Sezione tecnologia
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Sezione tecnologia
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Ultima modifica di Maurizio il Mer Apr 15, 2009 5:43 pm - modificato 2 volte.
Re: Sezione tecnologia
Lo spam danneggia l'ambiente
Fonte: LASTAMPA.it
Domani uscirà un nuovo report McAfee sullo Spam che riguarda non solo gli ormai noti costi per le aziende e gli utenti finali che derivano dallo spam, ma anche l'impatto ambientale della posta indesiderata.
La posta indesiderata è un problema significativo sia per i singoli utenti che per le aziende. Il suo impatto finanziario e, nel caso di alcuni schemi di phishing, la sua capacità di causare tormento e perdite personali, sono stati oggetto di molti studi di ricerca. Ma fino a quando McAfee ha commissionato alla società di consulenza sul cambiamento climatico ICF International e all’esperto di spam Richi Jennings il compito di calcolare l’impatto ambientale dello spam, il contributo dello spam alle emissioni di GHG (gas serra) è stato ampiamente trascurato.
Il report di McAfee, “Il carbon footprint dello spam”, prende in considerazione l’energia globale spesa per creare, immagazzinare, visualizzare e filtrare lo spam e calcola le emissioni di gas serra associate all'utilizzo di tale energia, derivante principalmente dalla combustione di carburanti fossili per la generazione di elettricità. Si è scoperto che a livello globale tale energia equivale all’elettricità utilizzata in 2,4 milioni di abitazioni, con le stesse emissioni GHG pari a 3,1 milioni di auto che consumano 7 miliardi e 560 milioni di litri di benzina.
Infatti, le emissioni GHG medie per ogni singolo messaggio di spam ammontano a 0,3 grammi di CO2. Ciò equivale a guidare per 1 metro in termini di emissioni equivalenti, ma se moltiplicati per il volume annuale dello spam, è come guidare in giro per il mondo 1,6 milioni di volte. Inoltre il report attribuisce un’impressionante maggioranza di emissioni GHG di spam — circa l’80 percento — all’energia utilizzata nel processo di visualizzare e cancellare lo spam o ricercare e-mail legittime erroneamente intrappolate nei filtri spam (falsi positivi). Il filtering dello spam ammonta a solo il 16 percento dell’utilizzo di energia relativa allo spam. Filtrare lo spam permetterebbe di risparmiare 135 TWh di elettricità all’anno. Ciò equivale a rimuovere 13 milioni di automobili dalla strada.
Fonte: LASTAMPA.it
Domani uscirà un nuovo report McAfee sullo Spam che riguarda non solo gli ormai noti costi per le aziende e gli utenti finali che derivano dallo spam, ma anche l'impatto ambientale della posta indesiderata.
La posta indesiderata è un problema significativo sia per i singoli utenti che per le aziende. Il suo impatto finanziario e, nel caso di alcuni schemi di phishing, la sua capacità di causare tormento e perdite personali, sono stati oggetto di molti studi di ricerca. Ma fino a quando McAfee ha commissionato alla società di consulenza sul cambiamento climatico ICF International e all’esperto di spam Richi Jennings il compito di calcolare l’impatto ambientale dello spam, il contributo dello spam alle emissioni di GHG (gas serra) è stato ampiamente trascurato.
Il report di McAfee, “Il carbon footprint dello spam”, prende in considerazione l’energia globale spesa per creare, immagazzinare, visualizzare e filtrare lo spam e calcola le emissioni di gas serra associate all'utilizzo di tale energia, derivante principalmente dalla combustione di carburanti fossili per la generazione di elettricità. Si è scoperto che a livello globale tale energia equivale all’elettricità utilizzata in 2,4 milioni di abitazioni, con le stesse emissioni GHG pari a 3,1 milioni di auto che consumano 7 miliardi e 560 milioni di litri di benzina.
