Lippi: "Ai mondiali la vera Italia"
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Lippi: "Ai mondiali la vera Italia"
LASTAMPA
La qualificazione è più vicina e diventerà quasi sicura battendo la Bulgaria ma si allontana il ritorno dell’Italia a un gioco convincente. Lippi non è preoccupato?
«Per nulla. Pensiamo a guadagnarci il viaggio in Sudafrica e poi vedremo di migliorare gli altri aspetti».
Come si fa? Mica c’è un interruttore che accende all’improvviso una squadra che da mesi fa brutto calcio.
«Nelle qualificazioni, l’Italia non ha mai prodotto un gioco entusiasmante. È successo con me e con gli altri tecnici che mi hanno preceduto».
Riepiloghiamo. Nelle amichevoli si gioca male perché le snobbiamo. Nelle qualificazioni si gioca male perché pensiamo solo al risultato. Nella Confederations Cup si è giocato male perché non era così importante. Non le pare che, come minimo, sia una Nazionale pretenziosa?
«Siamo in buona compagnia. La Francia è mentalmente come noi. Il Brasile questa volta si sta impegnando ma di solito galleggia al terzo o quarto posto del girone sudamericano e si scatena nelle ultime partite. Invece ci sono Nazionali che giocano qualificazioni perfette ma che ai Mondiali non superano gli ottavi di finale. Io preferisco la prima alternativa».
Dunque la vera Italia si vedrà soltanto ai Mondiali?
«Ripeto: intanto qualifichiamoci. Anche 4 anni fa giocammo un girone poco esaltante. La vittoria in Moldavia ad esempio non fu molto diversa da quella di Tbilisi. Poi, preparando i Mondiali senza preoccuparci del risultato, giocammo alla grande contro Olanda e Germania, prendendo fiducia. Credo che il nostro segreto sarà di nuovo stare insieme per una ventina di giorni prima del Sudafrica come fu nel 2006».
Buffon dice che non avete ancora metabolizzato gli schiaffi presi a giugno. Vede un’Italia impaurita in campo?
«Non parlerei di paura. Semmai c’è meno convinzione di quanta servirebbe. Quanto agli schiaffi, contro il Brasile li prendono in molti, basta vedere cosa ha combinato l’Argentina».
Però ci sono stati quelli con l’Egitto, più il pareggio in Svizzera e la vittoria un po’ farlocca in Georgia. Non è il massimo per acquisire sicurezza.
«Con l’Egitto abbiamo pagato la sfortuna. Come la fortuna ci ha aiutato sabato. Però non si può gettare quanto facemmo di buono. Come non si deve ignorare che in Svizzera cominciammo creando molte palle gol: non è vero che siamo stati in crisi».
Avete pensato a un premio per Kaladze, l’unico goleador azzurro in quattro partite?
«Per le nuove regole il gol non è di chi tira in porta anche se c’è stata la deviazione? L’1-0 è di Palombo e poi ripeto che spesso dietro l’autogol del difensore c’è la pressione dell’attaccante».
Cosa salva di questa vittoria?
«L’attenzione e la bravura della difesa che non ha concesso niente. Del resto è sulla difesa che abbiamo costruito tanto della nostra fortuna».
In attacco invece è un’Italia povera di idee. È preoccupato?
«Lo è stata sabato, non lo è stata in Svizzera. Ripeto che è mancata la giusta convinzione e all’inizio la Georgia, giovane e entusiasta, andava a fiammate. Poi si è calmata».
L’attacco non paga l’incertezza su chi gioca?
«Prima c’erano Toni e Gilardino, adesso ho Gilardino e Iaquinta che possono alternarsi. Non è un problema, come non lo è Rossi: a Basilea fu bravissimo, a Tbilisi meno. Succede. Ma non dite che gli pesa la troppa responsabilità perché la sa reggere benissimo».
Santon può giocare mediano come nella ripresa in Georgia?
«L’ha fatto per necessità ma può riprovarci»
Grosso andrà ancora in tribuna?
«Con la Bulgaria tocca a lui. Non potevo far giocare 2 partite in 4 giorni a chi ne aveva giocata solo una con il Lione».
Il 4-4-2 l’ha deluso?
