Svolta per il giallo di Garlasco
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Svolta per il giallo di Garlasco
fonte: lastampa.it
Mancano la firma del giudice e il timbro del cancelliere, ma la sentenza per Alberto Stasi è ormai virtualmente scritta: assoluzione per non aver commesso il fatto. La perizia medico-legale depositata ieri mattina lascia pochissimo spazio a soluzioni diverse: in 146 pagine i tre specialisti dell’Università di Torino nominati dal giudice per l’udienza preliminare di Vigevano Stefano Vitelli demoliscono uno per uno tutti gli indizi sui quali si reggeva l’impianto accusatorio.
Al punto che ora anche la circostanza che Alberto abbia o no un alibi per quella mattina (e la perizia informatica dirà che ce l’aveva dalle 9,36 alle 12,20) potrebbe diventare irrilevante. Certo, quei risultati andranno discussi in udienza nel contraddittorio tra le parti e il giudice potrebbe anche propendere per conclusioni diverse, ma è difficile che si discosti da quanto hanno messo nero su bianco gli specialisti da lui stesso nominati. Soprattutto perché si tratta di un team di esperti di chiara fama e vasta esperienza: i dottori Lorenzo Varetto, Fabrizio Bison e Carlo Robino.
Gli elementi raccolti dal pm Rosa Muscio e dai carabinieri in oltre un anno d’inchiesta vengono tutti smontati. L’unico punto «neutro» è quello relativo all’epoca della morte: i periti la ritengono «non valutabile con precisione» in quanto troppo ampio è il margine di errore.
L’unica certezza, scontata, è che «avvenne nel corso della mattinata del 13 agosto 2007». Comunque l’aggressione «non fu un atto fortemente concentrato nel tempo»: a giudicare dalla consistenza e dalla distribuzione delle macchie di sangue «potrebbe essersi protratto anche per alcune decine di minuti».
E già questo chiude quasi completamente la «finestra» tra le 9,10, quando Chiara tolse l’allarme per far entrare il suo assassino, e le 9,36, quando Alberto accese il suo computer portatile. I periti non concordano con la ricostruzione della parte civile, che qualche settimana fa aveva realizzato una ricostruzione video secondo la quale per l’aggressione sarebbero bastati 4 minuti, più 5 per andare in bici dalla casa della vittima a quella di Alberto. Un’ipotesi che accreditava la colpevolezza di Stasi.
C’è poi la questione delle scarpe pulite. Possibilissimo, sostengono i periti, perché «possiamo ritenere che almeno una buona parte del sangue presente sul pavimento - ed eventualmente anche la sua totalità - fosse secca».
Inoltre le scarpe di Alberto sono state acquisite dai carabinieri solo 19 ore dopo e gli esperimenti condotti dai periti «documentano l’effettiva possibilità che disperdano tracce eventualmente raccolte per calpestamento di limitate quantità di sangue, a seguito di sollecitazioni meccaniche correlate a un successivo uso delle calzature». Sono state infatti condotte prove camminando «un’ora all’aperto con passaggio su ghiaia», con il risultato che «in più di un’occasione abbiamo osservato la completa perdita del sangue calpestato da secco e in un’occasione del sangue anche solo parzialmente essiccato».
Gli ultimi colpi, autentiche mazzate per l’accusa, riguardano le tracce sui pedali della bicicletta (sangue, per il pm) e quelle sul dispenser del sapone liquido del bagno: in entrambi i casi i periti concordano con il consulente della difesa Francesco Avato. «Non è possibile - scrivono - precisare la natura del materiale biologico di Chiara Poggi presente sui pedali della bicicletta. Esso potrebbe essere costituito da qualunque tipo di tessuto riccamente cellulato».
E comunque quel fluido biologico poteva essere lì da chissà quanto: «Non è possibile stabilire in alcun modo i tempi e le modalità di deposizione». Quanto al «contemporaneo riscontro sul portasapone di un’impronta digitale di Alberto Stasi e di Dna di Chiara Poggi», tale circostanza «ha quale più ragionevole e semplice spiegazione il fatto che i due abbiano toccato l’oggetto, in tempi e per un numero di volte a noi del tutto sconosciuti e non determinabili». «Il dato - è la perentoria conclusione dei periti - appare quindi del tutto irrilevante al fine della costituzione di una prova scientifica».
