Torino, anziano ucciso da un ragazzo sull'autobus
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Torino, anziano ucciso da un ragazzo sull'autobus
La Stampa
È un potenziale assassino. Il minorenne che sabato pomeriggio ha preso a pugni, su un autobus di Torino, un tranviere in pensione, dalle 18.20 di ieri può essere accusato di omicidio. A quell’ora è morto, infatti, in un letto del reparto di Neurologia del Giovanni Bosco, Ercole Ferrero, 76 anni.
L’identikit
Quarantotto ore di agonia. Alla fine, nelle mani degli investigatori della squadra mobile, tre elementi preziosi: un identikit molto dettagliato, la bicicletta esaminata dalla scientifica alla ricerca di impronte digitali e due testimonianze. Una è di Maria Agape Tirotti, autista del «75», dov’è avvenuta l’aggressione, che ha visto il ragazzino salire su un altro autobus, il «77». L’altra è proprio dell’autista del «77»: «Ho notato il ragazzo salire e ricordo perfettamente la fermata a cui è sceso». Forse abita nei dintorni o frequenta locali della zona.
Il capo della mobile, Sergio Molino, ammette: «Qualche elemento c’è, speriamo che i genitori lo convincano a costituirsi». Il questore, Aldo Faraoni, ha seguito fino a tarda sera l’evolversi delle indagini. Altri testimoni hanno descritto in modo preciso la sequenza di un pestaggio rapido e violento, nato da un brevissimo scambio di battute. Il ragazzino che sale con la bici da donna. L’autista che gli spiega che non è possibile, «Ora chiamo la centrale, se mi dà il via parto, altrimenti devi scendere dal pullman». Gli insulti alla donna, «Cerca di partire subito, tanto so dove cercarti...». L’intervento di Ercole Ferrero, in difesa dell’autista. La violenta e incomprensibile reazione del minorenne. Prima verbale, a suon di insulti. Poi, in una manciata di secondi, con due pugni in pieno volto. L’anziano sanguina, si accascia sui sedili. E intanto il ragazzo abbandona la bicicletta, scende dal «75» e, alla stessa fermate, risale su un altro autobus. Il «77».
Oggi, i detective della mobile e la procura, diffonderanno un primo identikit: italiano, età apparente tra 15 e 16 anni, altezza 1 metro e 65, corporatura media, capelli castano scuro corti, lineamenti regolari, carnagione chiara. Un paio di jeans e una T-shirt bianca, ai piedi grosse scarpe da ginnastica chiare.
L’autopsia
Più difficile, invece, ottenere risultati immediatamente significativi dall’esame delle impronte digitali e biologiche sulla bici: la scientifica ha rilevato troppe impronte. Ci sarà una comparazione per escludere quelle degli estranei alla vicenda, e isolare quelle del presunto assassino.
Solo con l’autopsia, in programma per domani al Giovanni Bosco, sarà possibile definire se esiste un collegamento tra i due pugni e la morte. Per comprendere, cioè, se l’emorragia cerebrale è stata determinata dalla brutalità con cui il giovane si è scagliato contro il pensionato, centrandolo al viso con due colpi. Ercole Ferrero non ha perso subito conoscenza. Ha avuto il tempo di chiedere ai primi soccorritori di non pensare a lui, ma di occuparsi della giovane autista. Ha raccontato di essere stato picchiato e di non avere avuto il tempo «neanche per provare a difendermi». Non voleva neppure andare all’ospedale, mentre si tamponava le ferite con il fazzoletto.
«Mio padre è sempre stato un altruista - conferma il figlio Bruno, medico neurologo all’ospedale San Luigi di Orbassano -. Un uomo mite e generoso, speriamo che la polizia possa fermare presto chi lo aggredito in un modo così selvaggio e assurdo».
Re: Torino, anziano ucciso da un ragazzo sull'autobus
Fonte: Ansa
E' stato fermato il giovane che, sabato scorso a Torino, ha aggredito su un autobus un pensionato che, due giorni dopo, è morto in ospedale a causa di una emorragia cerebrale. Gli agenti della squadra mobile lo hanno fermato nel quartiere Barriera di Milano. Si tratta di un ragazzo di 18 anni, ora accusato di omicidio preterintenzionale: per il momento si è avvalso della facoltà di non rispondere.
