Prima stazione italiana di monitoraggio sull'Himalaya
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Prima stazione italiana di monitoraggio sull'Himalaya
Fonte: La Stampa
Sotto una bufera di neve con 15 gradi sottozero la squadra del Comitato Evk2Cnr ha installato, nei giorni scorsi, la prima stazione di monitoraggio glaciale dell’Himalaya. La stazione, che si trova sul ghiacciaio del Changri Nup, a 5.700 metri di quota, registra ogni 30 minuti il regime dei venti, la temperatura, l’umidità e l’energia solare in arrivo e riflessa dal ghiacciaio. È questa la quindicesima stazione della rete «Share» («Stations at High Altitude for Reasearch on Enviroment») e la prima del network di monitoraggio su ghiaccio in Himalaya. Le variazioni delle masse glaciali di Himalaya e Karakorum sono quasi sconosciuti attraverso studi diretti e rilievi di terreno. Secondo recenti stime la fusione di nevi e ghiaccio ha un’importanza non trascurabile per le portate estive dei grandi fiumi asiatici come il Gange, l’Indo e il Brahmaputra.
Proprio per iniziare a colmare questa lacuna, nell’ambito del progetto Share si è decisa l’installazione della prima stazione sopraglaciale himalayana che per i prossimi anni raccoglierà informazioni e dati indispensabili alla quantificazione del bilancio energetico e di massa glaciale. I dati registrati, inviati regolarmente in Italia, permetteranno ai ricercatori EvK2Cnr di valutare e quantificare l’energia assorbita dal ghiacciaio (sia sotto forma di energia radiante che come flussi turbolenti) e definire la conseguente fusione nivo-glaciale.
«La collocazione della stazione sul Changri Nup rappresenta sicuramente un evento di notevole importanza nel quadro della maggiore conoscenza dei ghiacciai himalayani e della risorsa idrica da questi rappresentati», ha commentato Claudio Smiraglia, glaciologo di fama internazionale e docente all’Università di Milano e socio del Comitato EvK2Cnr. «Va inoltre sottolineato- ha continuato - che il Changri Nup è stato scelto in quanto questo ghiacciaio rappresenta uno dei migliori esempi di ’ghiacciaio biancò dell’Himalaya, una tipologia molto meno diffusa rispetto ai più comuni ’ghiacciai nerì sui quali la presenza della copertura detritica continua altera gli scambi energetici con l’atmosfera e quindi rende difficile la comprensione degli esatti rapporti fra dinamica glaciale e dinamica climatica. Sul Changri Nup inoltre sono in corso monitoraggi delle variazioni frontali dal 1994, che hanno mostrato un continuo arretramento (circa 150 metri)».
Sotto una bufera di neve con 15 gradi sottozero la squadra del Comitato Evk2Cnr ha installato, nei giorni scorsi, la prima stazione di monitoraggio glaciale dell’Himalaya. La stazione, che si trova sul ghiacciaio del Changri Nup, a 5.700 metri di quota, registra ogni 30 minuti il regime dei venti, la temperatura, l’umidità e l’energia solare in arrivo e riflessa dal ghiacciaio. È questa la quindicesima stazione della rete «Share» («Stations at High Altitude for Reasearch on Enviroment») e la prima del network di monitoraggio su ghiaccio in Himalaya. Le variazioni delle masse glaciali di Himalaya e Karakorum sono quasi sconosciuti attraverso studi diretti e rilievi di terreno. Secondo recenti stime la fusione di nevi e ghiaccio ha un’importanza non trascurabile per le portate estive dei grandi fiumi asiatici come il Gange, l’Indo e il Brahmaputra.
Proprio per iniziare a colmare questa lacuna, nell’ambito del progetto Share si è decisa l’installazione della prima stazione sopraglaciale himalayana che per i prossimi anni raccoglierà informazioni e dati indispensabili alla quantificazione del bilancio energetico e di massa glaciale. I dati registrati, inviati regolarmente in Italia, permetteranno ai ricercatori EvK2Cnr di valutare e quantificare l’energia assorbita dal ghiacciaio (sia sotto forma di energia radiante che come flussi turbolenti) e definire la conseguente fusione nivo-glaciale.
«La collocazione della stazione sul Changri Nup rappresenta sicuramente un evento di notevole importanza nel quadro della maggiore conoscenza dei ghiacciai himalayani e della risorsa idrica da questi rappresentati», ha commentato Claudio Smiraglia, glaciologo di fama internazionale e docente all’Università di Milano e socio del Comitato EvK2Cnr. «Va inoltre sottolineato- ha continuato - che il Changri Nup è stato scelto in quanto questo ghiacciaio rappresenta uno dei migliori esempi di ’ghiacciaio biancò dell’Himalaya, una tipologia molto meno diffusa rispetto ai più comuni ’ghiacciai nerì sui quali la presenza della copertura detritica continua altera gli scambi energetici con l’atmosfera e quindi rende difficile la comprensione degli esatti rapporti fra dinamica glaciale e dinamica climatica. Sul Changri Nup inoltre sono in corso monitoraggi delle variazioni frontali dal 1994, che hanno mostrato un continuo arretramento (circa 150 metri)».
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