Mancano la firma del giudice e il timbro del cancelliere, ma la sentenza per Alberto Stasi è ormai virtualmente scritta: assoluzione per non aver commesso il fatto. La perizia medico-legale depositata ieri mattina lascia pochissimo spazio a soluzioni diverse: in 146 pagine i tre specialisti dell’Università di Torino nominati dal giudice per l’udienza preliminare di Vigevano Stefano Vitelli demoliscono uno per uno tutti gli indizi sui quali si reggeva l’impianto accusatorio.
Al punto che ora anche la circostanza che Alberto abbia o no un alibi per quella mattina (e la perizia informatica dirà che ce l’aveva dalle 9,36 alle 12,20) potrebbe diventare irrilevante. Certo, quei risultati andranno discussi in udienza nel contraddittorio tra le parti e il giudice potrebbe anche propendere per conclusioni diverse, ma è difficile che si discosti da quanto hanno messo nero su bianco gli specialisti da lui stesso nominati. Soprattutto perché si tratta di un team di esperti di chiara fama e vasta esperienza: i dottori Lorenzo Varetto, Fabrizio Bison e Carlo Robino.
Gli elementi raccolti dal pm Rosa Muscio e dai carabinieri in oltre un anno d’inchiesta vengono tutti smontati. L’unico punto «neutro» è quello relativo all’epoca della morte: i periti la ritengono «non valutabile con precisione» in quanto troppo ampio è il margine di errore.
L’unica certezza, scontata, è che «avvenne nel corso della mattinata del 13 agosto 2007». Comunque l’aggressione «non fu un atto fortemente concentrato nel tempo»: a giudicare dalla consistenza e dalla distribuzione delle macchie di sangue «potrebbe essersi protratto anche per alcune decine di minuti».
E già questo chiude quasi completamente la «finestra» tra le 9,10, quando Chiara tolse l’allarme per far entrare il suo assassino, e le 9,36, quando Alberto accese il suo computer portatile. I periti non concordano con la ricostruzione della parte civile, che qualche settimana fa aveva realizzato una ricostruzione video secondo la quale per l’aggressione sarebbero bastati 4 minuti, più 5 per andare in bici dalla casa della vittima a quella di Alberto. Un’ipotesi che accreditava la colpevolezza di Stasi.
C’è poi la questione delle scarpe pulite. Possibilissimo, sostengono i periti, perché «possiamo ritenere che almeno una buona parte del sangue presente sul pavimento - ed eventualmente anche la sua totalità - fosse secca».
Inoltre le scarpe di Alberto sono state acquisite dai carabinieri solo 19 ore dopo e gli esperimenti condotti dai periti «documentano l’effettiva possibilità che disperdano tracce eventualmente raccolte per calpestamento di limitate quantità di sangue, a seguito di sollecitazioni meccaniche correlate a un successivo uso delle calzature». Sono state infatti condotte prove camminando «un’ora all’aperto con passaggio su ghiaia», con il risultato che «in più di un’occasione abbiamo osservato la completa perdita del sangue calpestato da secco e in un’occasione del sangue anche solo parzialmente essiccato».
Gli ultimi colpi, autentiche mazzate per l’accusa, riguardano le tracce sui pedali della bicicletta (sangue, per il pm) e quelle sul dispenser del sapone liquido del bagno: in entrambi i casi i periti concordano con il consulente della difesa Francesco Avato. «Non è possibile - scrivono - precisare la natura del materiale biologico di Chiara Poggi presente sui pedali della bicicletta. Esso potrebbe essere costituito da qualunque tipo di tessuto riccamente cellulato».
E comunque quel fluido biologico poteva essere lì da chissà quanto: «Non è possibile stabilire in alcun modo i tempi e le modalità di deposizione». Quanto al «contemporaneo riscontro sul portasapone di un’impronta digitale di Alberto Stasi e di Dna di Chiara Poggi», tale circostanza «ha quale più ragionevole e semplice spiegazione il fatto che i due abbiano toccato l’oggetto, in tempi e per un numero di volte a noi del tutto sconosciuti e non determinabili». «Il dato - è la perentoria conclusione dei periti - appare quindi del tutto irrilevante al fine della costituzione di una prova scientifica».
Re: Svolta per il giallo di Garlasco
Certo che è da un sacco d'anni che ci sono su questo caso e non trovano mai la soluzione al giallo!