Infatti, le emissioni GHG medie per ogni singolo messaggio di spam ammontano a 0,3 grammi di CO2. Ciò equivale a guidare per 1 metro in termini di emissioni equivalenti, ma se moltiplicati per il volume annuale dello spam, è come guidare in giro per il mondo 1,6 milioni di volte. Inoltre il report attribuisce un’impressionante maggioranza di emissioni GHG di spam — circa l’80 percento — all’energia utilizzata nel processo di visualizzare e cancellare lo spam o ricercare e-mail legittime erroneamente intrappolate nei filtri spam (falsi positivi). Il filtering dello spam ammonta a solo il 16 percento dell’utilizzo di energia relativa allo spam. Filtrare lo spam permetterebbe di risparmiare 135 TWh di elettricità all’anno. Ciò equivale a rimuovere 13 milioni di automobili dalla strada.
Re: Sezione tecnologia
Un anno di carcere ai fondatori di Pirate Bay
Fonte: LASTAMPA.it
Nuovo duro colpo in Svezia per gli internauti che utilizzano sistemi di condivisione di file per scaricare programmi e contenuti: il tribunale di Stoccolma ha condannato a un anno di carcere più un maxi risarcimento danni i quattro titolari del portale Pirate Bay.
Il sito era diventato un sorta di simbolo di un movimento di reazione degli internauti alle politiche di contrasto a quelle attività che case cinematografiche, discografiche e produttori di software accusano di ’piraterià, e di violazione del copyright. I tre giovani amministratori del sito, il 28 enne Gottfrid Svartholm Warg, i trentenni Peter Sunde e Fredrik Neij, e il finanziatore, il 48enne Carl Lundstrom, sono stati riconosciuti colpevoli di violazione del diritto di autore.
Il sito in questione parla di «verdetto folle». «Come in tutti i migliori film, gli eroi perdono all’inizio ma riescono alla fine, comunque, ad ottenere una vittoria epica. È l’unica cosa che Hollywood ci ha insegnato» è il commento che appare sull’homepage di Pirate Bay. Oltre alla pena detentiva, i giudici svedesi li hanno condannati a risarcire danni per 30 milioni di corone, o 2,7 milioni di euro, a favore di diverse società tra cui Warner Bros, Sony Music Entertainment, Emi e la Columbia Pictures. Pirate Bay è un portale consultato da oltre 20 milioni di utenti che mette a disposizione informazioni per reperire e scaricare contenuti sfruttando i sistemi di condivisione di file - Peer to Peer o P2P, in inglese - del tipo «bittorrent». Era diventato il nemico numero uno per le industrie dei media, dopo precedenti successi giudiziari nei confronti di siti come Kazaa e Grokster.
Inoltre in Svezia a fine marzo le autorità avevano già varato una dura stretta normativa su questo settore, con una legge che rende più facile alla magistratura costringere le società che forniscono i servizi di collegamento - gli Internet Services Providers - a fornire i dati informatici (gli indirizzi IP) degli utenti sospettati di violazione delle normative sul diritto di autore. Riforma che secondo i dati preliminari ha provocato un crollo di oltre il 40 per cento sui volumi di traffico internet. In molti altri paesi occidentali resta invece controversa la questione della privacy degli internauti. Se in Gran Bretagna le autorità vorrebbero ottenere più presa sui dati degli utenti, ad esempio pesando a una mappatura di quelli che si collegano al social network FaceBook, da Bruxelles la Commissione europea ha recentemente manifestato l’intenzione di rafforzare le tutele, per evitare che abitudini o preferenze degli internauti vengano carpite a loro insaputa per scopi commerciali o di marketing.
Fonte: LASTAMPA.it
Nuovo duro colpo in Svezia per gli internauti che utilizzano sistemi di condivisione di file per scaricare programmi e contenuti: il tribunale di Stoccolma ha condannato a un anno di carcere più un maxi risarcimento danni i quattro titolari del portale Pirate Bay.
Il sito era diventato un sorta di simbolo di un movimento di reazione degli internauti alle politiche di contrasto a quelle attività che case cinematografiche, discografiche e produttori di software accusano di ’piraterià, e di violazione del copyright. I tre giovani amministratori del sito, il 28 enne Gottfrid Svartholm Warg, i trentenni Peter Sunde e Fredrik Neij, e il finanziatore, il 48enne Carl Lundstrom, sono stati riconosciuti colpevoli di violazione del diritto di autore.
