Asia, le piogge non danno tregua
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Asia, le piogge non danno tregua
Almeno 127 persone sono morte e ben 1000 risultano disperse in seguito ad una enorme frana nella regione di Gansu, Nord-Ovest della Cina. La gravità della situazione sembra confermata dal fatto che il premier Wen Jiabao ha lasciato stamane Pechino per recarsi sul luogo del disastro.
Lo smottamento sarebbe iniziato nella serata di ieri dopo precipitazioni particolarmente intense. Decine di case sono sprofondate o sono state sommerse da una massa di acqua e fango che ha raggiunto diversi metri. La zona è abitata da una popolazione in maggioranza tibetana. Mao Shengwu, responsabile della prefettura in questione, ha riferito che circa 50mila persone sono state evacuate. Le autorità hanno inviato 3.000 soldati nella zona per i primi soccorsi e le ricerche dei dispersi, oltra a un centinaio fra medici e infermieri. Nella zona l’elettricità è interrotta. In Cina quest’anno le piogge torrenziali hanno avuto conseguenze particolarmente catastrofiche, causando 2.100 fra morti e dispersi nell’insieme del paese, l’evacuazione di 12 milioni di persone e danni per oltre 30 miliardi di euro.
India
E la situazione è grave in India. Le piogge torrenziali e le alluvioni che hanno colpito il Kashir sono costate la vita ad almeno 143 persone, secondo l’ultimo bilancio fornito dalle autorità. Ma migliaia di soccorritori sono alla ricerca delle oltre 400 persone che risultano ancora disperse in vari villaggi della regione. Il capo della polizia provinciale, Kuldeep Khoda, ha riferito che finora sono stati recuperati 132 corpi nella zona attorno a Leh, la principale città della regione, devastata dalle alluvioni. Aleno 500 persone risultano ferite e sono trattate negli ospedali dell’esercito e in strutture di emergenza.
Il Kashmir indiano è una zona moltro frequentata dai turisti occidentali. Anche molti italiani sono rimasti temporaneamente bloccati nella regione, come confermato ieri da un funzionario dell’Ambasciata italiana a Nuova Delhi. Unità di Crisi della Farnesina è in contatto anche con le principali associazioni di «tour operators» italiani e per il momento queste confermano che i propri turisti stanno bene. Chi avesse informazioni su familiari presenti nella regione del Ladakh è invitato a segnalarle all’Unità di Crisi della Farnesina, telefonando allo 06 36225 o inviando un messaggio di posta elettronica all’indirizzo unita.crisi esteri.it
Pakistan
E le piogge non danno tregua nemmeno al Pakistan ostacolando gli sforzi per portare soccorso ai 15 milioni di sinistrati, coinvolti nelle peggior alluvioni di sempre nel Paese. E il premier pakistano, Yousuf Raza Zilani, in visita nel distretto meridionale di Sindh, ha oggi supplicato la popolazione perchè abbandoni le aree che corrono il rischio di rimanere inondate dalle acque del fiume Indhus. Secondo una fonte ufficiale, i villaggi a rischio sono 1.300. I soccorritori nella notte hanno cercato di evacuare le povere famiglie del Sindh dove si teme la piena del fiume Indus, sempre più gonfio di acque; e nel Punjjab. Nuovi acquazzoni hanno martellato la provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa e il meteo non lascia presagire nulla di buono.
Il premier, Yousuf Raza Giladi, ha visitato le zone colpite dalle alluvioni della provincia del Sindh e chiesto l’aiuto internazionale, dicendo chiaramente che il disastro ormai supera le capacità del governo. «Mi appello al mondo perchè ci aiuti, noi stiamo facendo il possibile», ha detto Gilani ai giornalisti, esortando chi si trova nella zone minacciate a trasferirsi in luoghi più sicuri. «Il governo ha fatto tutto il possibile, ma la situazione va oltre la nostra immaginazione, oltre quello che temevamo. È una tragedia peggiore del terremoto del 2005, abbiamo bisogno dell’aiuto internazionale perchè sorpassa la nostra capacità». Le persone sfollate dalle zone lungo il fiume Indhus sono in edifici governativi, scuole e tende. Il fiume Indhus è in rapido aumento e l’acqua ha superato un canale in un villaggio, costringendo gli abitanti a fuggire precipitosamente. Le Nazioni Unite ritengono che siano almeno 1.600 le persone vittime di ultime due settimane.
