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Appalti a Napoli, Mastella: "Abbiamo le mani pulite, mai preso soldi in vita mia"

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Messaggio Da Maurizio Gio Ott 22, 2009 1:08 pm

Fonte: La Stampa
Mentre Pm e Gip partenopei si apprestano a iniziare l’interrogatorio dei 25 dei 63 indagati nell’indagine sull’Arpac destinatari di misure restrittive per lo scandalo appalti e assunzioni facili, Clemente Mastella dice la sua. «Io e la mia famiglia siamo persone perbene e abbiamo le mani pulite. Mai avuto una lira in tasca in 32 anni di vita politica», assicura l'ex ministro in conferenza stampa.

Il leader dell’Udeur si sfoga di fronte ai cronisti ma subito avverte che chi si attende da lui una «dichiarazione di guerra alla magistratura» dopo le ultime vicende giudiziarie, «resterà deluso». Poi parte l'autodifesa: «Nessuno può immaginare che lasci la politica. Andrò avanti con piena avvertenza e deliberata coscienza. Io ho la coscienza serena, la mente alta, la dignità di andare avanti e il rispetto delle 100 mila e passa persone che mi hanno votato. Io non defletto». Nel pomeriggio è previsto l’interrogatorio della moglie di Mastella, Sandra Lonardo, da ieri destinataria di una misura restrittiva con divieto di dimora in Campania e nelle province limitrofe nell’ambito dell’indagine sugli appalti e le assunzioni all’interno dell’Agenzia Regionale per l’ambiente della Campania.

«Se c’è qualcuno che ha preso confidenza con gli altri ne risponderà personalmente e dovrà farsi da parte ma l'Udeur non è un'associazione a delinquere», assicura l'ex ministro. Mastella afferma anche di non aver ricevuto telefonate di soliderietà da Berlusconi. Alla domanda precisa dei giornalisti, il leader del Campanile, in un primo momento, non ha fornito risposte precise. Parlando solo dei tanti messaggi di solidarietà arrivati sia per lui che per la moglie e presidente del Consiglio regionale della Campania Sandra Lonardo, Mastella si è limitato a dire: «Sono arrivate molte telefonate e ringrazio anche chi mi ha inviato messaggi su Facebook e sul telefonino. I nomi di chi mi ha chiamato, però, sono come le dichiarazioni a una bella donna: per galateo e per questione di stile non si dicono». Incalzato, però, dai cronisti ha risposto: «No, Berlusconi non mi ha chiamato».

La Lonardo, presidente del Consiglio regionale campano, ruolo dal quale sembra non intenda dimettersi, è indicata nelle mille pagine dell’ordinanza emessa dal Gip, Anna Laura Alfano, come il "dominus", insieme al marito Clemente, dell’organizzazione a delinquere che ha gestito per procurarsi vantaggi economici e di clientela politica nomine e appalti dell’Arpac, carriere di medici nell’Asl "Benevento 1" e in diversi ospedali della regione e rappresentanze politiche in enti locali. Sandra Lonardo deve rispondere di associazione a delinquere di concorso in abuso d’ufficio per le assunzioni all’Arpac, dato che avrebbe "istigato" l’ex direttore dell’Arpac, Luciano Capobianco, ora agli arresti domiciliari, ad assumere o assegnare consulenze a persone segnalate da politici, in particolare dell’Udeur. L’organizzazione inoltre ha operato in Campania «per una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, quali falsità ideologica, turbativa d’asta, corruzione e rivelazione del segreto d’ufficio».
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Messaggio Da Maurizio Gio Ott 22, 2009 1:09 pm

Indagine sull'Arpac: appalti pubblici, scandalo a Napoli
Fonte: La Stampa
Un «comitato d’affari» che pilotava gare pubbliche e assunzioni all’interno dell’Arpac e in altri enti. Appalti vinti in modo poco trasparente e «nemici» politici intimiditi o allontanati dai propri incarichi qualora non avessero anteposto gli interessi del partito alla causa pubblica. E l’ombra della malavita organizzata che raggranella pacchetti di voti da smistare a politici dell’Udeur in cambio di favori «al momento giusto».

E’ lo scenario emerso dalla nuova inchiesta sul gruppo campano dell’Udeur che nella giornata di ieri ha portato all’arresto dell’ex direttore generale dell’Arpac (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) Luciano Capobianco (finito ai domiciliari), all’emissione del provvedimento del divieto di dimora in Campania o di un provvedimento di interdizione dall’esercizio della professione per venticinque persone.

