BORSA

La frenata dei consumi delle famiglie americane fa tornare la paura sulle Borse mondiali. Ieri c’è stato il tonfo peggiore degli ultimi quattro mesi, con l’Europa che ha bruciato più di 90 miliardi di euro di capitalizzazione: Milano e Francoforte, tra le piazze finanziarie peggiori, hanno perso oltre il 3%. Parigi ha segnato un calo del 2,86%, un po’ meglio Londra a -1,81%. Mentre Wall Street ha completamente spazzato via l’euforia per il ritorno alla crescita del pil americano (+3,5% nel terzo trimestre), con l’indice industriale Dow Jones in profondo rosso del 2,51% e il Nasdaq in scia a -2,50%.

Il terremoto finanziario ha avuto la sua scossa più forte con i consumi delle famiglie statunitensi in calo per la prima volta in cinque mesi. Ma a far tremare i listini di mezzo mondo sono stati anche i conti del gigante dell’hi tech Alcatel, peggiori del previsto, e mercati molto volatili sui quali opera la speculazione finanziaria e non investitori veri. Prima che questo cocktail molto indigesto venisse servito nelle piazze di Europa e America, i mercati dell’Asia aveva già chiuso e in rialzo: Tokyo è salita dell’1,45%, Hong Kong del 2, 2% e Singapore dell’1,30%. Tornando al Vecchio Continente, lo scivolone c’è stato soprattutto nel finale di seduta, complice anche il fatto che nell’ultimo giorno della settimana azionaria - se in precedenza ci sono stati recuperi - si si vende, in modo da non tenersi in tasca per il week end titoli che lunedì mattina potrebbero valere molto meno.

Le Borse italiana e tedesca hanno accusato un forte calo dei titoli delle auto, con Daimler in ribasso finale del 4,35%, Pirelli del 4,13%, Fiat del 3,61%, Porsche del 2,89%. Ancora una volta sulle piazze azionarie europee a dettare l’andamento della giornata è stato il comparto delle materie prime minerarie, il cui indice Dj stoxx di settore è sceso di oltre 4 punti percentuali. Seduta nera soprattutto per Alcatel Lucent, in rosso del 10,61%, dopo che nel terzo trimestre ha subìto una perdita netta di 182 milioni, assai superiore a quella di 40 milioni dell’anno prima, per un fatturato sceso del 9,3% a 3,6 miliardi. In entrambi i casi, risultati assai peggiori di quelli attesi dagli analisti. Anche i titoli finanziari sono stati colpiti duramente dalle vendite, in particolare le assicurazioni, dove Aegon ha ceduto il 6,06%, Allianz il 4,42%. A Piazza Affari sono stati penalizzati, tra gli assicurativi, Fondiaria Sai (-5,19%) e Generali (-4,24%). Male anche le banche con Banco popolare (-5,04%), Unicredit (3,38%) e Intesa Sanpaolo (-2,38%). Mentre a Francoforte la maglia nera del credito va a Deutsche postbank (-5,26%). In una giornata di ribassi diffusi, hanno come sempre limitato le perdite i settori dei titoli farmaceutici e dell’alimentare, con qualche spunto interessante per alcuni marchi. È il caso di Elan tra i farmaceutici, salito del 4,94%, ma anche il gigante del comparto Novartis ha registrato un segno finale positivo: +0,66%.

Oltre al calo dello 0,5% in settembre del consumo delle famiglie causato anche dalla fine degli incentivi governativi e dalla perdita di posti di lavoro, su Wall Street come in Europa ha pesato anche la frenata dei titoli finanziari. In particolare il titolo di Cit Group, specializzata nel credito alle piccole e medie imprese, è arrivato a perdere fino al 16,84%, dopo che la società ha accettato dall’investitore Carl Icahn un finanziamento di emergenza da un miliardo di dollari, al quale attingere se Cit dovesse avere bisogno di più dei 4,5 miliardi di dollari ricevuti dagli altri obbligazionisti.