Il sito in questione parla di «verdetto folle». «Come in tutti i migliori film, gli eroi perdono all’inizio ma riescono alla fine, comunque, ad ottenere una vittoria epica. È l’unica cosa che Hollywood ci ha insegnato» è il commento che appare sull’homepage di Pirate Bay. Oltre alla pena detentiva, i giudici svedesi li hanno condannati a risarcire danni per 30 milioni di corone, o 2,7 milioni di euro, a favore di diverse società tra cui Warner Bros, Sony Music Entertainment, Emi e la Columbia Pictures. Pirate Bay è un portale consultato da oltre 20 milioni di utenti che mette a disposizione informazioni per reperire e scaricare contenuti sfruttando i sistemi di condivisione di file - Peer to Peer o P2P, in inglese - del tipo «bittorrent». Era diventato il nemico numero uno per le industrie dei media, dopo precedenti successi giudiziari nei confronti di siti come Kazaa e Grokster.
Inoltre in Svezia a fine marzo le autorità avevano già varato una dura stretta normativa su questo settore, con una legge che rende più facile alla magistratura costringere le società che forniscono i servizi di collegamento - gli Internet Services Providers - a fornire i dati informatici (gli indirizzi IP) degli utenti sospettati di violazione delle normative sul diritto di autore. Riforma che secondo i dati preliminari ha provocato un crollo di oltre il 40 per cento sui volumi di traffico internet. In molti altri paesi occidentali resta invece controversa la questione della privacy degli internauti. Se in Gran Bretagna le autorità vorrebbero ottenere più presa sui dati degli utenti, ad esempio pesando a una mappatura di quelli che si collegano al social network FaceBook, da Bruxelles la Commissione europea ha recentemente manifestato l’intenzione di rafforzare le tutele, per evitare che abitudini o preferenze degli internauti vengano carpite a loro insaputa per scopi commerciali o di marketing.
Re: Sezione tecnologia
Democrazia su Facebook
Fonte: LASTAMPA.it
Il celebre sito di social-network Facebook apporterà dei cambiamenti ai termini di servizio, nonostante il numero di elettori che hanno partecipato al voto non abbia raggiunto i livelli richiesti.
I nuovi documenti precisano, tra le altre cose, che sono gli utenti, e non Facebook, i proprietari delle proprie informazioni personali. Il precedente tentativo di cambiare le norme che regolano il controllo delle informazioni che vengono condivise in Rete aveva creato confusione, scatenando le proteste di alcuni utenti.
Nell’ultima settimana oltre 600 mila utenti dei 200 milioni di iscritti hanno espresso il loro voto, con circa tre quarti del totale che si sono detti in favore dei cambiamenti.
La società californiana ha detto che un revisore esterno si sta occupando di controllare i risultati. Ted Ullyot, il consigliere generale di Facebook, ha detto il numero di votanti è stato basso rispetto alla base di utenti del sito.
Facebook ha fissato un obiettivo minimo per quanto riguarda il numero dei votanti del 30%. Per la validità del voto ci sarebbero volute pertanto circa 60 milioni di persone, circa 100 volte in più del risultato attuale.
«Speravamo di ottenere un risultato migliore per questo voto inaugurale, ma è importante ricordare che per gli utenti e anche per Facebook è la prima volta che viene lanciata un’iniziativa di questo tipo», ha detto Ullyot, aggiungendo che per le votazioni future il sito prenderà in considerazione l’ipotesi di abbassare il quorum.
Julius Harper, che a febbraio ha fondato con altri utenti un gruppo su Facebook per protestare contro i cambiamenti dei termini del servizio del sito, sostiene che Facebook avrebbe potuto fare più pubblicità all’iniziativa, «Non tutti erano a conoscenza di quello che stava accadendo», ha detto Harper, che nella vita fa il produttore di video giochi.
Fonte: LASTAMPA.it
Il celebre sito di social-network Facebook apporterà dei cambiamenti ai termini di servizio, nonostante il numero di elettori che hanno partecipato al voto non abbia raggiunto i livelli richiesti.
