Su Facebook un gruppo "Uccidiamo Berlusconi" procura Roma apre fascicolo
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Su Facebook un gruppo "Uccidiamo Berlusconi" procura Roma apre fascicolo
Minacce gravi. Questa l’ipotesi di reato del fascicolo aperto dalla Procura di Roma e che si riferisce ad un gruppo aperto su Facebook che si intitola "Uccidiamo Berlusconi". Il fascicolo è stato aperto dal procuratore Giovanni Ferrara e dall’aggiunto Nello Rossi, che coordina il gruppo ’Reati criminalità informaticà, e dal pm Andrea De Gasperis.
Il ministro Angelino Alfano poco prima aveva detto di aspettarsi «che la magistratura faccia il proprio dovere indagando, perseguendo e trovando coloro i quali inneggiado all’odio e all’omicidio commettono un reato penale». «C’è un tema grande di sicurezza - aveva spiegato il Guardasigilli - che riguarda la persona del Presidente del Consiglio e io oggi ho posto questa questione nel corso del Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che si è svolto al Viminale». «Poichè nel nostro Pese esiste l’obbligatorietà dell’azione penale io mi attendo che la magistratura faccia il proprio dovere». Secondo Alfano, oltre che un reato penale, simili comportamenti evidenziano «un’azione disdicevole dal punto di vista morale».
lastampa
Il ministro Angelino Alfano poco prima aveva detto di aspettarsi «che la magistratura faccia il proprio dovere indagando, perseguendo e trovando coloro i quali inneggiado all’odio e all’omicidio commettono un reato penale». «C’è un tema grande di sicurezza - aveva spiegato il Guardasigilli - che riguarda la persona del Presidente del Consiglio e io oggi ho posto questa questione nel corso del Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che si è svolto al Viminale». «Poichè nel nostro Pese esiste l’obbligatorietà dell’azione penale io mi attendo che la magistratura faccia il proprio dovere». Secondo Alfano, oltre che un reato penale, simili comportamenti evidenziano «un’azione disdicevole dal punto di vista morale».
lastampa
Re: Su Facebook un gruppo "Uccidiamo Berlusconi" procura Roma apre fascicolo
Chiudere immediatamente il sito con le minacce a Berlusconi e denunciare tutti quelli che sono intervenuti, perchè «se passa il concetto che uno può scrivere impunemente queste cose, c’è il rischio che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto». Dopo l’allarme lanciato ieri dal Guardasigilli Angelino Alfano sul gruppo creato su Facebook contro il premier, è il ministro dell’Interno Roberto Maroni a garantire che l’Italia si è già attivata per far sì che le pagine vengano subito rimosse.
«Abbiamo dato disposizioni perchè il sito contenente minacce al premier venga subito chiuso» dice dall’Aquila il titolare del Viminale, aggiungendo che c’è «massima attenzione da parte delle forze dell’ordine per questi fatti» in quanto «non credo che esista un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito "uccidiamo il premier"».
L’intervento per chiudere il gruppo, che al momento è ancora attivo e conta circa 13mila iscritti, è però tutt’altro che facile. La polizia postale e la procura di Roma, che ieri ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di minacce, diffamazione e istigazione a delinquere, si sono già mosse sia in maniera ufficiale sia in modo ufficioso, chiedendo alla casa madre di Facebook, a Palo Alto in California (in virtù dei rapporti di collaborazione instaurati con accordi) di intervenire. Dagli Stati Uniti, però, non è ancora arrivata una risposta.
È probabile quindi che l’unica strada percorribile sia quella ufficiale, cioè attraverso le rogatorie. Le autorità italiane hanno già preso contatti con i colleghi americani, cui però spetta valutare se effettivamente siano riscontrabili dei reati e se si tratti di quelli ipotizzati dall’Italia. Insomma, una procedura lunga e a totale discrezione degli americani. Così come soltanto loro potranno decidere se fornire o meno alle autorità italiane i dati degli utenti iscritti al gruppo. Sul social network, intanto - che il fondatore Chris Hughes ha definito proprio oggi «moderno megafono della società» - , si moltiplicano i gruppi pro e contro il premier, così come sono centinaia quelli che invitano ad uccidere qualche personaggio più o meno famoso, dal gatto Virgola al Papa.
E ha utilizzato Facebook per rilanciare l’allarme anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, mettendo in guardia da un pericoloso ritorno agli anni settanta, «un decennio di violenze e di delitti iniziati proprio con la violenza delle parole, trasformatesi poi tragicamente in violenza delle armi». Si tratta dunque, scrive il ministro, di «iniziative sciagurate» che vanno «isolate, combattute, sconfitte con fermezza e durezza». Una condanna «netta» che viene ribadita anche dal Pd con Fassino, che chiede però di «abbassare la temperatura del confronto politico», mentre Enrico Letta parla di un «fatto molto grave» verso il quale «non ci deve essere alcuna sottovalutazione».
Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni invita invece alla prudenza. «Quanto è accaduto è assolutamente deprecabile ma limitarsi alla repressione e alla condanna incondizionata non basta. È giusto - dice - condannare le degenerazioni estremistiche ma non dobbiamo fomentare l’ennesima caccia alle streghe: i social network rappresentano una risorsa irrinunciabile per i giovani e non certo una minaccia».
