Anticipi di SERIE A 19/09: la Juve ospita il Livorno

Anticipi di SERIE A: Sabato 19/09/2009

• Napoli-Udinese ore 18:00
  
• Juventus-Livorno ore 20:30
  

Stasera la Juve affronta in casa il Livorno

Fonte: LASTAMPA
Tocca ai riservisti bianconeri, a quelli che Ciro Ferrara elogia da inizio stagione perché cementano poi le grandi squadre, stasera più che mai: all’Olimpico (ore 20,45) plana il Livorno, atteso da una Juve molto ammaccata. Servono ricambi, e dovranno funzionare bene: fuori Cannavaro, Felipe Melo e Diego, tanto per restare alle ultime botte, per non parlare di Del Piero e Sissoko, dentro Legrottaglie, Poulsen e Giovinco. Altri innesti li porterà il turn over imposto dal buon senso: Trezeguet per Amauri, che fin qui non ne ha saltata una e, forse, De Ceglie (o Molinaro) per Grosso, che ne ha giocate tre a fila (Nazionale compresa). Ferrara l’ha detto chiaro anche nello spogliatoio: «Avrei voglia di avere tutta la rosa a disposizione per prendere certe decisioni, perché voglio che loro mi possano mettere in difficoltà. Ma è anche vero che ognuno di loro deve cercare di sfruttare in pieno le possibilità che gli vengono date». E fin qui, il tecnico bianconero è soddisfatto: «Perché nonostante le assenze tutti quanti hanno risposto nella maniera giusta». L’appello però, è chiaro: «Questa è un’occasione da sfruttare, per chi gioca meno».

Su tutti, Sebastian Giovinco, sul quale Ciro apre uno scudo stellare: «Giovinco gioca - chiarisce subito l’allenatore - se è questo che volete sapere». Poi, da buon allenatore, lo difende dalle critiche, con un piglio e una carica che fin qui gli erano stati ignoti: «Con la Lazio era entrato e aveva fatto bene. O no? Non vedo perché non potesse rigiocare in quel ruolo anche contro il Bordeaux. Ma in Italia siamo dei fenomeni: vogliamo che le società e gli allenatori credano nei giovani e poi siamo i primi a criticarli e dire che non possono giocare». Magari qualcuno ha sopravvalutato la Formica, abbinandola subito alla propulsione atomica: «Non l’ho sopravvalutato io, io non scrivo sui giornali. l’avete forse fatto voi. Io - spiega il tecnico - dò la giusta dimensione ai miei giocatori, gli dò la fiducia, ma con le dovute precauzioni. Giovinco avrà di sicuro altre possibilità, ma sarà lui che si dovrà meritare la fiducia». Insomma, Ciro crede nei suoi uomini, ma non farà beneficenza, a nessuno. In fondo, come ricorda, a Roma «ho lasciato fuori due giocatori importanti come Cannavaro e Iaquinta». Su Giovinco procede con coerenza, come dal primo passo, quando lo buttò dentro contro il Real Madrid, alla Peace Cup estiva, con Diego infortunato all’ultimo. «Se uno crede nei giovani li fa giocare, altrimenti sono solo chiacchiere», ha sempre ripetuto Ciro. E allora, piloterà ancora Sebastian, che avrà così un’altra chance, anche se il dubbio vero non se ne andrà contro il Livorno: Giovinco può guidare la Juve anche in una sfida d’alta quota in A o in Champions? Questa è la domanda che l’attende. E Ferrara, per scovare risposta, non può far altro che testarlo. Rispetto all’incrocio con il Bordeaux, dove a non brillare nel primo tempo è stata tutta la squadra, Sebastian avrà così subito una prova d’appello.

Finito il dibattito interno, s’approda al nemico, e il tecnico sorride con ironia: «Finalmente dopo tre quarti d’ora si parla del Livorno». Come dire, non importa nulla a nessuno, della partita, un po’ stile Lippi, alla vigilia della Georgia: «Io e i giocatori dovremo trovare le motivazioni dentro di noi, perché certo non ci arrivano da fuori». Ecco come s’aspetta il Livorno, comunque: «È una squadra ben organizzata in difesa e ha un attacco che può creare delle difficoltà perché Lucarelli e Tavano li conosciamo bene. Ha un giocatore molto bravo, che è Candreva e che può coprire diversi ruoli: ha qualità tecniche, buona visione di gioco e un tiro pericoloso». La Juve, invece, la vorrebbe così: «Che non guardi la classifica o la forza del Livorno, ma che sia spietata e ricerchi la vittoria. Non deve lasciare punti in questo tipo di gare, come l’anno scorso». Sennò, al massimo, arrivi secondo.

NAPOLI 0
UDINESE 0

JUVENTUS 2
LIVORNO 0

Fonte: LASTAMPA
La serie continua. Gli impacci di Coppa hanno abbandonato la Juve per la quarta vittoria in campionato che ribadisce la leadership ma che non è stata così semplice e filante come farebbe supporre il 2-0. Come a Roma con la Lazio, gli avversari dei bianconeri sono usciti dal campo convinti di aver giocato una grande partita. Ed è vero anche se la vittoria è legittima e non è una colpa, ma un merito avere tra i pali un grandissimo portiere.

