. Potrebbe, perché poi Ferrara ha testato il modulo con Diego alle spalle della prima punta. Così, come già con il Parma, pure sulla soglia della sfida al Milan si profila un ballottaggio tra il brasiliano e il capitano, con il primo in netto vantaggio. Gli acciacchi sono del tutto svaniti, ma la forma non può essere al top, giocando pochissimo.

Com’è ovvio, non è per nulla contento, racconta chi gli è accanto. Lui continua ad allenarsi e a rispettare le scelte del tecnico. Anche se, a volte, non è d’accordo. A fargli coraggio, nei primi giorni dell’incarico da vice direttore generale, è stato Roberto Bettega, che già nella conferenza d’insediamento aveva difeso il capitano: «Non penso che un giocatore come Del Piero possa essere un problema. Sarebbe irriguardoso, per le cose che ha fatto e farà con la Juve». Un attestato di fiducia che Bobby gol ha ripetuto al capitano anche a quattr’occhi. Di lui c’era e c’è bisogno per tenere unito il gruppo. E non dev’essere un compito semplice, quando rimani ai margini della partita: a Parma, Ciro aveva una mezza idea di buttarlo dentro, ma poi il cartellino rosso a Caceres ha cancellato il piano strategico.

Una situazione senz’altro complicata e inesplorata, a questi livelli di depressione sportiva, per Alex: mai in diciassette stagioni in bianconero aveva chiuso il girone d’andata con zero gol. Anche i suoi tifosi, e restano infinite tribù, sono costretti a vivere di ricordi, se sul nuovo sito, clip e foto raccontano solo gesta passate. La realtà non offre di meglio. Alex si sforza di essere ottimista, e sulle note degli amati U2, chiude l’ultimo video ricordando che il 2010 sarà «l’anno del dieci». E gli anni, più che invecchiarlo l’aiuteranno, confida appiccicando in fondo alla pagina web una frase di Rita Levi Montalcini: «Oggi ritengo di avere più possibilità di quando avevo 20 anni, per profondità di pensiero e di intuito, creatività e fantasia». La Juve ne avrebbe bisogno.