I fatti risalgono al pomeriggio di sabato scorso. Il ragazzo ha aggredito Ercole Ferrero, 76 anni, su un autobus della linea 75. L'anziano è stato colpito con due violenti pugni al volto. La sua "colpa", agli occhi dell'aggressore, quella di aver preso le difese dell'autista: il giovane voleva salire sul mezzo pubblico con una bicicletta e il guidatore, che si era opposto, era stato insultato e minacciato. Ferrero, tranviere in pensione, aveva cercato di far ragionare quel ragazzo, che in cambio lo aveva picchiato in modo selvaggio. Le sue condizioni, inizialmente non gravi, si sono aggravate nella giornata di lunedì, quando l'anziano è deceduto per una emorragia cerebrale all'ospedale San Giovanni Bosco di Torino. E sempre al San Giovanni Bosco, questa mattina, si svolgerà l'autopsia sul corpo della vittima. L'esame autoptico dovrà stabilire l'esatto legame tra i pugni e la morte dell'uomo.
Il ragazzo era seguito dai servizi sociali. Incensurato, non aveva mai avuto problemi con la giustizia, nonostante il carattere "collerico", come è stato definito dagli investigatori della squadra mobile che lo hanno identificato. "Le indagini sono state davvero tempestive e serrate", ha sottolineato il procuratore capo, Giancarlo Caselli. "La città, la famiglia dell'anziano e la stessa vittima - ha aggiunto il questore, Aldo Faraoni - meritavano una risposta rapida". La svolta nelle ricerche del giovane aggressore è arrivata ieri pomeriggio. Grazie alle testimonianze raccolte. Gli agenti della mobile hanno individuato un gruppo di ragazzi del quartiere Barriera di Milano ed è scattata la retata. Durante gli interrogatori dei giovani - una decina in tutto - il cerchio si è stretto fino a identificare quello che, "allo stato degli atti" come ha precisato Caselli, è ritenuto il responsabile dell'aggressione. "Che c... volete da me?", ha cercato di reagire il fermato prima di chiudersi nel silenzio.
Re: Torino, anziano ucciso da un ragazzo sull'autobus
AGGIORNAMENTO LA STAMPA:
Luca De Simone, 18 anni, apprendista svogliato in una pasticceria, è in una cella d’isolamento dall’altra notte. Sorvegliato 24 ore dalla polizia penitenziaria. Temono che si faccia del male.
È lui, secondo gli inquirenti, l’assassino di Ercole Ferrero, 76 anni, il pensionato ucciso a pugni su un bus sabato scorso. Lo hanno preso, mentre era con i suoi amici ai giardinetti di Barriera di Milano, quartiere di frontiera a Nord di Torino. Si era tagliato i capelli a zero, dopo aver letto sui giornali che c’era un identikit dell’aggressore.
Alle spalle, una famiglia umile, onesta e molto unita. La mamma lavora in una mensa scolastica, il marito di lei - che l’ha cresciuto come un figlio - è un elettricista. Due sorelle, una di 20 l’altra di 12 anni, una cameretta con il computer e i poster di Vasco Rossi. Con loro non s’è confidato. Apparso solo «un po’ strano» alla madre, come ha raccontato - sconvolta - ai poliziotti della Sezione omicidi della Questura di Torino, quando a tarda notte sono andati a perquisire l’appartamento, in edilizia popolare, non molto distante dal luogo dell’omicidio. Si era, invece, confidato - sia pure in terza persona, come se il picchiatore assassino fosse un altro - con un amico. È stato proprio quest’ultimo, forse sotto la spinta della coscienza, a dare agli inquirenti gli elementi determinanti per chiudere l’indagine. Spiega il capo della Omicidi, Alberto Somma: «Un ragazzo all’apparenza normale, ma con un carattere poco equilibrato. Quando gli abbiamo contestato l’omicidio ha perso completamente il controllo. Poi s’è chiuso nel silenzio». Il procuratore capo Giancarlo Caselli, accanto al questore Aldo Faraoni e al capo della mobile Sergio Molino, dice: «Per ora è in stato di fermo con l’accusa di omicidio preterintenzionale».
Luca è formalmente incensurato, ma alcuni mesi fa fu sorpreso da una guardia giurata di un centro commerciale mentre cercava di rubare una play station. Anche lì una reazione violenta: spintonò il vigilante e venne denunciato alla procura dei minori. Quindi affidato a una onlus che gli trovò un lavoro: apprendista in una pasticceria. Ma anche qui rivelò un attitudine a frequenti esplosioni di rabbia, tenute sotto controllo dai titolari che s’erano prese a cuore di questo ragazzo «dalla faccia d’angelo». Fino al tragico epilogo di sabato scorso che è costato la vita a un tranviere in pensione. Morto per difendere l’autista - una donna di 51 anni - insultata e minacciata dal ragazzo che non accettava di dover scendere dal pullman perché aveva un’ingombrante bicicletta.
Riconosciuto dai passeggeri del bus, sue le impronte digitali trovate sulla bici abbandonata sul bus, finora, con il pm, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.
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