Inondazioni nel Ladakh (Asia),morto anche un italiano
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Inondazioni nel Ladakh (Asia),morto anche un italiano
fonte la stampa
C’è anche un italiano tra le vittime straniere delle gravi alluvioni che hanno colpito il Kashmir. Lo rende noto un comunicato diffuso dalla Farnesina già in contatto con l’Ambasciata a New Delhi e con i familiari. Più di altri 200 italiani sono ancora bloccati dalle inondazioni in Ladakh, la regione himalayana che fa parte del Kashmir indiano, famosa per i monasteri tibetani e per il trekking.
«Stiamo cercando di rintracciarli uno a uno, ma il compito è difficile a causa delle comunicazioni interrotte e delle strade bloccate» ha detto stasera all'agenzia Ansa una fonte diplomatica dell’ambasciata italiana a New Delhi aggiungendo che ci vorranno «svariati» giorni prima di avere un quadro chiaro sulle condizioni dei cittadini italiani». Il comunicato trasmesso rinnova l’invito a tutti i connazionali che abbiano lasciato il Ladakh a segnalarsi alle autorità italiane o all’Ambasciata indiana per confermare le loro condizioni.
Il bilancio delle vittime tra i turisti stranieri, potrebbe intanto essere salito: P.K. Sinha, dell’aeronautica militare indiana, ha riferito all’Ansa di un cittadino straniero morto, di cui non si conosce ancora la nazionalità. Il corpo è stato visto dalle squadre di soccorso che oggi con gli elicotteri hanno riportato a Leh circa 150 escursionisti, tra cui 3 italiani, intrappolati nella remota valle di Zanskar. Secondo quanto si è appreso ci sarebbero ancora due gruppi di italiani nei pressi del monastero di Lamayuru (sulla strada Srinagar-Leh bloccata). Altri si trovano in luoghi inaccessibili via strada in attesa dell’intervento di elicotteri.
Ma la situazione è difficile anche per gli italiani che stanno cercando di rientrare. «Siamo bloccati all’aeroporto - ha spiegato Patrizia Caiffa, giornalista italiana in vacanza in India, da giorni bloccata all’aeroporto di Leh - sono partiti solo pochissimi voli, abbiamo aspettato otto ore sotto il sole ma non riusciamo ad acquistare un biglietto, siamo tutti stanchissimi e provati, c’e una disorganizzazione enorme da parte delle autorità indiane». Ed ha aggiunto: «Ogni mattina, alle 4 andiamo all’aeroporto nel tentativo di poter acquistare un biglietto per il volo di rientro, ma non c’è mai la disponibilità per tutti».
Al di là degli stranieri, continua il dramma per le popolazioni locali. Il bilancio delle vittime delle alluvioni causate da forti piogge cadute nella notte tra giovedì e venerdì è salito ulteriormente oggi con il ritrovamento di altri corpi sotto la spessa coltre di fango e detriti che ha ricoperto parte della vallata di Leh e spazzato via alcuni villaggi come quello di Choglomsar e aumenta di ora in ora il numero degli sfollati. In totale l’esercito e l’aeronautica militare hanno portato in salvo nella giornata di oggi circa 420 escursionisti indiani e stranieri da diverse vallate. Sono stati impiegati sei elicotteri Cheetah (particolarmente adatti al terreno) che hanno effettuato circa 60 voli dalla valle di Zanskar e dalla base di Skyu alla città di Leh. I soccorsi sono resi più difficili dal fatto che gli elicotteri rischiano di rimanere impantanati nel fango. E i recuperi devono spesso essere effettuati in volo. Di ben più vaste proporzioni resta invece l’emergenza che da due settimane ha messo in ginocchio il Pakistan colpendo ben 15 milioni di persone. Anche oggi in larga parte del paese sono continuate le piogge anche se meno intense rispetto ai giorni scorsi. Decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le case allagate per lo straripamento del fiume Indo nella provincia meridionale del Sindh dove da giorni è allarme rosso. Il maltempo continua a bloccare l’invio di elicotteri di soccorso nelle zone montane isolate a causa del crollo di strade e ponti. Nella valle di Swat, dove oltre un anno fa la popolazione è stata costretta a a sfollare per via della guerra contro i talebani, circa 600 mila persone sono in disperato bisogno di cibo, acqua e tende. L’Onu ha detto, che per numero di persone disastrate, le inondazioni sono state più devastanti del terremoto di Haiti e dello tsunami.
