Alluvioni in India, si cercano ancora 28 italiani
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Alluvioni in India, si cercano ancora 28 italiani
Fonte: La Stampa
«Ritrovare Riccardo è la nostra priorità». La telefonata del ministro degli Esteri Franco Frattini spezza l’ennesimo pomeriggio di attesa e angoscia. I parenti di Riccardo Pitton, lo studente di Medicina travolto dal fango mentre faceva trekking con due amici nella valle della Markha, nella regione indiana del Ladakh, è riunita intorno al nonno nella casa di famiglia a Costigliole d’Asti. È passata una settimana dal giorno della tragedia, ma il corpo del ragazzo non è ancora stato ritrovato.
«Stiamo proseguendo le ricerche in collaborazione con le autorità indiane, non stiamo risparmiando alcuno sforzo». Gianluca Brusco, l’inviato della Farnesina a Leh, il capoluogo del «piccolo Tibet», conferma le rassicurazioni della Farnesina dal Chopstick Noodles, la pensione che in questi giorni si è trasformata nel quartier generale dei diplomatici occidentali. «La zona dell’incidente è molto impervia: si trova a circa due giorni di marcia da qui - continua -.
Gli elicotteri dell’esercito indiano sono tornati a più riprese nella zona di Skyu e anche un’unità della polizia è andata lì, su nostra esplicita richiesta. Le vittime straniere dovrebbero essere quattro e tre corpi sono stati già localizzati. Le condizioni del terreno, però, non consentono un recupero per via aerea. Domani (oggi, ndr) partirà un’altra spedizione via terra. Ma non possiamo ancora stabilire nulla con certezza perché le previsioni dicono che è in arrivo una nuova perturbazione». A Leh, dove anche ieri sono arrivati decine di turisti che dai giorni dell’alluvione erano rimasti bloccati nelle vallate, continua il lavoro di assistenza ai nostri connazionali. «Ho appena incontrato una coppia che si è salvata per miracolo - racconta Gianluca Brusco -. Erano pieni di garze e provenivano da Lamayuru dopo due giorni di cammino». Anche una famiglia di Cuneo, data per dispersa dal 2 agosto, ha raggiunto ieri a Leh dopo 150 chilometri di marcia. La cittadina, che giorno dopo giorno si sta svuotando grazie ai voli speciali in partenza per New Delhi, è tappezzata di manifesti con i nomi di quelli che risultano ancora «non rintracciati». La Farnesina è ottimista.
«Attualmente sono circa quaranta gli italiani in marcia verso Leh o verso i centri principali della regione - confermano in serata dall’ambasciata di New Delhi -. Alcuni sono ancora isolati ma stanno bene e hanno ricevuto assistenza dagli elicotteri». Sarebbero ventotto, invece, quelli che l’Unità di crisi sta ancora cercando di rintracciare. Molti di loro, però, potrebbero essere in salvo fuori dal Ladakh. Forse già in Italia.
Nel Jammu e Kashmir, intanto, si comincia ad avere un’idea complessiva della tragedia: il governo parla di 183 morti, centinaia di feriti e 200 dispersi. Secondo il vescovo cattolico della regione, monsignor Peter Celestine Elampassery, invece, sarebbero almeno il triplo. Le forti piogge che si stanno abbattendo sull’area di Zhouqu, nella Cina nordoccidentale, già colpita sabato da piogge, inondazioni e smottamenti, hanno causato ieri almeno otto vittime, e altrettante persone disperse. Le nuove vittime vanno a sommarsi alle 1.117 uccise dalle frane di sabato scorso. Solo nella città di Chengxian, sempre nella contea di Zhouqu, sono sei le vittime di ieri, con diecimila persone evacuate perchè le loro abitazioni erano in pericolo. Oltre tremila persone sono rimaste intrappolate nei pressi di una miniera, ma non sono in pericolo di vita.
«Ritrovare Riccardo è la nostra priorità». La telefonata del ministro degli Esteri Franco Frattini spezza l’ennesimo pomeriggio di attesa e angoscia. I parenti di Riccardo Pitton, lo studente di Medicina travolto dal fango mentre faceva trekking con due amici nella valle della Markha, nella regione indiana del Ladakh, è riunita intorno al nonno nella casa di famiglia a Costigliole d’Asti. È passata una settimana dal giorno della tragedia, ma il corpo del ragazzo non è ancora stato ritrovato.
«Stiamo proseguendo le ricerche in collaborazione con le autorità indiane, non stiamo risparmiando alcuno sforzo». Gianluca Brusco, l’inviato della Farnesina a Leh, il capoluogo del «piccolo Tibet», conferma le rassicurazioni della Farnesina dal Chopstick Noodles, la pensione che in questi giorni si è trasformata nel quartier generale dei diplomatici occidentali. «La zona dell’incidente è molto impervia: si trova a circa due giorni di marcia da qui - continua -.
Gli elicotteri dell’esercito indiano sono tornati a più riprese nella zona di Skyu e anche un’unità della polizia è andata lì, su nostra esplicita richiesta. Le vittime straniere dovrebbero essere quattro e tre corpi sono stati già localizzati. Le condizioni del terreno, però, non consentono un recupero per via aerea. Domani (oggi, ndr) partirà un’altra spedizione via terra. Ma non possiamo ancora stabilire nulla con certezza perché le previsioni dicono che è in arrivo una nuova perturbazione». A Leh, dove anche ieri sono arrivati decine di turisti che dai giorni dell’alluvione erano rimasti bloccati nelle vallate, continua il lavoro di assistenza ai nostri connazionali. «Ho appena incontrato una coppia che si è salvata per miracolo - racconta Gianluca Brusco -. Erano pieni di garze e provenivano da Lamayuru dopo due giorni di cammino». Anche una famiglia di Cuneo, data per dispersa dal 2 agosto, ha raggiunto ieri a Leh dopo 150 chilometri di marcia. La cittadina, che giorno dopo giorno si sta svuotando grazie ai voli speciali in partenza per New Delhi, è tappezzata di manifesti con i nomi di quelli che risultano ancora «non rintracciati». La Farnesina è ottimista.
«Attualmente sono circa quaranta gli italiani in marcia verso Leh o verso i centri principali della regione - confermano in serata dall’ambasciata di New Delhi -. Alcuni sono ancora isolati ma stanno bene e hanno ricevuto assistenza dagli elicotteri». Sarebbero ventotto, invece, quelli che l’Unità di crisi sta ancora cercando di rintracciare. Molti di loro, però, potrebbero essere in salvo fuori dal Ladakh. Forse già in Italia.
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