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Messaggio Da Maurizio Lun Nov 02, 2009 1:58 pm

La Stampa
I pioppi che con intere foreste popolano i dintorni di Pechino si sono piegati, i salici piangenti, ancora carichi di foglie appena arrossate, si sono spezzati, le strade, i tetti delle case, gli ultimi «hutong», i vicoli tradizionali dell’antica città mongola, tutto si è coperto di neve a Pechino ieri.

Per la gente che si è vista crollare addosso all’improvviso, senza spiegazioni o avvertimenti, una colonna di neve e nevischio, è stata un’attrazione fuori stagione, quindi un segno del cielo, forse un’incapricciamento d’ira degli dei, come vengono letti da secoli in Cina i fenomeni metereologici imprevisti. Per i media, la radio, le agenzie che hanno cominciato a vomitare storie sul tema con maggiore forza della neve che cadeva sull’asfalto, era invece solo un atto di volontà potente dello Stato, preoccupato dopo quattro mesi di siccità nella capitale. Secondo la stampa ufficiale infatti la nevicata era stata programmata.

Centinaia di colonnine di iodio sono stati sparate con cannoni speciali sulle nuvole che gravitavano sopra la capitale per causare la precipitazione della neve. Di certo, qualcosa è andato diversamente dai piani. Il governo si aspettava una pioggia mite e pacifica che riempisse le riserve acquifere cittadine ormai prosciugate dopo una lunga estate, non una cascata di pesante neve invernale. Per i turisti sulla Grande muraglia a 50 chilometri dal centro di Pechino, si è trattato di un fuori programma eccezionale. Pochi spettacoli sono belli e superbi come la parete di mattoni che si inerpica sulle montagne mentre si chiazza tutto din eve.

Meno spettacolare è stato l’evento per gli abitanti della città. Ben dodici delle grandi arterie stradali di Pechino sono rimaste bloccate dal ghiaccio che si è subito formato sull’asfalto. Il secondo, terzo, quarto e quinto anello che viaggiano intorno a Pechino e sono le arterie del traffico per la metropoli che conta ormai 25 milioni di abitanti, tra residenti e viaggiatori abituali, si sono paralizzati. Una intera regione, che va fino al mare, fino al porto di Tianjin, più grande e più popolosa del Benelux, si è quasi bloccata improvvisamente. Torme di camion si sono precipitate subito distribuendo sale e agenti chimici che scioglievano la neve, letteralmente a palate.

La gente imprecava, malediva il cielo, la neve e il traffico ma non era inferocita, forse anche perché era domenica e non doveva correre tra appuntamenti e lavori. Il dubbio che rimane è che la storia della neve artificiale sia arrivata dopo la nevicata, a giustificazione dell’evento imprevisto. Oppure si tratta della dimostrazione di una non quasi totale padronanza del tempo da parte delle autorità, una prova di quanto le nuvole e il cielo siano ancora indomite: vuoi la pioggia invece hai la neve distruttrice. Del resto, la questione non è banale per la Cina. Ai tempi dei Qing, la dinastia mancese, il gesuita Schall von Bell acquisì prestigio e potere grazie allla sua capacità di leggere le fasi astrali e quindi anche di prevedere il tempo.

Lo stratega Zhuge Liang vinse la storica battaglia della Roccia rossa per la sua capacità di prevedere quando sarebbe cambiata la direzione del vento. Quindi in Cina la pioggia o la neve non sono mai banali manifestazioni atmosferiche, ma segno profondo se non del volere degli dei, almeno della capacità di fare strategie e dominare gli eventi.
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