Marea nera, il più grave disastro ecologico di sempre per quanto riguarda il petrolio
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Marea nera, il più grave disastro ecologico di sempre per quanto riguarda il petrolio
Fonte : La Stampa
La marea nera che ha avvelenato il Golfo del Messico è il più grave disastro ecologico di sempre per quanto riguarda le fughe di petrolio: quasi 5 milioni di barili di greggio sono finiti in mare dal 20 aprile ad oggi. Questa la stima ufficiale comunicata dalle autorità americane in accordo con BP, che fornisce il quadro esatto di un’emergenza lunga ormai 106 giorni.
L’ammiraglio in pensione della Guardia Costiera, Thad Allen, responsabile del governo per il coordinamento della risposta alla marea nera, ha incaricato un gruppo di scienziati di rivedere le stime precedenti sulla base di nuove misure della pressione e di analisi dei dati. La cifra è «la più precisa realizzata finora e ha un margine d’errore in più o in meno del 10 per cento», si legge in un comunicato. Il rapporto rivela che, subito dopo l’incidente, fuoriuscivano 62mila barili al giorno, ma prima dell’installazione il 15 luglio del tappo di contenimento che ha permesso di chiudere temporaneamente la falla, la quantità era scesa a 53mila barili giornalieri.
Circa 4,9 milioni di barili di petrolio corrispondono a 780 milioni di litri, dei quali sono stati recuperati 127 milioni (800 mila barili). Il resto è andato disperso nelle acque calde del Golfo, oppure è stato «sciolto» dagli oltre 7 milioni di litri di solventi a suo tempo rovesciati sulla gigantesca macchia nera, e che secondo gli ambientalisti hanno fatto più danni che benefici. La più grave perdita in qualche modo paragonabile a quella provocata dall’incidente alla Deppwater Horizon risale al 1979, quando dalla piattaforma Ixtoc fuoriuscirono nella Baia di Campeche, in Messico, 3,3 milioni di barili di petrolio. L’altro disastro relativamente recente, quello della Exxon Valdez del 1989, si è fermato a 41 milioni di litri di petrolio dispersi in mare. «Non abbiamo mai avuto nella storia un disastro di queste proporzioni» ha detto Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia presso la Florida Sate University. «Temo che nell’ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita».
La Bp ha annunciato che il test cruciale prima della chiusura definitiva del pozzo Macondo, tramite Static Kill, ha dovuto essere ritardata a causa di un problema tecnico e che l’operazione avverrà probabilmente in giornata. In un breve comunicato, l’azienda petrolifera ha spiegato che «durante gli ultimi preparativi per iniziare le prove di iniezione (di fango nel pozzo) è stata scoperta una piccola perdita idraulica» in uno dei sistemi di controllo. La multinazionale britannica prevede comunque di riuscire a realizzare i test oggi, quando la perdita sarà riparata.
L’operazione Static Kill punta, mediante l’ineizione di cemento e fango, a spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina; ed è il primo dei due interventi previsti per mettere fine a quello che è il peggior disastro ambientale della storia Usa. Thad Allen, l’ammiraglio in pensione che guida la macchina dell’amministrazione Usa contro la marea nera nel Golfo del Messico, ha spiegato che i test dureranno circa quattro ore e, a seconda dei risultati, si darà il via poi Static Kill; un’operazione che dovrebbe prolungarsi per 33-61 ore. Il pozzo è stato temporaneamente chiuso a metà luglio, ma Static Kill dovrebbe essere la soluzione definitiva per la falla che, secondo il governo degli Stati Uniti, ha rilasciato quasi 5 milioni di barili di petrolio nelle acque da fine aprile
La marea nera che ha avvelenato il Golfo del Messico è il più grave disastro ecologico di sempre per quanto riguarda le fughe di petrolio: quasi 5 milioni di barili di greggio sono finiti in mare dal 20 aprile ad oggi. Questa la stima ufficiale comunicata dalle autorità americane in accordo con BP, che fornisce il quadro esatto di un’emergenza lunga ormai 106 giorni.
L’ammiraglio in pensione della Guardia Costiera, Thad Allen, responsabile del governo per il coordinamento della risposta alla marea nera, ha incaricato un gruppo di scienziati di rivedere le stime precedenti sulla base di nuove misure della pressione e di analisi dei dati. La cifra è «la più precisa realizzata finora e ha un margine d’errore in più o in meno del 10 per cento», si legge in un comunicato. Il rapporto rivela che, subito dopo l’incidente, fuoriuscivano 62mila barili al giorno, ma prima dell’installazione il 15 luglio del tappo di contenimento che ha permesso di chiudere temporaneamente la falla, la quantità era scesa a 53mila barili giornalieri.
Circa 4,9 milioni di barili di petrolio corrispondono a 780 milioni di litri, dei quali sono stati recuperati 127 milioni (800 mila barili). Il resto è andato disperso nelle acque calde del Golfo, oppure è stato «sciolto» dagli oltre 7 milioni di litri di solventi a suo tempo rovesciati sulla gigantesca macchia nera, e che secondo gli ambientalisti hanno fatto più danni che benefici. La più grave perdita in qualche modo paragonabile a quella provocata dall’incidente alla Deppwater Horizon risale al 1979, quando dalla piattaforma Ixtoc fuoriuscirono nella Baia di Campeche, in Messico, 3,3 milioni di barili di petrolio. L’altro disastro relativamente recente, quello della Exxon Valdez del 1989, si è fermato a 41 milioni di litri di petrolio dispersi in mare. «Non abbiamo mai avuto nella storia un disastro di queste proporzioni» ha detto Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia presso la Florida Sate University. «Temo che nell’ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita».
La Bp ha annunciato che il test cruciale prima della chiusura definitiva del pozzo Macondo, tramite Static Kill, ha dovuto essere ritardata a causa di un problema tecnico e che l’operazione avverrà probabilmente in giornata. In un breve comunicato, l’azienda petrolifera ha spiegato che «durante gli ultimi preparativi per iniziare le prove di iniezione (di fango nel pozzo) è stata scoperta una piccola perdita idraulica» in uno dei sistemi di controllo. La multinazionale britannica prevede comunque di riuscire a realizzare i test oggi, quando la perdita sarà riparata.
L’operazione Static Kill punta, mediante l’ineizione di cemento e fango, a spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina; ed è il primo dei due interventi previsti per mettere fine a quello che è il peggior disastro ambientale della storia Usa. Thad Allen, l’ammiraglio in pensione che guida la macchina dell’amministrazione Usa contro la marea nera nel Golfo del Messico, ha spiegato che i test dureranno circa quattro ore e, a seconda dei risultati, si darà il via poi Static Kill; un’operazione che dovrebbe prolungarsi per 33-61 ore. Il pozzo è stato temporaneamente chiuso a metà luglio, ma Static Kill dovrebbe essere la soluzione definitiva per la falla che, secondo il governo degli Stati Uniti, ha rilasciato quasi 5 milioni di barili di petrolio nelle acque da fine aprile
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