Come Sandra Lonardo Mastella, moglie dell’ex Guardasigilli Clemente e presidente del consiglio regionale della Campania (che in mattinata ha fatto le valigie e ha lasciato Ceppaloni), il capogruppo alla Regione Fernando Errico, il consigliere regionale Nicola Ferraro, Antonio Fantini (in passato segretario regionale dell’Udeur) e Carlo Camilleri, ingegnere e consuocero di Clemente Mastella. Ma l’elenco delle persone finite nel «libro nero» dei pm, Francesco Curcio ed Henry John Woodcock è molto più lungo: ci sono altre 38 persone sulle quali si è indagato e che sono ritenute inserite a vario titolo in questo «comitato d’affari», e il nome dell’europarlamentare Clemente Mastella rientra in questa lista.

Sono ventotto i campi d’accusa che spaziano dalla truffa (consumata e aggravata) alla turbativa d’asta, dal falso all’abuso d’ufficio, passando per la concussione e l’estorsione. L’indagine è un filone di un’altra inchiesta che il 16 gennaio 2008 portò all’arresto della stessa Lonardo e di altri esponenti del Campanile. Per gli investigatori l’Arpac, così come l’Asl Benevento 1, erano diventati veri e propri «feudi» dell’Udeur. Tanto che nel pc della segretaria di Capobianco è stato ritrovato un file con un lungo elenco di nomi: 655 in tutto con accanto uno «sponsor» politico.

Ad onor del vero nella casella degli sponsor non appaiono solo politici dell’Udeur, ma anche esponenti di altri partiti e - in due casi - l’attuale governatore della Campania Antonio Bassolino. Contratti di collaborazione e assunzioni in più settori, incluso quello del commissariato straordinario per l’emergenza rifiuti, ma nelle 900 e passa pagine dell’ordinanza si parla anche di una vera e propria truffa ai danni della Regione Campania indotta ad acquistare un terreno sul quale costruire una nuova sede dell’Arpac, una manovra finalizzata ad avvantaggiare l’impresa proprietaria del suolo e deputata pure a realizzare lo stabile, vale a dire la «Vigliena».

Il «più grosso affare truffaldino lucrato in violazione e dispregio di ogni norma sugli appalti e con grande spreco di denaro pubblico», per dirla con le parole del gip Alfano. Dalle indagini è emerso anche un inquietante episodio di collusione tra la politica e la camorra del Casertano sul quale è stato già aperto un fascicolo di indagine dalla Dda di Napoli: nel mirino degli investigatori le elezioni regionali del 2005 e l’appoggio dato dalla camorra di Marcianise nel Casertano al partito del Campanile.

I pentiti raccontano anche di una Porsche Cayenne acquistata da un politico dell’Udeur da un autosalone (il cui proprietario è attualmente detenuto al 41bis) e poi regalata a Pellegrino Mastella, figlio di Clemente. I carabinieri ieri mattina hanno bussato a villa Mastella a Ceppaloni e hanno visitato anche l’abitazione romana della famiglia. Sua moglie invece, costretta a lasciare la Campania, ha indirizzato una lettera a tutti i cittadini della Campania utilizzando Facebook. «Sono una persona perbene. Mi è crollato il mondo addosso», ha scritto, sottolineando che «mai in nessun momento ho fatto un atto che possa aver offeso un solo cittadino della mia adorata Campania».
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Messaggio Da Maurizio Gio Ott 22, 2009 1:10 pm

Intercettazioni all'Arpac
Fonte: La Stampa
Raccomandazioni, minacce, interrogazioni pilotate in consiglio regionale. C’è di tutto e di più nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari sull’affaire dell’Arpac, l’Agenzia regionale per l’ambiente, che l’Udeur aveva secondo l’accusa trasformato in un carrozzone clientelare come pochi, un ente pubblico «privatizzato» da tutti i partiti, anche se quello dei coniugi Mastella faceva la parte del leone. Un migliaio le raccomandazioni, 655 delle quali andate a buon fine.
A fronte di un numero sterminato di domande di assunzione da parte «di persone non sponsorizzate e rimaste di fatto accantonate - scrive il giudice - i segnalati beneficiati... rappresentavano una percentuale del 90 per cento». Dalle oltre 900 pagine dell’ordinanza del gip emergono i meccanismi di una macchina clientelare formidabile, basata secondo i casi sulle blandizie e le minacce.

Tutti raccomandati
A capo dell’Arpac, spiega il giudice, «non c’era come per legge il direttore generale (Luciano Capobianco, ndr) ma piuttosto i vertici della struttura di partito (Udeur, ndr) cui quest’ultimo apparteneva e di cui lo stesso altri non era che il terminale». Il controllo sulle assunzioni è ferreo e totale, gli sponsor «quasi facevano a gara per piazzare i propri raccomandati in modo da acquisire sempre maggiori benemerenza». La lista degli sponsor è lunga, il più efficace è l’ex consigliere regionale Nocera con 100 segnalazioni, seguono Tommaso Barbato con 43, Antonio Fantini con 36, Giuditta 35 e i coniugi Mastella assieme con 42.

