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Messaggio Da Maurizio Sab Nov 14, 2009 1:08 pm

Pubblico qui l'interessante elaborazione di uno studio da parte di Claudio Gravina di ClimateMonitor
http://www.climatemonitor.it/?p=5218
Da qualche giorno è stato pubblicato un nuovo, controverso e, diciamolo, sconveniente studio scientifico. I risultati ottenuti, che qui riassumerò brevemente, sono stati analizzati in questo articolo di Paolo Mezzasalma, su Climate Monitor. In questo articolo, invece, ci soffermeremo sul dibattito scaturito. Lo studio1 è stato condotto dal gruppo del Prof. Wolfgang Knorr, presso la Bristol University. Il titolo è: “Is the airborne fraction of anthropogenic CO2 emissions increasing?”, ovvero “La componente volatile della CO2 antropogenica sta aumentando?”.

Come avrete già capito si tratta di un argomento caldo. Ad oggi, quello che sappiamo e che ci viene detto è che la Terra stia lentamente, ma inesorabilmente, perdendo la propria capacità di assorbire ulteriore anidride carbonica emessa (dall’uomo). Questo porta a scenari con elevate concentrazioni atmosferiche di CO2 che, a cascata, vanno poi a influenzare gli scenari climatici e, infine, quelli economici e politici.
Il Prof. Knorr, con il suo gruppo, ha deciso di analizzare nuovamente e solamente i dati in nostro possesso: dai carotaggi alle misurazioni dirette. Il dato davvero sorprendente è il trend di incremento della CO2 antropica in atmsofera, così individuato2 ,3 :
(…) the trend in the airborne fraction since 1850 has been 0.7 ± 1.4% per decade (…)
ovvero, il trend nella componente antropica atmosferica, a partire dal 1850, è pari a 0.7 ± 1.4%, per decennio. L’ampiezza dell’errore porta a dire che il trend è vicino a zero e non significativamente diverso da questo.
Prosegue Knorr:
Previous studies suggested that in the next ten years the amount of CO2 in the atmosphere will accelerate because there is a lot less uptake by the Earth, there is no indication of this (…)
In questo passaggio, l’autore dello studio afferma che, diversamente da quanto indicato da studi precedenti, non è affatto detto (non vi sono segnali in tal senso) che la CO2 in atmosfera accelererà a causa di un minor sequestro da parte del sistema Terra (oceani e mondo vegetale). Come ci fa notare Mezzasalma4 è importante che lo studio sia basato sull’analisi dei dati raccolti, non su proiezioni scaturite da simulazioni sul ciclo del carbonio.
Un altro risultato interessante dello studio è che probabilmente le emissioni causate dalla deforestazione siano state sovrastimate (da un minimo del 18% ad un massimo del 75%). Questo è un dato davvero significativo, perchè negli ultimi mesi gli studi che stanno giungendo a questa conclusione si stanno moltiplicando5 ,6 .
Fin qui lo studio.
Ci addentriamo ora in un terreno ormai molto consciuto dai lettori di CM. Per ogni studio (pubblicato!) che pare rimettere in moto l’esercizio del dubbio, si scatena un putiferio di questo tipo7 :
Is there any sense of trepidation at putting out research like this? People who do want to deny the reality of climate change and the reality that it is caused by human beings can jump on this as an excuse and use it to suggest doing nothing or very little.
In italiano, leggiamo: “Vi è un qualche sentimento di trepidazione, nel pubblicare ricerche di questo tipo? Le persone che vogliono negare la realtà (sic) del cambiamento climatico e la realtà (sic) che questo sia causato dagli esseri umani, può tuffarsi in (studi come) questi come motivazione e usarli per suggerire di non fare nulla, o di fare molto poco.”. Questa domanda è stata posta direttamente a Knorr durante una trasmissione radiofonica. La risposta di Knorr è diretta e perentoria:
We have had a lot of research that could be interpreted that way. I believe science has to be open and fair and we should not hide any of the results. Climate critics will always find something, no matter what the results are. It’s not an indication not to do anything and you can always misinterpret results. But I think that kind of misinformation dies out quickly, I don’t see a problem.
Leggiamolo in italiano: “Abbiamo molti studi che possono essere interpretati in quel modo. Io credo che la scienza debba essere aperta e onesta, e non dovremmo nascondere nessun risultato. I critici del clima (sic) troveranno sempre qualcosa, indipendentemente dai risultati. Non è un invito a non fare nulla, potete sempre interpretare male i risultati. Io penso, tuttavia, che quel tipo di cattiva informazione muoia in fretta, non vedo un problema”. Tuttavia, per farci capire a che punto sia arrivato il dibattito sul clima, è decisamente più chiarificatrice la domanda della risposta.
Senza voler ammantare di troppa retorica questo studio che è e rimane scientifico, o i suoi autori, bisogna sottolineare come, al giorno d’oggi, posizioni così aperte siano davvero rare e coraggiose. I nostri lettori sanno benissimo quale sia il pericolo (e gli inconvenienti) di essere inseriti nelle liste degli scettitici.
D’altronde, Knorr conclude l’intervista dicendo:
Like all studies of this kind, there are uncertainties in the data, so rather than relying on Nature to provide a free service, soaking up our waste carbon, we need to ascertain why the proportion being absorbed has not changed
Ovvero: “Come tutti gli studi di questo tipo, vi sono incertezze nei dati, quindi piuttosto che basarsi solo sul servizio gratuito della Natura, che ripulisce la nostra CO2, dobbiamo chiarire definitivamente perchè la porzione assorbita non sia cambiata”.
Ciò che emerge da questo ulteriore studio e dal conseguente dibattito è che la definizione “the science is settled” stia diventando sempre più stridente con la realtà scientifica dei fatti. Pochi mesi orsono, infatti, vi fu una sorta di proclama scientifico-mediatico da parte di Joe Romm8 :
(…) At the same time that CO2 emissions are soaring, CO2 sinks are saturating (…)
Contemporaneamente, all’aumentare delle emissioni di CO2, gli assorbitori si saturano. A seguire vi fu tutta una serie di commenti ironici sui negazionisti (sic), insomma nulla di nuovo in realtà. Almeno fino ad oggi e fino a questo nuovo studio. Infine un commento personale: sono estremamente sollevato dall’aver letto una intervista e uno studio scientifico (pubblicato!) che non riporti frasi del tipo: “… ad una velocità mai vista”, “… punto di non ritorno …”, “… l’AGW è peggio di quanto non si pensasse …”. L’ansia porta a essere frettolosi, e la fretta è cattiva consigliera, qualcuno ne terrà conto a Copenhagen?
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