Champions, turno decisivo per Juve e Milan

Non ci sarà Chiellini. Forse mancherà Buffon. Si parte dalla cronaca spicciola per entrare in uno dei match più costosi della stagione: tra restare nella Champions League o uscirne contro il Bayern c’è la differenza di una quarantina di milioni anche se le questioni di bilancio in questo momento possono interessare soltanto Jean Claude Blanc. Le attenzioni sono altre. «Questa è una finale», ha detto Ferrara. Significa che la Juve ci vede il concentrato del proprio lavoro e della capacità di essere di nuovo nella élité del calcio internazionale. Ogni anno in Champions arriva il momento della svolta, sarebbe delittuoso sbagliarlo così presto: sono nove stagioni che i bianconeri non vengono esclusi nel girone eliminatorio e ci sono le premesse per evitare che succeda questa volta.

Innanzitutto la Juve ha due risultati a favore. Ferrara sostiene che non bisogna pensarci «perché non siamo una squadra che sa gestire il risultato e se giochiamo per il pareggio si mette male. Partiamo per vincere». Scelta intelligente tuttavia sapere che non si è obbligati a farlo è un innegabile vantaggio: Van Gaal vorrebbe averlo. L’altro tesoretto è l’entusiasmo provocato dalla vittoria sull’Inter. «Mi basterebbe - spiega don Ciro - rivedere l’attenzione, la determinazione, la voglia di attaccare l’avversario e di non subire che ho visto l’altra sera. Non ci siamo lasciati intimidire dall’Inter. Sarei felice che ci ripetessimo». Il successo sui nerazzurri ha lasciato il segno. È stata la prima metà di un riscatto, c’è da completare l’opera con una partita che negli effetti vale più di quella contro l’Inter.

Il dubbio sta nella terribile discontinuità cui la Juve ci ha abituato. È una squadra a due facce, le mezze misure non sono di casa. Forse la differenza è nella natura «operaia» cui si riferisce Ferrara. «Siamo una squadra di grandi campioni però storicamente la Juve è soprattutto una squadra tosta: anche quando giocavo io c’erano avversarie tecnicamente più forti però noi avevamo voglia e determinazione, perciò alla fine vincevamo. Come può succedere adesso. Il problema è che alterniamo partite fatte in un certo modo ad altre in cui combiniamo pochissimo, è un difetto di crescita che ad esempio non ha l’Inter perché a furia di vincere si è costruita una certezza. Comunque siamo già meglio dell’anno scorso: si nota di meno perché sono migliorate anche le altre».

Il discorso va preso con le molle. In ogni caso se la teoria è che la Juve deve essere feroce per vincere, dovrà riuscire a esserlo per la seconda volta in quattro giorni con l’handicap della mancanza di Chiellini, cioè il più in forma in difesa e tra le armi più pericolose in attacco: l’infortunio alla coscia lo terrà fermo 20 giorni, rientrerà nel 2010 e nel frattempo avrà spazio Legrottaglie, «che contro il Bayern avrebbe giocato comunque», ha specificato Ferrara. Dunque si sarebbe fermato Cannavaro, come a Bordeaux. Il capitano della Nazionale in effetti attraversa un periodo di crisi: magari tra qualche settimana scopriremo che c’erano dei problemi fisici a zavorrarlo ma dovevano restare segreti.

Come segreto è rimasto per mesi il menisco lesionato di Buffon. Siamo all’epilogo. Con il thriller. Ieri il ginocchio del portiere è stato sottoposto a risonanza magnetica alla clinica Fornaca: in teoria era un controllo in preparazione dell’intervento chirurgico stabilito per domani, in pratica c’è la conferma della rottura del menisco e del dolore che si è fatto più forte dopo la partita con l’Inter. Persino il sito della società parla di presenza in dubbio contro il Bayern e Manninger è già stato allertato da Ferrara. Buffon tuttavia spinge per giocare anche con il menisco rotto ed è andato in ritiro. Oggi la decisione, come per le alternative in attacco. L’impressione è che Ferrara punti sul rientro di Trezeguet con o senza Del Piero, assai meno sul ritorno di Camoranesi che rischia di finire emarginato dal nuovo modulo con due punte e Diego in rifinitura.