Colf e badanti, sanatoria del Governo: una soluzione efficace?
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Colf e badanti, sanatoria del Governo: una soluzione efficace?
Di recente, è iniziata la cosiddetta "sanatoria" per colf e badanti irregolari. Il datore di lavoro deve versare una somma di denaro per ottenere il permesso di soggiorno al lavorante (e quindi per poter stipulare un contratto di lavoro regolare). Per farlo, bisogna avere un reddito minimo e il lavorante a giugno 2009 doveva già aver prestato almeno tre mesi di servizio. Molti gli interrogativi posti da questa misura. Primo fra tutti, a mio avviso, è perché tale "sanatoria" riguardi solo colf e badanti e non anche gli altri lavoratori irregolari. Se questa gente è venuta in Italia con l'intenzione di lavorare e non di farsi mantenere, è giusto che tutti coloro che lavorano, anche se irregolari, abbiano diritto al permesso di soggiorno. Un altro interrogativo sorge circa il pagamento per la regolarizzazione. Stesso discorso di prima: se queste persone sono venute qui per lavorare, perché bisogna versare una somma allo Stato per regolarizzarle? Inoltre, è molto probabile che falsi datori di lavoro possano lucrare facendosi pagare dall'immigrato per regolarizzarlo e non per dargli un lavoro (e qui ci dovrebbero essere severi controlli, in modo che questi imbrogli vengano scoperti). Questi in essenza i miei dubbi sul provvedimento del Governo. Per quanto riguarda invece l'arrivo dei cosiddetti "barconi" dalla Libia e da altri Paesi nordafricani, vanno elaborate strategie comunitarie in seno all'Unione Europea, tenendo conto che ci sono persone senza scrupoli che traggono vantaggio dal "business" dei barconi, che molti sono richiedenti asilo e che nei centri sulle coste nordafricane (su tutti, la Libia) dove vengono "accolti" temporaneamente spesso non si rispettano le più banali norme di rispetto delle persone.
Risposta di Fini ai commenti di Bossi
Fonte: LASTAMPA.it
La risposta di Fini ai commenti di Bossi
Negare i diritti universali dell’uomo, negare che gli immigrati accanto ai doveri devono avere anche diritti non è un suicidio politico ma è un suicidio della ragione e della civiltà cristiana. È nostro interesse ragionare non solo con l’attenzione all’umore». Fini, dal palco della convention dell'Udc, replica a Umberto Bossi, che aveva parlato di un presidente della Camera «libero di suicidarsi come vuole». Per Fini «non si possono affrontare questioni così complesse e delicate, come il tema dell’immigrazione, unicamente con l’attenzione all’umore ma occorre porre l’accento sulla necessità di ragionare su tali questioni. Fini ha dunque ribadito il suo sì a una politica di rigore aggiungendo però che serve una politica all’insegna dell’integrazione. Con un lungo applauso ha concluso sottolineando che »accanto ai doveri che dobbiamo chiedere a chi viene qui dobbiamo concedere loro anche dei diritti». La terza carica dello Stato, nella casa dei moderati ha parlato di una contrapposizione «becera, grossolana e antistorica»: quella fra «laici e cattolici». Una contrapposizione che va cancellata anche perchè, dice Fini, «non credo al fatto che si debba considerare inequivocabilmente fallito il bipolarismo e per questo archiviarlo» anche se «il nostro bipolarismo è lontanissimo dagli standard medi europei». E, sullo scandalo escort che ha investito il governo, prova a mettere il punto, mettendo in guardia da un «rischio di discredito e di degrado delle istituzioni», e rilancia il tema delle riforme costituzionali che definisce «ineludibili». «C’è uno scenario preoccupante per il clima di perenne campagna elettorale. Se non viene arginato si rischia una involuzione del sistema, un rigetto dell’opionione pubblica che non può appassionarsi a questa eterna corrida».
La terza carica dello Stato invita a guardare «all’interesse generale»: «Credo che nell’agenda politica debba esserci il tema del rafforzamento delle istituzioni perchè c’è un rischio di discredito e di degrado. Il tema delle riforme è ineludibile per garantire una democrazia rappresentativa e governante».
La risposta di Fini ai commenti di Bossi
Negare i diritti universali dell’uomo, negare che gli immigrati accanto ai doveri devono avere anche diritti non è un suicidio politico ma è un suicidio della ragione e della civiltà cristiana. È nostro interesse ragionare non solo con l’attenzione all’umore». Fini, dal palco della convention dell'Udc, replica a Umberto Bossi, che aveva parlato di un presidente della Camera «libero di suicidarsi come vuole». Per Fini «non si possono affrontare questioni così complesse e delicate, come il tema dell’immigrazione, unicamente con l’attenzione all’umore ma occorre porre l’accento sulla necessità di ragionare su tali questioni. Fini ha dunque ribadito il suo sì a una politica di rigore aggiungendo però che serve una politica all’insegna dell’integrazione. Con un lungo applauso ha concluso sottolineando che »accanto ai doveri che dobbiamo chiedere a chi viene qui dobbiamo concedere loro anche dei diritti». La terza carica dello Stato, nella casa dei moderati ha parlato di una contrapposizione «becera, grossolana e antistorica»: quella fra «laici e cattolici». Una contrapposizione che va cancellata anche perchè, dice Fini, «non credo al fatto che si debba considerare inequivocabilmente fallito il bipolarismo e per questo archiviarlo» anche se «il nostro bipolarismo è lontanissimo dagli standard medi europei». E, sullo scandalo escort che ha investito il governo, prova a mettere il punto, mettendo in guardia da un «rischio di discredito e di degrado delle istituzioni», e rilancia il tema delle riforme costituzionali che definisce «ineludibili». «C’è uno scenario preoccupante per il clima di perenne campagna elettorale. Se non viene arginato si rischia una involuzione del sistema, un rigetto dell’opionione pubblica che non può appassionarsi a questa eterna corrida».
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