Europa, intesa sul clima
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Europa, intesa sul clima
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14.10 I leader dei Ventisette hanno raggiunto un accordo, al Consiglio europeo in corso a Bruxelles, sul testo delle conclusioni relativo ai finanziamenti pubblici da parte dell’Ue per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le proprie emissioni di gas serra e ad adattarsi alle conseguenze del riscaldamento globale, in vista della Conferenza Onu sul clima di Copenhagen, a dicembre. Lo hanno annunciato il presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e il presidente di turno della Ue, il premier svedese Fredrik Reinfeldt, in una conferenza stampa.
11.30 Attenzione ai disoccupati? Mentre escono i numeri sui senzalavoro Ue in settembre (sono 22 milioni dell'U, il 9,2 per cento della forza attiva), i leader si ricordano nelle conclusioni di quanto è drammatico avere una vita professionale a rischio. "Poiché è prevedibile un ulteriore deterioramento della disoccupazione - si legge nella bozza di conclusioni del vertice - occorre un impegno politico costante a favore di politiche attive sul mercato del lavoro". appare "necessario adottare misure che sostengano il lgame con il mercato del lavoro e impediscano che i tassi di disoccupazione elevati diventino persistenti". A quando i fatti?
11.00 Dici «Europa» e non dici «donna». Lo fa notare il canuto numero uno dell'Europarlamento, Jerzy Buzek, che parla ai leader e lamenta l'assenza d'un volto femminile fra i papabili alle massime cariche dell'Unione. Scegliere un presidente del gentil sesso, assicura il polacco, «è possibile e avrebbe una grande valore simbolico». Peccato che al momento le Signore in lizza siano poche. Le uniche che sembra possano aspirare al titolo di «Madame Ue» sono Mary Robinson, ex presidente irlandese, e Tarja Halonen, l’attuale presidente finlandese. Ma i candidati veri sono ancora una volta tutti maschi; segno che la parità dei sessi è ancora tutta da realizzare.
Commetta Barroso. "Sono favorevole a più donne. Ma non posso rifiutare un commissario solo perché è uomo"
la foto
L'immagine dell'eccezione (ceca)
Bruxelles, 29 ottobre 2009
Totonomine. Risulta che il vertice dei partiti socialisti, ieri mattina, abbia definito una short list di candidati alla poltrona di Mister Pesc, ovvero l'alto rappresentante per la politica estera. Tre nomi: il ministri degli esteri britannico Miliband, l'ex francese Vedrine, l'ex premier Massimo D'Alema. Quest'ultimo pare avere consensi, ma è una caso difficile. Berlusconi - che personalmente potrebbe anche candidarlo - dovrebbe rinunciare a un esponente del Pdl nellla Commissione, di cui l'alto rappresentante sarebbe vicepresidente. Oltretutto, una simile scelta eliminerebbe ogni possibilità di portare Tremonti all'Eurogruppo, oltre che (in alternativa) Draghi alla Bce. Senza contare che Roma ha già informalmente confermato Tajani come suo candidato, sebbene l'attuale commissario potrebbe essere tentato da correre alla presidenza del Lazio. Scenario composito. Ma ricordate che il cavallo su cui tutti puntano, al momento, è Miliband.
Si riparte. Ieri sera alle undici conferenza stampa moscissima per chiudere la prima parte del vertice Ue di mezza stagione. Barroso e il presidente di turno Reinfeldt , che vedete raffigurati qua sopra, hanno venduto con straordinaria enfasi l'eccezione ceca per il Trattato di Lisbona (dettagli sul blog di ieri). In effetti è un passaggio cruciale, probabilmente toglie l'ultimo ostacolo verso la nuova Europa più leggera e meno burocratica. Però, sottolinearne la gloria storica è un po' eccessivo. Questo era il minimo a cui si poteva aspirare oltre che l'accordo più facile. Bene che ci sia, però non me ne farei un vanto.
La presidenza di turno svedese dell'Ue ha messo sul tavolo del Consiglio europeo una nuova bozza di conclusioni sul clima, con una formulazione alternativa sulla "ripartizione dell'onere" ("Burden sharing") fra gli Stati membri per quanto riguarda i finanziamenti per i paesi in via di sviluppo. Le posizioni sono molto polarizzate, Est diviso da Ovest, "poveri" separati dai "ricchi".
Il testo, definito dalla presidenza durante la notte, mira a venire incontro alle esigenze dei paesi membri dell'Est, che ieri sera si erano opposti a una precedente bozza, mettendo più enfasi sulla necessità di tener conto della loro "capacità contributiva". Nuove concessioni sono state fatte anche per quanto riguarda gli "aiuti d'urgenza" per il periodo 2010-2013.
Come volevano Germania, Francia e Italia (e contrariamente agli auspici della presidenza svedese, dei paesi nordici, della Gran Bretagna e del Belgio), le cifre del contributo dell'Ue al sostegno finanziario internazionale per i paesi in via di sviluppo non sono ancora definite con precisione.
La bozza si limita a "prendere atto" delle stime già note della Commissione europea, secondo cui saranno necessari fra i 22 e i 50 miliardi di euro all'anno di finanziamenti pubblici a livello globale, su un fabbisogno totale di 100 miliardi di euro all'anno (la differenza verrebbe assicurata dal mercato internazionale dei diritti di emissione di CO2 e dagli investimenti propri dei paesi in via di sviluppo).