I nuovi documenti precisano, tra le altre cose, che sono gli utenti, e non Facebook, i proprietari delle proprie informazioni personali. Il precedente tentativo di cambiare le norme che regolano il controllo delle informazioni che vengono condivise in Rete aveva creato confusione, scatenando le proteste di alcuni utenti.
Nell’ultima settimana oltre 600 mila utenti dei 200 milioni di iscritti hanno espresso il loro voto, con circa tre quarti del totale che si sono detti in favore dei cambiamenti.
La società californiana ha detto che un revisore esterno si sta occupando di controllare i risultati. Ted Ullyot, il consigliere generale di Facebook, ha detto il numero di votanti è stato basso rispetto alla base di utenti del sito.
Facebook ha fissato un obiettivo minimo per quanto riguarda il numero dei votanti del 30%. Per la validità del voto ci sarebbero volute pertanto circa 60 milioni di persone, circa 100 volte in più del risultato attuale.
«Speravamo di ottenere un risultato migliore per questo voto inaugurale, ma è importante ricordare che per gli utenti e anche per Facebook è la prima volta che viene lanciata un’iniziativa di questo tipo», ha detto Ullyot, aggiungendo che per le votazioni future il sito prenderà in considerazione l’ipotesi di abbassare il quorum.
Julius Harper, che a febbraio ha fondato con altri utenti un gruppo su Facebook per protestare contro i cambiamenti dei termini del servizio del sito, sostiene che Facebook avrebbe potuto fare più pubblicità all’iniziativa, «Non tutti erano a conoscenza di quello che stava accadendo», ha detto Harper, che nella vita fa il produttore di video giochi.
Re: Sezione tecnologia
Ultime novità da Amazon...
LASTAMPA.it
Le anticipazioni circolate in Rete giorni fa sono state confermate ed Amazon ha presentato ufficialmente Kindle Dx, il nuovo lettore elettronico di libri digitali, terzo esemplare della serie, che guarda al mondo dei quotidiani e a quello "educational" .
Lo schermo da 9,7 pollici, contro i 6 della versione precedente, può visualizzare documenti in pdf, libri di grande formato con illustrazioni e pagine di giornale.
Il foglio elettronico portatile è spesso poco meno di un centimetro ed offre la prima valida alternativa alla lettura su carta, trovando subito il consenso delle più importanti case editrici ed università statunitensi, che mettono in cantiere iniziative imperniate sulle potenzialità del nuovo strumento: le prime prevedono la pubblicazione di testi scolastici in formato adatto, le seconde intendono dotare gli studenti del nuovo lettore.
Anche importanti quotidiani, come New York Times, Boston Globe, Washington Post, offriranno il nuovo Kindle Dx a prezzo ridotto agli abbonati residenti in aree dove la consegna a domicilio non è disponibile.
A proposito di costi, schermo più grande e memoria più capiente fanno lievitare fino a 489 dollari la spesa, 130 in più rispetto alla versione in commercio.
LASTAMPA.it
Le anticipazioni circolate in Rete giorni fa sono state confermate ed Amazon ha presentato ufficialmente Kindle Dx, il nuovo lettore elettronico di libri digitali, terzo esemplare della serie, che guarda al mondo dei quotidiani e a quello "educational" .
Lo schermo da 9,7 pollici, contro i 6 della versione precedente, può visualizzare documenti in pdf, libri di grande formato con illustrazioni e pagine di giornale.
Il foglio elettronico portatile è spesso poco meno di un centimetro ed offre la prima valida alternativa alla lettura su carta, trovando subito il consenso delle più importanti case editrici ed università statunitensi, che mettono in cantiere iniziative imperniate sulle potenzialità del nuovo strumento: le prime prevedono la pubblicazione di testi scolastici in formato adatto, le seconde intendono dotare gli studenti del nuovo lettore.
Anche importanti quotidiani, come New York Times, Boston Globe, Washington Post, offriranno il nuovo Kindle Dx a prezzo ridotto agli abbonati residenti in aree dove la consegna a domicilio non è disponibile.
A proposito di costi, schermo più grande e memoria più capiente fanno lievitare fino a 489 dollari la spesa, 130 in più rispetto alla versione in commercio.
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