Il plancton che fa respirare la Terra
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Il plancton che fa respirare la Terra
Fonte: La Stampa
Chris Bowler lo definisce un viaggio nell’invisibile.
E’ l’avventura nell'Amazzonia liquida, la foresta che non si vede, ma che impregna gli oceani e fa respirare la Terra. Fa il suo dovere producendo ossigeno e assorbendo anidride carbonica, come le giungle e i boschi della terraferma. E' l'altro polmone del pianeta, ignoto alle opinioni pubbliche e poco studiato dagli ecologisti. E le sue caratteristiche restano nebulose anche per gli scienziati.
Ecco perché Bowler, biologo marino britannico «arruolato» dal Cnrs francese e al lavoro all'École Normale Supérieure di Parigi, è tra gli ideatori di «Tara Oceans». E' un giro intorno al mondo con una barca a vela trasformata in laboratorio: intrisa di spirito darwiniano, farà il primo check-up dei microrganismi che popolano i mari fino a 150 metri di profondità, quelli che sbrigativamente passano sotto il nome di plancton. «In realtà - spiega Bowler - è tutto più complesso: oltre alle piante nel fitoplancton e agli animali dello zooplancton, ci sono tantissime altre creature, come protisti, batteri, virus di origine sconosciuta». E se ci vuole il microscopio, sfidano comunque le capacità di catalogazione: lì si agita un universo parallelo di decine di milioni di specie. «E' impressionante che meno dell'1% è noto, sebbene rappresenti il 98% della biomassa degli oceani». Ai pesci e alle balene che colorano tanti documentari tocca appena il 2% della vita marina.
«Tara», il veliero, farà prelievi regolari di questo «brodo planctonico» e l'equipaggio di oceanografi, biologi, genetisti e fisici si sfiancherà per analizzare il contenuto. Partito a inizio settembre da Lorient, in Francia, ha iniziato ora la crociera mediterranea (il 23 ottobre è prevista l'unica tappa italiana, a Napoli). Poi, a dicembre, si infilerà nel Mar Rosso e farà vela per la circumnavigazione che proseguirà fino al 2012. Centocinquantamila km, il che significa metà del percorso Terra-Luna.
«Vogliamo stabilire lo stato di salute delle foreste marine - dice Bowler -: sono sempre più minacciate dai cambiamenti climatici, prima tutto, e poi dall'inquinamento e dall'acidificazione, ma non si sa quanto grave sia la situazione. Se molti organismi si sono adattati a condizioni in trasformazione sempre più veloce, altri sono a rischio». I sequenziamenti genetici, quindi, non identificheranno solo le innumerevoli tribù di questi microrganismi, ma troveranno i «marcatori» capaci di rivelare i loro comportamenti. «Vedremo come le diverse comunità si nutrono, come interagiscono ed evolvono i loro rapporti con l'ambiente. E' curioso che obbediscano alla stessa logica delle popolazioni umane. Però, invece delle parole, ricorrono ai segnali chimici».
Se la scena sono gli oceani, le impronte genetiche riveleranno l'identità di tutti i personaggi, buoni e cattivi. «Proprio come succede quando si incastrano i criminali», scherza Bowler. Il risultato finale sarà una mappa mai vista del continente liquido che ci avvolge a varie profondità. «Servirà da punto di riferimento per le ricerche future. E intanto scopriremo tante nuove creature, ciascuna con nuove caratteristiche, nuovi geni, nuove molecole». Basteranno 100 scienziati da tutto il mondo per un'impresa così epocale?
Chi è Chris Bowler Biologomarino
RUOLO: E’ RICERCATORE ALL’ÉCOLE NORMALE SUPÉRIEURE DI PARIGI
RICERCHE: DIATOMEE
IL SITO: www.biologie.ens.fr/smdgs/spip.php?article23
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