La Binetti rischia l'espulsione dal PD
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La Binetti rischia l'espulsione dal PD
Fonte: La Stampa
Il Pd perde la battaglia sulla legge sull’omofobia, che viene bocciata alla Camera, ma in casa democratica a tener banco è il nuovo caso-Binetti: la parlamentare teodem, infatti, ha votato con la maggioranza scatenando il putiferio nel partito. E c'è chi ne chiede l'espulsione.
Franceschini parla di «grande problema» e definisce il voto della Binetti «inaccettabile»: «Si deve riflettere sulla stessa permanenza di paola nel Pd, ma non sono io a poter decidere: il segretario del partito non ha questi poteri», ha spiegato il segretario. «Io credo - ha precisato Franceschini - che questi non siano temi su cui ci possa essere libertà di coscienza. Sono chiamati in causa i valori fondativi, l’idea stessa del Pd, che ha al primo posto la lotta a tutte le discriminazioni, contro tutte le aggressioni alle diversità. In un grande partito - ha proseguito - su tanti temi ci deve essere posto per tutte le posizioni, ma su un tema come questo non è ammissibile che si voti con la destra, contro il proprio partito».
Un secco ultimatum alla segreteria arriva da Paola Concia (Pd), relatrice alla Camera della proposta di legge contro l’omofobia: «O la mia posizione o quella di Paola Binetti: che il PD decida». Il caso Binetti irrompe anche nella sfida delle primarie. La senatrice teodem ha fatto sapere di voler votare Bersani perchè «ha avuto una reazione più equilibrata»: «Certamente - spiega la Binetti - non voterò Franceschini che propone la mia espulsione, nè voterò scheda bianca». L’ex ministro incassa senza entusiasmo: «Chi vota per me, sa che questo significerebbe accettare le regole: io nell’organismo statutario sarei chiaro, sarebbe la prima cosa che farei, indicherei quali sono le materie su cui ci può essere libertà di coscienza e tutte le altre su cui vige la disciplina di partito». E il provvedimento di ieri contro l’omofobia rientra tra i casi di coscienza? «A mio giudizio no» risponde netto Bersani.
Ma nel pd si levano anche voci a difesa della Binetti. «Espellerla sarebbe un errore» spiega Fioroni che critica anche il fatto che il Pd «faccia sempre tempeste in un bicchier d’acqua». «Io posso non condividere in toto le osservazioni della Binetti - ha aggiunto l’ex ministro - e votare in modo diverso ma mi batto perchè in un partito democratico e plurale quale siamo noi, ci possa essere la libertà di esprimere dubbi e preoccupazioni e pensieri diversi». «La forza delle idee - ha insistito - non si tutela espellendo chi ha idee diverse ma confrontandosi nel totale rispetto della dignità della persona che condivide con noi più del 90% delle idee». Sulla stessa linea la senatrice Dorina Bianchi (Pd): «A mio parere non è il caso di dare giudizi così perentori su Paola Binetti, perchè il Pd è un grande partito dove credo ci sia lo spazio per tutti, è nato per questo».
Re: La Binetti rischia l'espulsione dal PD
Fonte: La Stampa
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Da pochi attimi l’aula di Montecitorio ha affossato la legge sull’omofobia e sugli scranni del partito democratico Dario Franceschini, un politico che non sgualcisce mai la sua espressione da bravo ragazzo, è una furia, ce l’ha con la «sua» deputata Paola Binetti che ha appena votato assieme al centrodestra. Franceschini non usa perifrasi: «Ma quale libertà di coscienza, questa è la libertà di fare quello che c... uno vuole!». Franceschini è ferito due volte. Come segretario di un partito che, una volta ancora, non riesce a ritrovarsi compatto in una battaglia di principio. Ma Franceschini si sente ferito anche come candidato alle Primarie, visto che la Binetti - sia pure figurativamente - è schierata nella mozione che lo sostiene.
E infatti nel trambusto emotivo che segue la bocciatura in aula della legge, per qualche ora la polemica interna prevale su quella anti-destra e Ignazio Marino, uno dei candidati alla segreteria, arriva a dire: «Inutile che Franceschini ci dica che è una vergogna, sono solo parole: quale partito può consentire ad una propria parlamentare di votare spesso con la destra?». E’ in questo clima che sul far della sera Dario Franceschini, poco prima di trasferirsi negli studi televisivi di «Exit» a «la7», pensa che sia giunta l’ora delle decisioni esemplari: la Binetti va espulsa dal Pd. Certo, a «Exit» il leader del Pd non lo dice testualmente, ma lo fa capire: «Io non ho poteri per adottare provvedimenti ma penso che per la Binetti si ponga un serio problema di permanenza nel partito, perché il voto in dissenso dal gruppo è una cosa molto grave. Questi non sono temi su cui ci può essere libertà di coscienza: la lotta contro l’omofobia è uno dei valori fondativi del Pd».
Se non è il formale preannuncio di espulsione è qualcosa che lo preannuncia. Nel partito democratico i provvedimenti disciplinari che riguardano comportamenti di parlamentari spettano ai Gruppi parlamentari, in questo caso a quello della Camera. Comportamenti come quello della Binetti sono perseguti dall’articolo 8 del regolamento che a seguito di «gravi violazioni dello Statuto» prevede diversi provvedimenti: il richiamo orale, il richiamo scritto, la sospensione e infine l’esclusione del gruppo. Tra le gravi violazioni previste dall’articolo 3 del regolamento c’è il voto in difformità dal Gruppo senza «tempestiva comunicazione al presidente». La Binetti aveva preavvertito il presidente dei deputati Antonello Soro sulle sue intenzioni di dissenso? E se lo avesse fatto, con quali motivazioni potrebbe essere espulsa?
Una cosa è certa: la permanenza nel Pd di Paola Binetti è agli sgoccioli. Psicologa, pedagoga, docente universitaria di tendenza teo-dem la Binetti era stata inserita nelle liste dell’Ulivo poco prima delle elezioni politiche del 2006: secondo tutte le previsioni, quelle elezioni le avrebbe vinte il centrosinistra e dunque - si disse allora e l’illazione non venne mai smentita - il cardinale Camillo Ruini consigliò l’inserimento nelle liste della Margherita di Rutelli di alcuni esponenti teo-dem. In tre anni i diversi voti in dissenso espressi dalla Binetti non avevano mai fatto pensare ad un’espulsione, ma la battaglia delle Primarie sta facendo precipitare la situazione, tanto è vero che ieri sera, dopo la sortita di Franceschini, l’europarlamentare «bersaniano» Roberto Gualtieri ha rincarato la dose: «Alla buon’ora! Franceschini rifletta sul dilagare dei casi di coscienza in questi ultimi due anni».
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