«No e lo posso riproporre anche se non voglio legarmi a un modulo fisso. Di volta in volta cercherò il più adatto».
Le critiche molto pesanti l’hanno infastidita?
«I giudizi vanno sempre accettati. Non critico la critica. Sono altri gli argomenti che non mi piacciono». Cassano e gli oriundi, ad esempio. La tregua durerà fino a mercoledì sera.
La qualificazione è più vicina e diventerà quasi sicura battendo la Bulgaria ma si allontana il ritorno dell’Italia a un gioco convincente. Lippi non è preoccupato?
«Per nulla. Pensiamo a guadagnarci il viaggio in Sudafrica e poi vedremo di migliorare gli altri aspetti».
Come si fa? Mica c’è un interruttore che accende all’improvviso una squadra che da mesi fa brutto calcio.
«Nelle qualificazioni, l’Italia non ha mai prodotto un gioco entusiasmante. È successo con me e con gli altri tecnici che mi hanno preceduto».
Riepiloghiamo. Nelle amichevoli si gioca male perché le snobbiamo. Nelle qualificazioni si gioca male perché pensiamo solo al risultato. Nella Confederations Cup si è giocato male perché non era così importante. Non le pare che, come minimo, sia una Nazionale pretenziosa?
«Siamo in buona compagnia. La Francia è mentalmente come noi. Il Brasile questa volta si sta impegnando ma di solito galleggia al terzo o quarto posto del girone sudamericano e si scatena nelle ultime partite. Invece ci sono Nazionali che giocano qualificazioni perfette ma che ai Mondiali non superano gli ottavi di finale. Io preferisco la prima alternativa».
Dunque la vera Italia si vedrà soltanto ai Mondiali?
«Ripeto: intanto qualifichiamoci. Anche 4 anni fa giocammo un girone poco esaltante. La vittoria in Moldavia ad esempio non fu molto diversa da quella di Tbilisi. Poi, preparando i Mondiali senza preoccuparci del risultato, giocammo alla grande contro Olanda e Germania, prendendo fiducia. Credo che il nostro segreto sarà di nuovo stare insieme per una ventina di giorni prima del Sudafrica come fu nel 2006».
Buffon dice che non avete ancora metabolizzato gli schiaffi presi a giugno. Vede un’Italia impaurita in campo?
«Non parlerei di paura. Semmai c’è meno convinzione di quanta servirebbe. Quanto agli schiaffi, contro il Brasile li prendono in molti, basta vedere cosa ha combinato l’Argentina».
Però ci sono stati quelli con l’Egitto, più il pareggio in Svizzera e la vittoria un po’ farlocca in Georgia. Non è il massimo per acquisire sicurezza.
«Con l’Egitto abbiamo pagato la sfortuna. Come la fortuna ci ha aiutato sabato. Però non si può gettare quanto facemmo di buono. Come non si deve ignorare che in Svizzera cominciammo creando molte palle gol: non è vero che siamo stati in crisi».
Avete pensato a un premio per Kaladze, l’unico goleador azzurro in quattro partite?
«Per le nuove regole il gol non è di chi tira in porta anche se c’è stata la deviazione? L’1-0 è di Palombo e poi ripeto che spesso dietro l’autogol del difensore c’è la pressione dell’attaccante».
Cosa salva di questa vittoria?
«L’attenzione e la bravura della difesa che non ha concesso niente. Del resto è sulla difesa che abbiamo costruito tanto della nostra fortuna».
In attacco invece è un’Italia povera di idee. È preoccupato?
«Lo è stata sabato, non lo è stata in Svizzera. Ripeto che è mancata la giusta convinzione e all’inizio la Georgia, giovane e entusiasta, andava a fiammate. Poi si è calmata».
L’attacco non paga l’incertezza su chi gioca?
«Prima c’erano Toni e Gilardino, adesso ho Gilardino e Iaquinta che possono alternarsi. Non è un problema, come non lo è Rossi: a Basilea fu bravissimo, a Tbilisi meno. Succede. Ma non dite che gli pesa la troppa responsabilità perché la sa reggere benissimo».
Santon può giocare mediano come nella ripresa in Georgia?
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