C’è anche un italiano tra le vittime straniere delle gravi alluvioni che hanno colpito il Kashmir. Lo rende noto un comunicato diffuso dalla Farnesina già in contatto con l’Ambasciata a New Delhi e con i familiari. Più di altri 200 italiani sono ancora bloccati dalle inondazioni in Ladakh, la regione himalayana che fa parte del Kashmir indiano, famosa per i monasteri tibetani e per il trekking.
«Stiamo cercando di rintracciarli uno a uno, ma il compito è difficile a causa delle comunicazioni interrotte e delle strade bloccate» ha detto stasera all'agenzia Ansa una fonte diplomatica dell’ambasciata italiana a New Delhi aggiungendo che ci vorranno «svariati» giorni prima di avere un quadro chiaro sulle condizioni dei cittadini italiani». Il comunicato trasmesso rinnova l’invito a tutti i connazionali che abbiano lasciato il Ladakh a segnalarsi alle autorità italiane o all’Ambasciata indiana per confermare le loro condizioni.
Il bilancio delle vittime tra i turisti stranieri, potrebbe intanto essere salito: P.K. Sinha, dell’aeronautica militare indiana, ha riferito all’Ansa di un cittadino straniero morto, di cui non si conosce ancora la nazionalità. Il corpo è stato visto dalle squadre di soccorso che oggi con gli elicotteri hanno riportato a Leh circa 150 escursionisti, tra cui 3 italiani, intrappolati nella remota valle di Zanskar. Secondo quanto si è appreso ci sarebbero ancora due gruppi di italiani nei pressi del monastero di Lamayuru (sulla strada Srinagar-Leh bloccata). Altri si trovano in luoghi inaccessibili via strada in attesa dell’intervento di elicotteri.
Ma la situazione è difficile anche per gli italiani che stanno cercando di rientrare. «Siamo bloccati all’aeroporto - ha spiegato Patrizia Caiffa, giornalista italiana in vacanza in India, da giorni bloccata all’aeroporto di Leh - sono partiti solo pochissimi voli, abbiamo aspettato otto ore sotto il sole ma non riusciamo ad acquistare un biglietto, siamo tutti stanchissimi e provati, c’e una disorganizzazione enorme da parte delle autorità indiane». Ed ha aggiunto: «Ogni mattina, alle 4 andiamo all’aeroporto nel tentativo di poter acquistare un biglietto per il volo di rientro, ma non c’è mai la disponibilità per tutti».
Al di là degli stranieri, continua il dramma per le popolazioni locali. Il bilancio delle vittime delle alluvioni causate da forti piogge cadute nella notte tra giovedì e venerdì è salito ulteriormente oggi con il ritrovamento di altri corpi sotto la spessa coltre di fango e detriti che ha ricoperto parte della vallata di Leh e spazzato via alcuni villaggi come quello di Choglomsar e aumenta di ora in ora il numero degli sfollati. In totale l’esercito e l’aeronautica militare hanno portato in salvo nella giornata di oggi circa 420 escursionisti indiani e stranieri da diverse vallate. Sono stati impiegati sei elicotteri Cheetah (particolarmente adatti al terreno) che hanno effettuato circa 60 voli dalla valle di Zanskar e dalla base di Skyu alla città di Leh. I soccorsi sono resi più difficili dal fatto che gli elicotteri rischiano di rimanere impantanati nel fango. E i recuperi devono spesso essere effettuati in volo. Di ben più vaste proporzioni resta invece l’emergenza che da due settimane ha messo in ginocchio il Pakistan colpendo ben 15 milioni di persone. Anche oggi in larga parte del paese sono continuate le piogge anche se meno intense rispetto ai giorni scorsi. Decine di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le case allagate per lo straripamento del fiume Indo nella provincia meridionale del Sindh dove da giorni è allarme rosso. Il maltempo continua a bloccare l’invio di elicotteri di soccorso nelle zone montane isolate a causa del crollo di strade e ponti. Nella valle di Swat, dove oltre un anno fa la popolazione è stata costretta a a sfollare per via della guerra contro i talebani, circa 600 mila persone sono in disperato bisogno di cibo, acqua e tende. L’Onu ha detto, che per numero di persone disastrate, le inondazioni sono state più devastanti del terremoto di Haiti e dello tsunami.
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