Fonte: La Stampa
Lo smottamento sarebbe iniziato nella serata di ieri dopo precipitazioni particolarmente intense. Decine di case sono sprofondate o sono state sommerse da una massa di acqua e fango che ha raggiunto diversi metri. La zona è abitata da una popolazione in maggioranza tibetana. Mao Shengwu, responsabile della prefettura in questione, ha riferito che circa 50mila persone sono state evacuate. Le autorità hanno inviato 3.000 soldati nella zona per i primi soccorsi e le ricerche dei dispersi, oltra a un centinaio fra medici e infermieri. Nella zona l’elettricità è interrotta. In Cina quest’anno le piogge torrenziali hanno avuto conseguenze particolarmente catastrofiche, causando 2.100 fra morti e dispersi nell’insieme del paese, l’evacuazione di 12 milioni di persone e danni per oltre 30 miliardi di euro.
India
E la situazione è grave in India. Le piogge torrenziali e le alluvioni che hanno colpito il Kashir sono costate la vita ad almeno 143 persone, secondo l’ultimo bilancio fornito dalle autorità. Ma migliaia di soccorritori sono alla ricerca delle oltre 400 persone che risultano ancora disperse in vari villaggi della regione. Il capo della polizia provinciale, Kuldeep Khoda, ha riferito che finora sono stati recuperati 132 corpi nella zona attorno a Leh, la principale città della regione, devastata dalle alluvioni. Aleno 500 persone risultano ferite e sono trattate negli ospedali dell’esercito e in strutture di emergenza.
Il Kashmir indiano è una zona moltro frequentata dai turisti occidentali. Anche molti italiani sono rimasti temporaneamente bloccati nella regione, come confermato ieri da un funzionario dell’Ambasciata italiana a Nuova Delhi. Unità di Crisi della Farnesina è in contatto anche con le principali associazioni di «tour operators» italiani e per il momento queste confermano che i propri turisti stanno bene. Chi avesse informazioni su familiari presenti nella regione del Ladakh è invitato a segnalarle all’Unità di Crisi della Farnesina, telefonando allo 06 36225 o inviando un messaggio di posta elettronica all’indirizzo unita.crisi esteri.it
Pakistan
E le piogge non danno tregua nemmeno al Pakistan ostacolando gli sforzi per portare soccorso ai 15 milioni di sinistrati, coinvolti nelle peggior alluvioni di sempre nel Paese. E il premier pakistano, Yousuf Raza Zilani, in visita nel distretto meridionale di Sindh, ha oggi supplicato la popolazione perchè abbandoni le aree che corrono il rischio di rimanere inondate dalle acque del fiume Indhus. Secondo una fonte ufficiale, i villaggi a rischio sono 1.300. I soccorritori nella notte hanno cercato di evacuare le povere famiglie del Sindh dove si teme la piena del fiume Indus, sempre più gonfio di acque; e nel Punjjab. Nuovi acquazzoni hanno martellato la provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa e il meteo non lascia presagire nulla di buono.
Il premier, Yousuf Raza Giladi, ha visitato le zone colpite dalle alluvioni della provincia del Sindh e chiesto l’aiuto internazionale, dicendo chiaramente che il disastro ormai supera le capacità del governo. «Mi appello al mondo perchè ci aiuti, noi stiamo facendo il possibile», ha detto Gilani ai giornalisti, esortando chi si trova nella zone minacciate a trasferirsi in luoghi più sicuri. «Il governo ha fatto tutto il possibile, ma la situazione va oltre la nostra immaginazione, oltre quello che temevamo. È una tragedia peggiore del terremoto del 2005, abbiamo bisogno dell’aiuto internazionale perchè sorpassa la nostra capacità». Le persone sfollate dalle zone lungo il fiume Indhus sono in edifici governativi, scuole e tende. Il fiume Indhus è in rapido aumento e l’acqua ha superato un canale in un villaggio, costringendo gli abitanti a fuggire precipitosamente. Le Nazioni Unite ritengono che siano almeno 1.600 le persone vittime di ultime due settimane.
Fonte: La Stampa
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