C’è una telefonata intercettata il 7 maggio 2007, in cui l’allora ministro Clemente Mastella e Capobianco, numero uno dell’Arpac, parlano di un certo Massaccese che ha una consulenza con l’ente. Mastella: «Scusa ma questo Massaccese chi è?». Capobianco: «Non è... non è nostro, è dei privati»: Mastella: «Non è nostro? E’ dei privati? vabbè...». Capobianco: «E’ uno dei Ds...». L’Arpac, spiega ancora il giudice, fa un un massiccio ricorso ai Co.Co.Co, contratti di collaborazione rinnovabili. I nomi sono tutti lì, in un file trovato durante una perquisizione nell’ufficio della segretaria del capo. E’ proprio su quelle assunzioni, e sulle consulenze con professionisti, che i politici fanno a gara per rivendicarne la paternità. A volte si arrabbiano, litigano fra loro perché qualcuno «invade» il territorio dell’altro. Si infuria Fernando Errico, ex consigliere regionale dell’Udr, perché è stata stipulata una convenzione con un docente universitario di Benevento: quella città è «roba» del politico, eppure la raccomandazione è stata fatta da altri due compagni di partito. E lui, Errico, si sente «sminuito» per l’invasione di campo. Telefona a Capobianco e si lamenta: «E vabbuò, Luciano, però pure ‘ste cose... Non decidiamo niente su Benevento, almeno io».

La macchina-partito
A Benevento, come spiega in un’altra intercettazione telefonica l’ex assessore Udeur Luigi Nocera, l’Udeur ha fatto quasi il pieno delle assunzioni: «Ventisette su quarantadue». La macchina del partito procede veloce e inarrestabile come un treno, e poco importa se sul suo tragitto incontra qualche piccolo ostacolo. Come quello rappresentato da Capobianco, il capo dell’Arpac, che comincia a strafare con i contratti a termine e si comporta in modo a volte troppo trasparente. Si becca una solenne ramanzina da un altro ex assessore, Andrea Abbamonte: «Tu sei uno str.. perché: a) ti avevo detto di stare attento ai co.co.co.; b) perché hai fatto la delibera e chiesto il parere alla Funzione pubblica quando ti avevo avvertito che non ti dovevi permettere di chiedere quel parere... Sei un quaquaraquà... I miei co.co.co. sono battezzati e comunicati...». E parla, Abbamonte, anche di un convegno a cui ha da poco partecipato il capo del partito, Mastella: «Si è fatto portare in un agguato - dice all’interlocutore -. Perché questi del Pon (Programma operativo nazionale, ndr) sulla sicurezza spendono 10 milioni di euro per la formazione di supporto dei beni confiscati alla camorra, e che regalano al sottoscritto, quando va a un convegno, una Montblanc... Per farti capire come spendono i soldi... Poi hanno fatto quest’altra iniziativa per il recupero dei carcerati... Altri 10 milioni... e questa è la presentazione del recupero del carcerato... C’erano 3 buffet».

Per tornare alle raccomandazioni, rendono bene in termini di voti e clientele. Se l’Udeur, secondo l’accusa, fa ricorso a piene mani alla clientela, all’Arpac si attrezzano e compilano addirittura un archivio informatico con tanto di nomi e cognomi dei segnalati e i relativi sponsor. Lo ammette Tiziana Lamanna, segretaria di Capobianco, davanti al magistrato che la interroga. Si giustifica così: «Le richieste erano talmente tante che era opportuno e più pratico informatizzarle che andare ogni volta a consultare i curriculum» su carta.

Un medico onesto
L’Udeur, spiega il giudice, controlla tutto, anche la sanità in Campania. Come? Piazzando i suoi uomini in posti di responsabilità negli ospedali migliori. Come il Santobono, che però è diretto da un buon medico e ottimo amministratore, Nicola Mininni, il quale non accetta segnalazioni che non siano strettamente «professionali». Uno che non ci sta, insomma. Quindi, scrive il gip, deve essere «prima intimidito, poi se necessario intimorito, infine rimosso». L’Udeur vuole un suo primario, Rolando Bruno, ma Mininni resiste.

Lo sponsor, l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro, è furibondo. Organizza denunce alla procura della Repubblica contro il dirigente che non si piega, prepara anche interrogazioni per un question time contro di lui in consiglio regionale: «Mi sono preparato, martedì facciamo il question time... Questo è uno schiaffo a me personalmente, non gliela faccio buona neanche se viene Gesù Cristo...». E un altro maggiorente dell’Udeur, Antonio Fantini, rincara la dose: «Io vado da Mininni e gli dico: “Là ci metti Rolando Bruno! Punto!”»
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