Fioretto, azzurre d'oro ai mondiali di Turchia

L'Italia ha conquistato la medaglia d'oro ai campionati del mondo di scherma nel fioretto femminile a squadre. In finale, le azzurre hanno battuto 45-33 la Russia. Per l'Italia si tratta della settima medaglia conquistata ai mondiali di Antalya, la terza d'oro dopo quelle vinte nel fioretto individuale maschile da Andrea Baldini e quella nel fioretto maschile a squadre ieri. Nel primo turno di eliminazione diretta, Di Francisca, Errigo, Granbassi e Vezzali, hanno battuto le fiorettiste della Gran Bretagna 45-23. Nei quarti di finale, l'Italia ha battuto la Corea del Sud 45-35. Ancora un'altra vittoria netta 45-27 sulla Romania. Della Vezzali la stoccata vincente nella finale vinta sulla Russia. Settimo posto invece per gli spadisti azzurri grazie alla vittoria nello spareggio con l'Ucraina 40-36. L'oro è andato alla Francia.

Sembrava una squadra maledetta, potenzialmente invincibile ma incapace di vincere per le irrazionali alchimie della scherma in cui la somma dei singoli valori spesso non si esprime nel corretto totale. Così l’Italia del fioretto femminile aveva le tre campionesse più forti (Vezzali, Trillini e Granbassi) e monopolizzava il podio delle gare individuali più importanti ma dal 2004 a New York non otteneva la medaglia d’oro con la squadra. Anche l’anno scorso a Pechino le ragazze si erano fermate al terzo posto, riempiendolo di polemiche e lacrime per gli arbitraggi, ma in fondo sapevano di aver sbagliato gara. Stava diventando un’abitudine. Ieri si è infranto il tabù. Ai Mondiali di Antalya le azzurre hanno compiuto un percorso perfetto, sminuzzando le concorrenti in coriandoli di impotenza. Su quattro assalti non ce n’è stato uno equilibrato, minimo distacco le 10 stoccate nei quarti alla Corea. La finale contro le russe ha distribuito emozioni solo al primo turno quando la Vezzali, ancora ferita dalla sconfitta nell’individuale, ha ceduto 5-2 alla neocampionessa Shanaeva. Poi non c’è stata partita fino al 45-33.

La tentazione inevitabile è di celebrare l’undicesimo titolo mondiale di Valentina, il sesto a squadre: non poteva andarsene dalla Turchia senza lasciare il segno, sarebbe stato un atto contro la storia. «Ero psicologicamente in difficoltà dopo la gara di domenica: da 7 anni non restavo giù da un podio e non sono il tipo da accettarlo serenamente - ha spiegato la Vezzali, dedicando la vittoria al figlio Pietro -. Però lo staff tecnico ha creduto in me ed è venuta la risposta. Questa non è la mia vittoria, è il successo di un gruppo che ha saputo imporsi». Una nuova Italia. Formalmente simile all’altra, ma con una rabbia diversa. Con l’Olimpiade ha smesso Giovanna Trillini, indimenticabile campionessa di due decenni. La Granbassi ha avuto il suo anno zero anche lontano da Santoro, ripiombando in acciacchi che l’hanno condizionata pure nel Mondiale, al punto che nella finale ha fatto la riserva. Ma sono arrivate le forze fresche. Elisa Di Francisca ha 27 anni e faceva già parte del quartetto d’oro nel 2004 però si continua a considerarla ragazzina perchè solo adesso esce dall’ombra in cui la schiacciavano compagne troppo forti. Nell’individuale ha battuto per la prima volta la Vezzali, ieri è stata l’artefice del primo strappo alle russe e nonostante la «défaillance» centrale ha retto.
La vera novità è Arianna Errigo, monzese, 21 anni, al primo Mondiale, il talento che non manca mai di crescere nella scuola più forte del mondo: vinceva tra le giovani, è capitata al momento giusto per il ricambio generazionale e per preparare l’Olimpiade di Londra quando avrà 24 anni. Con questa formazione l’Italia quest’anno aveva vinto le 4 prove di Coppa del Mondo e gli Europei a Plovdiv: mancava la consacrazione più importante che desse l’addio simbolico alla squadra maledetta. L’hanno avuta.