Amichevole ...
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Re: Amichevole ...
Un 0-0 convincente contro l'Olanda (mio commento)
Fonte: La Stampa
Aveva ragione Lippi, questa non è l’Italia che 4 anni fa, con una vittoria molto convincente, lanciò da Rotterdam la corsa al successo nel Mondiale. E non è neppure la Nazionale del Dunadùn che all’esordio nell’ultimo Europeo si fece piallare dagli olandesi. Questa è una via di mezzo, poco brillante per ammaliare, abbastanza quadrata per non farsi mettere sotto con vergogna: un’Italia da 0-0 che ha trovato il gol soltanto negli ultimissimi minuti con un’azione più pregevole del gesto di Pazzini che caccia la palla in porta con la mano ed esulta. Sarebbe stato il furto perfetto. È stata l’indicazione del quarto uomo addetto alla moviola, l’italiano Morganti, ad annullare la rete, a conferma che la tecnologia non guasta il calcio ma l’aiuta a sbagliare meno.
Comunque è stata una decisione benedetta e Pazzini ringrazi che non l’hanno cacciato pure questa volta, con più ragione che a Bari contro l’Irlanda. Il sampdoriano prima ha festeggiato con i compagni come se niente fosse poi, su consiglio di Lippi cui aveva segnalato l’irregolarità, ha confermato all’arbitro svizzero il colpo di mano. Un pentimento un po’ tardivo. L’episodio in coda ha fatto "pendant" con quello visto in testa alla partita, quando uno spettatore con la maglia di Superman e la scritta "Cassano in Nazionale" ha invaso il campo. Forse era un cugino del Fantantonio, sostenuto da altri tifosi nella curva Barivecchia trapiantata a Pescara che ne hanno invocato il ritorno in Nazionale. Come se bastasse un uomo a renderla più bella. Sono i due ganci stravaganti cui appendere il ricordo di una partita affatto indimenticabile. Italia insolita nel primo tempo, con 5 centrocampisti che a turno scattavano ad attaccare il portatore di palla.
L’idea non era male, così come la compattezza che ne risultava: la squadra era corta, abbastanza aggressiva, coperta sulle fasce e bene organizzata contro il palleggio degli olandesi. Può essere un test per il futuro. Verranno altri avversari da controllare con la stessa attenzione appiccicosa, ad esempio il Brasile. Un’Italia del genere faticava però in attacco. Palladino e Camoranesi partivano da lontano, Gilardino era solo. Gli scambi veloci a centrocampo per lanciare a sorpresa il contropiede si contavano sulle dita di una mano: Gilardino ci provava al 7’, tirando sull’esterno della rete quando avrebbe potuto servire qualcuno in mezzo all’area, quindi schizzava in avanti Candreva ancora irrigidito dall’emozione e non combinava niente. Infine, al 45’, Pirlo estraeva dal cappello un arabesco per liberarsi al lancio: Stekelenburg, il portiere dell’Ajax, non dormiva e anticipava con i piedi l’arrivo di Candreva. A parte un tiro di Palladino al 27’, non abbastanza forte nè angolato, le conclusioni azzurre erano un pianto. L’Olanda non faceva di più.
L’inizio degli "orange" era vivace, presto finivano però intrappolati nella rete delle spigolose chiusure difensive di Chiellini e Cannavaro (che non ci sarà mercoledì con la Svezia, liberato ieri sera, con Buffon, Pirlo e Zambrotta). Van der Vaart non incideva, Van Persie spariva dal match su un contrasto in scivolata di Chiellini: il centravanti dell’Arsenal usciva in barella con una caviglia malconcia. Dopo l’infortunio di Sneijder in allenamento, era un nuovo dazio pagato dagli olandesi ad un’amichevole per cui hanno preso qualche euro ma ne hanno consegnati 25 mila per i terremotati dell’Abruzzo. L’ingresso di Huntelaar agevolava l’Italia, dai primi passi si capiva perché nel Milan gli preferiscono Borriello e Inzaghi.
C’erano intensità e una sorprendente cattiveria per un match senza obiettivi di risultato: de Jong e Van Bommel, i due filtri del centrocampo olandese, erano i più duri e prendevano l’ammonizione. Più tardi sarebbe toccato a Chiellini e Grosso. Dicevamo che non basta un uomo per trasformare la Nazionale, soprattutto se non è Cristiano Ronaldo o Messi. Di sicuro non basta Palladino, il cui apporto non è andato oltre quello che fornirono altri, in quel ruolo, prima di lui. Candreva invece ricorda il Perrotta della Roma e del Mondiale, e forse per questo piace a Lippi: ci ha messo 20’ per scongelarsi, quando ci è riuscito si è mosso con bella personalità ma non è l’uomo della Provvidenza.
Per il momento è un bel comprimario. Nella ripresa Rossi portava un cambiamento tattico, si passava al 4-4-1-1, per quelli che amano le formule. Per quelli che amano il calcio invece non cambiava granché, nonostante l’impegno di un’Italia discreta ma con poche conclusioni. L’azione migliore la confezionava l’esordiente Biondini lesto a lanciare Rossi con una rimessa laterale. Anche qui un gioco di mano. Prima di Pazzini.
