Pareggio con l'Irlanda: l'Italia vola in Sudafrica
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Pareggio con l'Irlanda: l'Italia vola in Sudafrica
Fonte: La Stampa
IRLANDA 2 - 2 ITALIA
IRLANDA 2 - 2 ITALIA
L’Italia va ai Mondiali. Ce la porta un gol di Gilardino a un minuto dalla fine e a tre dalla rete dell’irlandese St. Ledger che aveva sprofondato la Nazionale nel dramma: sarebbe stato il 2-1, «un’ingiustizia» come l’ha definita Lippi, ma giusta o ingiusta che fosse, la sconfitta a Dublino avrebbe aperto la porta alla paura di fallire l’obiettivo e i prossimi tre giorni avrebbero logorato i nervi della squadra e del ct. Invece non ci sarà l’ultimo appello mercoledì a Parma contro Cipro, la corsa per il Sudafrica finisce con questo match in cui l’avvio e il finale hanno rischiato di compromettere tutto. L’importante è avere coscienza che il modo rocambolesco con cui l’Italia è arrivata al 2-2, per due volte in rimonta sull’Irlanda del Trap, dimostra un bel carattere ma nessuno parli di una grande impresa perché per quanto si è visto ieri, come in tutto il girone, a giugno servirà ben altro per difendere il prestigio da campioni del mondo.
C’era odore di pareggio e così è stato anche se la confezione è degna di un thriller. Il senso di una partita si è condensato in quei 5 minuti che rendevano quasi inutile il poco che si era visto prima e che confermavano l’inesperienza degli irlandesi capaci di realizzare un’impresa mai vista nei 40 anni di carriera di Trapattoni: prendere un gol in contropiede con la vittoria in pugno e lo stadio che si preparava a festeggiare. St Ledger, un difensore, aveva firmato l’impensabile vantaggio al 41’. Sulla punizione di Hunt era sbucato in area e si era tuffato a colpire la palla davanti a Gilardino che l’aveva lasciato libero. Mentre risuonava lo smoccolio italico per la seconda rete presa a quel modo, disattenti su un calcio piazzato, e Lippi buttava alla disperata Pepe nella mischia, Gilardino si reincarnava nel Rivera contro la Germania ai Mondiali del’70: al gol preso per colpa sua replicava andando a segnare. L’azione partiva da Pepe (il solito fiuto di Lippi nei cambi), si rifiniva nell’assist prezioso di Iaquinta per Gilardino infilato nella maglie larghe di un’Irlanda ingenua e in fibrillazione. Il tocco era preciso, la paura era durata 3’ ma dentro c’era passato il mondo.
L’Italia ha fatto un match al minimo. Buffon e Lippi avevano previsto di essere attaccati a folate dagli irlandesi che la sconfitta della Bulgaria a Cipro rendevano sicuri del secondo posto con la garanzia degli spareggi. I primi 20’ però coglievano gli azzurri impreparati. Legrottaglie atterrava Keane ma il pasticcio coinvolgeva un po’ tutti: sulla punizione dell’ex interista infatti non c’era uno che contrastasse Whelan, appostato fuori dall’area. Insomma, dopo 8’ l’Italia doveva inseguire il pareggio e la qualificazione. Dall’alto, le divise irlandesi si confondevano con il colore dell’erba in uno stadio grandioso. Due figure in compenso si stagliavano a bordo campo, in piedi dal primo all’ultimo minuto.
Trap, vestito come a un matrimonio, sfidava il freddo in giacchetta e gesticolava meno del solito. Forse a Dublino ha cambiato l’aplomb ma non la ricerca di un aiuto dal cielo: nella mano, quando usciva dalla tasca, compariva l’ampollina di acqua benedetta. Lippi, venti metri più lontano, non teneva amuleti, intabarrato nel piumone della Nazionale ma lo si intuiva contrariato dalla partenza floscia degli azzurri. In difesa pativano un po’ tutti, Zambrotta stentava a misurare McGeady, quel tipo di rompiballe che combina poco ma hai sempre la sensazione che ti porti fuori giri con i dribbling. De Rossi era impreciso, Palombo impersonale. Stentava soprattutto l’attacco, calibrato su una coppia della vecchia Udinese: Di Natale all’esterno e Iaquinta centrale. Il primo non arrivava mai al tiro e non infilava la difesa irlandese; Iaquinta confermava che quando riceve il pallone con le spalle alla porta rende un terzo rispetto a quando attacca in velocità. Sta di fatto che l’Italia, con la regia offensiva del Pirlo minore cui ci siamo purtroppo abituati nel Milan degli ultimi due anni, decollava a stento.
Un po’ l’aiutava l’Irlanda. Più che la benzina finiva l’aggressività e gli azzurri potevano aumentare la pressione. L’idea del pareggio prendeva forma: al 24’ Grosso dal fondo metteva un bel cross, un po’ forte per la deviazione di De Rossi. Rete rinviata di 2’: calcio d’angolo di Pirlo e girata di testa di Camoranesi, il cui tempismo è più consistente della statura. Given, che gli sceicchi hanno strapagato per averlo nel Manchester City, entrava goffamente in porta con il pallone. Da quel momento avevamo la percezione che l’Italia ce l’avrebbe fatta. Invece ci attendeva ancora il doppio colpo d’ala: dal dramma e all’esaltazione.
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