Luca95- Moderatore
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Re: Svolta per il giallo di Garlasco
Oltre due anni...chiuderà è probabile con Stasi assolto per insufficienza di prove e nessun coplevole individuato
Re: Svolta per il giallo di Garlasco
" voglio continuare a vivere tranquillo"
LaStampa.it
«Ora che mi credono voglio continuare la mia vita a Garlasco». Così Alberto Stasi reagisce alle ultime novità che arrivano dalle superperizie che sembrano dimostrare la sua innocenza e a fare crollare l’impianto accusatorio di un processo che lo vede come unico imputato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Stamane è uscito da casa in compagnia del padre, a bordo della loro auto scura. Nessuna parola con i cronisti che cercano di capire qual è il suo umore ora che il processo è agli sgoccioli e la sua assoluzione, da parte del gup di Vigevano Stefano Vitelli, sembra scontata.
Sono passati oltre due anni da quel 13 agosto 2007 ma l’attenzione nei confronti del bocconiano non si è mai spenta. «Quello che meno sopportava - sottolinea il legale Colli - è la pressione mediatica. Alberto non voleva nasondere nulla, ma è solo timido». Per il legale «non c’è mai stata incompatibilità ambientale» con Garlasco, anche se qualcuno vedendolo uscire in manette dalla caserma dei Carabinieri, dopo il suo arresto, gli aveva gridato ’assassinò. Entro fine anno, però, per il ventiseienne potrebbe arrivare l’assoluzione definitiva.
«Sono sollevato ora che ho la speranza di essere creduto, ha riferito il biondino attraverso uno dei suoi legali, Giulio Colli. Ieri il bocconiano ha letto con attenzione le 146 pagine della consulenza medico legale che lo ’scagionà. »Nei confronti della verità processuale è sempre stato fiducioso«, ammette il suo avvocato che ha preso atto »con soddisfazione« della consulenza superpartes.
Se la verità giudiziaria sta per finire il suo corso i dubbi su Alberto restano in sospeso. Garlasco continua a dividersi sulla colpevolezza o sull’innocenza del ventiseienne. Lui, nei mesi scorsi, aveva espresso la volontà di lasciare il piccolo comune ma, secondo l’avvocato, Alberto è sempre stato intenzionato a continuare la sua vita qui. »Voglio restare a vivere a Garlasco«, sono queste la parole che Alberto ha pronunciato a chi gli sta accanto.
LaStampa.it
«Ora che mi credono voglio continuare la mia vita a Garlasco». Così Alberto Stasi reagisce alle ultime novità che arrivano dalle superperizie che sembrano dimostrare la sua innocenza e a fare crollare l’impianto accusatorio di un processo che lo vede come unico imputato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. Stamane è uscito da casa in compagnia del padre, a bordo della loro auto scura. Nessuna parola con i cronisti che cercano di capire qual è il suo umore ora che il processo è agli sgoccioli e la sua assoluzione, da parte del gup di Vigevano Stefano Vitelli, sembra scontata.
Sono passati oltre due anni da quel 13 agosto 2007 ma l’attenzione nei confronti del bocconiano non si è mai spenta. «Quello che meno sopportava - sottolinea il legale Colli - è la pressione mediatica. Alberto non voleva nasondere nulla, ma è solo timido». Per il legale «non c’è mai stata incompatibilità ambientale» con Garlasco, anche se qualcuno vedendolo uscire in manette dalla caserma dei Carabinieri, dopo il suo arresto, gli aveva gridato ’assassinò. Entro fine anno, però, per il ventiseienne potrebbe arrivare l’assoluzione definitiva.
«Sono sollevato ora che ho la speranza di essere creduto, ha riferito il biondino attraverso uno dei suoi legali, Giulio Colli. Ieri il bocconiano ha letto con attenzione le 146 pagine della consulenza medico legale che lo ’scagionà. »Nei confronti della verità processuale è sempre stato fiducioso«, ammette il suo avvocato che ha preso atto »con soddisfazione« della consulenza superpartes.
Se la verità giudiziaria sta per finire il suo corso i dubbi su Alberto restano in sospeso. Garlasco continua a dividersi sulla colpevolezza o sull’innocenza del ventiseienne. Lui, nei mesi scorsi, aveva espresso la volontà di lasciare il piccolo comune ma, secondo l’avvocato, Alberto è sempre stato intenzionato a continuare la sua vita qui. »Voglio restare a vivere a Garlasco«, sono queste la parole che Alberto ha pronunciato a chi gli sta accanto.
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