14.10 I leader dei Ventisette hanno raggiunto un accordo, al Consiglio europeo in corso a Bruxelles, sul testo delle conclusioni relativo ai finanziamenti pubblici da parte dell’Ue per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurre le proprie emissioni di gas serra e ad adattarsi alle conseguenze del riscaldamento globale, in vista della Conferenza Onu sul clima di Copenhagen, a dicembre. Lo hanno annunciato il presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e il presidente di turno della Ue, il premier svedese Fredrik Reinfeldt, in una conferenza stampa.
11.30 Attenzione ai disoccupati? Mentre escono i numeri sui senzalavoro Ue in settembre (sono 22 milioni dell'U, il 9,2 per cento della forza attiva), i leader si ricordano nelle conclusioni di quanto è drammatico avere una vita professionale a rischio. "Poiché è prevedibile un ulteriore deterioramento della disoccupazione - si legge nella bozza di conclusioni del vertice - occorre un impegno politico costante a favore di politiche attive sul mercato del lavoro". appare "necessario adottare misure che sostengano il lgame con il mercato del lavoro e impediscano che i tassi di disoccupazione elevati diventino persistenti". A quando i fatti?
11.00 Dici «Europa» e non dici «donna». Lo fa notare il canuto numero uno dell'Europarlamento, Jerzy Buzek, che parla ai leader e lamenta l'assenza d'un volto femminile fra i papabili alle massime cariche dell'Unione. Scegliere un presidente del gentil sesso, assicura il polacco, «è possibile e avrebbe una grande valore simbolico». Peccato che al momento le Signore in lizza siano poche. Le uniche che sembra possano aspirare al titolo di «Madame Ue» sono Mary Robinson, ex presidente irlandese, e Tarja Halonen, l’attuale presidente finlandese. Ma i candidati veri sono ancora una volta tutti maschi; segno che la parità dei sessi è ancora tutta da realizzare.
Commetta Barroso. "Sono favorevole a più donne. Ma non posso rifiutare un commissario solo perché è uomo"
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L'immagine dell'eccezione (ceca)
Bruxelles, 29 ottobre 2009
Totonomine. Risulta che il vertice dei partiti socialisti, ieri mattina, abbia definito una short list di candidati alla poltrona di Mister Pesc, ovvero l'alto rappresentante per la politica estera. Tre nomi: il ministri degli esteri britannico Miliband, l'ex francese Vedrine, l'ex premier Massimo D'Alema. Quest'ultimo pare avere consensi, ma è una caso difficile. Berlusconi - che personalmente potrebbe anche candidarlo - dovrebbe rinunciare a un esponente del Pdl nellla Commissione, di cui l'alto rappresentante sarebbe vicepresidente. Oltretutto, una simile scelta eliminerebbe ogni possibilità di portare Tremonti all'Eurogruppo, oltre che (in alternativa) Draghi alla Bce. Senza contare che Roma ha già informalmente confermato Tajani come suo candidato, sebbene l'attuale commissario potrebbe essere tentato da correre alla presidenza del Lazio. Scenario composito. Ma ricordate che il cavallo su cui tutti puntano, al momento, è Miliband.
Si riparte. Ieri sera alle undici conferenza stampa moscissima per chiudere la prima parte del vertice Ue di mezza stagione. Barroso e il presidente di turno Reinfeldt , che vedete raffigurati qua sopra, hanno venduto con straordinaria enfasi l'eccezione ceca per il Trattato di Lisbona (dettagli sul blog di ieri). In effetti è un passaggio cruciale, probabilmente toglie l'ultimo ostacolo verso la nuova Europa più leggera e meno burocratica. Però, sottolinearne la gloria storica è un po' eccessivo. Questo era il minimo a cui si poteva aspirare oltre che l'accordo più facile. Bene che ci sia, però non me ne farei un vanto.
La presidenza di turno svedese dell'Ue ha messo sul tavolo del Consiglio europeo una nuova bozza di conclusioni sul clima, con una formulazione alternativa sulla "ripartizione dell'onere" ("Burden sharing") fra gli Stati membri per quanto riguarda i finanziamenti per i paesi in via di sviluppo. Le posizioni sono molto polarizzate, Est diviso da Ovest, "poveri" separati dai "ricchi".
Il testo, definito dalla presidenza durante la notte, mira a venire incontro alle esigenze dei paesi membri dell'Est, che ieri sera si erano opposti a una precedente bozza, mettendo più enfasi sulla necessità di tener conto della loro "capacità contributiva". Nuove concessioni sono state fatte anche per quanto riguarda gli "aiuti d'urgenza" per il periodo 2010-2013.
Come volevano Germania, Francia e Italia (e contrariamente agli auspici della presidenza svedese, dei paesi nordici, della Gran Bretagna e del Belgio), le cifre del contributo dell'Ue al sostegno finanziario internazionale per i paesi in via di sviluppo non sono ancora definite con precisione.
La bozza si limita a "prendere atto" delle stime già note della Commissione europea, secondo cui saranno necessari fra i 22 e i 50 miliardi di euro all'anno di finanziamenti pubblici a livello globale, su un fabbisogno totale di 100 miliardi di euro all'anno (la differenza verrebbe assicurata dal mercato internazionale dei diritti di emissione di CO2 e dagli investimenti propri dei paesi in via di sviluppo).
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