«Abbiamo dato disposizioni perchè il sito contenente minacce al premier venga subito chiuso» dice dall’Aquila il titolare del Viminale, aggiungendo che c’è «massima attenzione da parte delle forze dell’ordine per questi fatti» in quanto «non credo che esista un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito "uccidiamo il premier"».
L’intervento per chiudere il gruppo, che al momento è ancora attivo e conta circa 13mila iscritti, è però tutt’altro che facile. La polizia postale e la procura di Roma, che ieri ha aperto un fascicolo ipotizzando i reati di minacce, diffamazione e istigazione a delinquere, si sono già mosse sia in maniera ufficiale sia in modo ufficioso, chiedendo alla casa madre di Facebook, a Palo Alto in California (in virtù dei rapporti di collaborazione instaurati con accordi) di intervenire. Dagli Stati Uniti, però, non è ancora arrivata una risposta.
È probabile quindi che l’unica strada percorribile sia quella ufficiale, cioè attraverso le rogatorie. Le autorità italiane hanno già preso contatti con i colleghi americani, cui però spetta valutare se effettivamente siano riscontrabili dei reati e se si tratti di quelli ipotizzati dall’Italia. Insomma, una procedura lunga e a totale discrezione degli americani. Così come soltanto loro potranno decidere se fornire o meno alle autorità italiane i dati degli utenti iscritti al gruppo. Sul social network, intanto - che il fondatore Chris Hughes ha definito proprio oggi «moderno megafono della società» - , si moltiplicano i gruppi pro e contro il premier, così come sono centinaia quelli che invitano ad uccidere qualche personaggio più o meno famoso, dal gatto Virgola al Papa.
E ha utilizzato Facebook per rilanciare l’allarme anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, mettendo in guardia da un pericoloso ritorno agli anni settanta, «un decennio di violenze e di delitti iniziati proprio con la violenza delle parole, trasformatesi poi tragicamente in violenza delle armi». Si tratta dunque, scrive il ministro, di «iniziative sciagurate» che vanno «isolate, combattute, sconfitte con fermezza e durezza». Una condanna «netta» che viene ribadita anche dal Pd con Fassino, che chiede però di «abbassare la temperatura del confronto politico», mentre Enrico Letta parla di un «fatto molto grave» verso il quale «non ci deve essere alcuna sottovalutazione».
Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni invita invece alla prudenza. «Quanto è accaduto è assolutamente deprecabile ma limitarsi alla repressione e alla condanna incondizionata non basta. È giusto - dice - condannare le degenerazioni estremistiche ma non dobbiamo fomentare l’ennesima caccia alle streghe: i social network rappresentano una risorsa irrinunciabile per i giovani e non certo una minaccia».
Re: Su Facebook un gruppo "Uccidiamo Berlusconi" procura Roma apre fascicolo
Intanto il gruppo si avvicina a 22mila iscritti...
Re: Su Facebook un gruppo "Uccidiamo Berlusconi" procura Roma apre fascicolo
Il gruppo cambia nome
Fonte: La Stampa
Fonte: La Stampa
«Berlusconi ora che abbiamo la tua attenzione rispondi alle nostre domande»: è il nuovo nome del gruppo nato su Facebook che conta oltre 20mila iscritti e che fino a ieri si chiamava «Uccidiamo Berlusconi». Ieri il ministro dell’interno Roberto Maroni aveva assicurato che l’Italia si era già attivata per far chiudere il sito ma, secondo quanto si apprende, la decisione di cambiare il nome sarebbe stata presa direttamente dagli amministratori del gruppo. Al momento infatti non risulterebbe alcun intervento da parte dei responsabili di Facebook dalla California, ai quali si erano rivolte le autorità italiane.
«Abbiamo dato disposizioni perchè il sito contenente minacce al premier venga subito chiuso» ha spiegato il dirigente leghista dall’Aquila aggiungendo che c’è «massima attenzione da parte delle forze dell’ordine per questi fatti» in quanto «non credo che esista un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito "uccidiamo il premier"». Il sito, fino a ieri, contava circa 13mila iscritti. La polizia postale e la procura di Roma hanno aperto un fascicolo ipotizzando i reati di minacce, diffamazione e istigazione a delinquere.
Sul social network, intanto - che il fondatore Chris Hughes ha definito proprio ieri «moderno megafono della società» - , si moltiplicano i gruppi pro e contro il premier, così come sono centinaia quelli che invitano ad uccidere qualche personaggio più o meno famoso, dal gatto Virgola al Papa. E ha utilizzato Facebook per rilanciare l’allarme anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, mettendo in guardia da un pericoloso ritorno agli anni settanta, «un decennio di violenze e di delitti iniziati proprio con la violenza delle parole, trasformatesi poi tragicamente in violenza delle armi». Si tratta dunque, scrive il ministro, di «iniziative sciagurate» che vanno «isolate, combattute, sconfitte con fermezza e durezza». Una condanna «netta» che viene ribadita anche dal Pd con Fassino, che chiede però di «abbassare la temperatura del confronto politico», mentre Enrico Letta parla di un «fatto molto grave» verso il quale «non ci deve essere alcuna sottovalutazione». Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni invita invece alla prudenza. «Quanto è accaduto è assolutamente deprecabile ma limitarsi alla repressione e alla condanna incondizionata non basta. È giusto - dice - condannare le degenerazioni estremistiche ma non dobbiamo fomentare l’ennesima caccia alle streghe: i social network rappresentano una risorsa irrinunciabile per i giovani e non certo una minaccia».
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