Il Livorno non ha mostrato reverenza. Per capirci, i toscani non si sono chiusi a catenaccio come l’Inter mercoledì davanti al Barcellona benché, in proporzione, lo squilibrio di qualità rispetto alla Juve fosse superiore a quello dei nerazzurri con gli spagnoli. Per fortuna c’è ancora gente che predica calcio più che slogan anche se ha poco materiale da sfruttare e non guadagna 11 milioni all’anno. Russo e Ruotolo, la coppia sulla panchina amaranto, lo fanno e la Juve ha dovuto subito salvarsi con Buffon in uscita a catapulta sul ravvicinatissimo Tavano. Scambiando i portieri, probabilmente sarebbe stato diverso anche il risultato, almeno nel primo tempo in cui la difesa bianconera, senza Cannavaro, si lasciava infilare con troppa allegria. In mezz’ora, Buffon doveva ripetersi smanacciando il tiro di Pulzetti corretto da Legrottaglie e salvare con un piede su Lucarelli lanciato da Candreva, il più interessante del mazzo insieme all’esterno Pulzetti, 47 anni in due. Aggiungendo un paio di altre situazioni a rischio per la Juve, il Livorno provava la frustrazione di stare sotto di due gol avendo avuto le stesse occasioni da rete dei bianconeri.

La differenza stava nei portieri e nelle punte. Buffon è tornato ai miracoli e non da ieri, mentre se chiedessero a De Lucia di camminare sulle acque finirebbe a fondo come ogni altro portiere normale. Quanto agli attaccanti, tra l’imprecisione di Tavano e la bollitura di Lucarelli ormai prossimo al capolinea (insultato dalla curva juventina che pende verso l’estrema destra, nell’intervallo litiga con l’arbitro e con una telecamera) il Livorno non poteva competere con la concretezza della Juve.

Iaquinta, che qualcuno considera di passaggio come titolare, è diventato invece una certezza. Dopo 8’ è salito più in alto delle testoline dei modestissimi Miglionico e Diniz e ha deviato in rete il cross di Camoranesi come aveva già fatto con il Chievo: terza rete nelle ultime quattro partite, a conferma della continuità. Si era risolta in fretta la pratica di schiodare il risultato. Con un Livorno meno disposto a giocare sarebbe stato un problema: così la manovra trovava abbastanza spazio e a dirigere l’orchestra c’era Camoranesi, l’alternativa più seria all’assenza di Diego. I due non hanno lo stesso gioco né gli stessi colpi ma se non c’è il brasiliano a costruire, Camoranesi è quello che lo può rimpiazzare meglio di Giovinco che è un contorno, non l’attore principale.

Era l’oriundo argentino a giostrare l’azione, in avvio con supponenza e imprecisione, poi calandosi nel ruolo con sempre maggiore consistenza. Dal suo piede partiva il lancio su cui si fiondava "Schizzo" Marchisio, bravissimo a mettere in porta la palla del raddoppio con un pallonetto in diagonale. Due assist e molte cose, fino alla sostituzione con Marrone, 19 anni, un altro dei giovani fatti in casa che Ferrara prova a lanciare. Si andava all’intervallo con la parata involontaria di De Lucia centrato dalla botta volante di Iaquinta come gli orsi al tirassegno e con Lucarelli ammonito in uscita per quante ne diceva all’arbitro di cui non avevamo notato sfondoni decisivi, anzi con un buon piglio nel dirigere. La ripresa toccava il massimo per la Juve con il palo colpito da Trezeguet, alla ricerca di una giocata vincente, e per il Livorno con tutte le conclusioni cui Buffon metteva pezze geniali, a volte surreali per come le cavava dal cilindro. Danilevicius (perché non metterlo prima?) non aveva neppure la forza per disperarsi davanti a una respinta ravvicinatissima. Alzava gli occhi al cielo. Almeno non pioveva più.

Fonte: LASTAMPA
Niente reti al San Paolo tra Napoli e Udinese nel primo anticipo della quarta giornata di serie A, conclusa sotto una salva di ingenerosi fischi della tifoseria bianco-celeste. Il risultato infatti fa comodo ai friulani, mentre sta piuttosto stretto al Napoli. Ma i partenopei hanno fatto il possibile per conquistare l’intera posta e hanno espresso un discreto calcio, ma non sono stati aiutati dalla fortuna nel trovare il guizzo vincente. Di contro i bianconeri, ben messi in campo, si sono visti poco in fase offensiva.

Partita vivace, l’Udinese è ben messa in campo, il Napoli è aggressivo e cerca di far gioco sfruttando le fasce. All’8’ la prima palla gol per i partenopei: Lavezzi avanza sulla destra e dal fondo mette al centro, Hamsik anticipa tutti al centro del’area, ma la deviazione di Domizzi è provvidenziale. Al 24’: angolo corto, Cigarini crossa al centro dell’area dove Rinaudo colpisce bene di testa ma la palla finisce fuori alla destra di Handanovi. Al 39’ Saccani annulla per fuorigioco un gol a Di Natale, ma è probabile che Rinaudo lo tenesse in gioco. Il primo tempo si chiude senza reti. Nella ripresa al 12’ gran conclusione violenta di Quagliarella dal limite, Isla smorza il tiro, poi preda di Handanovic. Al 18’ incertezza di Lukovic che sbaglia un rinvio, la palla arriva a Zuniga che tocca per Quagliarella, l’attaccante calcia d’esterno e manda fuori. Al 22’ Handanovic dice di no a Cigarini direttamente su calcio di punizione, palla in angolo. Al 36’ conclusione di Lavezzi dalla sinistra in area, palla a Lavezzi che da ottima posizione al centro dell’area manda incredibilmente alto. Al 41’ Destro di Corradi di prima intenzione, De Sanctis blocca. Il Napoli insiste fino all’ultimo minuto dei cinque di recupero ma Quagliarella e compagni non trovano la via del gol.