Fonte: La Stampa
Aveva ragione Lippi, questa non è l’Italia che 4 anni fa, con una vittoria molto convincente, lanciò da Rotterdam la corsa al successo nel Mondiale. E non è neppure la Nazionale del Dunadùn che all’esordio nell’ultimo Europeo si fece piallare dagli olandesi. Questa è una via di mezzo, poco brillante per ammaliare, abbastanza quadrata per non farsi mettere sotto con vergogna: un’Italia da 0-0 che ha trovato il gol soltanto negli ultimissimi minuti con un’azione più pregevole del gesto di Pazzini che caccia la palla in porta con la mano ed esulta. Sarebbe stato il furto perfetto. È stata l’indicazione del quarto uomo addetto alla moviola, l’italiano Morganti, ad annullare la rete, a conferma che la tecnologia non guasta il calcio ma l’aiuta a sbagliare meno.
Comunque è stata una decisione benedetta e Pazzini ringrazi che non l’hanno cacciato pure questa volta, con più ragione che a Bari contro l’Irlanda. Il sampdoriano prima ha festeggiato con i compagni come se niente fosse poi, su consiglio di Lippi cui aveva segnalato l’irregolarità, ha confermato all’arbitro svizzero il colpo di mano. Un pentimento un po’ tardivo. L’episodio in coda ha fatto "pendant" con quello visto in testa alla partita, quando uno spettatore con la maglia di Superman e la scritta "Cassano in Nazionale" ha invaso il campo. Forse era un cugino del Fantantonio, sostenuto da altri tifosi nella curva Barivecchia trapiantata a Pescara che ne hanno invocato il ritorno in Nazionale. Come se bastasse un uomo a renderla più bella. Sono i due ganci stravaganti cui appendere il ricordo di una partita affatto indimenticabile. Italia insolita nel primo tempo, con 5 centrocampisti che a turno scattavano ad attaccare il portatore di palla.
L’idea non era male, così come la compattezza che ne risultava: la squadra era corta, abbastanza aggressiva, coperta sulle fasce e bene organizzata contro il palleggio degli olandesi. Può essere un test per il futuro. Verranno altri avversari da controllare con la stessa attenzione appiccicosa, ad esempio il Brasile. Un’Italia del genere faticava però in attacco. Palladino e Camoranesi partivano da lontano, Gilardino era solo. Gli scambi veloci a centrocampo per lanciare a sorpresa il contropiede si contavano sulle dita di una mano: Gilardino ci provava al 7’, tirando sull’esterno della rete quando avrebbe potuto servire qualcuno in mezzo all’area, quindi schizzava in avanti Candreva ancora irrigidito dall’emozione e non combinava niente. Infine, al 45’, Pirlo estraeva dal cappello un arabesco per liberarsi al lancio: Stekelenburg, il portiere dell’Ajax, non dormiva e anticipava con i piedi l’arrivo di Candreva. A parte un tiro di Palladino al 27’, non abbastanza forte nè angolato, le conclusioni azzurre erano un pianto. L’Olanda non faceva di più.
L’inizio degli "orange" era vivace, presto finivano però intrappolati nella rete delle spigolose chiusure difensive di Chiellini e Cannavaro (che non ci sarà mercoledì con la Svezia, liberato ieri sera, con Buffon, Pirlo e Zambrotta). Van der Vaart non incideva, Van Persie spariva dal match su un contrasto in scivolata di Chiellini: il centravanti dell’Arsenal usciva in barella con una caviglia malconcia. Dopo l’infortunio di Sneijder in allenamento, era un nuovo dazio pagato dagli olandesi ad un’amichevole per cui hanno preso qualche euro ma ne hanno consegnati 25 mila per i terremotati dell’Abruzzo. L’ingresso di Huntelaar agevolava l’Italia, dai primi passi si capiva perché nel Milan gli preferiscono Borriello e Inzaghi.
C’erano intensità e una sorprendente cattiveria per un match senza obiettivi di risultato: de Jong e Van Bommel, i due filtri del centrocampo olandese, erano i più duri e prendevano l’ammonizione. Più tardi sarebbe toccato a Chiellini e Grosso. Dicevamo che non basta un uomo per trasformare la Nazionale, soprattutto se non è Cristiano Ronaldo o Messi. Di sicuro non basta Palladino, il cui apporto non è andato oltre quello che fornirono altri, in quel ruolo, prima di lui. Candreva invece ricorda il Perrotta della Roma e del Mondiale, e forse per questo piace a Lippi: ci ha messo 20’ per scongelarsi, quando ci è riuscito si è mosso con bella personalità ma non è l’uomo della Provvidenza.
Per il momento è un bel comprimario. Nella ripresa Rossi portava un cambiamento tattico, si passava al 4-4-1-1, per quelli che amano le formule. Per quelli che amano il calcio invece non cambiava granché, nonostante l’impegno di un’Italia discreta ma con poche conclusioni. L’azione migliore la confezionava l’esordiente Biondini lesto a lanciare Rossi con una rimessa laterale. Anche qui un gioco di mano. Prima di Pazzini.
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